Capitolo 27.
Rimase dinnanzi la lapide di zio Louis fino a quando la cerimonia funebre di Penny non volse al termine. Non era riuscita ad assistere a quello strazio, la vista dei genitori della ragazza e dei compagni di scuola in lacrime la faceva star male.
Preferì restare lontana da tutto quel dolore, evitando di immaginare ciò che avrebbe potuto provare al loro posto e alla fine fu Sebastian a raggiungerla.
Aveva un aspetto orribile e lei non aveva la più pallida idea di cosa dire per aiutarlo a stare meglio. Le parole non avrebbero potuto fare nulla per quel dolore, ne era certa, e vederlo soffrire chiuso in quel silenzio la faceva sentire del tutto inutile.
Somigliava molto a suo nonno, erano vestiti allo stesso modo ma in Sebastian c'era qualcosa di diverso nello sguardo, qualcosa che lo rendeva meno gelido, avvicinabile, fragile.
Miranda gli prese una mano e la strinse fra le sue, quella era la prima volta che lo vedeva dalla notte al porto, si erano solo sentiti per telefono.
Si allontanarono dalla folla che si era radunata attorno alla famiglia per il cordoglio, il ragazzo si lasciò semplicemente guidare e si fermarono su una piccola collinetta lontana, seduti su una panchina.
Miranda gli lasciò la mano ma Sebastian la riacciuffò veloce, non tollerava che la sensazione di calore gli venisse strappata con così tanta facilità, aveva bisogno di quel contatto.
«Ho conosciuto tuo nonno.» La Succuba pensò che, forse, parlargli di qualcosa lo avrebbe distratto un po' «Mi ha seguita quando mi sono allontanata dal funerale di Penny. Ha detto di avermi scambiata per mia madre, credeva di avere avuto una specie di allucinazione.»
Niente. Quando alzò gli occhi sul ragazzo, sperando di vedere una qualunque reazione, si accorse che era rimasto immobile come prima, sembrava una statua.
Miranda gli accarezzò una guancia, avrebbe voluto prendersi un po' di quel dolore e in un certo senso lo aveva fatto. In fondo era stata lei a trovare Penny, gli aveva risparmiato una scena che di certo non avrebbe mai dimenticato.
«Credo che ti ci voglia un po' di tranquillità.»
« Credo che mi ci voglia qualcosa di forte.» Furono le prime parole che gli sentiva pronunciare da quando lo aveva visto. Non era contenta del fatto che volesse affogare il suo dolore nell'alcol ma era comunque una reazione di qualche genere.
La camera di Miranda non era di certo un accogliente locale notturno, ma era il meglio che la loro età potesse offrirgli. Nessuno sano di mente avrebbe permesso loro di varcare la soglia di un bar, erano minorenni e il Radioactive, uno dei pochi locali in città riservato alle creature "diverse", era fuori discussione, specialmente dopo quello che era successo.
La ragazza sgattaiolò al piano di sotto, trafugando alcune bottiglie dal mobile del salotto. Ne prese tre a caso e tornò sopra in punta di piedi, chiuse a chiave la porta e accese lo stereo. Quello era un modo, nel tacito linguaggio fra zia e nipote, per dire che non voleva essere disturbata per nulla al mondo.
Sebastian si era liberato della giacca e della cravatta, aveva sbottonato il primo bottone della camicia ed era seduto sul parquet con una gamba piegata al petto. Il suo volto sembrava molto più rilassato e lo fu ancora di più quando Miranda fece ritorno con il bottino.
«Non so se questo può andar bene.» Ammise mostrandogli una bottiglia di whisky, quella di vodka e la terza di vino. Quest'ultima venne subito scartata e l'Incubo versò una generosa quantità di whisky nel suo bicchiere e la vodka in quello di Miranda.
Aveva un sapore forte, sembrava di mandar giù benzina ma lo fece ugualmente, cercando di non assaporare.
«Hai detto di aver conosciuto mio nonno.» La voce di Sebastian sembrava riemersa da chissà dove, da molto lontano. Era roca e profonda, gli ci volle un po' affinché tornasse quella di prima.
Miranda annuì distrattamente ancora troppo disgustata dalla vodka «Al cimitero» Fece una piccola pausa, aveva l'impressione che le stesse andando la gola in fiamme «Conosceva la mia famiglia, così ha detto, infatti mi ha scambiata per mia madre.»
«Gli hai detto qualcosa del...» Sebastian lasciò quella frase in sospeso ma lei sapeva bene a cosa si riferisse. Lucius non sapeva che a trovare Penny fosse stata lei. Sebastian aveva preferito tenerla fuori da quella storia, altrimenti avrebbero dovuto spiegare com'erano riusciti ad individuare la ragazza, avrebbero dovuto coinvolgere una strega ed un umano, non era il caso di trascinare Erika e Daniel nel loro mondo.
Miranda scosse la testa «Non avrei mai potuto.» Rispose «Ma ha capito subito che anche io sono una custode e mi ha raccomandato di stare lontana dai guai.»
Sebastian alzò le sopracciglia all'unisono in uno sguardo strano, cinico e sarcastico «Lucius il benefattore! L'unico guaio da cui dovresti stare lontana è lui.» L'inimicizia che provava nei confronti del nonno era palpabile, Miranda non aggiunse nulla e preferì mandare giù un altro sorso.
Sebastian la guardò per un istante. Stava bene in quel vestito, anche se lo aveva appena indossato per un funerale. Aveva tolto le scarpe e adesso stava a piedi scalzi, con le gambe rannicchiate da un lato e i capelli intrecciati.
Miranda gli era stata vicino in quei giorni, lo aveva aiutato, aveva cercato di alleggerire il suo dolore mentre lui era stato un vero idiota. «Mi dispiace.» Disse all'improvviso, concentrando lo sguardo sul bicchiere «Sono stato egoista. Ho pensato solo alla mia perdita e non ho minimamente pensato a come stavi tu.»
Sapeva a cosa si riferiva. Miranda aveva trascorso lunghi giorni chiusa in camera per via di ciò che aveva visto ma non aveva mai detto nulla a riguardo «Sto bene.» Tagliò corto, cercando di cambiare discorso ma non stava bene. Mandò giù un altro sorso e notò che dopo un po' la bevanda faceva meno schifo.
Stare in compagnia di Sebastian la faceva sentire come se il resto del mondo non esistesse, di conseguenza riusciva a non pensare a niente di preoccupante ma questo non voleva dire che i problemi sparivano del tutto. Continuavano ad esistere fuori da quella stanza, aspettavano solo che Sebastian tornasse a casa, così avrebbero potuto risucchiarla nuovamente nel buio.
L'Incubo non smetteva di fissarla con i suoi occhi color del ghiaccio, imperturbabili come sempre «Non stai bene» Disse in tono severo. Era certo di ciò che diceva e non importava quanto lei potesse negarlo «Hai visto delle cose terribili, nessuno potrebbe mai stare bene. E' tutta colpa mia.»
«Non lo è affatto.» L'abitudine di Sebastian di colpevolizzarsi faceva allargare quel vuoto che aveva dentro «Io ho deciso di cercare Penny, non tu.»
Non si era pentita di quella scelta, anche se aveva avuto un caro prezzo. Aveva rischiato la propria vita e quella dei suoi amici nel tentativo di salvarla. Il fatto di non esserci riuscita non avrebbe mai sminuito quel gesto.
«Beh, adesso è finita.» l'Incubo mandò giù un ultimo sorso di whisky e, per un attimo, Miranda dovette sforzarsi per capire se faceva riferimento al liquore o alla storia dell'omicidio. Forse ad entrambi ma lei era certa di una verità, il liquido del bicchiere era realmente finito mentre, riguardo la storia degli omicidi, diventava sempre più concreta.
Al cimitero aveva origliato la telefonata di Lucius Mackenzie. La voce dall'altra parte lo avvertiva che c'era stato una seconda scomparsa, questa volta però si trattava di un bambino di otto anni: Thomas Collins. Non lo conosceva, di sicuro apparteneva ad una delle famiglie nobili e probabilmente ne avrebbero ritrovato il corpo in appena ventiquattro ore, forse meno. Però non disse nulla a Sebastian, il ragazzo era palesemente sconvolto e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era il peso di quell'ennesima, tragica, notizia.
Non sapeva spiegarsi il motivo ma aveva una strana sensazione riguardo all'amico, forse per via di quello che le aveva detto Lucius al cimitero; Sebastian aveva bisogno di essere protetto fino a quando non sarebbe stato abbastanza pronto per affrontare ciò che stava accadendo, e lei avrebbe dovuto aiutarlo a raggiungere quell'obiettivo. Il perché non lo sapeva, sentiva che quella era una sua responsabilità. Con decisione gli tolse la bottiglia dalle mani e il bicchiere. «Abbiamo affogato tutto ciò che c'era da affogare» Disse con un sorriso gentile, mentre il rancore racchiuso in quegli occhi gelidi spariva per sempre «Ti riaccompagno a casa adesso.»
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