Capitolo 6.
Faceva dei piccoli movimenti, avanti e indietro, impercettibili e inquietanti. I ragazzi le si avvicinarono piano, Daniel stava persino per sentirsi più sollevato, almeno fino a quando lei non aprì gli occhi.
Aveva le pupille completamente nere e si voltò a guardarlo con l'aspetto di una che non ha affatto buone intenzioni. Il suo sguardo correva da Daniel a Sebastian, in modo frenetico.
L'umano si allontanò dalla Succuba in fretta, anche se con cautela, e allungando una mano verso Sebastian, gli consigliò di fare lo stesso.
«Non ti avvicinare a lei.» Lo avvertì d'un fiato, e di scatto tese le braccia verso l'amica. In quell'istante era esploso il caos sotto gli occhi confusi di Sebastian.
Miranda sembrava una furia, scalciava sul letto e urlava in preda alla rabbia, sembrava quasi che volesse alzarsi ma che qualcosa glielo impedisse, una forza che la incatenava al materasso e le impediva di muovere le braccia, ben saldate lungo i suoi stessi fianchi. Solo dopo svariati minuti, l'Incubo comprese che la forza che le impediva di alzarsi e aggredirli era quell'umano, che aveva snobbato dal primo momento in cui lo aveva visto.
«Ma che diavolo?»
« Ti suggerisco di cercare un sedativo, delle pillole, qualunque cosa.» Disse Daniel in tono rigido, era estremamente concentrato. Poteva leggere la mente dell'amica ed era spaventoso, non voleva solo sottrargli tutte le energie vitali ma aveva tutte le intenzioni di divorarlo, non lo riconosceva nemmeno. Il ragazzo non avrebbe mai smesso di esercitare il suo potere telecinetico su di lei, doveva continuare ad inchiodarla a quel letto, fino a quando Sebastian non avesse trovato il modo di farla calmare. Solo che l'Incubo non si muoveva, guardava quella scena da film dell'orrore con la bocca spalancata.
«Muoviti!» Ruggì l'umano. Finalmente si riscosse e sparì oltre la porta della sua stanza, per farvi ritorno qualche istante più tardi. Aveva in mano qualcosa, una siringa, ma Daniel non poteva mollare la presa.
Miranda continuava a divincolarsi, nonostante l'estrema forza del potere dell'umano, tirò un piede fuori dal letto e poi anche l'altro. Il suo corpo tremava visibilmente. Era percorso da una serie interminabile di scariche e continuava a muoversi, nonostante Daniel le stesse imponendo di restare in quel dannatissimo letto.
«Oh no.» Borbottò il ragazzo, percependo un attacco di panico pronto ad assalirlo «Dalle quel sedativo, che stai aspettando?»
Sebastian era affaccendato con lo stantuffo della siringa, il suo sguardo correva dalla ragazza ai millimetri segnati sulla plastica.
La vedeva muoversi lentamente ma inesorabile, mentre un rivolo di sangue cominciò a colarle giù dal naso.
«Che le succede?» Chiese ma se ne pentì quasi subito.
«Mi sta resistendo, se continua così rischia un aneurisma al cervello!»
In quell'istante Sebastian si mosse velocemente. Con un braccio immobilizzò la ragazza mentre con l'altro le iniettò il sedativo. Miranda scalciò per qualche secondo ma la sostanza fece effetto quasi subito, una volta immobile venne adagiata di nuovo sul letto.
Daniel crollò con le ginocchia sul pavimento, era esausto e aveva l'impressione di essere precipitato in uno dei suoi incubi peggiori.
Era esasperato, incapace di capire cosa fare. Non aveva mai pensato ad Erika tanto intensamente come in quel momento e quando, qualche secondo dopo, il telefonino cominciò a squillare pensò quasi che fosse stato merito suo, come se la strega avesse sentito il suo richiamo.
Quando rispose, con la voce che tremava, faticò a raccontare, non ce la faceva. Fu Sebastian a spiegarle la situazione per telefono, raccontò brevemente la vicenda e dopo aver dato l'indirizzo alla ragazza, restituì il cellulare al legittimo proprietario. Non potevano fare altro che aspettare e, nel frattempo, si chiese come diavolo gli era venuto in mente di farsi coinvolgere.
Del resto non poteva abbandonarli. Sapeva da tempo che Miranda era una Succuba, l'aveva capito non appena l'aveva vista, ma solo perché erano uguali non dovevano essere per forza amici. Ciononostante, non poteva abbandonarla e lasciare che morisse.
Quando la strega arrivò, Sebastian la guidò in camera sua. Erika si era presentata immediatamente, scusandosi per il disturbo che lei e i suoi amici gli stavano arrecando, dal modo in cui parlava sembrava più fredda del ghiaccio.
Durante il tragitto le spiegò brevemente quello che era accaduto e, arrivati in camera, poté vedere con i suoi occhi. Miranda era zuppa di sudore, di sangue rappreso agli angoli della bocca, respirava in modo affannato ed era pallida come un cadavere. Analizzò brevemente la ferita. Tirando fuori una piccola ampolla dalla borsa, versò il contenuto direttamente nella bocca dell'amica.
«Che le hai dato?» Chiese Sebastian. Aveva seguito i suoi gesti scrupolosamente, voleva capire se quella Succuba avrebbe potuto cavarsela.
«E' un potente antidoto.» Rispose Erika poggiando una mano sulla fronte dell'amica, aveva la febbre molto alta «Al telefono avevi detto che si era trattato di avvelenamento ma non hai specificato cosa. Perciò ho dovuto usare qualcosa che andasse bene per tutto.»
«E sei sicura che funzionerà?»
«Sicura.» Replicò la strega ma, per un attimo, l'Incubo ebbe l'impressione che la sua voce tremasse. «Miranda è molto forte, il suo corpo riuscirà a rigettare tutto il veleno.»
Il ragazzo annuì, se lo diceva la strega perché avrebbe dovuto contraddirla? «E per l'umano?»
Erika si voltò. Daniel era seduto con le gambe incrociate in un angolo del pavimento. Sembrava guardare nella loro direzione ma, in realtà, i suoi occhi erano vuoti. La strega gli si avvicinò, gli poggiò una mano sulla spalla provando a scuoterlo ma non ottenne nessun tipo di risposta o reazione. Gli accarezzò una guancia e lo abbracciò d'impulso. Chissà cosa aveva passato, che paura aveva provato. «E' sotto shock.» Spiegò la strega con un filo di voce. Adesso aveva cominciato a mostrare qualche emozione anche lei, a sembrare un po' più umana. Serrò gli occhi ma non riuscì a trattenere le lacrime. Se non avesse spento il cellulare durante il viaggio sarebbe arrivata molto prima, non tollerava l'idea che Daniel avesse dovuto affrontare quel genere di situazione da solo!
«Lui se l'è cavata molto bene.» Le assicurò Sebastian. Quella mattina era stata pesante anche per lui, e pensare che si era trasferito in quella scuola proprio per evitare problemi e vivere normalmente! «E' stata una sorpresa scoprire che possiede delle...doti fuori dal comune.»
Erika asciugò via le lacrime dal viso e soppesò bene quelle parole. «Mi dispiace davvero tanto per il disturbo.» Si rimise in piedi e lo guardò con distacco. Lui era un incubo ma non erano amici, era stato gentile, nulla di più. «L'antidoto non tarderà a fare effetto, e non appena Miranda riuscirà a camminare la riporterò a casa.»
«Ha bisogno di nutrirsi.» La informò Sebastian «A quello posso pensarci io, ma sarebbe meglio che restasse qui ancora un po', non c'è fretta.» Si voltò a guardare la ragazza distesa nel suo letto. Sembrava che stesse riprendendo colore, un segno davvero molto positivo.
«Che diranno i tuoi genitori? Ti abbiamo invaso casa.»
«Mia madre è a lavoro, ha un turno lungo e tornerà domattina.» Spiegò Sebastian tenendo le braccia incrociate sul petto «E non è necessario scusarsi, lei è come me, non avrei mai potuto negarle aiuto.» Era sincero. All'inizio non era molto entusiasta ma le condizioni della ragazza erano gravi, non si era affatto pentito di averla aiutata. Inoltre, quel bizzarro trio cominciava ad incuriosirlo.
Erika annuì carica di gratitudine, e non poté fare a meno di chiedersi cosa avrebbe potuto raccontare a Fiona.
La verità era fuori discussione, quella donna aveva già abbastanza problemi.
«Forse è il caso che io vada a prenderle degli abiti per un cambio.» Disse più a se stessa che al padrone di casa. Era preoccupata anche per Daniel, ma doveva lasciargli il tempo di riordinare le idee. Anche il telepate aveva sprecato un mucchio di energie, doveva recuperare le forze.
«Fa pure, io devo riprendere le mie cose a scuola.»
Quando Erika lasciò quella casa sentì che le stava esplodendo il cuore nel petto. Dovette fermarsi, riprendere fiato e fare lunghi respiri. Alla fine, il nodo che aveva allo stomaco si sciolse e le lacrime iniziarono a rigarle il viso, senza controllo.
Aveva appena salvato la vita di Miranda, ciononostante era ancora spaventata a morte.
La paura la artigliava in un asfissiante e sadico abbraccio, affondava le mani nel suo petto e le stritolava i polmoni. Era terrorizzata.
Aveva rischiato di perdere la sua migliore amica, questo pensiero la tormentava, riecheggiava nella sua testa in modo ostinato. E il povero Daniel? Aveva dovuto affrontare qualcosa più grande di lui.
Erika non era la donna di ferro che tutti pensavano, anche lei provava emozioni e paure, solo che cercava in tutti i modi di agire sempre con razionalità, in modo da non correre mai rischi. Ma i pericoli esistevano lo stesso, quel giorno ne era stata la prova tangibile. Miranda era la sua migliore amica, se l'avesse persa, se non fosse arrivata in tempo...la strega si sedette con le ginocchia strette in petto, si prese del tempo per riprendere fiato, per fare in modo che quello sfogo finisse, poi riprese a camminare, diretta verso l'abitazione dell'amica.
Avrebbe dovuto inventare qualche scusa valida per convincere Fiona, ecco perché tornò ad indossare nuovamente la sua maschera perfetta, la ragazza di ferro che non provava emozioni, fredda e spietata come il ghiaccio.
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