Capitolo 14.
Era appena entrata quando lo vide. All'inizio non lo riconobbe nemmeno dato che sembrava travestito da zombie ma quegli occhi li avrebbe riconosciuti ovunque.
Sebastian era in piedi vicino al banco delle bevande, stava guardando la pista alla ricerca di qualcuno e ogni tanto lanciava fugaci saluti ad alcuni amici, fino a quando la vide, allora i suoi occhi smisero di vagare per la palestra.
Miranda non era sicura ma quando lui la salutò ne fu certa, era lei che stava cercando. Gli si avvicinò per salutarlo e quando fu abbastanza vicina riuscì a distinguere meglio i particolari del suo trucco.
«Cavoli!» Esclamò sorpresa, sollevò una mano e istintivamente poggiò un dito sulla guancia del ragazzo «Sembra sangue vero, chi ti ha truccato in questo modo?»
Sebastian la imitò, si passò un dito sulla guancia e annusò la mistura rossa «E' succo di mirtillo, è stata una mia amica della vecchia scuola, sono uno zombie.»
La ragazza gli sorrise compiaciuta e ricordò improvvisamente ciò che voleva chiedergli. «Che ci fai qui? Credevo che fossi all'altra festa.»
«Infatti. Stavo tornando a casa e avevo pensato di passare e dare un'occhiata, non ti ho vista molto in giro.»
Forse era lì da parecchio e magari la cercava da un po', «Ero fuori a prendere un po' d'aria.» Spiegò tralasciando il breve momento di panico vissuto a causa della confusione «Ho passato tutta la sera a fare le veci di Erika, le ho proposto di prendere il suo posto cosicché lei potesse godersi la serata.»
«Altruista da parte tua.»
Miranda lanciò un'occhiata ai suoi amici, stavano ancora ballando e la strega sembrava divertirsi molto. «Le dovevo un favore.»
«Se non sbaglio anche a me.»
Le parole del ragazzo la attirarono come una specie di melodia ipnotica. Si voltò a guardarlo e non sapeva se essere divertita o in ansia «Cosa vorresti da me stasera?! Un bicchiere di succo d'ananas corretto?»
Sebastian notò con piacere che quel tono sarcastico aveva fatto ritorno, scosse la testa divertito e pensò che forse chiedere un ballo era un po' troppo, per il momento «Sei la sostituta della presidentessa, fammi vedere se il vostro tour dell'orrore è all'altezza delle mie aspettative.»
Il tour non sarebbe stato nemmeno all'altezza delle aspettative di un bambino di cinque anni, ma il comitato aveva insistito nell'organizzarlo ed Erika aveva dato il suo consenso, anche se non era stata lei a realizzarlo.
Si trattava semplicemente di una specie di labirinto costruito fuori, al fianco della palestra. L'idea era che gli studenti avrebbero dovuto essere terrorizzati lungo il percorso da una serie di personaggi spaventosi, ma gli attori si erano stufati dopo una certa ora e, adesso, il tour del terrore era solo una passeggiata al chiaro di luna.
C'erano un paio di finte mummie appese ad un albero, delle tombe vuote dalle quali avrebbero dovuto saltare fuori due vampiri e la maschera di una strega gettata in un angolo.
L'unica cosa ancora funzionante era la nebbia prodotta dal ghiaccio secco, si avviluppava alle loro gambe ed emanava uno strano odore inquietante.
«Non credi anche tu che ci sia odore di tomba?» Sorrise Sebastian.
Miranda dovette ammettere che quel tour era un vero fiasco «Non è rimasto più nessuno a saltare fuori dai cespugli.» Notò dispiaciuta, era stata così presa dal ruolo di sostituta presidentessa che non aveva avuto il tempo di fare quel giro prima.
«Forse è meglio che non lo dici ad Erika.» Le suggerì il ragazzo «Sembra una che ama il controllo e la perfezione, potrebbe venirle un esaurimento nervoso se sapesse che il tour è stato un fiasco.»
Non la conosceva nemmeno ma era come se l'avesse già capita.
«Se la serata si concluderà per il meglio, qualunque cosa io le dica mi risponderà con un sorriso sulle labbra, almeno spero.»
Sebastian ricordò di avere visto la strega e l'umano dentro la palestra, sulla pista da ballo «Vuoi dire che la tua amica e l'umano...» lasciò la frase sospesa e Miranda annuì col capo.
«Si chiama Daniel.» Puntualizzò con un pizzico di acidità «E sì, hanno una cotta l'uno per l'altra da diversi anni.»
«Oh!» L'esclamazione dell'Incubo era un misto fra sorpresa e sollievo «Io credevo che tu...si insomma che tu e lui...» un'altra pausa di sospensione.
«Io e Daniel?» Miranda era disgustata al solo pensiero «E' il mio migliore amico!»
Sembrava offesa, l'Incubo non sapeva come interpretare quegli occhi verde smeraldo, sembravano fiammeggianti. «Non volevo insinuare nulla, è solo che quando sei stata male sembrava davvero molto disperato.»
La ragazza abbassò lo sguardo e si sentì arrossire sotto a tutto quel cerone bianco che Erika le aveva fatto mettere per il trucco, «E' quello che succede se tieni davvero ad una persona.» Rispose e in quelle parole era nascosta anche una briciola di risentimento. Ogni parola che pronunciava risuonava nelle orecchie dell'Incubo come un rimprovero.
«So cosa si prova quando si tiene a qualcuno.» Replicò. Non voleva sembrare sgarbato ma era stufo di passare per l'essere dal cuore gelido e spietato «Nonostante quello che ho detto, quel giorno a casa mia, io ho degli amici in questa scuola.»
In quel momento Miranda comprese che, probabilmente, era stata molto dura nel giudicarlo male. Adesso era lei a sentirsi una stupida, arrogante e presuntuosa «Mi dispiace, non volevo essere così pesante. E' colpa di mio zio, lui mi ha insegnato che gli altri miei simili sono solo degli arroganti pomposi, non posso farci niente.» Calciò una foglia, o almeno le sembrò dato che non riusciva a vedere i suoi piedi coperti dall'abito «Tu sei il primo incubo che conosco, dopo mio zio chiaramente.» Srotolò quella frase in fretta, a bassa voce, come se stesse rivelando un segreto inconfessabile e imbarazzante.
Sebastian, chissà perché, non ne fu affatto sorpreso. Forse lo aveva capito dal modo in cui lei guardava gli altri, dal modo in cui si amalgamava bene a quel mondo. Era chiaro che non stesse fingendo, che quei sentimenti nei confronti degli umani erano reali.
«Non c'è niente di male.» Le rispose in tono tranquillo, l'ultima cosa che voleva era metterla in imbarazzo, anche se sospettava che esistevano poche cose capaci di imbarazzarla. «Sei cresciuta lontana dai tuoi simili, io lontano dagli umani, è del tutto normale.»
Quella frase accese una specie di curiosità nella mente della ragazza «Come mai hai cambiato scuola?» Il giorno in cui era stata male, lei gli aveva assicurato di non essere un'esiliata ma adesso cominciò a pensare che magari avrebbe potuto esserlo lui.
L'incubo scrollò le spalle, «Ad essere sincero non ne conosco bene la ragione.» Ammise e i suoi occhi parvero risplendere al buio, assumevano sempre delle sfumature affascinanti. Era chiaro che non voleva calarsi nei dettagli e lei non indagò oltre. Stavano quasi per arrivare alla fine del tour, potevano già sentire la musica provenire dalla palestra. «Devo ammettere che questo è stato il peggior tour della storia delle notti di Halloween!» Scherzò infine. «Anche nella mia vecchia scuola organizzavano feste simili.»
«E dov'è la tua vecchia scuola?»
«Beh, non so se ne hai mai sentito parlare dell'accademia Mackenzie.»
Ovvio che l'aveva sentita, una volta, e mentre una parte di sé era stupita, l'altra non lo era affatto. «E' una nostra scuola, non è così?» Chiese in tono timido, temporeggiando un po' sulla parola nostra.
Il ragazzo annuì col capo, fece per aprire bocca e parlare ma venne distratto da altro.
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