Capitolo 32
Percepì un lieve calore lungo il fianco destro. Non si trattava di qualcosa che era a contatto con la pelle, non lo sapeva spiegare bene ma aveva l'impressione che si trattasse più che altro di una sensazione. E all'improvviso i dubbi svanirono.
Miranda spalancò la tracolla che aveva con sé, ne tirò fuori l'I-Pad e, con gli occhi spiritati, cominciò a guardare la mappa raffigurata sullo schermo. Corse con il dito su tutti quei puntini e quando trovò ciò che cercava rimase pietrificata. Uno di quei segnalatori stava lampeggiando freneticamente, significava che uno dei custodi si trovava in pericolo, e quando lesse la zona si accorse che non era molto lontano da dove si trovavano.
Daniel comprese da quei gesti che qualcosa non andava, si sporse per dare un'occhiata e quando vide la mappa capì.
Uno di quei puntini raffiguranti i custodi stava lampeggiando e aveva assunto una serie di sfumature rosso fuoco, Erika era stata chiara a riguardo: ciò che lampeggiava indicava pericolo.
Il cuore di Miranda cominciò a battere più forte e le orecchie le fischiavano. Quando aveva preso la decisione di aiutare gli altri custodi sapeva che sarebbe stata una grande responsabilità, adesso che aveva l'occasione di mantenere i buoni propositi, però, la paura le immobilizzò le gambe.
Ebbe l'impressione di non riuscire a respirare, fino a quando Daniel non le sfilò delicatamente l'I-Pad dalle mani per dargli un'occhiata. «Non è molto lontano da qui.» Notò. Il suo sguardo le stava chiedendo, tacitamente, cosa avrebbero dovuto fare.
Miranda aveva paura, era normale averne, e per un attimo pensò che sarebbe stato meglio chiamare Lucius MacEnzie, era lui a doversi occupare di queste cose, ma poi il ricordo di Penny le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.
La Succuba alzò gli occhi verso l'amico, in tutta la sua vita non era mai stata tanto decisa. «Dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare in tempo.»
Da quando il puntino aveva cominciato a lampeggiare non aveva smesso, era un buon segno perché significava che il custode o la custode non era morto/a. Mancavano pochi passi ormai, Miranda teneva la mano destra in tasca, le dita avvolte al manico del suo stiletto e quando voltò l'angolo, infilandosi in un vicolo poco illuminato, si ritrovò davanti una scena piuttosto bizzarra.
Sospeso a circa quattro metri da terra c'era un ragazzino con i capelli arruffati e neri, il viso pallido e due occhiaie altrettanto scure che gli incorniciavano gli occhi. Doveva essere lui il custode e a giudicare dal modo in cui cercava di sfuggire al suo aggressore, fluttuando per aria, doveva possedere il dono del volo o qualcosa legato al vento!
A terra, invece, l'aggressore lo guardava con il naso all'insù, cercando di capire come avrebbe potuto fare per farlo scendere.
Miranda afferrò Daniel per una spalla, anche il ragazzo stava osservando la scena senza sapere se ridere o altro! Quando sentì il tocco della ragazza si voltò a guardarla, non l'aveva mai vista tanto arrabbiata.
«Manda un messaggio ad Erika, dille esattamente dove siamo e cerca di stare il più lontano possibile da qui.»
A quelle parole il ragazzo la afferrò per un braccio, per evitare che si muovesse senza di lui «Non se ne parla» La avvertì «Di sicuro non sono bravo a combattere, ancor meno con i miei poteri, ma di certo non ti lascio da sola ad occuparti di quello lì, è un assassino.»
Miranda si divincolò fino a liberarsi «D'accordo, allora cerca di fare scendere il custode e di metterlo in salvo.»
La Succuba si assicurò che l'umano restasse fermo in un angolo, nascosto, e tirando fuori lo stiletto la lama si allungò, le fu sufficiente solo pensarlo perché ciò accadesse.
Si sentiva più sicura con quell'affare in mano e fece di tutto per non pensare a nulla, voleva solo rimanere concentrata.
L'aggressore continuava a guardare in alto e a scuotere la testa, avvicinandosi notò che non era lo stesso che aveva visto al capanno, la notte in cui era morta Penny, avrebbe riconosciuto quegli occhi azzurri e freddi ovunque.
«Ehi» Fu la prima cosa che le venne in mente da dire per attirare la sua attenzione.
Lo sconosciuto si voltò di scatto, credeva che il vicolo fosse vacante a parte lui e il moccioso volante ma la presenza della ragazza non doveva essere necessariamente un problema.
La guardò con la testa piegata da un lato, squadrandola da capo a piedi, pensando che non era niente male.
Miranda lo fulminò con gli occhi, la presa sullo stiletto era salda e la paura era scomparsa del tutto.
«Lascia in pace quel ragazzo.» Sibilò tra i denti.
L'aggressore le rivolse un sorriso di scherno, «Perché non ti fai gli affari tuoi?»
«Perché questi sono affari miei.» La mano sinistra di Miranda venne avvolta dalle fiamme all'improvviso, fino al gomito. I vestiti erano integri ma se qualcuno fosse venuto a contatto con quel getto di calore non avrebbe avuto la stessa fortuna.
«Oh, sei una custode anche tu.» Notò l'uomo in tono allegro. La sua espressione tranquilla non lo rendeva molto diverso da uno psicopatico, sembrava che il fatto di dare la caccia ad altri Incubi fosse quasi un divertimento. «Tornatene a casa, vivi un giorno in più, magari ci rivediamo la prossima volta!» Le disse con un sorriso smagliante.
Fece per voltarsi nuovamente verso la sua vittima volante, era solo un ragazzino spaventato di circa tredici anni e per Miranda fu come se la vista le si annebbiasse, sporcandosi di rosso.
Colpì lo sconosciuto con un pugno dritto in volto, senza nessun preavviso, e quel gesto sorprese tanto se stessa quanto lo stesso Incubo, che tirò indietro la testa reggendosi il naso con entrambe le mani. Il sangue cominciò a zampillare sull'asfalto bagnato e sui vestiti dello sconosciuto, confuso cercò di capire che genere di danni aveva subìto e quando comprese che quella ragazzina gli aveva rotto il naso, decise che per una volta avrebbe fatto il doppio delle vittime.
Colto da una rabbia furente provò a colpirla ma lei scartò di lato evitando il pugno.
Miranda afferrò l'aggressore per le spalle e caricando tutta la sua forza su un ginocchio lo colpì in pieno addome.
Lo sconosciuto cadde a terra, il fiato mozzato e un dolore acuto che gli dilaniava il petto. Sembrava aver perso i sensi. La Succuba rimase attenta per qualche istante ma poi alzò gli occhi verso l'alto e fece cenno al ragazzino di scendere.
«Muoviti!»
Il custode non se lo fece ripetere, era più basso di lei di qualche centimetro e non appena poggiò un piede sull'asfalto le sorrise «Io...grazie.»
«In fondo al vicolo c'è un mio amico, un umano, resta con lui e non muovetevi da lì.» Gli ordinò. Il ragazzino non se lo fece ripetere e sparì dalla sua vista in appena qualche secondo.
L'aggressore, ancora a terra, respirava a fatica. Fece qualche passo verso di lui ma aveva abbassato la guardia.
L'uomo si mosse così velocemente che non lo vide nemmeno arrivare, sentì solo una mano stringersi al suo collo e le spalle sbattere pesantemente contro al muro di mattoni lì vicino.
Nell'impatto aveva perso il suo stiletto e per quanto provasse a divincolarsi, l'Incubo era molto più forte. Continuò a stringere fino a quando Miranda non sentì il panico pulsarle nelle orecchie e il respiro corto. Il cigolio delle proprie giunture era agghiacciante, le avrebbe spezzato il collo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro