Le dissero che sarebbero andati al parcoo.

Calla non sarebbe potuta essere più felice, i suoi genitori non c'erano mai.Le coccole che tanto amava non erano le loro, erano della giovane ragazza che se ne prendeva cura, Sally, e il fatto che ora non era lì con lei era l'unico dispiacere che aveva.Teneva le mani paffute contro il finestrino, creando delle piccole orme che sarebbero svanite velocemente, gli occhi colmi di uno scintillio diverso.Era la seconda volta, in sei anni, che andava al parco con i suoi genitori.La prima era stata quando, non per giocare, la madre l'aveva portata al parco per metterla in mostra e ricevere un po' di compassione da un suo cliente. Calla era felicissima di incontrare un'amico della madre e aveva insistito per indossare l'unico vestitino che aveva.La madre era rimasta molto tempo a parlare con quell'omaccione dallo sguardo poco rassicurante, ma Calla aveva trovato il modo di non annoiarsi.Esplorava il parco in quel suo lato più cupo, Sally non l'aveva mai portata in quella zona, diceva che era pericolosa.Calla aveva circa quattro anni e ricorda bene i momenti successivi, mentre dal buco della serratura vedeva il padre picchiare la madre.E poi ancora quei gemiti sforzati che bruciavano nelle ancora troppo piccole orecchie della bambina.Ricorda anche che quella sera la madre aveva cominciato a tremare, a urlare dopo aver mangiato delle carammelle gialle.Ma ora Ellie, col naso schiaccistp contro il vetro, non si preoccupava di incontrare tizi minacciosi o di sentire la madre urlare, perché ora si sentiva normale, e ai bambini normali non succedono queste cose.Era una bambina sveglia, ma l'eccitazione gli aveva impedito di accorgersi che quella non era la strada per andare al parco.

Passò un'ora da quando Calla era entrata nella cingolante macchina del padre.

I sedili erano spellati e la vernice stentava a rimanere attaccata.La bambina a volte si divertiva a infilare le ditine nei buchi dei sedili, da cui usciva l'imbottitura sporca.Ora si preoccupava, con Sally non impiegavano tutto questo tempo per andare al parco, chiese:

-Mamma quando arriviamo?

-Zitta.

Insistette:

-Papà, dove andiamo?

Ora Calla cominciava a chiedersi se ci fosse stata una sorpresa.

Magari oggi avrebbe potuto mangiare anche lei le pasticche che rendevano i genitori così felici, la piccola aveva spesso chiesto ai suoi genitori se poteva prenderne una, ma la madre gli aveva sempre urlato contro che era ancora troppo piccola e che da grande le avrebbe provate.

Anche prima di partire aveva visto il padre mangiarne alcune.

-Andiamo in un'altro parco, uno più bello.

-Uuu...e poi giochiamo insieme?

Il padre non aveva risposto, e lei non aveva osato insistere.

A volte sentiva lo stomaco attorcigliarsi per la paura, paura del padre che quando la sera, spesso, tornava a casa arrabbiato o stranamente troppo felice, si sfogava facilmente su di lei.

La sua curiosità a volte, portò a farla piangere, una volta le spezzò anche le fragili ossa.