Capitolo 36 parte 2
Seguirono Gerard fino a quando non aprì una di quelle numerose e misteriose porte, che nascondeva un semplice e non molto grande studio. Li fece accomodare e lui si sedette dietro una massiccia scrivania.
C'era odore di tabacco e fumo stantio, sembrava essersi attaccato ad ogni cosa lì dentro: al legno del tavolo e delle librerie, alle pareti, ai tessuti e persino ai loro capelli. Miranda era nauseata ma dopo un po' ci fece l'abitudine.
«Allora, Victor Arny» Gerard esordì, dedicando tutta la sua attenzione al giovane Incubo dagli occhi cerchiati di nero, sembrava che non dormisse da giorni, ma in realtà era normale per Vic avere quell'aspetto un po' dark. «Ci hai fatto prendere un bello spavento, il tuo tutore ha denunciato la tua scomparsa lo scorso venerdì ed ora ricompari come se nulla fosse. Lo sai che in giro ci sono degli assassini che prendono di mira i custodi come te, vero?» Il suo tono gentile era velato da un lieve, e non troppo celato, rimprovero. Avevano sprecato tempo e risorse nel tentativo di trovarlo, non avrebbe tollerato una ragazzata in quel momento.
«Lo so bene.» Rispose «E sono qui per spiegare come sono andate esattamente le cose.» Ripassò mentalmente e in fretta la versione che avevano concordato tutti e tre prima, certo di non dimenticare nulla, data la sua incredibile memoria. «Venerdì scorso ero di ritorno dalla casa di riposo in cui è ricoverato mio nonno, non lontano da Georges Street, quando sono stato aggredito.»
Lo sguardo di Gerard era imperturbabile, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che tradiva quella calma apparente.
«Sono riuscito a fuggire grazie al mio potere di custode.» Proseguì Vic «Ma prima di allontanarmi ho notato uno strano simbolo tatuato sulla mano di quel tipo, l'aggressore, qualcosa che mi ha ricordato il marchio dei ribelli»
Nell'udire quell'ultima parola, Gerard abbassò gli occhi sulla scrivania e sospirò, non sembrava affatto sorpreso. «Sospettavamo un loro possibile coinvolgimento.» Spiegò, chiarendo così il motivo di tanta calma, «Naturalmente non è nulla di certo!» Aggiunse poi, impiegando maggior cautela nella scelta delle parole e delle rivelazioni da fare «Ma se tu riuscissi a dare una descrizione dettagliata potremmo fare un identikit del tuo aggressore, vedere così se è presente nei nostri archivi.»
Vic annuì, era una cosa che poteva fare ma non aveva ancora terminato con il racconto «Ci sarebbe un'altra cosa che dovreste sapere.» Continuò. La stanza precipitò nel silenzio e Miranda si accorse di stare trattenendo il respiro a causa della tensione. «Dopo l'aggressione sono rimasto nascosto, avevo paura, ma oggi ho deciso di uscire allo scoperto. Ho contattato Sebastian perché siamo amici, frequentavamo entrambi l'Accademia e, in secondo luogo, suo nonno è Lucius Mackenzie, perciò sapevo che mi avrebbe dato una mano. Comunque sia, mi ha spiegato che avete ricevuto la denuncia della mia scomparsa Venerdì notte intorno alle ventitré, io sono stato attaccato all'incirca quindici minuti prima e ne sono sicuro perché ho controllato il cellulare.» Il ragazzino si allungò sulla scrivania e cominciò a picchiettare il dito sulla superficie, «Questo particolare mi ha spinto a credere che il mio tutore fosse già a conoscenza della mia aggressione. Forse è in combutta con queste persone e voleva che mi uccidessero!»
Gerard inarcò le sopracciglia sorpreso; questo proprio non se l'aspettava e preso di fretta cominciò a scarabocchiare qualcosa su un foglio di carta.
«Queste ultime informazioni sono di certo elementi interessanti.» Disse «Se il tuo tutore risulterà in qualche modo coinvolto, potrebbe anche dirci chi siano queste persone. Lo interrogheremo e, magari, riusciremo finalmente a catturare l'assassino!»
«Oppure sono più di uno.» La voce di Miranda parve una nota stonata in mezzo ad una sinfonia melodiosa. Gli Incubi si voltarono a guardarla all'unisono e desiderò intensamente di sparire, per evitare i loro occhi. Aveva parlato per puro istinto, non si era nemmeno resa conto di averlo fatto, sapeva che l'aggressore di Vic non era lo stesso dell'aggressore di Penny, lei li aveva, più o meno, visti entrambi in faccia, ma questo non poteva rivelarlo a Gerard. Scrollò le spalle innocentemente e cercò di sorridere «Scusate, a volte mi lascio influenzare dai film polizieschi che guarda mia zia!»
Gerard non parve tanto convinto, la guardò con un sopracciglio sollevato ma poi riprese da dove aveva lasciato. «Le accuse che stai facendo hanno un certo peso.» Spiegò rivolto al giovane Vic, cercando di usare un tono poco allarmante «Dovremmo confrontare alcuni dati e, nel frattempo, chiamare il tutore, Marc Dipaul, per risentire la sua versione» Alzò le sopracciglia in un movimento impercettibile, sembrava che qualcosa lo turbasse.
«Qualcosa non va?» Gli chiese Miranda, l'unica ad accorgersi di quell'ombra sul suo volto.
Gerard le rivolse un sorriso di circostanza «Assolutamente no, ma è chiaro che abbiamo a che fare con un caso piuttosto delicato. Non possiamo precipitarci a casa di quest'uomo e arrestarlo. Il suo comportamento, la sua denuncia e tutto il resto, sono indubbiamente sospetti, ma per accertarci che sia colpevole sono necessarie delle indagini e, nel frattempo, non possiamo punirlo solo sulla base di alcuni sospetti, non prima di aver raccolto delle prove.»
Vic si irrigidì sulla sedia, non ci voleva un genio per capire il motivo di tale preoccupazione «Ed io cosa farò nel frattempo? Non posso tornare a casa insieme a Marc, potrebbero provare ad ammazzarmi un'altra volta!»
Le parole del giovane Incubo investirono Gerard come un fiume in piena, così come le sue obiezioni senza respiro. Il capo della sicurezza provò a rassicurarlo, ma tutte le volte che provava ad aprire bocca, Vic continuava a parlare senza fermarsi.
Quando finalmente decise di tacere, probabilmente solo per riprendere fiato, Gerard si alzò in piedi e prese con sé il foglio sul quale aveva scarabocchiato i suoi appunti «L'ultima cosa che farò sarà metterti in pericolo, te lo assicuro. Aspettatemi qui, devo parlare con alcuni colleghi prima di decidere come muoverci.»
Quando uscì dall'ufficio, Miranda si alzò in piedi e cominciò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, che a dirla tutta stava cominciando a starle un po' stretta.
Non aveva salvato Vic per sentirsi dire quelle cose, sperava che sarebbe stato molto più semplice liberarsi del tutore, invece, persino nel loro mondo la giustizia era un meccanismo lento e complesso.
Il più spaventato, naturalmente, era Vic. La ragazza gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla «Ehi non preoccuparti» Gli sorrise incoraggiante, non c'era un filo di paura sul suo volto «Andrà tutto bene, verrai a stare da me durante il periodo che impiegheranno per le indagini. Potrai restare tutto il tempo che vorrai.»
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