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Capitolo 4

Quel giorno il cielo aveva il colore delle rocce, nuvole scure lo imgobravano ed erano cariche di pioggia e di presagi infausti. Grainne non riusciva a scacciare l'inquietudine che la pervadeva per l'attesa di quell'incontro, si era scoperta a desiderare ardentemente qualcosa sulla vita di sua nonna. Di notte non riusciva a dormire bene, si rigirata spesso nel letto e continuava a fare sogni strani : la notte prima aveva sognato di camminare per un bosco, reggeva uno specchio con lei; si era ingonicchiata a terra con lo specchio rivolto alla luna e aveva pronunciato delle parole: Signora della luna, tu che tutto vedi e tutto conosci, io ti consacrò questo specchio con i tuoi raggi luminosi....
Poi si era svegliata, un peso le opprimeva costantemente il petto da molti giorni, e quelle sensazioni non svanivano mai. Si era alzata perché non riusciva a prendere sonno, si era avvolta nella sua coperta di lana e si era messa in cucina davanti al camino ad osservare il fuoco che le trasmetteva una inconsueta pace interiore.
Era uscita presto quella mattina, il vento faceva ondeggiare gli arbusti e alzare le foglie già secche, respirò a pieni polmoni l'aria pungente, le entrava dentro, e la faceva sentire stranamente viva. Si avviò al villaggio contro voglia dove l'attendeva il misterioso incontro.
Il negozio era situato in uno stretto vicolo chiuso, l'insegna di legno era illuminata da una piccolissima lanterna; Grainne si avvicinò lentamente, il negozio aveva un'unica vetrina da cui lei non riusciva a vedere nulla dell'interno.,
Si decise ad entrare, anche se titubante quando la porta si Aprì un gong risuonò dolcemente e fu investita da un'ondata di profumo indefinibile come se quella quantità dovesse mascherare l'odore di qualcosa; ma forse si disse era solo una sua impressione.
L'ambiente era particolarmente buio, il soffitto a volta le fece pensare a una cripta, con i suoi mattoni a vista e l'odore di muffa.
Centinaia di candele affollavano gli scaffali da cui prendevano grosse gocce di c'era rappresa; c'erano anche parecchi ninnoli, gioielli di varia fattura e pietre dai mille colori.
< Benvenuta Grainne>.
Grainne sussultò quando sentì quella voce sottile come la lama di un coltello, penetrante con un'intonazione quasi acida. Si voltò per trovarsi davanti presumibilmente la Signora Murray, era una donna alta per l'età che poteva avere, portava un'abito lungo che le copriva le caviglie, una figura austera. Da giovane doveva essere stata una bella donna: il viso scavato e provato dagli anni aveva mantenuto un certo carattere, la colpirono gli occhi, piccoli e lunghi come quelli dei gatti e di un'intenso azzurro, li avrebbe definiti gelidi a primo impatto ma non era solo quello che la metteva a disagio era il modo in cui la guardavano, sondavano e scrutavano come se volessero ghermire qualcosa. Dovette sposare lo sguardo per paura e notò l'elaborata acconciatura: un'insieme di trecce che portava intrecciate quasi a formare una corona.
< La Signora Murray presumo.>;
< esatto. Chiamami Ivonne>.
La donna le si avvicinò, prendendolo le mani tra le sue e immediatamente una scarica elettrica le percorse il corpo portandola ad arretrare di scatto e a liberare le mani. La donna non sembrò farci caso ma sorrise e se per un'attimo l'aveva giudicata strana in quel momento Grainne ne ebbe paura, paragone quella vecchietta a uno squalo assetato di sangue.
< perché non ci accomodiamo ? >.
Le indicò il bancone dove c'erano due alti sgabelli.
< stavo facendo bollire l'acqua per una tisana. Ne vuoi una ?>.
Grainne asseri con la testa e la donna sparì dietro una porta al dì là del bancone.
La ragazza era incuriosita da quel luogo, proprio al suo fianco c'era un gran assortimento di contenitori di vetro e si avvicinò per guardare meglio e notò che l'assortimento andava da comuni aromi da cucina a sostanze particolari come zolfo e mercurio.
Ciò che la fece sorridere erano le etichette poste sui contenitori recanti alcune date; scosse la testa quando lesse che il rosmarino era stato raccolto nel 1653.
< eccomi>
L'anziana le depose vicino una tazza fumante, la prese con entrambe le mani per odorare gli aromi ma l'odore le fece pizzicare il naso, sentiva un'odore strano che la infastidita; ovviamente Ivonne s ene accorse.
< forse devo aver aggiunto troppo zenzero. Allora Grainne sapevo che eri lontana. Lavori a Londra.>;
< si. Conto di tornarci presto. Lei conosceva molto bene mia nonna?>;
< oh si. Un vero tesoro.>;
< mi chiedo se nell'ultimo periodo prima che venisse a mancare c'era qualcosa che la turbava ? >;
< perché lo chiedi ? >;
< così. Non la vedevo da molto tempo. >;
< si. Sapevo che da quando te en sei andata non sei più tornata. Lei veniva qui, si riforniva di erbe e cose che le servivano.>;
< intende che praticava ancora quella specie di magia..? Semplici intrugli senza scopo.>.
Ivonne sorrise sardonica.
< tu non ci credi verò? >;
< alla magia ? No. Nemmeno un pò.>
< strano. Tu non credi nella magia, eppure ti sei allontanata da questo posto perché il tuo nome di perseguita. Ti fai perseguitare dal nulla>.
Grainne scosse la testa.
< viviamo in un posto dove le tradizioni sono radicate in noi...come le radici degli alberi. Il tuo nome è sventura, colei che tu disprezzi ha fatto cose orribili alla sua gente. C'è sempre un fondo di verità dietro questi racconti. Non credi ?>.
Le due donne si fissavano intensamente.
< difficile dimenticare chi si è se ogni giorno qualcuno lo ricorda per noi.>.
Ivonne picchiettava le dita sul bancone producendo un rumore ritmato.
< bevi un goccio di tisana. >.
Grainne assecondò quella richiesta ma prima che potesse bere ancora quell'odore le inondò le narici.
< artemisia e cicuta....>.
Un ricordo che arrivò come un flash, qualcosa che le sembrava di aver dimenticato eppure era tornato.
< come hai detto?>;
< c'è dell'artemisia qui dentro ?>.
Lo sguardo di Ivonne si fece gelido.
< ma cosa dici?>.
Grainne depose la tazza e notò la mascella di Ivonne farsi rigida, ma fu un movimento impercettibile tanto che parve esserselo immaginato.
< hai bisogno di aiuto con la casa? Forse potrei acquistare qualche oggetto. >;
< si. Certamente. Appena avrò fatto un'inventario ti chiamerò.>;
< se vuoi posso passare. C'erano dei libri che mi interessavano.>.
Sembrò particolarmente insistente.
< hai trovato cose interessanti? Libri...diari ...>.
Alla parola diario Grainne sollevò il capo e fu come tradisci, come rivelare che si,lei aveva quel diario; lo conservava nella sua borsa.
< non c'era molto. Bibbie e manuali enciclopedici>.
Dallo sguardo che Ivonne lanciò, Grainne capì che la bugia fu del tutto inutile.
Prima che potesse aggiungere qualcosa il rumore della campanella dell'atrio suonò e si materializzò un'uomo, i loro sguardi si incrociano per pochi istanti.
Ivonne si Alzò dallo sgabello quasi scocciata da quella visita ma poi sembrò paralizzarsi strabuzzò gli occhi e la vide farsi livida in volto.
< posso...posso essere d'aiuto ?>.
Lui le lanciò un occhiata annoiata .
< no. Davo solo uno sguardo.>.
Grainne non potè non notare quell'uomo così alto da riempire completamente lo spazio, era vestito in modo ordinario: con un giubbotto pesante color verdognolo, pantaloni larghi e scarponi da montagna, ma a dire il vero anche vestito in quel modo sembrava non riuscire appieno a mascherare quell'aura autoritaria e potente. Un volto dai tratti decisi, il naso aquilino, la mascella pronunciata e una bocca decisamente grande. Si sentì strana, si sentì attratta da quell'uomo da motivi del tutto sconosciuti e incomprensibili alla sua psiche.
Ivonne le stava parlando ma lei non stava ascoltando era troppo intenta a seguire i movimenti di quell'uomo , per un'istante aveva provato l'impulso a scappare via, poi lui l'aveva riguardata di nuovo e quando si riguardarono lei scoprì uno sguardo più azzurro del cielo e aveva provato una sensazione bizzarra: il colore di quelle iridi sembrava penetrarle nel sangue, nelle ossa e dilagare dentro di lei come acqua.
< Grainne....mi stai ascoltando ?>.
Lei si voltò a guardare Ivonne.
< si...ti chiamerò nei prossimi giorni...ora è meglio se vado.>;
< ma non hai bevuto la tisana . >.
La donna riporse la tazza a Grainne per farla bere ma lei si rifiutò decisa.
< no. Non ne ho voglia.>.
Ivonne l'afferrò per il braccio, tanto da farle male.
< mi stai facendo male.>.
La donna sembrava spiritata, e Grainne ne ebbe paura.
< ti fa bene la tisana Grainne>.
Non vide l'uomo avvicinarsi a loro, era talmente spaventata da non capire cosa stesse accadendo; lui urtò Ivonne che dall'urto fece cadere a terra la tazza, che si frantumò in mille pezzi.
Appena Ivonne le lasciò il braccio Grainne si precipitò fuori dal negozio.

Ore dopo si era rifugiata nella biblioteca, sedeva a uno dei tanti tavoli vicino alla grande vetrata dagli incredibili colori viola e rossi; continuava a ripensare a ciò che era successo. Si sentiva a disagio, terribilmente a disagio, e sopratutto si sentiva osservata da quando era uscita da quel negozio. Non c'era molta gente quel giorno: una donna piuttosto dismessa che stava consultando una miriade di volumi, un ragazzo probabilmente uno studente, e altre tre o quattro persone del tutto anonime.
< permette ?>.
Grainne si voltò e rivide l'uomo del negozio, la sovrastata con la sua notevole altezza, e lei si sentiva in netto svantaggio. L'uomo non aspettò un suo consenso e si sedette di fronte a lei.
< esperienza terrificante immagino.>;
< mi perdoni ?>;
< intendo poco fa con la Signora Murray.>;
< lei conosce la Signora Murray ?>.
Lui le sorrise.
< si . Molto bene. E conoscevo anche tua nonna Grainne>.
Lei si irrigidì.
< come mi conoscete ?>.
Lui la fissò intensamente con quegli occhi chiari e insondabili.
< difficile non riconoscerti. Occhi blu come il mare del nord. E i capelli sono rossi come i fuochi di Samhain. Credo tu abbia bisogno del mio aiuto. Tutti questi libri che consulti non ti servono a nulla.>.
Grainne si arrabbi.
< voi non mi conoscete. Non sapete quello che mi serve.>.
Si Alzò ma lui la fermò, gli bastò aprire bocca.
< siediti Grainne. >.
Un'ordine semplice, dato con voce ferma e autoritaria; la guardò alzando impercettibilmente un sopracciglio e lei si sedette.
< hai trovato il suo diario.>,
< che ne sai del diario?>.
< Veleda me ne parlò. È un pò la tua eredità. Mi disse che ne eri ossessionata. Scommetto la stai cercando. Ma la cerchi nel luogo sbagliato>;
< tu non sai niente ne di me ne di quello che cerco.>.
Lui piegò la testa guardandosi intorno.
< mia cara bambina, quello che cerchi non è nei libri di storia. Tu stai cercando molti di più che quella donna. Tu cerchi te stessa. Ti sei perduta, e devi ritrovarti. Veleda ti ha lasciata andare eppure sei tornata. Carica di odio, incertezze. Se vuoi posso esserti d'aiuto.>.
Grainne lo fissò stupita, per le parole che usò.
< io non vi conosco... Chi può dire se posso fidarmi...>;
< tu sai che puoi fidarti...o sbaglio Grainne ?>.
Non seppe perché ma il suo nome detto da quell'uomo sconosciuto sembrava prendere tutt'altro significato. Era davvero inspiegabile

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