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Capitolo 31

In quei giorni, dopo l'incantesimo di Erika, l'-I-Pad era diventato una specie di appendice per la Succuba. Lo portava con sé ovunque andasse: a scuola, al corso di pittura, persino quando era sotto la doccia, attenta che nessuno di quelli iniziasse a lampeggiare o, peggio, a diventare neri.
Sembrava che dopo i primi omicidi le acque si fossero calmate, aveva anche cercato di carpire qualche informazione a Sebastian ma era più taciturno del solito.

 L'episodio di Penny e del piccolo Thomas Collins erano storia passata, Daniel l'aveva persino convinta ad andare a mangiare un boccone fuori e lei aveva accettato senza timori.
Era un venerdì sera come tanti altri, aveva il desiderio di divertirsi ma c'era sempre qualcosa, qualche indizio, che le rammentava che le cose non potevano tornare esattamente come prima. Quella sera le bastò scendere al piano di sotto per capirlo. Fiona la stava aspettando seduta sul divano. Fra le mani aveva qualcosa, una scatolina di legno, e quando la nipote si fermò a metà scala le fece cenno di raggiungerla.
«Volevo darti una cosa.» Disse la donna in tono solenne « Questa era di tua madre e ora vorrei che l'avessi tu.»

 Miranda fu sorpresa. Non parlavano mai delle cose che erano appartenute a sua madre, aveva solo un anello d'argento con una pietra nera incastonata sopra, che custodiva gelosamente nel suo porta gioie.
La ragazza si allungò per prendere la scatola, era di legno e sulla parte superiore del coperchio c'erano delle forme sinuose incise a mano, sembrava una frase in una lingua strana. Quando la aprì ne tirò fuori quella che era l'elsa di un pugnale.

 L'impugnatura sembrava essere stata fatta per la sua mano minuta e quando strinse, la lama venne fuori con uno scatto che la fece sobbalzare.
Si allungò di almeno una ventina di centimetri, era sottile e a filo doppio, più che un pugnale sembrava uno stiletto.
«E' parecchio bizzarro come regalo.» Borbottò la ragazza a voce alta, le capitava fin troppo spesso di dire ciò che pensava «Che dovrei farci?»
«Difenderti.» La voce di Fiona era decisa, non stava scherzando affatto.
«Come dici?» La sorpresa era una reazione normale. La zia odiava le armi di qualunque genere e anche la violenza, criticava persino quelle mamme che compravano pistole giocattolo ai propri figli, o tutti quei ragazzi che si mandavano in pappa il cervello davanti ai videogiochi di guerra.

 La vicenda di quelle morti non aveva solo cambiato la sua opinione ma era realmente convinta di stare facendo la cosa giusta. «Hai capito bene. Se qualcuno dovesse cercare di farti del male voglio che tu prenda quest'affare e ti difenda.» Disse Fiona convinta delle sue parole «Quest'arma era di tua madre, lei era l'unica a saperla usare e il fatto che la lama sia venuta fuori dopo che tu hai impugnato l'elsa, significa solo che agirà bene anche nelle tue mani.»
Miranda si rigirò lo stiletto fra le dita, era la prima volta che toccava un'arma di quel tipo, era talmente sottile che sembrava quasi inutile. Dava l'impressione di doversi spezzare a contatto con la pelle ma era pur sempre un ricordo di sua madre.

 La lama si ritrasse nello stesso modo in cui era sfilata fuori, in quel modo era più semplice nasconderla nella tasca del giubbotto. Avrebbe persino potuto camuffarla e farla sembrare un ferma carte!
Capiva la preoccupazione di zia Fiona e non polemizzò sulla sua decisione, la salutò e uscì di casa. L'appuntamento era in un piccolo locale non lontano dal centro, era una panineria in cui facevano kebab e deliziosi piatti esotici, piccanti e speziati divinamente.
Miranda cominciò ad avere fame non appena il profumo di quelle leccornie la raggiunse.
Una volta dentro, individuò Daniel seduto ad un tavolo abbastanza appartato, era da solo e quando la vide le fece cenno di raggiungerla.
«Ehi, dov'è Erika?» Miranda aveva il fiatone, aveva corso per arrivare lì in fretta e per correre intendeva una velocità che non era affatto umana.

 Daniel sentì una fitta alla pancia quando sentì nominare la strega. Si trovava ad uno dei soliti incontri con i nuovi amici della comunità LGBTQ, lo stesso che la stava aiutando a fare outing ma gli aveva chiesto di non dire nulla a Miranda, di reggerle il gioco e lui odiava mentire.
«Farà tardi, ha detto che ci raggiungerà dopo.» Rispose evasivo ma per fortuna la Succuba non si accorse di quel suo essere impacciato e rigido.

 Si sfilò la tracolla dalla spalla e la poggiò delicatamente sulla sedia vuota accanto a sé, dentro conservava il suo I-Pad e, come sempre, lo poggiò sul tavolo con lo schermo acceso.
«Meglio.» Rispose sedendosi con un sorriso «Così puoi spiegarmi perché fra lei e te non ha funzionato. Ero convinta che fossero tutte rose e fiori!»

 Daniel alzò gli occhi al cielo, da quando le aveva detto di aver rotto con la strega non lo aveva mollato un attimo. «Ti ho già detto che io ed Erika abbiamo deciso, di comune accordo, che non era il caso di andare oltre. Io non piaccio a lei e lei non piace a me! Siamo solo amici.»
Miranda lo guardò con un sopracciglio sollevato, possibile che la credevano tanto ingenua da credere a quella storia?! «Ti piace da quando andavamo alle medie.» Gli ricordò ma l'umano scosse la testa deciso.

 «La parola "piace" è esagerata. Credevo che fosse così ma più che altro mi piaceva l'idea di lei e me...insomma è complicato e non mi va di parlarne, ti basta sapere che non sono più attratto da lei.»
La Succuba avrebbe voluto replicare ma sarebbe stato come andare a sbattere contro un muro di mattoni, perciò lasciò perdere.
Ordinarono entrambi un panino kebab e quando gli venne servito Miranda desiderò sciogliersi, esattamente come quella salsa yougurt grondante da tutte le parti.
«Non crederai mai a cosa mi ha dato Fiona prima di venire qui.» Gli raccontò del pugnale, di quanto fosse seria la zia quando parlava di difendersi e una volta fuori dal locale decise persino di mostrarglielo.

 Quando la lama dello stiletto venne fuori Daniel fischiettò con ammirazione. «E' forte, una perfetta arma da donna!» La Succuba gli diede una leggera gomitata alla spalla, che diavolo voleva dire con "arma da donna"? Suonava quasi come qualcosa di tremendamente sessista!
Però poi il ragazzo sorrise divertito, la stava prendendo in giro. Conosceva Miranda molto bene, compresi i suoi punti deboli, ciò che la faceva arrabbiare o che la infastidiva da morire. Era divertente vedere quell'espressione corrucciata e offesa disegnarsi sul suo viso, la trovava...tenera.

 Ma abbassò lo sguardo e si fece seria «Mia zia è preoccupata da morire.» Confessò in un sospiro. «Glielo leggo negli occhi tutte le volte che esco di casa la mattina.» Come biasimarla?
Daniel le poggiò un braccio attorno alle spalle e insieme ripresero a camminare lungo le strade del centro «Lo sarebbe stata anche se lì fuori non ci fosse nessun folle omicida! E' una vecchia abitudine dei genitori quella di preoccuparsi dei loro figli, e anche se Fiona non è tua madre è come se lo fosse!»

 Miranda lo capiva bene ma, da quando aveva scoperto che Fiona era malata, si era ripromessa di essere lei a proteggerla ad ogni costo. Cercare di prendere il posto degli adulti era una cosa difficile e disarmante a quell'età. Miranda si strinse all'amico e provò a nascondere il viso sul suo petto, le piaceva quel calore e il suo profumo. Per un breve istante si sentì talmente bene che pensò di poter addormentarsi lì, anche in piedi. Ma quella sensazione piacevole svanì in un battito di ciglia.

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