Marito e Moglie
«Il mio nome è Robert Schubert e sono originario di Monaco di Baviera. Io e mia moglie Gretchen abbiamo convolato a nozze un paio di settimane fa e come luna di miele ho voluto assecondare il suo desiderio di rivedere la famiglia che non riabbracciava da diversi anni. Siamo così giunti nella piccola città di Waldstill, situata nella valle ai margini della foresta. Sono sicuro che concorderete con me che si tratta di un posto delizioso. I primi giorni sono stati magnifici, sebbene molti paesani dimostrassero del silente riserbo nei nostri confronti. O, per meglio dire, nei miei. Posso capire; in fondo si tratta di una comunità chiusa che segue ancora le vecchie tradizioni e non riceve molti stranieri. Tutto andava per il meglio fino a quella sera... Stavamo ritornando alla locanda dove alloggiavamo quando...»
La voce del giovane si spezzò in un ansito, come se il ricordo di ciò che era accaduto fosse troppo da sopportare. Strinse le mani a pugno, indugiando prima di continuare il racconto. Il suo ospite non lo incalzò, gli diede il tempo necessario di calmarsi e per questo gliene fu grato. Quanto ricominciò a parlare, il suo tono fermo si era trasformato in un sussurro tremante.
«Era da poco passato il crepuscolo. Stavamo tornando alla taverna in cui alloggiavamo quando dei briganti ci colsero alla sprovvista. Era buio e non sono riuscito a osservarli in volto, ma non dimenticherò mai i versi gutturali che emisero dalle loro labbra. Rassomigliavano più a delle bestie che a uomini. Provai a farli ragionare, affermando che con noi non avevamo né soldi né oggetti di gran valore, ma loro non accennarono ad ascoltarmi. Accadde tutto in un attimo. Uno di loro mi saltò addosso con una velocità che... Non mentivo quando affermavo che possedevano più similarità con gli animali che con noi cristiani. Provai inutilmente a divincolarmi dalla sua presa, ma la creatura mi tenne a terra con una forza sovrumana. Non sembrava intenzionata a nuocermi, almeno non ancora, e solo allora mi resi conto a chi puntavano. Tentai di difendere Gretchen, lo giuro. È da allora che maledico me stesso e la mia debolezza per ciò che è accaduto, per quello che mi hanno obbligato a vedere...»
Di nuovo, il giovane si bloccò, la sua voce si estinse in un singulto sommesso. Chiuse gli occhi, mentre una singola lacrima gli scivolava lungo il volto, scomparendo nella barbetta ispida di qualche giorno che gli velava la mascella. Non si prese la briga di asciugare la prova della sua vergogna, tant'era preso nei suoi ricordi. Aveva ancora gli occhi chiusi quando ricominciò a parlare. Ormai non riusciva a trattenere i singhiozzi; marcavano le frasi che gli uscivano dalle labbra come un fiume in piena, scandendone il ritmo.
«Mi obbligarono a guardare ciò che le fecero. Gretchen piangeva e si dimenava, implorava aiuto mentre quei demoni dalle sembianze umane le strappavano le vesti e le ferivano il corpo. Ridevano, o almeno credo che quei versi blasfemi fossero delle risate. Godevano del suo dolore e della mia disperazione, si cibavano di esse. A mia volta gridai e gridai, finché dalla bocca non mi uscì più un fiato. Malgrado ciò, ogni imposta rimase chiusa, ogni porta sbarrata, ogni strada deserta. Eravamo soli, in balia dei nostri aggressori. Giocarono a turno con il corpo di Gretchen finché non si stancarono e di lei non rimase altro che una bambola di carne profanata. Ma non si fermarono. No, il loro scempio non era ancora finito. Affondarono le loro zanne nella sua carne cerea e si nutrirono di lei. Avvertendo che il mio aggressore aveva allentato la presa, preso dalla frenesia della sua sete insaziabile, mi feci avanti, pronto a salvarla anche a costo della mia vita. Inutile dire che mi sopraffecero, purtroppo con mostruosa facilità. Mi colpirono con violenza e svenni. Quando mi risvegliai, non vi era più alcuna traccia di Gretchen o di quegli animali. Fui medicato prontamente, ma nulla poteva lenire il dolore provato dal mio cuore e dalla mia anima. Spiegai al vicario che cosa era accaduto, pregandolo di farmi partecipare alle ricerche per ritrovare mia moglie, ma fu irremovibile. Scoprì solo in seguito che non era stata allestita nessuna squadra. M'infuriai con gli abitanti della città e provai a far ragionare le autorità, continuando a sguazzare nell'insuccesso. Mi dissero che dovevo dimenticarla, che ormai era perduta. Non li ascoltai. Come potevo? Lei è mia moglie; la mia luce, la mia anima, tutto ciò che mi permette di considerarmi vivo. Tornai dai suoi parenti e li spronai a dirmi la verità. Solo dopo una furiosa lite cedettero per amore della figlia perduta. Mi raccontarono che quegli esseri erano anime smarrite plagiate da Lucifero e marchiate dai suoi servi notturni. Avevano donato la loro mortalità al Principe delle Tenebre in cambio della vita eterna, nutrita dal sangue delle vittime innocenti. Alcuni vagano ancora per queste terre, ma la maggior parte di loro è stata rinchiusa in quella che i locali chiamano la "Città Silente". Costruita molti anni orsono ai piedi della montagna, si narra che sia circondata da un invalicabile muro in cui è incastonato un cancello benedetto in grado di tenervi imprigionati i mostri e gli incubi della notte. All'inizio pensai che avessero perso il senno, ma man mano che continuarono il racconto non potei far altro che ammutolire. Era lì che la gente del luogo rinchiudeva i dannati, gli scomodi, gli immondi; chiunque non poteva essere salvato dalla bontà di Dio. Non potevo credere che avessero osato coinvolgere Gretchen.»
Fece una pausa, accettando di buon cuore il bicchiere che il suo ospite gli porse. Ne bevve il contenuto senza alcuna titubanza, tossendo appena quando dell'alcool gli bruciò la gola. Nonostante il primo intoppo, ne prese un altro sorso prima di continuare.
«Decisi di non perdere altro tempo. Radunai i miei pochi averi e noleggiai un cavallo. Gli abitanti del posto non vollero contribuire di più alla mia impresa. Mi indicarono la direzione da prendere e poi mi diedero le spalle, come se la questione non li riguardasse, come se Gretchen non fosse mai stata una di loro. Procedetti spedito fino all'imbrunire, ma poi smarrii la via e fu allora che quegli esseri mi sorpresero e mi attaccarono. Il resto lo sapete.»
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