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IV


La piccola Calla non impiegò molto ad addormentarsi.

Era rannicchiata all'angolo del divano, avvolta in una coperta a scacchi verdi che presentava qualche buco qua e la.

Stringeva al petto l'orsacchiotto, che da quando le era stato dato, due ore prima, non aveva mai lasciato.

Due interminabili ore di cui Calla, ora, non ricorda più quasi niente.

Stringe la tazza calda tra le mani e guarda dritto avanti a sé, attraverso gli occhi lucidi di una diciassettenne che cerca di ricordare, o forse no.

L'anziana signora davanti a lai non sa nulla del suo passato, eppure si è mostrata subito gentile, assecondando le timide richieste della ragazza:

-Quindi vuoi le chiavi?

-Si.

Calla è tornata al presente, uscendo da quel lago nero qual era il suo passato, era strisciata dolorosamente via da lì molte volte, cercando di vivere il presente senza annegare nei ricordi.

-Ok, le vado a prendere subito.

L'anziana signora indossava un lungo vestito rosa a fiorentini blu, e i bianchi capelli sfiniti erano legati in una grossa cipolla sopra la testa, simile alla tradizione giapponese, particolare che aveva fatto perdere Calla nel ricordo del poster di Mulan attaccato alla parete della sua camera, circa 13 anni fa.

La ragazza era cresciuta da sola, in città, senza una casa vera, senza una famiglia, senza il ricordo di un anno della sua vita che sembrava esser sparito nel nulla.

L'anno che fu venduta e poi abbandonata.

L'anno di cui ricorda solo la madre che se ne andava, la vecchia signora che le aveva regalato un orsacchiotto, il vecchio divano verde.

Eppure ora che aveva trovato un appartamento, aveva deciso di ricordare tutto, si era ostinata a fare ricerche, per capire il motivo per cui non è schiava di qualche padrone o roba simile.

A sei anni si era svegliata affianco ad un secchio della spazzatura, in una via piena di sporcizie e altre cose dimenticate dall'uomo, proprio come si sentiva lei.

Si era subito alzata e aveva cercato di capire chi era e perché era lì.

Il tempo gli aveva portato alcune risposte, e con esse anche quell'unico ricordo che ha.

Una volta in piedi, era rimasta a fissarsi le scarpe, e i vestiti stropicciati e sporchi, poi si era girata lentamente, per vedere dove era sdraiata.

Aveva preso la busta di carta marrone da terra e l'aveva aperta, scorgendo alcune banconote verdi, che le riportarono un nuovo ricordo, quello del padre che dà quelle banconote al commesso del centro commerciale.

Aveva infilato la busta tra l'elastico dei pantaloncini gialli e la maglietta viola e aveva sobbalzato a contatto con la carta fredda in quel punto così sensibile qual era la pancia.

Poi cautamente, si era avvicinata alla fine del viale, cercando qualcosa, qualsiasi cosa.

Ed ecco che, poco lontano, l'aveva visto, l'orsacchiotto che le fece ricordare della signora in jeans e maglietta blu che glielo dava proprio dopo di esser stata lasciata dalla madre in quel garage.

Era scoppiata  a piangere all'istante, come fece all'ora, soffocando le lacrime nel pelo marrancino dell'orso.

Poi si era rialzata, asciugandosi il volto con le maniche e si era diretta verso l'inizio della via, verso la strada principale.

Era quasi notte e Calla aveva freddo, ma voleva andare via da lì e trovare qualcosa da mangiare.

Ecco, così Calla aveva avuto quei ricordi che non dimenticherà mai, così aveva scelto la sua routine.

Passò anni come un barbone a cercare cibo in giro, risparmiando quei soldi per altro.


HOLAAAA

QUESTO E' IL PRIMO CAPITOLO IN CUI REALTA' E FLASH-BACK SI MISCHIANO, L'INTERO RACCONTO SARA' PIU' O MENO COSì, SPERO CHE LA STORIA VI PIACCIA E CHE RIUSCIATE A CAPIRE SENZA TROPPA DIFFICOLTA'.


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