La bambola (1 parte)e altri racconti
Ringrazio pubblicamentemattryandrogo per la realizzazione della copertina, seguitela è una bravissima scrittrice e artista completa <3
Margherita girava in mezzo alle bancarelle del Balon di Torino, notando come la qualità della merce esposta fosse migliorata con gli anni.
Tanto a lei interessava solo un articolo in particolare: le bambole, di cui era un'accanita collezionista. Amava tutto quello che era antico, ma per le bambole aveva sviluppato una vera e propria ossessione.
Malgrado i suoi quarantacinque anni, il suo lavoro di responsabile amministrativa di un'azienda tessile, il suo aspetto serio e a tratti dimesso, lei stravedeva per quelle creature finte dagli occhioni sognanti. Più erano vecchie più le amava.
Le bambole avevano fatto scappare un suo spasimante tenace, che si era allontanato dal suo appartamento nel Quadrilatero romano dopo averle viste ovunque, pensando che una donna adulta che aveva una passione simile era senz'altro strana e matta. E Margherita preferiva non rilevare al lavoro questa sua passione per evitare che la prendessero in giro, così come era successo durante la sua adolescenza.
Il negozio si apriva sulla viuzza. Margherita guardò dentro, abbagliata da quel sole innaturale per la stagione. E in un angolo vide lei, un'altra bambola ideale per la sua collezione, rossa tiziano, antica, presumibilmente dell'epoca precedente la Grande Guerra, con un abito di organza rosa pallido. Bellissima.
Entrò e chiese alla titolare quanto costasse:
"Dieci euro".
Una somma incredibile, per lei che si era sentita chiedere cifre di svariate centinaia per bambole molto meno belle e ben tenute di quella, oltre che per squallide imitazioni. Ma quella bambola non era un'imitazione.
La titolare aggiunse:
"Voglio farla fuori, non mi piace".
Margherita rise fra sé, meno male che non tutti i commercianti erano avidi, qualcuno era anzi poco furbo e accorto. Affari loro, quella donna perdeva un'occasione per fare soldi a palate. Peggio per lei.
Arrivò a casa all'ora di pranzo, giusto il tempo di prepararsi un'insalata di verdure e un frutto. Preferiva evitare le riunioni di famiglia, era contenta della sua vita solitaria, tra lavoro e passione per l'antico. Prese la macchina digitale e fece una foto alla bambola, per mostrarla agli amici collezionisti di Internet. Tra un mesetto ci sarebbe stato un raduno a Bologna, ma preferiva non rischiare portando i prezzi migliori della sua collezione là.
Fece la foto e la trasferì sul pc. E di colpo sobbalzò sulla sedia.
Il volto incantevole di quella fanciulla di porcellana, uscito da un quadro di Grasset o della Greenaway, era sparito. C'era al suo posto un teschio sformato, simile a quelli che aveva visto anni prima durante un viaggio in Messico, ma con le zanne fuori e la mascella storta. Un mostro.
Margherita guardò la bambola. Normale. La fotografò e quello che vide fu ancora più spaventoso e orribile.
Mandò le foto allegate alla sua amica Cristina, una trentenne di Trento amante delle bambole e del paranormale, che andava pazza per tutti quei telefilm che a lei non dicevano un granché.
Le presentò la bambola in maniera: "L'ho trovata, è molto strana, cosa ne dici, non la trovi inquietante?"
Cristina le rispose poco dopo: "Ma che bella la tua nuova bambola! Inquietante? Semmai è inquietante che te l'abbiano fatta pagare così poco, ma con la crisi che c'è in giro, mi sa che quel negozietto svanirà sotto l'onda degli ipermercati".
Margherita indagò un attimo, cercando di girare attorno a cosa aveva visto Cristina. Che aveva visto la bambola come l'aveva comprata lei e non aveva notato niente di strano in quelle foto.
Anzi, Cristina le disse che sarebbe venuta a Torino per cercare altre occasioni, visto che ormai i prezzi di Trento erano proibitivi.
Per tutto il pomeriggio Margherita riprovò a fotografare la bambola, ottenendo risultati sempre peggiori e orrendi. Fotografò anche le sue altre bambole, che sembravano normali... ma le sembrò di vedere in loro un terrore statico.
Arrivò la notte e non riusciva a dormire. Aveva messo la bambola su uno dei ripiani del doppio corpo ottocento del suo salotto, e ogni due minuti la andava a vedere e le sembrava sempre più bella e sempre più inquietante.
Alla fine, esausta, si assopì nel suo letto Impero.
Poco dopo sentì uno scricchiolìo. Alzò il viso dal cuscino e vide la bambola, con il volto da mostro delle fotografie, che si arrampicava sopra di lei.
Gridò, cercò di dibattersi, ma lei diventava più forte.
Con uno sforzo, Margherita si divincolò e fece cadere la bambola giù dal letto. Sentì un tonfo sordo e un rumore che conosceva, la ceramica che va a pezzi.
Margherita aprì la luce a guardò.
La bambola si era rotta, solo il viso, che era quello normale, era rimasto intero. Il suo corpo era aperto. E c'era qualcosa dentro.
Ossa. Ossa umane, tagliate a pezzettini.
Margherita le rimosse una per una. E sentì come un urlo ogni volta che le toglieva. Dalla cavità sotto la testa riuscì a rimuovere anche un teschio interno.
Come era possibile?
Margherita guardò l'ora e poi mandò un sms alla sua amica Franca, che faceva l'infermiera alll'Istituto di Medicina legale, e che era anche lei collezionista di bambole. Sapeva che avrebbe finito il turno di lì a poco, infatti non si erano potute vedere quella domenica.
Di colpo una voce riecheggiò:
"Tu non sai cosa hai liberato!"
Una ragazza bellissima dagli stessi capelli della bambola aleggiava di fronte a lei, con un sorriso cattivo.
"Grazie..." e di colpo il suo volto ridiventò quello del mostro, prima di svanire. Tra le altre bambole sembrò aleggiare un terrore senza nome.
Franca arrivò di lì a poco e rimase sconvolta.
"Posso far analizzare queste ossa, ma di sicuro sono umane, sono fatte a pezzetti ma si direbbero di una ragazza come minimo".
Una ragazza... come quella che lei aveva visto.
O quello che era quel mostro.
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