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CAPITOLO 3 - COMBATTERE O NASCONDERSI


Tooru lo condusse verso una spaccatura nella parete di roccia che risultava invisibile dal centro della grotta, nascosta alla vista da uno dei grossi massi che occupavano un po' tutto il perimetro.

"Ora stai attento ai piedi, nella montagna l'illuminazione è ancora più scarsa che nella grotta."

Tooru entrò in uno stretto cunicolo naturale all'interno della roccia e proseguì lentamente senza lasciare andare la mano di Hajime, attento a non forzare troppo il ritmo per non stancarlo.

Alla quinta svolta Hajime era già disorientato. Quel posto era un vero labirinto ed era certo che si sarebbe perso se non fosse stato insieme a Tooru, che sembrava invece conoscerlo alla perfezione.

Fortunatamente quei minuscoli esserini luminosi – era quasi sicuro, ormai, che non fossero lucciole – non avevano abbandonato Tooru nemmeno per un istante, e Hajime cominciava davvero a pensare che fosse lui stesso a controllarli.

Erano infatti raggruppati in un piccolo sciame che li precedeva, giusto un metro davanti a Tooru, e che si disperdeva poi come una grossa cometa, con una lunga coda che aleggiava qualche spanna sopra le loro teste.

Lo sciame illuminava i loro passi e li anticipava in ogni singola svolta all'interno dell'insidioso labirinto.

Hajime registrò inoltre che all'interno dei cunicoli il profumo di mandorle era ancora più forte, Tooru che camminava davanti a lui rilasciava una vera e propria scia di quell'incredibile fragranza.

In un certo senso era contento che anche Tooru fosse come lui, che avesse subito la stessa trasformazione e che quindi potesse aiutarlo man mano a capire quello che sarebbe successo al suo corpo.

Ma sull'altro piatto della bilancia pesava la consapevolezza, che si faceva di ora in ora sempre più pesante, di quanto invadente fosse l'effetto che il profumo di Tooru aveva su di lui.

Era ormai chiaro che il corpo di Hajime reagiva a Tooru, al suo profumo, oltre che al suo aspetto fisico di innegabile e rara bellezza.

E le due cose sommate insieme avevano scatenato in Hajime un bisogno mai provato prima.

Era qualcosa di atavico e primordiale, che partiva dal centro del suo essere e a cui Hajime non sapeva dare un nome. Era istintivo, irresistibile, un desiderio irrefrenabile che la sua mente razionale e la sua coscienza cercavano inutilmente di reprimere, quando invece l'unica cosa che avrebbe voluto fare era strattonarlo per la mano con cui lo stava trascinando per i cunicoli, sbatterlo contro il muro di roccia e farlo suo.

Sentiva fortissimo il bisogno di baciarlo, toccarlo, accarezzarlo.

Era una necessità quasi vitale quella di scoprire se quelle guance erano lisce e morbide come sembravano, di sentire se la sua pelle, la sua bocca, la sua lingua, avevano davvero il sapore di mandorla.

E quel bisogno Hajime davvero non se lo riusciva a spiegare, visto che nel suo cuore era ancora certo e sicuro di amare Tobio.

La colpa era sicuramente di quella maledetta pozione che gli avevano fatto bere e davvero non aveva idea di come poter fare a resistere a quella nuova urgenza che provava verso Tooru, che rischiava di sopraffare e annullare tutto il suo autocontrollo.

Probabilmente erano passati soltanto pochi minuti ma avevano fatto talmente tante svolte all'interno del labirinto di grotte mentre Hajime era perso nella sua testa, che aveva come l'impressione che fossero passate ore.

"Siamo quasi arrivati" disse Tooru.

In effetti la luminosità sembrava essere aumentata e, nelle ultime svolte, Hajime riuscì a vedere distintamente davanti a sé e a scorgere via via sempre più dettagli che alla luce delle lucciole non aveva notato. E quando superarono l'ultima svolta, era così concentrato a osservare il colore caldo e cioccolatoso dei capelli di Tooru, da non accorgersi quasi che pochi metri davanti a loro si apriva uno squarcio nella roccia da cui entrava la luce abbagliante del giorno.

"Ecco, qui è dove ci portano il cibo."

Hajime finalmente aprì gli occhi che aveva dovuto strizzare per cercare di abituarsi a quella luce, così abbacinante dopo tanti giorni passati nell'oscurità, e poté osservare dove si trovavano.

Lo squarcio nella roccia si apriva su una specie di terrazza naturale a strapiombo sul fianco della montagna. Era larga e profonda qualche metro, e fu subito evidente che da lì non esisteva via di fuga. L'unico modo per andarsene sarebbe stato... volando.

La vallata sotto di loro era verde e rigogliosa, con un ampio fiume che vi scorreva nel mezzo. Il castello era visibile in lontananza e provocò nello stomaco di Hajime un moto improvviso di ribellione.

"Trovo qui le ceste di cibo e le giare d'acqua, immagino che le portino con qualche creatura volante, grifoni forse, ma non sono mai riuscito a vederli." disse Tooru, richiamando la sua attenzione e rispondendo alle domande inespresse di Hajime.

Un paio di grosse ceste erano infatti addossate alla parete accanto a due grosse giare dall'aspetto massiccio e pesante.

"Ce la fai a portare una cesta? Io porto l'acqua che è più pesante, dovremmo cavarcela in un paio di viaggi." gli disse, accompagnando le sue parole con un sorriso, e Hajime restò ancora una volta abbagliato.

Alla luce del giorno quel sorriso era bello in maniera devastante, limpido come il cielo e caldo come il sole che splendeva sopra le loro teste.

Hajime sentì il cuore accelerare e dovette prendere un paio di respiri profondi per calmarlo, e liberare ancora una volta la mente dai pensieri lascivi che sembravano essere ormai perennemente presenti.

E dovette arrendersi al fatto che non fosse poi soltanto colpa del profumo di mandorle visto che, sulla terrazza spazzata dal vento, era appena percettibile. Era Tooru, in tutta la sua essenza, a innescare quei pensieri peccaminosi, e Hajime si chiese in tutta onestà per quando ancora avrebbe potuto resistergli.


👑


"Queste... lucciole... che cosa sono in realtà?" Hajime domandò dopo aver posato sulla roccia la coppa da cui aveva appena bevuto.

Avevano trasportato a fatica le scorte di cibo e acqua fin dentro la grotta e Hajime era esausto. Si erano quindi seduti sul tappeto di muschio al centro della grotta, per rifocillarsi con della frutta fresca appena arrivata insieme al nuovo carico di provviste.

"Le brilline?"

Non appena Tooru pronunciò la parola, le lucine che volteggiavano attorno alla sua testa sembrarono aumentare la loro luminosità, come in risposta ad un comando vocale.

Tooru sollevò la mano, palmo in su, e alcune brilline vi si posarono proprio al centro. Si avvicinò al volto di Hajime, con la mano e col suo stesso viso, osservando le brilline insieme a lui; il suo sorriso era dolce e tenero mentre le guardava, illuminato dal tenue bagliore emesso dalle creaturine davanti al suo naso.

Hajime dovette distogliere svelto lo sguardo da quelle lunghe ciglia fluttuanti su un paio di occhi così magnetici che ci si sentiva trascinare dentro.

Cercò di concentrarsi sulle brilline che se ne stavano quiete sul palmo di Tooru, come in attesa di essere esaminate. Ma, in realtà, anche osservandole da vicino, erano semplicemente delle minuscole sfere luminose, ben diverse dalle lucciole che presentavano invece un corpo da insetto. Qui, semplicemente, non c'era corpo, ma solo la luce che aumentava e diminuiva senza mai spegnersi davvero.

"Brilline? Le chiami così? Carino..." Hajime sorrise e le brilline si sollevarono dal palmo di Tooru avvicinandosi al suo viso, sfiorandolo appena e trasmettendogli un piacevole solletico caldo.

Non ne era sicuro, forse era solo la sua impressione, ma gli era parso che anche le brilline fossero avvolte dal profumo di mandorla. Forse, dopotutto, c'era davvero un legame tra loro e Tooru.

Tirò un sospiro di sollievo nel rendersi conto che i suoi sforzi per non subire passivamente gli effetti che quella fragranza aveva su di lui, sembravano dare buoni frutti: stava davvero cominciando ad abituarsi a quel profumo, nonostante in alcuni momenti sembrasse più forte o più dolce, a seconda dello stato d'animo di Tooru.

Aveva riflettuto a lungo, durante il tragitto nel cuore della montagna, su come fare per tenere a bada le reazioni fisiologiche che quel profumo innescava nel suo corpo. Aveva provato quindi a recuperare i vecchi insegnamenti del maestro Irihata e, facendo appello alla disciplina a cui aveva sempre sottoposto la sua mente, e alla respirazione controllata, sembrava essere riuscito in qualche modo a incanalare le sensazioni, a tenerle sotto controllo senza esserne sopraffatto.

"Non so bene cosa siano ma provengono da ." stava spiegando Tooru indicando la polla d'acqua luminescente "La prima volta che mi sono immerso hanno iniziato a vorticare attorno al mio corpo e quando sono uscito mi hanno seguito. Si è creata una specie di... connessione, non so se è grazie alla pozione che mi hanno fatto bere, comunque sembra che capiscano i miei pensieri. E confesso che mi hanno reso davvero più facile vivere qui. E poi, sono... affettuose, oltre che utili."

Come se avessero capito le parole di Tooru, le brilline presero a vorticare attorno alla sua testa in una danza vivace, la luminosità modulata a tempo col movimento creando una coreografia davvero ammaliante.

E se la mente di Hajime non fosse stata così impegnata a scacciare l'immagine di Tooru nudo che esce dalla polla, avrebbe anche potuto fare qualche commento di apprezzamento su quelle adorabili creaturine.

Ma Tooru interruppe le sue fantasie.

"Iwa-chan, posso farti una domanda?"

Hajime fece un cenno del capo mentre ancora prendeva un frutto dalla ciotola. Questi erano più grandi dei mirtilli bianchi, e contenevano un nocciolo che Hajime era stato ben attento a non ingoiare e aveva appoggiato sul muschio davanti a sé.

"Chi è Tobio?"

Hajime finì di masticare e inghiottire il boccone, grato di potersi prendere qualche istante ancora per fare mente locale.

Nei giorni precedenti lui e Tooru avevano parlato molto, ma erano rimasti sempre su un piano superficiale. Avevano parlato delle rispettive famiglie ma non si erano mai davvero addentrati in dettagli intimi e personali, evitando di proposito anche di fare riferimento alle situazioni che li avevano portati a ritrovarsi entrambi lì, prigionieri in quella montagna. Erano rimasti volutamente concentrati su argomenti leggeri, inconsciamente, forse, in attesa che Hajime si ristabilisse completamente.

Ma entrambi sapevano perfettamente che quel momento di confronto prima o poi sarebbe arrivato.

Eppure, Hajime si trovò spiazzato dalla domanda. Come poteva spiegare a Tooru chi è Tobio?

"Lo hai nominato spesso mentre avevi la febbre" aggiunse Tooru "e hai detto che dovevi andare da lui quando ti sei svegliato. Dev'essere una persona davvero importante per te..."

Hajime annuì, grato che Tooru lo stesse conducendo, con i suoi commenti, esattamente al punto in cui poteva finalmente aprirsi e spiegargli quello che Tobio rappresentava per lui.

"Lo è. Tobio è la mia guardia personale. Il mio migliore amico. Il mio..." si fermò un istante a deglutire mentre cercava di trovare il termine adatto a descriverlo.

"Ragazzo? Amante? Fidanzato?" lo incalzò Tooru con un sorriso dolce, invitandolo ad aprirsi con lui senza farsi problemi.

"Sì, una specie. È complicato..."

"...perché non puoi sposarlo, giusto?"

"Giusto. Le leggi del mio paese impongono che il principe possa sposare solo un altro principe, o una principessa se lo gradisce." spiegò, con una smorfia che indicava che non era certamente il suo caso. E poi aggiunse "Immagino che adesso mi starà cercando. Sarà preoccupatissimo. Sempre che sia ancora vivo. Non oso pensare a cosa possono aver fatto alla mia scorta..."

"Sono certo che stanno tutti bene." cercò di rassicurarlo Tooru appoggiando la mano sul suo braccio in un gesto di conforto "Ti va di parlarmi ancora di lui?" aggiunse poi.

Il suo sorriso era sincero, e Hajime si domandò se la proposta di Tooru fosse dettata da un'intuizione, avendo forse percepito che Hajime aveva bisogno di parlarne, o se fosse davvero curioso di saperne di più lui stesso. Ma, in fondo, aveva poca importanza.

"Tobio è... bellissimo. È forte e coraggioso. Ha due occhi blu come il mare e i capelli neri come una notte senza stelle. È leale, brutalmente sincero a volte, ma è proprio quello che..."

Gli occhi gli si riempirono di lacrime e dovette fermarsi per deglutire il nodo che gli stava bloccando le parole in gola.

E solo in quell'istante si accorse che il profumo di resina era aumentato, si era fatto più aspro e pungente, e sembrava annullare quasi del tutto quello dolce di mandorla.

Tooru gli aveva detto che era lui stesso ad emetterlo, evidentemente la sua preoccupazione per il suo seguito e la nostalgia che provava verso Tobio, si erano in qualche modo manifestate anche attraverso il suo profumo.

Per la prima volta Hajime si domandò come lo percepisse Tooru, se in qualche modo anche lui fosse influenzato dal profumo di Hajime così come Hajime lo era dal suo.

"Questo profumo..." disse infatti.

"Credo che siano feromoni, o qualcosa di simile." spiegò Tooru e, proprio mentre lo diceva, il profumo di mandorle tornò ad essere forte e invadente, quasi troppo dolce ai sensi di Hajime.

"Ma perché ci hanno fatto questo?" sbottò Hajime.

Tooru alzò le spalle in un gesto impotente mentre abbassava lo sguardo alle sue mani che avevano iniziato a torturare il bordo dorato della sua tunica.

"Forse il profumo serve ad attirare la bestia" ipotizzò Hajime "e ci portano il cibo per tenerci in vita fino a che non sarà lei stessa a divorarci. Forse è tutto un gioco sadico e perverso..."

Hajime si interruppe di colpo notando l'espressione atterrita del volto di Tooru.

Anche alla fioca luce delle brilline era evidente che Tooru fosse spaventato. Ma sul suo viso Hajime lesse anche qualcos'altro, una sorta di reticenza che Hajime gli vedeva sempre assumere quando il discorso in qualche modo verteva sulla loro situazione.

Non capiva se Tooru non volesse spaventarlo con i suoi racconti sulla bestia, o se invece fosse così spaventato lui stesso da pietrificarsi alla sola menzione.

Ma in ogni caso, ormai, Hajime aveva bisogno di sapere.

"Tooru... Com'è la bestia?" chiese infatti.

"Orribile!" disse solo, senza ancora alzare gli occhi, il disgusto di nuovo evidente nella piega delle sue labbra e nel modo astioso con cui aveva vomitato fuori la parola.

"Ma... come la combattiamo? Qui non ci sono armi..." lo incalzò Hajime, del tutto deciso a non lasciare più cadere l'argomento.

Ora che si sentiva di nuovo in forze e padrone di sé stesso, provava l'urgenza di fare qualcosa. Non potevano restare lì ad attendere passivamente che il loro carceriere tornasse a divorarli. Non si sarebbe arreso senza combattere.

Tooru sollevò finalmente gli occhi nei suoi, ma il suo era uno sguardo triste, rassegnato. Non c'era alcuna traccia di speranza, solo la cupa accettazione di un destino a cui non era in grado di opporsi.

"Non puoi combatterla, Iwa-chan. Puoi solo scappare, nasconderti, e sperare che non ti trovi."

"Sì, capisco che tu abbia paura, e forse il tuo metodo può anche funzionare visto che ti ha tenuto in vita sino ad ora." disse Hajime prima di allungare una mano su quella di Tooru e proseguire con un tono più dolce "Ma così non ce ne andremo mai. Adesso siamo in due, possiamo pensare a un piano per ucciderla, o comunque metterla fuori combattimento e scappare, andarcene da questa montagna... Magari c'è un'altra uscita. Magari..."

Tooru si liberò dalla presa di Hajime con un gesto brusco e si alzò in piedi, e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro sul muschio.

"Iwa-chan, credimi, è la cosa migliore. Devi fidarti di me. Quando la bestia arriverà, devi cercare un posto sicuro, un anfratto in questo labirinto, e nasconderti. Lei è grande, in molte delle gallerie semplicemente non riesce a passare. Tu devi solo restare nascosto e pazientare fino a che non se ne sarà andata. Tutto sommato non si sta così male qui. Ci sono le brilline e..."

In due falcate Hajime lo raggiunse e lo afferrò saldo per le spalle.

"Tooru! Ascoltami. Ora non sei più da solo. Non devi avere paura, ti aiuterò io, ti proteggerò!"

Non le aveva premeditate quelle parole, gli erano uscite da sole ma, nel momento in cui le aveva pronunciate, si rese conto che le intendeva davvero.

L'istinto di proteggere Tooru dal pericolo, di prendersi cura di lui, gli era venuto spontaneo. A maggior ragione dal momento che sentiva nei confronti di Tooru un legame profondo e ormai irreversibile. I loro destini erano intrecciati e sentiva che non avrebbe più potuto abbandonare Tooru lasciandolo in pericolo.

E comunque, Hajime era un combattente e difendere gli altri la sua missione di vita; nascondersi sperando di farla franca non era proprio il suo stile.

"Iwa-chan, tu non capisci..."

"Allora spiegamelo. Cos'è che non capisco?"

"Tutto! È... complicato!"

Lo sguardo di Tooru era spaventato e smarrito, il profumo di mandorle si era fatto forte e aspro, aleggiando tra loro con una punta di bruciato, e Hajime lo sentì penetrargli i sensi e le viscere rendendolo di nuovo vittima di quel bisogno che credeva di poter controllare, e che in quel momento si fece sentire ancora più selvaggio.

Sentì la sua erezione premere contro il tessuto leggero della tunica e si maledisse per aver abbassato la guardia; si era fatto prendere dalla discussione e non riusciva più a recuperare il controllo.

E l'assurdità della situazione era che stavano parlando di sopravvivere alla bestia, dibattendo se combattere o nascondersi.

C'erano in gioco le loro vite.

Mentre l'unica cosa a cui riusciva a pensare era di prendere Tooru su quel tappeto di muschio e possederlo, di assaggiare le sue labbra, di toccare ogni centimetro della sua pelle che sentiva già morbida e rovente nei punti delle spalle in cui lo stava stringendo tra le dita.

Hajime lasciò improvvisamente la presa dalle spalle di Tooru e fece un passo indietro, inalando dei profondi respiri.

Gli occhi di Tooru erano spalancati, lo sguardo implorante, e Hajime si domandò di cosa lo stesse implorando. Per la prima volta fu tentato di credere che Tooru provasse il suo stesso bisogno, che fosse mosso dallo stesso desiderio viscerale che sentiva lui, che quegli occhi gli stessero dicendo di prenderlo, di baciarlo, di toccarlo.

Perché nel profondo del suo cuore Hajime non poteva fare a meno di desiderare, a dispetto di ogni pensiero razionale, che l'innesco dovuto ai feromoni fosse a doppio senso, e che anche Tooru provasse per lui lo stesso bruciante desiderio a cui Hajime sentiva ormai di non potersi più sottrarre.

E fu facendo ricorso ad un ultimo estremo sforzo di volontà che riuscì a fare un altro passo indietro.

"Io... non posso!" disse solo, prima di voltarsi e cercare a tentoni la via verso lo squarcio nella montagna.

Tooru chiuse gli occhi e chinò la testa sconfitto, e poi impartì un comando con un gesto della mano.

Un piccolo sciame di brilline si accese di una luminosità più marcata e si raggruppò per poi seguire Hajime e illuminare il suo cammino dentro alla montagna.


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