Capitolo 34 parte 1
Miranda allentò lentamente la presa sul polso dell'amico, era quella la scelta giusta da fare, ma la ragione cedette il passo a quell'istinto famelico.
La Succuba dischiuse lievemente la bocca e iniziò a sottrarre le energie del ragazzo, lo sentì sobbalzare al proprio fianco a causa del lieve dolore iniziale, ma più lei si nutriva e più Daniel si rilassava.
Il ragazzo si sdraiò al fianco dell'amica, lei teneva gli occhi chiusi in quel momento e gli impediva categoricamente di leggerle i pensieri.
Si era spesso chiesto cosa si provasse ad essere "toccati" da una Succuba, se ci si sentisse deboli o impauriti, se facesse tanto male da essere insopportabile; in realtà nulla di tutto questo.
Gli batteva forte il cuore nel petto, rimbombandogli nelle orecchie, e sentiva un fastidioso vuoto allo stomaco.
Aveva l'impressione di essere entrato in una specie di bolla in cui il tempo rallentava, acuendo quel groviglio di sensazioni che aveva dentro.
Tutto ciò che riusciva a guardare era Miranda, e aveva ragione lei, non era come osservare una persona che hai sempre creduto di conoscere, ma come vederla sotto una luce diversa, come vederla per la prima volta, ed era talmente bella che gli faceva male lo stomaco.
La Succuba dovette imporsi di fermarsi. Tutto ciò che era riuscita a pensare fino a quell'istante era l'inebriante sapore del ragazzo, si stava perdendo in lui come non le era mai accaduto prima. Poi però ricordò che si trattava di Daniel, e se non avesse smesso subito avrebbe potuto fargli del male.
Quando riaprì gli occhi era spaventata, non poteva fare a meno di esserlo, ma l'umano stava bene. Era steso su un fianco, si reggeva la testa con la mano e la guardava in uno strano modo, in silenzio.
Adesso stava molto meglio, non poteva negarlo, si mise seduta e recuperò un cerotto dalla cassetta del pronto soccorso, lo pose sul polso di Daniel e coprì le piccole ferite che gli aveva causato, simili a bruciature, senza mai riuscire ad alzare gli occhi per guardarlo o ad aprire bocca per ringraziarlo.
Dal momento in cui aveva deciso di assecondare i propri istinti, cedendo all'offerta di Daniel e nutrendosi delle sue energie, sentiva che qualcosa era cambiato.
Il ragazzo le sollevò il viso, con due dita da sotto al mento, per costringerla a guardarlo.
Miranda alzò finalmente gli occhi, e quando lo fece Daniel la baciò; la Succuba sentì il respiro fermarsi in gola e il cuore esploderle nel petto.
Non riusciva a muoversi e le venne la pelle d'oca, pensò che avrebbe dovuto smettere, ma quello che stava succedendo non era poi così sbagliato se la faceva sentire tanto strana e tanto bene allo stesso tempo.
Si lasciò rapire completamente dalla morbidezza delle labbra di Daniel, le sentiva muoversi sulle sue in modo incerto ma poi sempre più sicuro e deciso, affondò le dita fra i suoi capelli arruffati e morbidi, mentre il ragazzo lasciò che le sue mani scivolassero lungo i piccoli fianchi di Miranda, tirandola stretta a sé.
La Succuba si ritrovò sdraiata sulla schiena, abbracciata a Daniel come se fosse la sua ancora di salvezza, l'unica cosa che le impediva di precipitare o di crollare.
Non avrebbe mai voluto separarsi da lui, vivere non era mai stato tanto intenso prima di quel momento. In quell'istante, proprio quando cominciava a comprendere il significato di quel che stava accadendo, Miranda spalancò le palpebre e scattò seduta sul letto.
Fuori era giorno. Si ritrovò smarrita nella sua stessa stanza, incapace di capire cosa fosse successo. Era stato tutto un sogno.
Si era addormentata crollando sul letto vestita. Indossava la maglietta della sera prima e il sangue rappreso aveva irrigidito i tessuti. Se ne liberò in fretta e la nascose sotto al letto, aspettando il momento giusto per buttarla via.
Cercava di rimettere a posto i tasselli della notte precedente, quando la porta di camera sua si aprì. Daniel rimase in piedi sull'uscio, aveva in mano una tazza di caffè fumante e la sua fronte si corrugò nel vederla a terra, in ginocchio, con l'aria di chi era stata appena colta in flagrante.
«Buongiorno.» Disse chiudendo la porta e porgendole la tazza.
Miranda aveva un atteggiamento guardingo. Non era ancora certa di quello che era realmente accaduto la notte prima, forse era stato tutto un sogno o forse no, ma non appena lo vide provò un indescrivibile imbarazzo. Avrebbe voluto sparire inghiottita dal pavimento, non riusciva a guardarlo negli occhi e per sfuggire al suo sguardo tornò in ginocchio, nascosta dal letto, fingendo di cercare qualcosa.
«Posso chiederti una cosa?» Si decise a dire poi, serrando i pugni.
Daniel si sedette sulla sedia girevole della scrivania, non fece caso allo strano comportamento dell'amica. «Ma certo.»
«Che è successo ieri sera? I miei ricordi non sono molto nitidi.»
«Oh» L'espressione del ragazzo le fece trattenere il respiro per alcuni istanti, che sembrarono lunghissimi «A dire il vero credo di essere svenuto.» Ammise in imbarazzo «Quando mi sono svegliato dormivi anche tu. Ho aspettato che Fiona uscisse di casa prima di scendere al piano di sotto.»
«Perché? Non sarebbe la prima volta che resti a dormire qui.»
«E' vero, ma di solito lo faccio nella stanza degli ospiti non nel letto insieme a te.»
Quell'obiezione la fece arrossire fino alla punta delle orecchie. Miranda sentì il viso avvampare e questo particolare non sfuggì a Daniel, che la guardò incuriosito.
«Ma che...»
«Oh devo correre a fare una doccia.» Afferrò qualche vestito a caso dall'armadio e cercò di precipitarsi fuori di lì come una saetta, ma Daniel la fermò proprio mentre stava uscendo.
«Non credi che dovremmo andare a parlare con quel custode, Vic?» Le chiese ricordandole che quel piccolo Incubo, in quel momento, si trovava a casa di Erika.
«Sì, certo. Ci avevo già pensato.» Gli mentì senza nemmeno voltarsi. In realtà, l'unica cosa a cui pensava erano le braccia di Daniel avvolte attorno al suo corpo. «Mi preparo e andiamo.»
«Prima volevo passare da casa, ho mandato un messaggio a mia mamma stamattina spiegandole il motivo della mia assenza, ma è comunque furiosa. Tu va pure a prepararti, ma avvertimi appena vai da Erika, ti raggiungo lì.»
La Succuba annuì e si diresse, zitta, nel bagno. Riprese a respirare solo quando chiuse la porta a chiave, al sicuro, lontana dagli occhi di Daniel.
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