Capitolo 24.1
«Che ci fai qui?» Gli chiese.
Il ragazzo aveva riflettuto sul modo in cui l'aveva trattata quando era andata a trovarlo, lei era stata gentile mentre lui imperdonabile. Era lì per scusarsi ma la fretta del trio gli fece sorgere una domanda impossibile da far tacere, «Dove state andando?»
Prima di rispondere Miranda guardò i suoi amici, cercava la loro approvazione dato che erano una squadra e le decisioni venivano prese insieme. I due le fecero un lieve cenno col capo ma non potevano perdere ancora tempo, stavano indugiando troppo.
Afferrò Sebastian per il polso, senza badare ai suoi tentativi per liberarsi dalla presa e lo trascinò con loro. «Abbiamo trovato Penny.» Gli spiegò infine «Erika ha visto una specie di capanno nella zona del porto ma dobbiamo sbrigarci» Fece un attimo di pausa, questo non sarebbe stato bello da spiegare «L'ha sentita urlare.» Aggiunse.
Sebastian smise di fare resistenza in quello stesso istante e cominciò a seguirli senza obiettare.
Voltarono l'angolo per ritrovarsi in un piccolo vicolo cieco.
«Da qui non si esce.» Bofonchiò Daniel ma era una cosa piuttosto ovvia. Tuttavia sembrava non importare alle due ragazze.
«Ok, sembra che non arrivi nessuno.» Miranda diede uno sguardo veloce ma attento alla strada principale, e quando Erika le fece segnale afferrò Sebastian per una manica del giubbotto, tenendolo ben stretto a sé, mentre la strega faceva lo stesso con Daniel.
«Si può sapere che...» Sebastian non riuscì nemmeno a terminare la frase, Miranda ed Erika si presero per mano, andando a formare quello che sembrava una specie di cerchio, e scomparvero nel nulla senza lasciare tracce, solo una lieve aura.
Quando ricomparvero, Daniel e Sebastian subirono le conseguenze dell'incantesimo lanciato da Erika. Erano riusciti a spostarsi da un punto ad un altro della città con la semplicità di un battito di ciglia, ma per chi affrontava quel genere di esperienza per la prima volta poteva essere poco piacevole.
Daniel crollò con le ginocchia a terra nonostante Erika stesse cercando di reggerlo. Si sentiva tutto sotto sopra, letteralmente, era come se avesse il cervello nello stomaco e le budella chissà dove, per non parlare della nausea!
Per Sebastian fu come ricevere, all'addome, un pugno da un gigante. Gli mozzò il fiato in gola e più cercava di respirare più sentiva il petto rigido, bloccato.
Miranda lo fece sedere a terra, si inginocchiò di fronte a lui e lo costrinse a guardarla negli occhi, sapeva bene come ci si sentiva. «Devi cercare di stare calmo.» Gli ripeteva ma l'Incubo divenne paonazzo in volto e sembrava che gli stessero schizzando gli occhi di fuori. Allora gli prese una mano e la poggiò sul proprio petto, sperando che potesse sentire il battito del cuore.
«Lo senti? Il tuo batte allo stesso modo, te lo posso garantire, solo che questo tipo di incantesimo ti incasina un po' il cervello. La tua mente crede di soffocare ma non è così, inspira lentamente, come faccio io.»
Il ragazzo si affidò completamente alle sue parole, il panico iniziò a scemare e l'aria gli riempì finalmente i polmoni. Fu come riemergere in superficie dopo interminabili minuti di apnea.
Quando riuscì a riprendersi anche la mente ritornò a funzionare «Dove siamo?» Chiese. Si guardava intorno non riconoscendo quei vicoli, ma dalla puzza comprese che dovevano essere al porto.
«E' stata una cosa pazzesca!» A poco più di qualche passo la voce di Daniel li riscosse «A che serve una macchina quando puoi fare questo?»
Miranda gli passò accanto e lo spinse in modo scherzoso «Hai idea della fatica che ci vuole per spostare così tante persone?»
«Già.» Bofonchiò Erika, non dava l'impressione di essere stanca ma le comparvero quasi istantaneamente un paio di ombre sotto gli occhi «Al ritorno andremo a piedi infatti!»
Proseguirono lungo il vicolo nel quale erano apparsi e si lasciarono guidare dalla strega, era lei ad avere localizzato Penny dopotutto.
Sebastian non aveva mai visto né partecipato ad una cosa simile ma non lo sorprendeva il fatto che per Miranda fosse tutto così naturale.
«Tu non sei stata male come me e Daniel.» Le fece notare quasi come se volesse colpevolizzarla di qualcosa «Scommetto che non è la prima volta che lo fai.»
«Esatto.» Rispose la Succuba nascondendo un sorrisetto soddisfatto «Lo facciamo da quando eravamo bambine.»
«Anche gli incantesimi di localizzazione?» Poi la sua attenzione cadde sulla ferita che aveva alla mano. Gliela prese e la strinse fra le sue, guardando quella fasciatura grossolana. «Che hai fatto qui?»
Miranda tirò via la mano e provò a nasconderla, era un taglio lieve e sarebbe scomparso entro la mattina successiva «Serviva un po' del mio sangue per l'incantesimo.» Spiegò infine «Sangue di una custode per trovare una custode.»
L'Incubo la guardò negli occhi e si chiese quale fosse la forza che la spingeva ad agire in quel modo, un po' d'istinto e un po' per via del suo coraggio. «Avrebbe dovuto essere la mia mano, Penny è mia amica.»
«Penny è una custode e lo sono anche io.» Replicò Miranda, non ammetteva obiezioni su quel punto, «Quando sono stata io ad avere bisogno del tuo aiuto non ti sei tirato indietro e non mi conoscevi nemmeno; lo hai fatto perché siamo uguali, perché avevi il potere per farlo o semplicemente perché ti andava, non lo so, adesso tocca a me seguire il tuo stesso esempio.»
Quando la strega si fermò, il resto del gruppo la imitò. Erano di fronte ad una sorta di capannone fatiscente, con le finestre rotte e le porte ben chiuse. Alle loro spalle si dipanavano una serie di stradine labirintiche e infine il molo e i suoi odori forti.
«E' questo il posto che ho visto.» Disse Erika guardando l'edificio con il naso all'insù. Aveva a dosso una strana sensazione d'inquietudine che non dipendeva solo dalla fatica dell'incantesimo, quel posto emanava delle energie estremamente negative.
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