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5 - Turista smarrita

Avverto una sensazione di completa leggerezza quando il ragazzo esce fuori dal panificio, abbattuto e sconsolato per non aver ricevuto informazioni al mio riguardo. Non so cosa voglia, ma Guardiano avrà avuto i suoi buoni motivi per voler vedermi fuggire via dal luogo in cui ci trovavamo. La prossima volta in cui lo vedrò, ammesso che ci sia, mi ricorderò di chiederglielo. In realtà, quel ragazzo non sembra avere nemmeno un aspetto cattivo, ma penso di potermi fidare delle parole dell'omino. Sento, in qualche modo, che le sue preoccupazioni sono fondate.

Il panettiere, dopo aver sospirato per il sollievo, si avvicina a me, incrociando le braccia al petto e inarcando le sopracciglia scure in attesa di una risposta. Nei suoi occhi marroni mi sembra di notare una scintilla di curiosità. Oltre, forse, a un po' di paura. Per cosa, non saprei dirlo. D'altronde, lui non c'entra nulla con questa faccenda e che motivo avrebbe per preoccuparsi?

«Allora? A cosa devo tanto trambusto? Perché hai voluto che non dicessi nulla di te?» domanda con tono indagatorio, appoggiandosi di spalle alla superficie grigia e levigata dietro di lui.

«È folle» affermo, continuando subito a parlare per evitare di intimorirlo ancora di più. Credo di aver iniziato il discorso con le parole peggiori a cui avrei mai potuto ricorrere, vista la sua espressione allarmata. «Quello che sta succedendo, intendo» aggiungo e vedo il suo viso rilassarsi un pochino, senza però perdere l'aria concentrata di qualche istante prima. «Non oso nemmeno immaginare cosa penseresti di me se ti dicessi cosa ho visto. Mi riterresti fuori di testa, te lo assicuro.»

«Prova a spiegarmelo, allora. Magari non è così anormale come pensi» replica con una scrollata di spalle, mentre versa un po' di acqua in un altro bicchiere e poi me la porge con gentilezza.

Non so come abbia fatto a comprendere il mio ulteriore bisogno di acqua, ma gliene sono grata, perché la mia gola si è riarsa nel momento stesso in cui lui ha provato a convincermi di raccontargli tutto, anche se questa parola non so nemmeno cosa inglobi. Il mio concerto? Occhi Verdi e i suoi messaggi criptici? Il Guardiano visto poco prima?

Non importa, cerco di spiegargli a grandi linee cos'è successo, cosa penso di sapere, tralasciando, però, la parte in cui l'omino dei ricordi cambia scenario. Preferisco raccontargli di aver incontrato un signore sconosciuto che sappia qualcosa del mio passato, piuttosto che rivelargli un qualcosa di così inverosimile persino per me. Trovo già abbastanza inconcepibile il fatto che nessuno mi abbia cercata a seguito dell'incidente o non sia venuto a trovarmi durante il periodo di convalescenza, figurarsi un evento simile. O forse sì? E se quell'individuo di poco prima fosse un familiare o un amico? Una persona cara in cerca di notizie?

«E quindi saresti capace di riconoscere questo signore, se lo vedessi?» domanda l'uomo, grattandosi l'accenno di barba scura sulle guance e distogliendomi a forza dalle mie riflessioni.

«Non credo. L'ho visto solo per pochi minuti e ho un ricordo molto sfocato del suo viso» mento, mordendo il labbro inferiore e deglutendo di nuovo il fastidioso nodo formatosi all'altezza della gola. «Però, mi ha lasciato un biglietto. C'è il nome di un luogo scritto sulla superficie.»

«Che posto è, se posso saperlo?» domanda, guardando al di fuori della porta. Il cielo è una distesa di inchiostro nero, ormai e di stelle, lassù, non c'è nemmeno una traccia. Solo le luci dei lampioni e della biblioteca comunale rischiarano le panchine bianche e gli alberelli smilzi, come indicato dalla targa poco distante da qui, di Piazza Garibaldi, posizionata proprio di fronte al panificio.

Guardo l'orologio in alto sulla parete composta da mattoni marrone chiaro e mi accorgo che sono rimasta lì più del previsto. «La Cattedrale» replico, inquieta. L'idea di passare la nottata vagando per le strade mi terrorizza e inizio a chiedermi se non sia il caso di tornare indietro, da Nunzia, anche se non so come raggiungerla. Non ho ancora imparato la strada di casa, per mia sfortuna.

«Non è lontana da qui, ma penso che sia abbastanza tardi. A quest'ora sarà chiusa» riflette ad alta voce, tornando a puntare il suo sguardo su di me. «Mi hai detto che non ricordi nulla» prosegue, stanco. «E io non me la sento di lasciarti da sola là fuori. Non voglio che ti accada nulla di male. Quindi ti invito a casa mia, per stanotte. Sono sicuro che mia moglie non avrà nulla da ridire nell'accogliere una turista smarrita» conclude, strizzando un occhio.

SPAZIO DELL'AUTRICE

Stavolta ho deciso di aggiornare di giovedì. Anche questo è un capitolo di passaggio, ma qui abbiamo modo di conoscere meglio questo nuovo personaggio, che avrà il suo bel ruolo in questa storia. Spero solo di poterlo rendere al meglio!

Voi cosa ne pensate? Ditemi tutto quello che vi passa nella testa al riguardo... Sarei felicissima di sentire le vostre opinioni!

Alla prossima, ragazzi. :*

Maria xxx

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