Capitolo 2
Grainne imboccò una curva e scese per un stretto viale fiancheggiato da alte betulle.
Lungo il viale c'erano piccole case, con finestre strombate e rivestimenti in legno sbiaditi dai secoli, Grainne percorse la stretta strada che diveniva sterrata e proseguiva verso un folto boschetto.
L'aria era fresca e umida e lei se ne riempì i polmoni e sospirò, ripensando all'ultimo giorno in cui se ne era andata, aveva con sè solo un piccolo zaino, ma per lo più portava con sè tantissima rabbia, quella stessa che alla fine era scemata, lasciando tristezza e rancore.
In quel preciso istante mentre camminava pensierosa il cellulare cominciò a squillare e comparve il nome di Caroline.
< ricordami perché sei dovuta andare dall'altra parte del paese?>.
Grainne sorrise, Caroline in un certo senso la metteva sempre di buon umore.
< devo vendere la casa di mia nonna.>.
Era stata vaga, ma la sua amica rispettava i suoi silenzi e gliene era molto grata.
< perché solo adesso ?>;
<potrebbe essere pignorata se non pago le tasse arretrate e io sono l'unica erede. Fino a qualche mese fa non avevano nemmeno il mio contatto. Quindi faccio un sopralluogo, la metto a posto il più possibile e tento di venderla per poi pagare le tasse>.
Caroline sospirò.
< sarà un rudere>.
Anche Grainne lo pensava.
< probabile. Ti chiamo più tardi>.
Le ragazze si salutarono e Grainne riagganciò, rimise nella tasca il telefono e si fermò ad ammirare la stradina davanti a lei; la strada diventava sempre più stretta come se la natura avesse voluto celare al mondo la casa. Gli alberi secolari e i loro rami erano illuminati dai raggi del sole che ormai stava tramontano e giocavano con le ombre, mentre si guardava intorno la sua mente parve offuscarsi e le parve di entrare in un sogno ad occhi aperti.
Era ancora immobile nello stesso punto, ma c'era una donna in lontananza o meglio una dama. Indossava un lungo abito, da quella lontananza non riusciva a captare i suoi lineamenti ma stava correndo e si materializzò davanti a lei un cavaliere. La sua armatura produceva un rumore metallico sul selciato, camminava fiero, leggermente claudicante e si lasciò cadere a terra e la dama si gettò su di lui, premendo il suo volto sul collo, accarezzando i lunghi capelli biondi. C'era intimità in quella scena e Grainne si senì strana, invadente.
Ma sentì ua voce, rimbombava nelle sue orecchie, rauca, suadente. Disse una frase in gaelico "MO GHAOL".
La visione si dissolse, era stata incredibilmente vivida e si dovette massaggiare la tempia. Fu molto turbata non tanto dalla visione ma piuttosto dalla voce, perchè non era la prima volta che la sentiva, sembrava fissata nella sua mente: la sentiva di notte quando non riusciva a dormire, la sentiva come una nenia sussurrata nelle sue orecchie , come se un'uomo fosse sempre al suo fianco. Non lo aveva mai raccontato a nessuno o sarebbe sembrata una pazza.
Scosse la testa tornando con la mente lucida e si rese conto di essere arrivata a destinazione: sotto un cespuglio di rovi comparve la sagoma del cancello ormai arrugginito, e lì davanti a lei scorse il tetto della casa ormai invaso dall'intrico di foglie e rami, riusciva a malapena scorgere il vecchio camino di mattoni.
La natura si era ripresa i suoi spazi con invadenza, il giardino che ricordava curato in quel'istante aveva più l'aspetto di un'antro segreto, un posto mistico. Il vialetto di pietra conduceva alla porta di legno ormai ammuffita e ricoperta da una varietà di rampicanti.
Molti alberi dominavano il giardino: una betulla, un salice e uno splendido ciliegio e ovviamente i quattro abeti rossi che sorgevano praticamente attaccati alla facciata della casa, come enormi giganti in protezione.
C'erano anche una notevole varietà di cespugli, riconobbe delle more e persino delle rose che si erano aggrovigliate su se stesse e mentre osservava quella composizione bucolica una nuova visione penetrò nella sua mente.
Due donne sedevano a terra, l'aspetto di una mi colpì: i lunghi capelli raccolti in una treccia, grigi come i raggi di luna, sembrava Veleda mia nonna. Ma non poteva essere lei, l'abbigliamento sembrava quello di una popolana medioevale e stava staccando delicatamente dei petali e li mostrava a una donna al suo fianco, di cui non vedevo il volto, ma sembrava giovane e sul capo aveva un'impalpabile velo azzurro.
< ricorda attentamente: i petali di rosa, il rosmarino, il timo e un pò di cicoria bolliti insieme saranno una perfetta acqua divinatoria.>
La visione sparì ancora una volta e Grainne si ritrovò a strizzare forte gli occhi, percependo la solita fitta alla tempia. Si rese conto di essere troppo nervosa, e suggestionabile doveva solo entrare in quella casa, capirne le condizioni e se possibile metterla in vendita.
Proseguì l'ispezione del giardino rendendosi conto che insieme alle erbacce c'erano anche piante tipiche di un'orto: timo, rosmarino e prezzemolo. In tutta quella confusione notò anche piante che certamente sua nonna non usava per uso domestico: aconito, benzoino, anche una bella donna spuntava su un lato della casa.
Sua nonna certamente le conosceva, era una grande esperta e quindi la domanda sorgeva spontanea: cosa se ne faceva ?
Ovviamente c'erano anche altre sorprese: sul retro della casa sorgeva un'orto di tutto rispetto; individuò zucchine, zucche e persino una pianta di pomodori.
Per ultimo si soffermò ad osservare la casa, i muri visibili oltre l'intreccio delle piante erano scrostati, la struttura non era stata mai modificata nel corso dei secoli e il cottage risaliva almeno all'età tardo medioevale. Le finestre piccole con i vetri a forma di losanga, qualche mattone a vista, i piccoli davanzali che una volta era stracolmi di fiori.
Uno strano silenzio permeava quel luogo ormai abbandonato, come doveva sentirsi sola una donna ormai anziana, come aveva vissuto sua nonna negli ultimi anni ? Quella domanda le ronzava in testa da molto tempo eppure mai una volta era tornata su i suoi passi. Forse orgoglio ?
Grainne estrasse da una tasca nascosta dentro il giubbotto la chiave che le era arrivata qualche giorno prima tramite posta, la chiave entrò facilmente nella toppa; facendo una lieve pressione riuscì ad entrare, sollevando una nuvola di polvere.
Fece solo qualche passo e fu spaventata dal suo riflesso impresso in uno specchio appeso al muro; stranamente non lo ricordava, anzi era sicura che non c'era mai stato; non ci dette peso e Proseguì la sua esplorazione.
All'interno l'aria sapeva di legna, cenere e stantio, la luce pomeridiana era quasi schermata dalla vegetazione e i vetri avevano accumulato uno strato di sporco abbondante.
Si rese conto che le sensazioni che l'avevano accompagnata per tutta l'infanzia non erano cambiate, quella casa le era sempre sembrata fuori dal tempo, sembrava celare dentro di sè uno spirito antico; era accogliente certamente ma allo stesso tempo lei si sentiva ospite e non padrona.
Davanti a lei il corridoio finiva e cominciava la scala in legno scuro consumato dal tempo che conduceva alle stanze superiori, ma il fulcro della casa rimaneva il piano terra. Alla sua sinistra si aprivano due ambienti distinti: il primo era un salottino, composto da una libreria che occupava tutta la parete, nel centro un modesto caminetto e davanti ad esso due poltroncine che avevano visto tempi migliori. La libreria era stracolma di vecchi libri che avevano imbarcato le assi di legno; vicino all'unica finestra della stanza c'era uno scrittoio antico stracolmo di buste e fogli ormai ingialliti.
Il solottino aveva una porticina di legno che conduceva alla sala da pranzo, la stanza della casa che non si usava mai e difatti era intonsa: il grande tavolo di legno rettangolare, e alle pareti alcuni piatti antichi ma la particolarità della stanza stava certamente nelle due finestre dai vetri colorati. Ricordava che di giorno la stanza prendeva dalle incredibili colorazioni rosse e viola, proprio sopra il tavolo appesa con una pesante catena di ferro c'era un'antico lampadario di origine medioevale.
Uscì dall'ambiente e si diresse nella cucina, il vero centro della casa; essa si trovava a destra del corridoio di ingresso, non aveva porte e per entrarvi bisognava scendere cinque gradini, attraversare una specie di piccolo corridoio dal soffitto a botte.
Era la stanza più grande della casa, un'ambiente quadrato con un tavolo di legno antico, il camino che occupava quasi una parete sormontato da nicchie stracolme di erbe essiccate, vasi con dentro strani intrugli, rigorosamente impolverati. Il piano cottura era al limite dell'arcaico, mentre il lavello sorgeva proprio sotto la finestra.
Si soffermò sul camino e notò con piacere che all'interno giaceva ancora il paiolo che sua nonna usava per le sue pozioni ma anche per le favolose zuppe.
Sua nonna era sempre stata una donna strana, molto diversa da qualsiasi altra nonna che conosceva; passava le giornate in quella cucina, sfogliata libri, annotava ricette e pensieri su fogli che poi aveva la tendenza a perdere. Alcuni pomeriggi mentre Grainne sedeva proprio su quel tavolo sua nonna le raccontava alcune favole, o leggende di Scozia. La bambina ne era affascinata, ed era normale visto che esse erano stracolme di eroi, cavalieri valorosi e storie magiche; qualche volte si immedesimava persino o almeno fino al giorno in cui le fu raccontata quella sua omonima.
La nonna per non dava peso alle dicerie e alle malelingue, viveva la sua vita serenamente, facendo del bene alla comunitá, aiutando i piú bisognosi grazie al suo sapere.
Quella donna era rimasta un vero e proprio mistero per Grainne, vivevano insieme, ma sembrava che non si conoscessero. Spesso aveva chiesto a sua nonna perché non si comportasse come tutti gli altri e lei era solita rispondere che quella era la via che le era stata assegnata dalla grande Dea e lei doveva solo seguirla.
Grainne si ridestò da quei pensieri e pensò bene di mettersi all'opera, per il prossimo mese quella era casa sua e se ci voleva vivere la doveva come minimo rendere abitabile. Constatò che la corrente elettrica era mancante e quindi si dovette arrangiare con il camino, e le candele che sembrano sparse per tutta la casa per sua fortuna.
Per quel giorno non fece molto, ormai stava calando la sera, e il buio non le avrebbe permesso comunque di fare nulla. Il suo bagaglio era arrivato all'ufficio postale il giorno prima e per quella sera si sarebbe arrangiata con quel poco che aveva inserito in borsa. Prima di potersi riposare fece una breve visita alle stanze superiori,anche lí il tempo non pareva essere scorso: la sua stanza dal letto a baldacchino giaceva intonsa, e il bagno era esattamente come lo ricordava: un'ambiente piccolo ma accogliente, con la vasca dalle zampe intagliate, il wc e il lavandino, fortunatamente l'acqua corrente era presente e quindi si annotò un problema in meno.
Finito il breve giro si andò a rifugiare nel salottino dove il fuoco ormai crepitava e aveva reso l'ambiente caldo e un minimo accogliente. Il Settembre in Scozia poteva essere molto freddo sopratutto alla sera, nella sua stanza aveva anche trovato la sua vecchia coperta di lana dal motivo tartan e avvolta in essa cercò una qualche distrazione tra la montagna di libri che aveva a disposione.
Grainne era una lettrice avida, leggere la rilassava e le permetteva di staccare la mente, immergendosi completamente in ciò che leggeva.
C'era stato un'episodio della sua infanzia che l'aveva turbata e che suo malgrado era stato l'inzio dei problemi.
Aveva 15 anni e quel giorno a scuola aveva avuto una brutta litigata con una compagna a causa di un ragazzo che le aveva prestato delle attenzioni. Inutile raccontare che lei non aveva fatto nulla per attirare la sua attenzione, ma ovvimante nessuno ci aveva creduto e non era certo una novità, ma rispetto alle volte precedenti le compagne avevano forzato troppo la mano, lanciandole epiteti che non voleva ricordare. Come ogni volta che veniva vessata dalle compagne si rifugiava ad Urquhart a pensare ma sopratutto a piangere, era in quel luogo che si permetteva di sfogare i suoi sentimenti.
Per tutta la tenera età l'avevano descritta come una bambina facile all'ira in molte situazioni ma dall'incredibile calma, aveva sempre lo sguardo corrucciato e chiunque volesse anche solo rivolgerle la parola veniva freddato da quello sguardo che i molti definivano freddo ma che in realtà celava un'immenso dolore e rabbia.
Quel giorno trovò celato sotto un gradino della torre un libro, il ritrovamento aveva un che di misterioso e immediatamente Grainne lo trattò come un tesoro prezioso. Lo portò immediatamente a casa, ma doveva cercare una scusa;difatti piú di ogni altra cosa sua nonna non doveva sapere dove lo aveva trovato. Urquhart per lei era off limits, fin da bambina le veniva ricordato che il posto era pericolo lí le fate avrebbero potuto rapirla o peggio qualche demone avrebbe potuta portarla nel suo regno oscuro. Cavolate per spaventarla, nelle notti solitarie nessuna anima viva o fatata si era mostrata.
Sfortunatamente le cose non andarono come previsto, sua nonna non era stupida e ricollegò il ritrovamento ad Urquhart ; Veleda era fuori di sé dalla rabbia perché le aveva disubbidito le strappò il libro dalle mani e lo gettò nel fuoco.
Fu quello il giorno in cui i rapporti si ruppero per sempre.
Quanto era ancora arrabbiata, il ricordo le aveva scatenato delle forti emozioni e continuava a chiedersi il perché di quel gesto folle. Coda aveva quel libro di speciale!? E perché lei non avrebbe potuto leggerlo?
Mentre quri pensieri le affollavano la mente, faceva scorrere sistrattamente le dita sui volumi impolverati e fu a quel punto che avvertí una scossa prolungarsi per tutto il braccio fino ai polpastrelli, la sorpresa e il fastidio fecero sí che Grainne per lo spaventò ritrasse la mano, la contemporaneamente urtò un libro che volò a terra spostando una gran quantità di polvete.
Grainne si accarezzò distrattamente la mano ma la sua attenzione fu colta dal volume caduto a terra; impossibile definire la sorpresa quando si rese conto che ai suoi piedi giaceva lo stessl libro che molti anni prima credeva essere andato distrutto.
Lo raccolse immediatamente con sgomento afflosciandosi su una delle poltroncine, non poteva credere ai suoi occhi era proprio quel libro, impossibile da dimenticare: la copertina di velluto logorata che un tempo doveva essere rossa, le pagine ingiallite e i bordi anneriti dal fuoco.
Cosa ci faceva lí? Era certa che la nonna lo avesse distrutto. Eppure era lí, lo reggeva tra le mani, era reale.
Leggermente titubante decise di aprirlo e le mancò il battito quando lesse il nome sulla prima pagina.
Grainne di Carmag 1155
Veramente si chiese quello era un caso?
"MO GHAOL" in gaelico significa "amore mio".
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