Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 38


Vic era tornato a casa il giorno seguente. Miranda e Sebastian erano andati a prenderlo da villa Mackenzie, e Gerard aveva assicurato loro che il giovane Incubo non avrebbe subìto alcuna punizione per ciò che aveva fatto. Si era trattato di un tragico incidente, aveva detto, ma lei era convinta che avessero insabbiato la cosa in qualche modo.
La tromba d'aria aveva ucciso alcuni soldati di Lucius, il tutore di Vic e l'uomo che aveva cercato di uccidere il ragazzo stesso. Avevano perso la possibilità di sapere chi c'era realmente dietro quegli omicidi. La cosa importante, adesso, era mettere al sicuro Vic, ma Miranda non poteva fare a meno di pensare di aver perso quel vantaggio. 


Anche Erika e Daniel li avevano raggiunti per assicurarsi che Vic stesse bene. Il ragazzo non aveva aperto bocca per l'intero tragitto, non li aveva nemmeno guardati negli occhi, limitandosi ad annuire o a fare cenno di no con la testa quando gli veniva rivolta la parola.
Anche casa sua sorgeva in quella zona particolarmente elegante, si trovava poco distante dalla strada principale e un po' isolata rispetto alle altre ville, lontana da occhi ma soprattutto orecchie indiscrete.
Lasciarono l'auto in una stretta via adiacente la proprietà, e per quei dieci metri che li separavano dall'abitazione proseguirono a piedi. 


La Villa era circondata da mura alte meno di un paio di metri, abbastanza da impedire ai curiosi di ficcanasare. Oltrepassarono il cancello in legno dalle piccole venature rossastre, ormai rese poco visibili dall'usura del tempo, e si ritrovarono a percorrere un vialetto fatto di ciottoli e circondato, da un lato e dall'altro, da un giardino ampio e dall'aspetto selvaggio.
A prevalere erano grosse siepi sparse qua e là senza un ordine apparente, ed un' immensa quercia che sorgeva maestosa sul fianco sinistro della casa, sovrastandola completamente. I suoi rami nodosi si contorcevano e si allungavano verso l'esterno, gettando ombra sull'intero edificio, eppure entrambi i soggetti sembravano complementari, nati e cresciuti insieme, adattandosi l'un l'altro nel corso dei secoli.
La villa sorgeva su un paio di piani, il tetto irregolare era spesso interrotto da frontoni in pietra e gradini, e Miranda non si era lasciata sfuggire un paio di piccole torri con incastonate al centro finestre lanceolate.
Alcuni rampicanti correvano lungo la parete raggiungendo persino il secondo piano, costeggiando le ampie finestre del piano inferiore con le tende all'interno ben tirate.
Il portone principale era enorme, a due ante in legno massiccio, dall'aspetto sembrava impossibile da abbattere.
Tutto in quel luogo odorava di antico, un tributo alla grandezza e allo splendore che, un tempo, quella dimora rappresentava. La potenza di una famiglia ormai in frantumi.  


Come promesso, Erika avvolse l'intero perimetro con un incantesimo che avrebbe protetto chiunque vivesse all'interno, impedendo l'ingresso a tutti quelli che per Vic rappresentavano persone indesiderate.
L'ingresso li accolse con modestia, da un lato c'era un mobile in legno finemente intarsiato che fungeva da svuota tasche, dall'altro una capiente cabina armadio in cui riporre in modo ordinato i cappotti.
Da lì potevano procedere in due modi: intraprendere le scale verso il piano superiore oppure voltare alla loro destra, una direzione che li avrebbe condotti obbligatoriamente in un grande ed elegante salotto a cui Miranda diede solo un'occhiata fugace, poiché decise di accompagnare il giovane Incubo a letto.


Percorsero le scale, i cui gradini erano ricoperti da uno strato di moquette grigiastra e anonima, che attutiva i tonfi provocati dalle loro scarpe sul legno, mentre gli altri proseguirono il loro cammino verso il salotto e l'esplorazione del resto della casa.
La Succuba scelse una camera da letto a caso, dato che Vic non era di nessun aiuto a causa del suo ostinato mutismo. Aprì una porta e dopo un paio di tentativi trovò ciò che faceva al caso suo: una stanza con un gigantesco letto a baldacchino, una tv a schermo piatto su un mobile incastonato nella parete di fronte e una stufa a legna all'interno della quale scoppiettava un caldo fuoco, segno che Erika aveva messo in moto, attraverso la magia, l'intero sistema di riscaldamento della casa.
Sprimacciò i cuscini per lui, lo aiutò a stendersi e gli rimboccò le coperte, in quel momento si sentì come se Vic fosse una specie di fratellino più piccolo e la sensazione non era affatto spiacevole.


Si sedette sul letto accanto a lui ma continuava a non guardarla. «Ehi» Miranda provò a parlargli in tono dolce e gentile, non sopportava di vederlo ridotto in quello stato «Vic non sentirti colpevole per ciò che è accaduto. Non è stata colpa tua.»
L'Incubo non la guardò nemmeno, si sdraiò su un fianco e le diede le spalle. Non gli andava di parlare, non gli andava di ascoltare mentre gli dicevano: "so come ci si sente", perché nessuno di loro sapeva cosa si provava ad essere i responsabili della morte di qualcuno, anche se non lo aveva fatto di proposito.
Voleva solo restare da solo.

 
Miranda rispettò quel desiderio e andò via. Chiuse la porta e si diresse verso le scale, raggiunta da Sebastian. All'inizio temette che potesse trattarsi di Daniel e non appena vide la sagoma salire i gradini sobbalzò, alla fine tirò un sospiro di sollievo. Non aveva ancora trovato il coraggio di affrontare il suo migliore amico.
«Come sta?» Il ragazzo indicò la porta della stanza in cui riposava Vic con un cenno del capo. La Succuba poggiò un dito sulle labbra, facendogli segno di rimanere in silenzio, poi lo spinse a tornare di sotto.
«E' ancora molto scosso, non vuole parlarne.» Spiegò, certa che fossero abbastanza lontani da non essere uditi dallo stesso Victor «Ha solo bisogno di tempo, sono sicura che si riprenderà.»
Sebastian non ne era certo ma tenne quei dubbi per sé, aveva l'impressione che Miranda non sarebbe stata felice di sentirsi dire il contrario, anche lei aveva bisogno di sapere che tutto sarebbe tornato alla normalità.


«Dove sono gli altri?» Chiese poi guardandosi intorno e notando l'assenza dei suoi amici.
Sebastian scrollò le spalle in un gesto di noncuranza «Stanno dando un'occhiata in giro.» Prese a camminare e Miranda lo seguì fino a quando non arrivarono in un piccolo salotto. Al centro della stanza c'era un divano sul quale non vedeva l'ora di sedersi, alle spalle un'intera parete piena di scaffali e di fronte un altro televisore.
La libreria era colma di DVD, una collezione di incredibili film, probabilmente voluta dallo stesso Vic dato che quella stanza aveva il suo stile.
«Tu come stai invece?» La voce di Sebastian la riscosse dai suoi pensieri lontani «Ti vedo costantemente in tensione, sei sempre sovrappensiero e sobbalzi tutte le volte che incontri qualcuno.»
«No, io...io sto abbastanza bene.» Rispose, ma evitò in tutti i modi di guardarlo in faccia, temeva che potesse intuire dai suoi occhi che quella era solo una grossa bugia.
Ma Sebastian non aveva bisogno di guardarla in viso per capire che mentiva. «Non è che per caso hai qualche problema con i tuoi amici?»

«Cosa te lo fa pensare?»

«Non lo so, il fatto che cerchi di evitarli ad esempio.»
Miranda smise di dedicare le sue attenzioni alla collezione di film e lo raggiunse sul divano, abbandonandosi su quei morbidi cuscini. «Non evito i miei amici ma solo Daniel.» Confessò in un lungo sospiro. Forse parlarne con qualcuno le faceva bene e per qualche ragione, giorno dopo giorno, si sentiva sempre più vicina a Sebastian. Non sapeva definire quel tipo di legame ma sentiva di poter confessargli tutto. Gli raccontò di essersi ferita la notte in cui avevano aiutato Vic, di Daniel che le aveva offerto la sua linfa e di come erano cambiate le cose da quel momento. 


Sebastian sembrava piuttosto divertito dal racconto, lo trovava comico «Lo sapevo» Fu la prima cosa che disse senza nascondere un certo tono trionfante «Tu e l'umano...sapevo che c'era qualcosa sotto.»
«Non c'è proprio nulla, allora non mi hai ascoltata affatto!»
«Ho ascoltato eccome!» Esclamò con un sorriso di scherno «Quello che provi per lui non è stato scatenato dal fatto che ti sei nutrita di lui, c'è sempre stato ma non l'hai mai ammesso nemmeno a te stessa. Era come una sorta di bomba ad orologeria e adesso eccoti qui, disperata per un umano!»


«Il tuo cinismo è disgustoso» Bofonchiò la ragazza in tono offeso. Incrociò le braccia sul petto e cercò in tutti i modi di soffocare quel crescente desiderio di dargli un pugno.
Sicuramente Sebastian era cinico, ma la pensava in un determinato modo «So che non vuoi sentirti dire certe cose ma non è mai bene mischiare il nostro mondo con il loro.»
«Ancora con questa storia?»
«Si Miranda, lo penso sul serio.» Si fece subito serio, credeva realmente in questo «Non sto dicendo che non puoi coltivare reali rapporti di amicizia, ma innamorarti di un umano è una cosa che non puoi amalgamare con ciò che sei. E' come se tu fossi olio e lui acqua. Tanto per cominciare lui invecchierà mentre tu no, lui ha una vita breve mentre la tua potrebbe durare per un tempo che potrebbe andare al di là di ogni umana immaginazione.»
«Adesso corri un po' troppo, non ti pare?» Miranda aveva detto di provare dei forti sentimenti per Daniel, non di volerlo sposare e progettare un'intera vita insieme!


«Beh non è solo questo.» Continuò l'Incubo «Prendi Vic ad esempio: ha ucciso delle persone, non l'ha fatto a posta, ha perso il controllo sul suo dono ma questa è una cosa che Daniel non potrà mai comprendere fino in fondo, perché non è uno di noi. Lo guarderà sempre con occhi differenti mentre noi domani ci dimenticheremo questa storia.»
«Stai dicendo che per noi togliere la vita a qualcuno è meno scandaloso?»
L'Incubo fece una breve pausa, poteva sembrare assurdo ma in realtà era proprio quello che intendeva dire «Sì» Rispose, seppur con una certa vergogna nella voce «Non dico che non sia altrettanto doloroso ma di sicuro non sarebbe una tragedia. Noi siamo dei predatori Miranda, uccidere è nella nostra natura, il fatto che non sia necessario farlo è solo una conseguenza della moralità che abbiamo imparato a sviluppare. Fidati di me, Daniel non ti accetterà mai completamente per quella che sei; se al posto di Vic fossi stata tu a perdere il controllo e ad uccidere delle persone, sia lui che Erika non sarebbero mai riusciti a guardarti come ora lo sto facendo io.»


Non sapeva come sentirsi in quel momento. Sapeva che Sebastian aveva ragione, ma ammetterlo sarebbe stato come buttare nella pattumiera tutti gli insegnamenti di zio Louis. Per anni aveva sempre pensato che lui avesse ragione e, dubitarne come stava facendo ora, la faceva sentire come se lo stesse tradendo.
«Ci sono sempre delle eccezioni.» Provò ad obiettare «Zia Fiona mi accetta per quella che sono, lei ha sempre saputo quello che avrei potuto fare.»
Sebastian sorrise ancora «Beh quella donna è solo un'eccezione che conferma la regola.» Rispose «Devo ammettere che mi ha sorpreso constatare che esistono umani come lei, ti vuole così tanto bene che non gliene importa un fico secco di quello che sei. Ma è proprio questo il punto: lei ti ama, amava tuo zio follemente mentre Daniel cosa prova?»


La sincerità brutale di Sebastian la fece precipitare in un mutismo dal quale non riuscì a uscire facilmente. Aveva ragione su tutti i fronti e la cosa la spiazzava. Per tutta la vita aveva creduto che ciò che aveva: la scuola, gli amici, i passatempi, fossero ciò che la rappresentavano realmente, ma se si fosse sbagliata? Se si fosse convinta di dover interpretare quel ruolo solo per provare a zio Louis che aveva ragione? Stava giocando con un particolare mazzo di carte e, lentamente, quelle carte stavano cambiando e non c'era nulla che lei potesse fare per opporsi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro