Capitolo 17
Tornata a casa trovò le luci del salotto già spente, segno che zia Fiona era andata a dormire. Le pillole le mettevano sonnolenza a volte.
Miranda si trascinò al piano di sopra, impiegò dieci minuti per togliere tutto quel cerone bianco che la rendeva pallida, lavò i denti, si liberò dell'abito da sposa e indossò dei comodissimi pantaloni da tuta e una canottiera a quadri colorata.
Sgattaiolò in camera con passo felpato, chiuse la porta a chiave e quando accese la luce del comodino trovò Sebastian seduto sulla poltrona della scrivania, lo aveva fatto entrare dalla finestra.
«Tieni, ti ho portato questi.» Gli passò alcuni batuffoli di cotone ed un prodotto per togliere anche i suoi strati di cerone. Il trucco cominciava a pizzicargli la pelle e non lo sopportava.
«Grazie»
Miranda si sedette sul letto con le gambe incrociate, esattamente di fronte a lui, intento a struccarsi davanti ad uno specchio.
Dopo avere strapazzato Penny con dei poteri che non sapeva di possedere, la situazione era tornata quasi del tutto normale. Daniel era sbalordito, lo erano un po' tutti in realtà, però lo aveva convinto a tornare alla festa, non dire nulla ad Erika ma soprattutto a non pensarci troppo.
Sebastian era riuscito a persuaderla di una cosa: quella era una questione che riguardava solo loro Incubi, avrebbe potuto confidarsi con i suoi amici solo dopo averne parlato con lui. Anche perché non sapeva cosa fosse accaduto di preciso.
Attese che la faccia del ragazzo tornasse normale almeno un po', e quando mise giù il flacone per togliere il trucco prese un bel respiro.
«Che mi è successo?» Era pronta all'interrogatorio, aveva aspettato abbastanza e adesso voleva delle risposte.
Sebastian sapeva che l'incognita che le leggeva in faccia era reale, non stava mentendo, era confusa sull' accaduto solo che non sapeva come dirle la verità.
La ragazza affondò le dita fra i capelli. Erano lunghi e morbidi, e tutte le volte che li muoveva gli arrivava quel delizioso profumo di shampoo. «Miranda devi dirmi tutto ciò che sai sulla tua famiglia.» Le disse.
La Succuba sollevò lo sguardo, perché quella domanda? E poi avrebbe dovuto essere lui a sputare il rospo riguardo la propria di famiglia.
«Sei un nobile» Gli disse e non era una domanda «Perché non mi hai detto che tuo nonno è il capo del tuo clan?»
Il ragazzo scrollò le spalle «Cosa importa di chi sono nipote? Tu hai detto di non appartenere a nessun clan!»
Non aveva tutti i torti «Non è questo il punto.» Ma in realtà non sapeva nemmeno lei quale fosse il punto. Gli Incubi nobili erano sempre stati i capi dei più importanti clan. Avevano istituito delle vere e proprie classi di governo all'interno della loro società, mantenevano l'ordine, amministravano la giustizia e tutti coloro che vivevano sul loro territorio. Ma un giorno qualcuno si stancò di quell'equilibrio statico che andava avanti da secoli, decidendo che era giunto il momento di cambiare le cose. Erano esplose delle guerre contro le più influenti famiglie nobili, alcune si erano addirittura estinte mentre quelle sopravvissute si erano arricchite a dismisura con i beni sottratti alle vittime. Molti avevano parlato di evoluzione, di darwinismo sociale, ma era solo un modo sciocco di giustificare quel massacro dovuto in realtà all'insaziabile sete di potere. Ormai erano rimasti in pochi, dovevano provvedere alla sicurezza delle loro famiglie ma in sostanza erano quello che poteva definirsi "merce rara".
La Succuba si massaggiò le tempie e cominciò a percepire un lieve pizzicore e dolore alla testa «Mia madre è morta quando ero molto piccola.» Disse, rispondendo alla domanda che le aveva posto prima «Sono stata cresciuta da Louis Giordan, fratello di mio nonno, Arnold Giordan. Mia madre era Astrid Giordan e mio padre...ad essere sincera non ne ho idea, so solo che si chiamava Alexander Balio. Soddisfatto adesso?»
Sebastian ci rimuginò su per qualche istante, il nome Giordan gli era familiare ma non osò nemmeno fare supposizioni azzardate.
«Tu sai cosa sono i custodi?» Le chiese infine. Si alzò dalla poltrona e cominciò a camminare lungo la stanza. Il suo tono era pacato, non voleva che la zia della ragazza si svegliasse.
Miranda scosse la testa, non aveva idea di cosa stesse parlando.
«Le famiglie nobili governavano la nostra gente, gli Incubi, questo lo sai?!»
«Sì, so anche che alcune di esse hanno fatto una brutta fine.»
« E ne conosci anche il motivo?»
Immaginò che potesse trattarsi di politica, potere e quant'altro ma non ebbe il tempo di esporre le sue teorie che Sebastian riprese a parlare.
«Ogni famiglia nobile custodisce un prezioso "segreto", è questo a renderli straordinariamente più potenti delle altre stirpi di Incubi.» Spiegò «Questi "segreti" erano quello che faceva la differenza in ogni battaglia, ovvero ciò che rendeva e rende i nobili diversi da ogni altra stirpe: ciò di cui parlo sono poteri straordinari, fuori dal comune. Ogni famiglia nobile aveva un membro che veniva chiamato custode, era questa persona la fonte del potere e ne aveva cura affinché tutti gli altri membri potessero usufruirne. Se il custode moriva l'intera famiglia si indeboliva. All'incirca venti anni fa ci fu una rivolta brutale, un ristretto numero di Incubi denominati "ribelli" si scagliò contro numerose famiglie nobili colpendole dritte al cuore. Alcuni dicono che questi "ribelli" volevano rubare i poteri delle famiglie più potenti ma una cosa del genere è impensabile! Altri, invece, che ad iniziare tutto sia stato un nobile stesso, deciso a prendere il controllo su tutti noi. Io non so quale sia la verità, mio nonno non ne parla mai ma tutti i nobili che conosco hanno perso qualcuno. Io mio padre, mia nonna e i miei zii; Penny ha perso i nonni materni e paterni, mentre sua madre ha lasciato il padre a causa della paura di venire uccisa e poi ci sei tu.» Il cuore di Miranda fece un balzo all'indietro e lo stomaco si contrasse provocandole dolore.
«Io non ho la certezza che la tua fosse una famiglia nobile ma nessun altro Incubo riuscirebbe a fare quello che hai fatto tu stasera. Io credo che tu sia una custode, l'ultima della tua famiglia.»
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