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Capitolo 39 parte 2


Respirava affannosamente come se avesse appena terminato una lunga corsa, aveva gli occhi sgranati a fissare la zia. C'era qualcosa in quelle parole confuse e lei voleva capire cosa. Ma quando Fiona posò gli occhi su di lei tornò se stessa, in un primo momento si era sentita smarrita ma poi la consapevolezza colmò i suoi occhi. Si portò le mani al viso e comprese ciò che era accaduto «Tesoro.» disse con un filo di voce «Miranda mi...mi dispiace.»
La Succuba non aprì bocca. La guardava come se la stesse accusando di qualcosa e senza risponderle si diresse al piano di sopra, in camera sua.


Non era colpa di Fiona, la scambiava per Astrid a causa della malattia, però era arrabbiata con lei perché c'era qualcosa del passato che non le diceva.
La porta si chiuse e quando si voltò Daniel era lì con lei, non si trovavano nella stessa stanza dalla notte in cui si era nutrita di lui, e il solo pensiero le fece venire una fitta allo stomaco.
«Mi dispiace che tu abbia assistito.» Gli disse in tono mesto, «E mi dispiace anche di avere strattonato Fiona.» Aggiunse ripensando a quella scena con imbarazzo.
Si coprì il volto con le mani per un istante, doveva riprendere fiato e quando riaprì gli occhi ritrovò Daniel molto più vicino di quanto pensasse.
«Credi che quello che ha detto avesse un significato in particolare?» Le chiese preoccupato «forse si trattava di parole senza senso»
Miranda si morse il labbro inferiore, «Forse» Rispose ma non ci credeva veramente. Non aveva voglia di chiedere spiegazioni, lo avrebbe fatto domani. 


Accese il pc e si tolse le scarpe, era stanca e questo non la aiutava a pensare bene. Mise un po' di musica, Chet Baker, e si sedette massaggiandosi le tempie.
«A volte ho la sensazione di trovarmi sull'orlo di un burrone» Confessò «Tutte le volte che penso alla mia famiglia ho sempre una pessima sensazione, e il fatto che zia Fiona viva questi episodi non mi aiuta a pensarla diversamente.»
Daniel le sedette accanto e le passò una mano sulla schiena e quel tocco le fece venire i brividi lungo tutto il corpo. Di solito non era così impacciato ma da quando lei aveva bevuto la sua linfa si sentiva strano in sua presenza, come se non sapesse come prenderla. «Sei solo sotto pressione, se solo staccassi la spina per un po'...»
«Non posso staccare la spina dalla mia vita. Se lo facessi ci andrebbero di mezzo altre persone.»
«Ti riferisci agli altri custodi?» 


A quella domanda non rispose, era troppo complicato; in un certo senso si riferiva più a se stessa che agli altri, c'erano ancora un sacco di cose che doveva capire.
Daniel reagì a quel silenzio con un sospiro e alla fine scattò in piedi nervosamente. Non voleva fare una scenata, non dopo quello che era accaduto poco prima, ma non ce la faceva più a sopportare quei silenzi.
«Hai proprio deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita?» Le chiese lasciandosi andare alla rabbia, non stava alzando la voce ma parlava come se si stesse trattenendo dall'urlare a squarcia gola, era persino diventato tutto paonazzo.
Miranda si alzò e decise una volta per tutte di affrontare i suoi occhi carichi di rimprovero. La guardava come se le stesse scavando dentro, fino a raggiungerle l'anima. Miranda gli prese una mano e la strinse forte; Daniel aveva ragione a volere delle risposte, le meritava, perciò chiuse gli occhi e lo baciò in modo inaspettato.

 
In quel momento fu come se la sua mente si schiudesse, come uno scrigno. Daniel non amava leggere la mente delle sue amiche ma in quel caso fu una cosa fuori dal suo controllo. La sorpresa di quel bacio scatenò i suoi poteri in modo incontrollato, e ciò che vide fu esattamente quello che aveva tormentato Miranda durante quei giorni.
Così anche lui visse quel sogno in cui si scambiavano lunghi baci passionali, intrecciando le loro mani e i loro corpi.
Daniel fece un passo indietro interrompendo quel contatto e le immagini sparirono dalla sua mente. Era confuso e impiegò un po' a capire cosa fosse accaduto, ma quando si rese conto di essere appena stato baciato dalla migliore amica, la sua espressione in viso mutò.
Miranda gli aveva mostrato come erano cambiate le cose nel proprio cuore, e il modo tanto diverso in cui adesso lo vedeva. Era stata sincera e aveva messo in gioco tutto, eppure questo lo terrorizzava. 


Qualcosa dentro di lui si era spezzato e alla fine agì d'istinto, andando via in silenzio.
La Succuba lo vide allontanarsi, uscire da quella stanza e da quella casa, lasciandola lì sola, con la consapevolezza amara che non sarebbe tornato.
Adesso sapeva come ci si sentiva ad avere il cuore spezzato e non era affatto piacevole, avrebbe preferito il dolore di un'arma da taglio piuttosto che quello.
La delusione le arrivava a ondate intermittenti, e poi giunse anche il rancore verso se stessa; se avesse taciuto, lui sarebbe ancora lì con lei, come amico ma pur sempre presente.
Infine giunse anche la rabbia che le faceva ardere le vene. Sebastian aveva ragione, i loro mondi non andavano bene insieme, non si potevano amalgamare.
Le veniva voglia di afferrare gli oggetti e frantumarli sul pavimento con violenza, ma con la ragionevolezza che le era rimasta aprì la finestra e uscì lanciandosi praticamente nel vuoto. La città di notte le aveva sempre offerto qualcosa di interessante, adesso era pericolosa, ne era consapevole, ma tutto quello che voleva fare era non pensarci, correre e lasciarsi alle spalle quel rifiuto cocente che le aveva appena provocato una gran ferita al petto.


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