Capitolo 2.
Dormire a casa di Erika aveva anche dei lati negativi, come ad esempio i turni per il bagno. Non era mai facile essere pronti per la lezione delle otto.
Miranda si sentiva come se avesse appena finito di lottare per la propria vita, invece aveva solo tentato di avere il primo turno per la doccia.
Aveva indossato la grigia e triste divisa della scuola, esaminando la propria immagine attraverso lo specchio, un ultimo controllo prima della colazione.
I suoi grandi occhi verdi, simili a due smeraldi luminescenti, studiarono in modo severo ogni centimetro del proprio viso: aveva due lievi occhiaie bluastre, forse perché era andata a letto troppo tardi, ma era probabile che il suo corpo cercasse di comunicarle qualcosa che andava oltre la mancanza di sonno: era trascorso troppo tempo dall'ultima volta che si era "nutrita".
Cercò di non pensarci e proseguì con l'analisi, passando all'incarnato: era talmente chiaro che, in alcuni punti, sembrava trasparente, un altro effetto della mancanza di nutrimento, pensò. Sbuffò infastidita, come se si sentisse offesa per qualche dispetto subìto, e preferì occuparsi dei capelli. Erano molto lunghi, morbidi come seta e di un particolare rosso ciliegia, sembrava che centinaia di lingue infuocate le danzassero sulla testa. Li divise senza eccessiva cura in due grosse ciocche e cominciò a lavorarli, fino a formare una lunga treccia a spina di pesce.
Adesso andava molto meglio, passò la treccia in avanti e lasciò che scivolasse sul seno destro, era pronta per la colazione.
Dal piano di sotto proveniva un delizioso profumo invitante: torta di mele, cappuccino e cornetti caldi alla crema di lamponi; avevano un potere d'attrazione quasi più potente di un incantesimo!
A volte, Miranda pensava che ci fosse qualcosa di bizzarro nella famiglia di Erika. Lei adorava i Green, su questo non aveva alcun dubbio, e loro amavano lei; tuttavia, si sentiva spesso assalire da una strana inquietudine, e non solo perché erano tutti quanti delle streghe e stregoni potenti!
Sembrava una di quelle famiglie partorite direttamente da uno spot televisivo. Quando mise piede in cucina ne ebbe l'ennesima conferma: i genitori erano entrambi bellissimi e sempre in perfetto ordine. Non ricordava di avere mai visto Liz senza un filo di trucco, o Marcus sdraiato sul divano a bighellonare.
In quell'istante, la madre dell'amica sbucò da dietro il bancone della cucina e le rivolse un sorriso, smagliante e luminoso.
Indossava un tubino nero accuratamente protetto da un grazioso grembiule colorato, perfettamente pulito!
Liz somigliava molto alla figlia Erika: avevano gli stessi lunghissimi capelli corvini, gli stessi occhi blu e lo stesso naso piccolo e all'insù.
La donna era più bassa di qualche centimetro, ma era un dettaglio insignificante, dato tutto il resto.
«Buongiorno cara.» La salutò sfilandosi i guantoni da cucina. La abbracciò calorosamente e poi si allontanò di qualche centimetro per guardarla meglio, «Sei magnifica come sempre. Ho preparato la torta di mele, la tua preferita.»
«Grazie, ma non era necessario così tanto disturbo.» Rispose Miranda imbarazzata, ma Liz scosse la testa e la invitò a raggiungere la tavola.
«Come va?» Anche Marcus la accolse con un sorriso gentile e cordiale, tirò una sedia all'indietro e la fece sedere accanto a sé «Ti vedo un po' pallida, non dovresti trascurati in questo modo.» Quando parlava con quel tono, ovvero con un filo impercettibile di rimprovero nella voce, profonda e melodiosa, voleva dire solo una cosa: "nutriti o rischierai di saltare al collo di qualche umano sfortunato".
Questo genere di libertà non la preoccupava affatto. Con i coniugi Green era in rapporti ottimi, erano praticamente una seconda famiglia e Marcus poteva permettersi di fare certe allusioni. Ciò che la infastidiva, era essere trattata come una Succuba di appena cinque anni!
«Sono solo un po' stanca, tutto qui.» Rispose, versandosi del caffè bollente in una tazza, «Comunque, avevo già deciso di uscire stanotte.»
«Uscire? Per andare dove?» Daniel era appena entrato in cucina, cogliendo al volo gli ultimi brandelli di quella conversazione, ma non fu difficile mettere insieme i pezzi e comprenderne il senso.
«Da nessuna parte.» Tagliò corto la ragazza in tono severo. Daniel era estremamente curioso, abbastanza da superare parecchi limiti; le loro vite lo entusiasmavano a tal punto da confondere realtà e finzione.
Erika li raggiunse poco dopo, e una volta finita la colazione salutarono i Green, ringraziandoli per l'ospitalità. Si stava facendo tardi e la scuola li stava aspettando.
Studiavano in uno degli istituti più antichi e rinomati della città, frequentato per lo più da ricchi snob e borghesi con la puzza sotto al naso. Del resto, i genitori di Erika erano due avvocati piuttosto famosi nel mondo umano, mentre il padre di Daniel un noto professore universitario. Miranda, invece, poteva semplicemente permetterselo. Sua madre era morta quando lei era molto piccola, non ne conservava alcun ricordo, mentre di suo padre non sapeva nulla. Era stata adottata dai suoi prozii, Fiona e Louis Giordan, un Incubo (nome utilizzato per indicare le creature come lei, ma di sesso maschile), e un'umana. Due persone straordinarie che amava tantissimo.
Anche se lo zio era venuto a mancare quando lei aveva dieci anni, aveva lasciato loro una rendita piuttosto notevole, che le permetteva di frequentare le migliori scuole della città, perciò eccola lì. Ma quel posto non la entusiasmava affatto.
Tutte le volte che attraversava il grande cancello, veniva colta da una strana fitta allo stomaco, una sensazione che svaniva in pochi secondi ma, comunque, spiacevole.
La verità, le faceva paura ammetterlo, era che fra quelle mura si sentiva soffocare, come se non fosse il suo posto; a lei non piaceva pensare certe cose, perché zio Louis le aveva sempre insegnato che il mondo era uno e, cosa più importante, non apparteneva solo agli umani. Perciò, non aveva alcun motivo di sentirsi un'estranea. Tuttavia, doveva restare nascosta ai loro occhi, non erano pronti per certe verità, la loro natura distruttiva li avrebbe condannati tutti.
Demoni, streghe, umani con poteri straordinari, fate, folletti e altre creature, appartenevano al mondo degli incubi, era meglio lasciarli lì, anche se Daniel diceva sempre una cosa: "tu ed Erika siete il mio incubo migliore".
Con quelle parole che le frullavano nella testa, si sentì un po' più sollevata, la morsa allo stomaco si allentò e tutto tornò ad essere normale.
Erika si era fermata con un paio di studentesse del secondo anno, facevano tutte e tre parte del comitato accoglienza matricole, comitato organizzativo, assemblea studentesca e altro ancora. La strega sembrava nata per quello: parlare in pubblico, organizzare eventi nei minimi dettagli, mescolarsi con le persone normali; tutte cose per cui Miranda non era tagliata.
Rimase qualche passo indietro insieme a Daniel e il ragazzo le si avvicinò all'orecchio «Portami con te stasera.» Sussurrò tenendo gli occhi bassi, cercava di non attirare troppo l'attenzione della strega.
In un primo momento, la giovane creatura non comprese il senso di quelle parole, ma poi fu tutto più chiaro «Assolutamente no!» Rispose indignata, cercando di contenere la propria irritazione. Non era la prima volta che l'amico esprimeva il desiderio di accompagnarla, in quella che lui si ostinava a chiamare "caccia", e a lungo andare anche lei aveva iniziato a indicarla con quel nome odioso. «Tu non ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo.»
«Credo proprio di sì invece.» Insistette Daniel con una certa sicurezza nella voce, «Non ti disturberò, non mi sentirai nemmeno, lo prometto.»
«Non è questo il punto.»
«E allora qual è il problema? Se hai paura che Erika possa farci una ramanzina, sta tranquilla, stasera andrà a trovare la sorella insieme ai genitori, tornerà domani mattina.»
Miranda alzò gli occhi al cielo e sbuffò, «Erika non c'entra nulla. Non mi va che stai a guardare mentre mi nutro di qualcuno, di un umano.»
«Di un mio simile vuoi dire?» La guardò intensamente, i suoi grandi occhi marroni sembravano contenere un mondo a parte, una realtà pura e semplice che nessuno poteva comprendere a parte lui. «Sono molto più simile a te e ad Erika che a qualunque altro umano!» Le ricordò, insistendo particolarmente su queste ultime parole.
Miranda non seppe cosa rispondere. Avrebbe voluto rifiutare, ma si ammutolì, fino a quando le labbra di Daniel si allargarono in un dolce e grato sorriso vittorioso.
Erika finì di parlare in quel preciso istante, si voltò e sospirò, non erano nemmeno le otto e trenta, eppure era già stanca e stressata.
«Qualcosa non va?» Daniel corrugò la fronte preoccupato. D'impulso provò a prenderle le mani, intenzionato a darle conforto, ma poi ci ripensò.
Di tanto in tanto, Erika aveva l'abitudine di ricordargli che fra loro non ci sarebbe stato nulla più che un'amicizia.
Quelle semplici e sincere parole gli avevano mandato in frantumi cuore e orgoglio, ma era meglio starle accanto come amico che starle del tutto lontano.
«Nulla di importante.» Rispose Erika, fingendo di non aver visto le mani dell'amico pronte a prendere le sue «Dobbiamo organizzare la festa di Halloween, il comitato ha già ottenuto i permessi e il preside ha dato l'okay. Credevo che avremmo iniziato fra due settimane, invece no.» La strega alzò gli occhi verso Miranda «Questo vuol dire che non potrò seguire quel corso di pittura e disegno creativo di cui avevamo parlato.» Disse dispiaciuta.
La creatura scosse la testa, dandole una lieve pacca sulla spalla «Non è affatto un problema.» Le assicurò «Vorrà dire che sarò costretta ad interagire con altra gente!»
Quando la campana suonò si diressero verso la loro classe. Stavano attraversando il cortile, quando gli occhi di Miranda indugiarono su un ragazzo in particolare: Sebastian Hale MacEnzie. Non era l'unica a guardarlo, ma il suo interesse era diverso da quello degli altri studenti. Era innegabilmente carino, con i capelli corvini perfettamente in ordine, il viso pulito, le labbra carnose e quegli occhi talmente chiari, da possedere alcune sfumature che li rendevano simili al colore del ghiaccio, per non parlare poi del fisico statuario.
Tutti gli studenti avevano l'obbligo di indossare la divisa della scuola, rischiando di rimanere un po' anonimi fra la massa, ma lui era capace di vestire bene anche la cosa più scialba. La sicurezza che sfoggiava con orgoglio faceva girare la testa a chiunque, e magari esisteva una sorta di regola intrinseca per cui ogni scuola doveva avere un ragazzo in particolare, più bello e osannato da tutti.
Ma non erano queste le ragioni che spingevano Miranda a guardarlo. Sebastian si era trasferito in quella scuola da poco più di un mese e mezzo, conquistando l'entusiasmo dell'intera scolaresca in meno di una settimana. Era bravo a scuola e negli sport, educato con gli insegnanti e ancora di più con il resto del personale, tuttavia, nessuno di loro sapeva cosa si nascondeva dietro quel bel viso, eccetto lei.
La prima volta che lo aveva visto, in mensa, si era sentita come se le avessero dato un pugno nello stomaco, quel ragazzo era un Incubo, una creatura come lei, e questo l'aveva colpita più di quanto avesse fatto il suo bell'aspetto.
Era sempre stata l'unica della sua specie a frequentare quella scuola, ma adesso erano in due. Da quel giorno, non aveva fatto altro che chiedersi come fosse la vita di Sebastian.
Era evidente che mischiarsi con gli umani gli riusciva benissimo, mentre lei incontrava sempre delle difficoltà, non a caso gli unici amici che aveva, Erika e Daniel, non erano persone comuni! Di lui, però, non sapeva nient'altro, ecco perché lo guardava spesso, sperava di capirne di più. Una volta aveva chiesto a Daniel di usare i suoi poteri telepatici su di lui, per capire cosa pensava, ma l'amico si era rifiutato: «Questo è barare.» Le aveva detto «Se proprio ci tieni va da lui e presentati.» Ma lei non lo aveva fatto, né aveva intenzione di farlo. Solo perché appartenevano alla medesima specie, non voleva dire che dovevano essere amici.
Alla prima ora di lezione li attendeva miss Betty Finch, l'insegnante di storia dell'arte. Miranda posizionò i libri sul banco e, senza rendersene conto, cominciò a disinteressarsi, spostando lo sguardo fuori dalla finestra e sperando di giungere, il prima possibile, al termine di quelle interminabili ore di scuola.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti, spero che anche questo secondo capitolo possa avervi incuriositi e, nel frattempo, vi lascio anche con alcune illustrazioni inerenti alla storia, disegnate, inchiostrate e colorate da me.
A presto.
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