Chapter Thirty-three- News
two months after
Xavier si sedette pesantemente sulla sedia. Accanto a lui, c'era un uomo calvo e dagli occhi scuri, con una barba incolta che gli conferiva un'aria più vecchia.
Il Mannaro l'aveva conosciuto due settimane dopo aver lasciato Rebecca, dolorante per il freddo e con gli occhi stanchi. Con se, portava ancora lo zaino che Rebecca gli aveva fornito, ripieno di medicinali e bende, con tozzi di pane e altre cibarie chiuse accuratamente in piccole buste.
L'unica cosa che mai aveva usato, di ciò che ella gli aveva fornito, erano i vestiti, ancora impregnati del suo odore. Xavier non aveva avuto il coraggio di sostituire il profumo di Rebecca con il suo, non avrebbe di certo distrutto l'ultima traccia che aveva di lei.
"Amico, perchè non mangi qualcosa? Sono giorni che non apri bocca, almeno fallo per mangiare." Gli suggerì l'uomo accanto a lui. Avrebbe voluto burlarsi di lui, dirgli che stava ospitando in casa un Mannaro, ma non lo fece. Tacque ed apprezzò mestamente lo stupido gesto di gentilezza.
L'uomo gli allungò una ciotola fumante, contenente una minestra piuttosto insapore. "Hai detto che te ne andrai. Sai dirmi quando?" Gli domandò l'umano, mentre Xavier si muoveva a disagio sul suo posto.
Aveva notato il crescente affetto dell'umano, probabilmente solo da anni, e ciò lo metteva a disagio.
Ma ciò passò in secondo piano al pensiero della sua imminente partenza.
"Partirò tra tre giorni." Sentenziò Xavier, allungando le gambe. L'uomo annuì, alzandosi per tenere vivo il fuoco nel camino. Xavier corrucciò la fronte, senza capire. Era più che bizzarro vedere l'umano infreddolito nonostante il caldo clima primaverile.
"La persona di cui mi hai parlato deve essere davvero molto importante per te, visto la tua parsimonia nel cercarla."
Xavier sorrise, ridendo dello sguardo d'approvazione dell'umano.
"A lei ho lasciato ciò che ancora mi tiene in vita." gli rispose lui, mentre l'uomo gli faceva cenno di continuare, vittima della curiosità.
"Cosa le hai lasciato?"
"Il mio cuore."
**
Le mani di Adrien mi tirano indietro i capelli mentre io, piegata sul water, rimetto tutto ciò che ho ingerito a pranzo. Quando finalmente mi sento libera, Adrien mi aiuta a sollevarmi, facendomi sedere con delicatezza.
"Dovresti farti visitare da un medico." Mi sussurra apprensivo il biondo, aprendo la finestra del bagno per far cambiare aria. Arriccio il naso, afferrando mestamente lo spazzolino ed il dentifricio.
"Nell'isolato qui accanto c'è uno studio medico, potremmo andarci più tardi." continua lui, senza arrendersi. Roteo gli occhi, lavandomi velocemente i denti mentre Adrien mi accarezza la nuca.
Con gesto meccanico risciacquo lo spazzolino, rimettendolo al suo posto.
Da quando, un mese fa, Matt ha concesso l'America del Nord, l'Europa e l'Oceania agli umani i Rifugi sono stati distrutti e gli umani sopravvissuti hanno dovuto occupare e costruire nuove case ed edifici.
Adrien, secondo in comando nell'amministrazione della parte umana, è stato spostato in Canada, a Toronto, e con lui sono andata anch'io. E' strano, pensare di poter girare comodamente per le città, possedendole e amministrandole a seconda di come più ci aggrada.
E ancor più strana è la libertà che tutti credono d'aver conquistato. Eppure, nelle nostre ormai confortevoli città, c'è impossibile entrare a contatto con i Mannari.
E' infatti impossibile per noi umani, se non vietato, entrare in qualsiasi città dell'Asia, dell'America del Sud e dell'Africa. Continenti che appartengono ai Mannari, gestiti da Matt.
L'Antartide è l'unico territorio non occupato da nessuna delle due fazioni, adibito a chissà quali progetti di Stato.
Adrien mi sorregge per i primi due metri, fin quando non trovo il giusto equilibrio. "La casa ti mette ancora a disagio?" Mi domanda lui, decidendo saggiamente di cambiare argomento. Mi siedo goffamente sul tavolo, guardandolo mentre armeggia con i fornelli.
"E' diversa dal Rifugio. Inoltre, vivere con te è davvero rilassante, ti diverti a impersonare una domestica." Ridacchio io, mentre lui si acciglia, riempendo d'acqua la pentola. Lui non replica, facendo calare il discorso in una nube di silenzio.
"Non mi piace svolgere tutte le mansioni, ma da quando Xavier è scappato tu non riesci nemmeno a rifare il letto. Sei debole, il tuo corpo non ce la fa e la tua mente nemmeno. Prendermi cura di te non è un problema," Adrien mi accarezza una guancia, posandomi un bacio leggero sulla fronte.
Chiudo gli occhi e mi abbandono alla sensazione morbida del suo amore così caldo e dolce, che il mio corpo non riesce però ad accettare.
In mente, ho ancora il sapore amaro dell'ultimo bacio che Xavier mi ha dato, tatuato a fuoco tra le pieghe della mia pietosa anima.
"Più tardi andremo insieme dal medico. E' incredibile, un Curatore che va da un qualsiasi medico." Borbotta lui, allontanandosi da me per mettere la pasta nella pentola. Sorrido, sentendomi improvvisamente debole.
Mi porto una mano alla fronte, cercando di non attirare l'attenzione di Adrien su di me. Nel mio campo visivo non v'è più la cucina, ne tanto meno Adrien. Ai miei piedi v'è un'immensa distesa d'erba e fiori, le mie mani non sono più le mie mani, più grandi e rovinate.
Con il cuore in gola mi sporgo in avanti, eccitata e spaventata al contempo stesso. Davanti a me c'è un lago dalle dimensioni considerevoli, ma non trovo il coraggio di specchiarmi in quell'acqua.
Spaventata dal cambiamento che potrei vedere nel suo volto.
Da quando se n'è andato, ho imparato a riconoscere i segnali di un'eventuale scambio. Ragione velocemente mentre pizzico i fili d'erba. Se sono nel corpo di Xavier, vuol dire che lui è nel mio.
Deglutisco, allungando una mano verso la superficie cristallina. Trattengo quindi il fiato, specchiandomi.
Il volto di Xavier è come lo ricordavo, ma non posso evitare di sentire il cuore sprofondarmi nel petto. Sulla sua guancia vi è una ferita da taglio piuttosto piccola, la barba è più folta ed ispida mentre gli occhi sembrano inghiottire ogni cosa.
Il nero delle sue iridi che tanto ho sognato ora sono proprio davanti a me. Mi sporgo ancora un po', sentendomi spingere da una forza decisamente non umana. Finisco con il corpo in acqua, meravigliandomi della profondità del lago.
Cercando di muovermi mi rendo conto di non riuscirci, e il panico mi attanaglia. Spalanco gli occhi e, istintivamente, anche la bocca, senza però sentirmi male quando l'acqua mi scivola giù in gola.
Per una frazione di secondo mi pare di vedere un braccio teso verso di me, ma sparisce subito, in una nuvola azzurra.
Apro gli occhi, a corto d'aria, portandomi una mano al petto. Mi accorgo d'essere tornata nel mio corpo quando riconosco il mio volto allo specchio.
Dietro di me, Adrien mi fissa contrariato, probabilmente avendo capito la situazione.
Non mi trovo più in cucina, ma in corridoio, davanti ad uno dei tanti specchi che popolano la casa. Lacrime non mie scendono copiose sulle mie guance, come ultima traccia del passaggio di Xavier.
"Pensavo che i vostri scambi fossero finiti." Il suo tono di voce è duro, esausto. Mi sbrigo a cancellare ogni segno di lacrima, senza il coraggio d'alzare lo sguardo su quello limpido di Adrien.
"Credo sia meglio andare dal medico." Borbotto io, interrompendo il pesante silenzio. Adrien annuisce, sostenendomi con un braccio attorno il mio fianco.
Con la mano sinistra afferro la mia borsa nera, infilandoci dentro le chiavi ed il telefono.
Quest'ultimo aggeggio, fornitomi da Adrien, è per me qualcosa di mai visto prima. I telefono di cui eravamo a disposizione nel Rifugio erano in grado solamente di chiamare e di ricevere chiamate, null'altro.
L'idea di dover andare da un medico mi infastidisce, ma non posso fare altro. Nei miei anni di studio, ho imparato a fare altro, e di certo ora i sedativi per Mannari non servono più. Ma Matt è stato talmente generoso, da offrirmi un posto come membro della Squadra di Ricerca dei Ribelli.
E sia io che lui sappiamo che tra coloro che cercano c'è anche Xavier.
Non ho avuto nemmeno bisogno di rispondergli, Adrien è stato così gentile da sputargli in faccia al posto mio.
"Guido io." Avviso placidamente Adrien, sventolando le chiavi dell'auto alle mie spalle. Lo sento grugnire, senza però ostacolarmi. Adrien si sposta dal mio fianco per infilare le chiavi nella porta, aprendola mentre aspetta che io esca.
Dopo di che chiude a chiave e mi fa cenno di aprire la macchina. Salgo con una certa difficoltà sulla macchina assai rovinata di Adrien, facendolo sorridere, in imbarazzo. "Posso giurarti che è la migliore che ho trovato." dice lui, alzando le mani in aria.
Roteo gli occhi, mettendo in moto.
Anche guidare, per me, rimane una novità acquisita da poco, così come per gli altri umani. Ma Adrien è stato in grado di provvedere a tutto, incaricando diverse persone competenti di tenere corsi informativi su tutto ciò di nuovo che ci siamo trovati davanti.
Premo un po' più forte il tasto dell'acceleratore, facendo sobbalzare Adrien. Quest'ultimo, diversamente da ciò che fa sempre, non accende la radio, e mi ritrovo a ringraziarlo mentalmente. Sembra che ogni suono mi dia fastidio, provocandomi una dolorosa emicrania.
A guardarlo così, non posso far a meno di sprofondare un po' di più nel sedile, colpita dal senso di colpa. Non sono più la persona alla quale è sempre stato legato, quella che sembra così disperatamente amare.
Non so chi io sia diventata, ma non mi piace per niente.
E con lo sguardo basso, accostando davanti allo studio medico, non posso fare a meno di pensare che probabilmente l'ha notato anche lui. Ed il terrore che possa lasciarmi sola spunta nuovamente, spaventandomi.
A differenza sua, non sono mai stata capace d'affrontare la solitudine. Forse perchè è un sentiero troppo lungo da poter percorrere soltanto con la compagnia dei propri pensieri.
Così, prima che il medico possa aprire, poso egoisticamente le mie labbra sulle sue, facendolo sorridere. Solo per averlo un po' più vicino, per non vedere andar via anche lui.
"Posso fare qualcosa per voi?" Chiede la donna, che presuppongo sia il medico. Adrien si riprende velocemente, spiegandole ciò che è accaduto negli ultimi due mesi.
Sposto velocemente gli occhi sulla tessera appesa al suo camice, leggendo il nome.
Samantha.
Distolgo lo sguardo quando mi sento chiamare, posando lo sguardo sugli occhi castani di Samantha. Il suo sorriso, piuttosto finto e di circostanza, sembra esserle stato stampato sul viso.
Mi chiedo se sappia che è piuttosto inutile sorridere, se non si ricorda di trasmetterlo anche gli occhi. Esseri strani, gli umani.
"Credo di avere una vaga idea su cos'ha, ma serve comunque un'esame del sangue. Che ne dice di seguirmi?"
**
Adrien sfoglia una delle riviste nella sala d'attesa, lanciandomi qualche sguardo irritato. "Adrien, quanto pensavi che ci avrebbe messo? Un'ora?" Lo prendo in giro io, facendolo sbuffare. Ridacchio, poggiando la schiena sullo schienale.
Adrien mi scaccia con un gesto della mano, come a volermi zittire, puntandomi l'indice contro le labbra. Inarco le sopracciglia, schiudendo le labbra per poi mordergli il dito, infastidita e divertita al contempo stesso.
Il biondo strabuzza gli occhi, tirando via il dito con un'espressione esasperata. "Quando fai così sembri tornare ad avere sette anni." Mi canzona lui, senza però accennare a togliersi di dosso quel maledetto sorrisino provocatorio.
Faccio per rispondergli, quando la porta si apre di poco. Adrien si sistema meglio sulla sedia, facendomi cenno di fare cenno, ricevendo in risposta un'immobilità totale.
Samantha, con lo stesso sorriso di quattro giorni fa, entra in stanza. Questa volta tradisce l'apparente cordialità, aggrottando la fronte e grattandosi la nuca.
Riesco a vedere il volto di Adrien corrucciarsi dalla preoccupazione, senza sapere che aspetto ha il mio, di volto.
"E' suo marito? L'altra volta mi ero dimenticata di chiedervelo." Mi chiede Samantha, mentre Adrien sembra sempre più sconvolto. Ci guardiamo per un attimo, non capendo che importanza abbia in questo momento.
"No, non lo è. Ma può riferirmi i risultati davanti a lui, non c'è nessun problema." Samantha si gratta il mento, guardando Adrien con un certo dubbio. Sembra non condividere la mia decisione, ma fa ciò che le è stato chiesto.
"E' incinta."
Angolo Me:
EHEHEHEHE. Credo e spero che tutto questo sia stato abbastanza inaspettato, o credo che potrei morire proprio qui, insieme ad Adrien. Probabilmente avrete intuito questo finale, dal vomito e dal resto ma okay. Cosa ne pensate?
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