CAPITOLO 9 - BREZZA MARINA
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Quando entrò nella grotta le brilline stavano vorticando a qualche metro d'altezza, come una piccola galassia di stelle attorno ad un nucleo centrale; Hajime non ne fu affatto sorpreso, ormai conosceva bene di cosa fossero capaci quelle fantastiche creaturine.
Tooru era in piedi sul tappeto di muschio, esattamente al centro della galassia, e scrutava l'apertura nella roccia stropicciando l'orlo della tunica con le mani mentre torturava il labbro inferiore tra i denti.
"Iwa-chan! Sei tornato!" esclamò non appena lo vide entrare nell'ampia caverna.
Gli corse subito incontro, il volto acceso di un sorriso radioso.
Hajime fu svelto a incastrare la torcia tra due massi, tanto ormai non gli serviva più, la luce delle brilline era così vivace e intensa che anche all'interno della grotta sembrava giorno.
"Tooru! Grazie al cielo stai bene..." mormorò mentre lo accoglieva tra le braccia.
Hajime lo strinse forte a sé per quanto l'armatura glielo consentisse e inspirò una boccata profonda. Quel profumo gli era mancato così tanto, così come quel corpo meraviglioso che poteva finalmente abbracciare ancora una volta.
Infilò le dita tra i suoi capelli – nei due mesi in cui era stato via erano diventati ancora più lunghi – e li afferrò delicatamente per indurlo a ruotare la testa e posare finalmente le labbra sulle sue.
Fu un bacio lento e profondo da cui Tooru si staccò solo perché improvvisamente un altro profumo invase i suoi sensi.
"Tobio-chan?!?"
Tobio era fermo all'apertura del cunicolo con una torcia in mano e osservava la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi senza dire una parola. Le sue gote rivelavano nulla più che un tenue rossore, la sua espressione distaccata che nascondeva le sue emozioni davanti a quel bacio appassionato.
Hajime si voltò intrecciando le dita con quelle di Tooru mentre porgeva a Tobio l'altra mano in un muto invito.
Tobio incastrò la torcia accanto a quella di Hajime e si addentrò nella grotta.
"Ciao Tooru." mormorò quando fu a un passo dagli altri due ragazzi.
Il tono incerto delle sue parole tradiva un'emozione trattenuta a fatica, il suo nervosismo evidentemente impossibile da nascondere; ma il suo sorriso era sincero, anche se un po' impacciato, mentre accompagnava il suo saluto con un gesto del capo.
Il volto di Tooru si accese di un gioioso stupore.
Non si aspettava davvero che Hajime tornasse portando Tobio con sé.
Non si aspettava che tornasse affatto, in verità.
Dal giorno in cui lo aveva lasciato mentre dormiva dopo aver fatto l'amore per l'ultima volta, si era sempre imposto di non sperare che Hajime tornasse. Non c'era futuro per loro, e non voleva illudersi che Hajime avrebbe trovato una soluzione come promesso. Era dannoso crederci, tossico e doloroso, molto meglio cercare di andare avanti e rassegnarsi a quella vita da prigioniero.
E quindi, quando le brilline avevano iniziato a vorticare come impazzite qualche minuto prima, aveva cercato ancora una volta di non illudersi. Ma si era dovuto arrendere all'evidenza quando era riuscito a percepire quel meraviglioso profumo di resina che gli era mancato così tanto.
Il profumo di Tobio era rimasto evidentemente celato dietro a quello di Hajime; quella fragranza dai toni freschi e pungenti che sentiva ora, come di salsedine e brezza marina, era probabilmente coperta da quella di Hajime che lo precedeva nei cunicoli.
Tooru inspirò profondamente e registrò le reazioni del suo corpo a quell'aroma nuovo e già così seducente, e finalmente si aprì in un sorriso così luminoso da rivaleggiare con le brilline che ancora ruotavano sopra le loro teste.
"Benvenuto Tobio-chan. È davvero, davvero un piacere conoscerti. E ora che ti vedo, mmhh, capisco tante cose..." aggiunse con uno sguardo allusivo e ammiccante mentre ancora stringeva le dita di Hajime.
"Sì, beh... anch'io." rispose Tobio, laconico, valutando l'intera figura di Tooru da capo a piedi con uno sguardo sfacciato mentre incrociava le braccia al petto.
"Sei davvero bellissimo come aveva detto Hajime, Tobio-chan" continuò Tooru "e anche il tuo profumo è meraviglioso."
Hajime sembrò rilasciare l'aria che aveva trattenuto nel petto, la tensione dell'incontro tra le sue due persone preferite che lo aveva reso ansioso e preoccupato. Ma, come aveva sperato, l'alchimia tra Tobio e Tooru sembrava essere stata immediata, e il commento di Tooru confermava che anche lui fosse riuscito a percepire il profumo di Tobio, così come Tobio stesso gli aveva confermato di sentire quello di Tooru quando erano ancora nei cunicoli.
"Anche tu sei molto attraente." rispose Tobio, lo sguardo che tornava a posarsi sul volto di Tooru mentre le sue labbra venivano distese in un sorriso appena accennato.
"Sei un tipo di poche parole, mh...?"
Tooru fece strada verso l'area al centro della grotta mentre continuava a parlare.
"Ma venite, ho idea che mi dobbiate raccontare un po' di cose, non è vero Iwa-chan? Ed è meglio se parti dall'inizio. Raccontami cosa è successo dopo che te ne sei andato mentre dormivo." disse versando ai due ragazzi una coppa con dell'acqua.
"E, a proposito di quello..." aggiunse subito guardando Hajime dritto negli occhi, un sorriso dolce che si apriva sulle sue labbra "Grazie! Non ce l'avrei davvero fatta a dirti addio."
Hajime sorrise e sentì il suo cuore sciogliersi d'amore ancora una volta.
Si era tormentato per giorni temendo che Tooru se la fosse presa perché se n'era andato così, senza dirgli nemmeno una parola, e fu dunque rincuorato dalla conferma che ancora una volta erano in perfetta sintonia.
"Coraggio, ditemi tutto."
Hajime e Tobio si accomodarono su alcune rocce, l'armatura che indossavano non consentiva loro di sedersi sul muschio come invece fece Tooru, e poi Hajime cominciò a parlare.
Raccontò di come fosse riuscito a raggiungere la sua nave ancora attraccata al pontile, anche se non c'era traccia del suo equipaggio. Per fortuna era riuscito subito a trovarli nelle prigioni del porto. Li aveva liberati mettendo facilmente fuori gioco l'unica guardia e scoprendo da lei quello che era il modus operandi che era stato utilizzato anche con i due principi precedenti che Tooru aveva lasciato andare; Satori avrebbe infatti somministrato a tutto l'equipaggio, oltre che al principe stesso, una pozione che avrebbe fatto dimenticare loro ogni cosa, e li avrebbe rispediti a casa con qualche scusa sull'impossibilità di celebrare il matrimonio, arrivederci e grazie.
Evidentemente la fuga di Hajime non era stata prevista, forse Satori aveva interpretato nella sua lunga permanenza, il segnale di un possibile scioglimento della maledizione e stava preparando un nuovo piano nel suo castello. Ad ogni modo, quelle erano solo congetture, l'unica cosa importante era che il suo equipaggio fosse libero e potevano di nuovo salpare alla volta di Seijoh.
"Quello che dici mi fa un immenso piacere, Iwa-chan. Sarebbe stato davvero un peccato perdere un bocconcino come il nostro Tobio-chan!"
Hajime e Tobio si scambiarono uno sguardo divertito.
Hajime stesso era particolarmente stupito da questo Tooru così ammiccante e scanzonato, piacevolmente sorpreso nel vedere come già si sentisse a suo agio a flirtare nemmeno troppo velatamente con Tobio.
E doveva ammettere che il soprannome con cui continuava a chiamarlo anche di persona gli stesse dannatamente bene, colorando le guance di Tobio di un bel rosa acceso ogni volta che Tooru lo chiamava così.
Tobio stesso era rilassato e compiacente; per quanto sembrasse ancora un po' frastornato dalla sfacciataggine di Tooru, era chiaro che anche lui si trovasse in perfetta sintonia, provando la stessa evidente attrazione nonostante la manifestassero in due modi diversi.
Non era certo sfuggita ad Hajime l'espressione rapita con cui Tobio continuava a fissarlo e, soprattutto, aveva subito percepito quella nota esotica e speziata che si sommava alla fragranza marina che Tobio emetteva ormai costantemente.
Nell'ultimo mese infatti Hajime aveva potuto scoprire diverse sfumature di quel nuovo modo in cui Tobio trasmetteva sentimenti ed emozioni, e aveva già percepito diverse volte quella punta di sandalo e patchouli che emergeva prepotente nei loro momenti più intimi e appassionati.
Hajime non riusciva a contenere l'entusiasmo per quella sintonia che si stava venendo a creare tra loro tre, in quanto giocava assolutamente a favore del piano che lui e Tobio avevano congegnato, e che sembrava quasi che Tooru avesse in qualche modo intuito.
"E quindi, siete finalmente tornati a Seijoh..."
"Sì. Ho raccontato tutto a mio padre e abbiamo riunito il Gran Consiglio per decidere quale fosse il modo migliore di procedere. Ovviamente nessuno voleva una guerra, soprattutto non contro un paese al di là del mare con il quale eravamo inizialmente intenzionati ad avviare scambi commerciali. Ma non potevamo lasciarti qui, prigioniero della follia di Satori e di questa cazzo di maledizione. Io non avrei mai potuto farlo, Tooru!"
Il suo sguardo era limpido e sincero, e Tooru gli sorrise con gratitudine.
"E quindi..." lo incalzò Tooru.
"E quindi Tobio ha avuto un'idea."
"Assolutamente no!"
"Ragiona Hajime, è l'unico modo..."
"Ne troveremo un altro."
"Non ce n'è un altro! Anche MadDog l'ha detto..."
"Non farti sentire da Kentaro mentre usi quel nomignolo, lo sai che non lo sopporta..." sghignazzò.
Hajime allungò la mano alla brocca e versò dell'altro vino nella sua coppa e in quella di Tobio, che gli porse attraverso il tavolo.
"Non cambiare argomento." lo ammonì Tobio, ignorando il vino che gli veniva offerto "Lo sai anche tu che ho ragione..." mormorò fissando il principe dritto negli occhi.
Hajime distolse a fatica lo sguardo e si alzò in piedi, e prese a passeggiare nervosamente sul soffice tappeto pregiato.
"Non posso permetterti di farlo, Tobio. È una cosa che devo risolvere io, non voglio esporti al pericolo."
"Posso decidere per me stesso, non devi essere così altruista." rispose piccato.
"Tutt'altro, Tobio." Hajime si fermo e lo guardò dritto negli occhi "È per puro egoismo che non voglio che tu lo faccia. Non posso permettermi di perdere anche te."
Tobio si alzò e lo raggiunse davanti al camino. Prese le mani di Hajime tra le sue e lo guardò ancora una volta con quegli occhi del colore del mare nel quale ogni volta Hajime temeva che sarebbe potuto annegare.
"Hajime, io ti amo, ma questo già lo sai. Te lo dico da quando ho cominciato a capire cosa fosse l'amore, ma in verità ti amo da molto prima, anche se non lo sapevo. E adesso, in qualche modo, mi sto innamorando anche di Tooru. Riesco a vederlo attraverso le tue parole, e mi sembra davvero di conoscerlo ogni giorno un po' di più; e credo davvero di amarlo almeno un po' grazie anche alla luce che brilla nei tuoi occhi, a quel sorriso dolce che ti distende le labbra quando parli di lui, anche se forse non te ne rendi nemmeno conto."
"Ma non ti dà fastidio tutto questo? Non sei geloso?" sbottò Hajime stringendo le sue mani e dando voce finalmente al dubbio che lo divorava da quando aveva iniziato a raccontargli cosa gli fosse successo durante la prigionia.
"All'inizio forse sì. Eri così disperato quando siamo salpati che ammetto di aver provato gelosia. Non ti avevo mai visto piangere così, senza quasi riuscire nemmeno a respirare."
Tobio fece una pausa cercando di raccogliere i penseri. Era un uomo d'azione e le parole gli venivano sempre difficili, ma sapeva di dover trovare alla svelta quelle più efficaci per convincere Hajime.
"Ma poi mi sono reso conto che tu mi guardavi allo stesso modo di prima, mi amavi con lo stesso trasporto e la stessa intensità, anzi, forse di più grazie alla paura che avevi avuto di non rivedermi mai più. E, allo stesso tempo, i tuoi occhi erano spenti, il dolore della separazione da Tooru aveva rotto qualcosa dentro di te, e l'unica cosa che volevo fare era aggiustarlo."
"Ok ma tutto questo non giustifica il tuo sacrificio."
"E chi lo dice che sia davvero un sacrificio?"
"È pericoloso. Potrebbe non funzionare." obiettò ancora Hajime.
"Da quando in qua il pericolo mi ferma?" fu la risposta di Tobio, e Hajime non dubitò nemmeno per un istante delle sue parole. Non stava facendo lo sbruffone, Tobio si era buttato a capofitto nelle imprese più folli per troppe volte, da poter credere che fosse tutta una messinscena per impressionarlo.
"Tobio, non posso permettertelo. In qualità di tuo principe ti ordino di non farlo." disse Hajime in un ultimo, disperato, tentativo.
"Hajime, con tutto il più 'regale rispetto', quando fai così sei proprio una testa di cazzo!"
Tobio lasciò le sue mani e prese a camminare nervosamente davanti al caminetto acceso, le fiamme che guizzavano nei suoi occhi blu in mille bagliori ardenti.
"Io non lo faccio per te, lo faccio per NOI. Mi hai parlato così tanto di Tooru che mi sembra di conoscerlo. VOGLIO conoscerlo! Voglio che possa far parte della nostra vita. Voglio scoprire se 'tre' è meglio di 'due'." buttò fuori di getto, in un momento di rara eloquenza a cui Hajime non era davvero abituato.
Era quasi commosso, Hajime, quando lo raggiunse e prese le mani tra le sue ancora una volta.
"Tobio io..." mormorò, il tono basso e morbido.
"E c'è un'altra ragione per cui voglio farlo, Hajime. E anche questa è una ragione assolutamente egoistica."
Hajime alzò gli occhi nei suoi, in attesa.
"Voglio quello che avete voi due. Di quello, sì, ammetto che sono geloso. Quel legame istintivo e viscerale, quel modo di sentire le emozioni e le sensazioni di cui mi hai parlato... Voglio sentire il tuo profumo, Hajime, e voglio sentire anche quello di Tooru. Il vostro è un legame così profondo e travolgente, e anch'io voglio farne parte."
"...e così MadD... Kentaro, il nostro mago, ha ricreato la pozione di Satori e l'ha fatta bere a Tobio."
"Ma siete sicuri che sia la stessa?" chiese Tooru.
"Penso di sì, era contenuta in un vecchio testo alchemico delle terre del nord; Kentaro ha detto che ne esistono solo cinque copie al mondo e dalla descrizione degli effetti che avrebbe indotto nel corpo di chi l'avesse assunta, sembrava proprio quella. Evidentemente Satori ha una delle altre quattro copie."
"Tu riesci a sentire il mio profumo, giusto?" Tobio intervenne nella conversazione per la prima volta rivolgendosi a Tooru come se lo conoscesse da sempre.
"Direi proprio di sì, Tobio-chan! Mi stai facendo eccitare da quando sei entrato nella grotta!" ammise Tooru, civettuolo, cercando forse di dissimulare il rossore che ancora era chiaramente visibile sulle sue guance e che tradiva la verità insita nella sua affermazione.
"E anche io sento il tuo." rispose Tobio "Come sento quello di Hajime."
Hajime annuì.
"Tobio è stato incosciente e febbricitante per giorni e, quando finalmente è guarito, potevo sentirlo distintamente, e lui sentiva me."
Tooru abbassò lo sguardo alle sue stesse mani che ancora tormentavano la tunica, in quel suo solito gesto che gli serviva per scaricare la tensione.
"Ma... perché lo hai fatto?" domandò trattenendo il fiato.
"MadDog ha detto che è pericoloso cercare di disfare una maledizione, si rischia di fare ancora più danni" spiegò Tobio, ignorando l'occhiataccia di Hajime all'uso del nomignolo del mago di corte "e che la cosa più efficace sarebbe stata invece quella di innescare la contro-maledizione e completarla." concluse Tobio, confermando così quello che gli aveva già detto Wakatoshi.
"La prima volta non ha funzionato perché io amo Tobio, e quindi forse mancava quella parte del mio cuore che è sempre stata sua..." disse Hajime, lanciando verso Tobio uno sguardo d'intesa.
"E così ho pensato che forse avrei potuto restituirti io stesso quella parte dell'amore di Hajime che serviva per annullare la maledizione." concluse Tobio.
Tooru osservava i due ragazzi con un'espressione stupita e colma di ammirazione. Il loro legame era profondo e saldo, lo aveva già percepito dalla vibrazione dei loro profumi combinati, e poi c'era quel modo di concludere l'uno le frasi dell'altro che raccontava una lunga storia di complicità e sintonia. E ora volevano che LUI, proprio lui, entrasse a far parte di quella stessa storia.
"Ma... la maledizione dice che solo l'amore di un principe può spezzarla..." obiettò ancora, cercando di ricordarsi tutti gli stupidi cavilli di cui gli aveva parlato Wakatoshi. Perché sembrava tutto troppo bello per poterci credere davvero, c'era sicuramente qualcosa che poteva essere sfuggito ad Hajime nella foga di tornare a prenderlo.
Hajime allungò verso Tooru la mano destra dove una sottile fascetta d'oro sull'anulare emetteva un tenue bagliore riflettendo la luce delle brilline.
Troppo preso dalla gioia di rivederlo, Tooru non ci aveva nemmeno fatto caso quando Hajime aveva intrecciato le dita con le sue. Tobio indossava i guanti della sua armatura ma ormai immaginava che un anello gemello brillasse anche lì sotto.
Tooru alzò un sopracciglio, la sua espressione a metà strada tra l'entusiasmo e lo stupore, e Hajime si sentì in dovere di fornire qualche altra spiegazione.
"Mio padre si è ormai rassegnato. Dopo il mio ritorno ha acconsentito a cambiare le leggi del regno e ci siamo potuti sposare prima della partenza. Ora anche Tobio è un principe, e un domani sarà re. Insieme a me e insieme a te, Tooru, se vorrai farci l'onore di sposarci."
La sicurezza di Hajime non aveva vacillato nemmeno per un istante, l'unica questione aperta era relativa alla volontà di Tooru. Ma per il resto, non aveva alcun dubbio che Tobio si sarebbe innamorato di Tooru e che avrebbe completato così la contro-maledizione.
"Io... sono lusingato da quello che mi state dicendo, davvero. Ma come facciamo a essere sicuri che funzionerà? Voglio dire, non ci si innamora a comando..."
Le obiezioni di Tooru erano concrete e razionali, la sua mente acuta e la sua intelligenza gli dicevano che aveva ragione a dubitare. Era un piano azzardato e sicuramente pericoloso, nessuno dei tre poteva prevedere se avrebbe funzionato o meno, né quale sarebbe stata la reazione di Satori.
Ma il suo cuore gli diceva invece che tutto sarebbe andato per il meglio.
Aveva sentito vibrare qualcosa dentro di sé non appena aveva percepito la presenza di Tobio, come se quel nuovo organo che la pozione – o la maledizione, o forse entrambe – aveva fatto nascere all'interno del suo corpo, avesse preso a pulsare e ad agitarsi, esattamente nello stesso modo in cui aveva vibrato la prima volta che aveva percepito il profumo di Hajime.
L'attrazione che provava per Tobio era già fortissima nonostante il suo calore fosse ancora lontano. E da quello che poteva percepire nel profumo di Tobio, quelle note marine, avvolgenti e pungenti con una punta speziata, si stavano insinuando sempre più a fondo nella sua coscienza, confermando che la cosa fosse reciproca, se mai ce ne fosse stato davvero bisogno.
Forse, tutto sommato, quel piano così folle che i due ragazzi avevano congegnato, avrebbe davvero potuto funzionare.
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