La bambola
La stanza era splendida mentre il sole la inondava con i suoi raggi illuminando la schiera di bambole perfettamente ordinate sugli scaffali, a terra e sui mobili che adornavano lo spazio.
I loro volti di ceramica erano immortalati in un sorriso statico e gli occhi di cui i colori volevano imitare i bei gioielli che portavano sul corpo elegantemente vestito delle più pregiate sete sul mercato.
Le tende di morbido chiffon si muovevano per la brezza nascondendo in parte la numerosa collezione di bambole, ma soprattutto veniva celata alla vista quella che alla padrona della camera era la meno cara.
I suoi occhi volevano richiamare il colore del ghiaccio, uno splendido grigio così delicato dalle sfaccettature azzurre e bianche che nessuno era mai riuscito a eguagliare fino a quel momento, le guance rosee erano sormontate da piccole efelidi quasi trasparenti sulla pelle dello stesso colore della porcellana più fine, dei morbidi ricci biondo cenere scendevano lungo il volto dalla forma leggermente a cuore.
Sarebbe stata la più splendida della collezione con il suo vestito in organza rosa dalle linee principesche, se non fosse stato che sotto l'occhio destro si era formata una crepa che con il passare dei giorni si stava allargando sempre di più.
Con la luce del pomeriggio sembrava quasi che la piccola bambola stesse piangendo da come il colore degli occhi si facesse lucido sotto i raggi del sole, affranta per non essere più la favorita della sua padrona, triste per quello sfregio che la deturpava.
«Le mie bambole sono splendide anche oggi?» sussurrò una vecchia entrando nella stanza delle bambole, le sue mani era secche e coperte da piccole macchie date dal sole che facevano sembrare la sua pelle più vecchia ancora di quel che non fosse.
I suoi occhi erano vacui e velati da una patina che la facevano sembrare ceca ad una prima occhiata e i capelli bianchi legati in una lunga treccia dietro la schiena sembravano aridi come la voce con cui aveva parlato.
Il suo sguardo contornato da una moltitudine di rughe che parevano una fitta ragnatela passò in rassegna ogni angolo della stanza osservando come tutto fosse esattamente come lo aveva lasciato tranne per quell'unica bambola, quella rovinata che la fissava con tristezza.
Il cuore della vecchia prese a battere più forte nel notare come la piccola bambola la fissasse.
Quella sensazione che da qualche giorno aveva preso a martellargli nel petto osservando quegli splendidi occhi grigi, la travolse come uno tsunami. Le mani presero a tramare e il respiro a farsi via via più fievole.
Come poteva un oggetto tanto innocuo e bello causarle tanto dolore da non riuscire neanche più a guardarlo?
Come poteva una semplice bambola di porcella creare quel malessere che la spinse ad avvicinarsi a lei?
Osservò quel piccolo difetto, quella crepa che ora partiva da sotto l'occhio destro della bambola per arrivare quasi a sfiorare quella boccuccia carnosa dal colorito caldo da sembrare un vero petalo di rosa.
La vecchia inciampò nell'avvicinarsi, il tappeto sembrava che si fosse mosso di sua iniziativa per frapporsi trai i piedi della donna che calzava delle scarpe così simili a quella stessa bambola che si stava scoprendo ad odiare.
Le sembrò quasi di vedere la crepa sul volto della bambola aumentare ad ogni passo che faceva per avvicinarsi, sembrava che le crepe aumentassero per poi far cadere delle briciole di ceramica sul bel vestito rosa, macchiandolo come se la polvere fosse in realtà sangue che la stessa bambola stesse facendo sgorgare.
Paura pervase l'animo della vecchia ammettendo che forse un poco le dispiaceva che la bambola si stesse rovinando, così allungò le mani e la prese da sotto le braccia per poi adagiarsela contro il petto raggrinzito.
Era ancora bella come il primo giorno in cui l'aveva vista.
I capelli erano morbidi come se fossero stati veri e accarezzavano il suo petto ogni volta che si muoveva per un respiro.
La mano corse subito ad accarezzare quella crepa che tanto la faceva arrabbiare, ne percepì il difetto sul polpastrello del pollice con cui l'aveva sfiorata.
L'impulso di prenderla e lanciarla dall'altra parte della stanza per completare l'opera era tanta, ma il ricordo della gioia che aveva provato quando per la prima volta l'aveva tenuta fra le mani, il ricordo di come si era sentita dopo averla avuta finalmente tutta per sé, quel sentimento era ancora vivo dentro di lei che non se la sentì di cancellarlo per quel piccolo crepo.
Sollevò il dito dalla guancia della bambola, magari sperando che il suo piccolo segno d'amore per quell'oggetto che voleva in parte dimenticare, avesse compiuto quel miracolo che avrebbe voluto avverarsi, ma quello che vide una volta che il pollice fu sollevato la lasciò con un groppo in gola che quasi la soffocò.
Dalla crepa si stendeva sulla piccola guancia pallida una scia rossa che fece mollare alla vecchia la presa sulla bambola che cadde a terra con un rumore che sembrava così simile a quello che il suo cuore stava producendo.
«No!» gridò fiondandosi a riprendere la bambola, ma il danno era stato fatto.
Il corpo della piccola era stato spezzato a metà e la crepa sulla guancia era diventato un vero e proprio buco da cui un liquido rosso sgorgava lento.
La vecchia non credette ai propri occhi e a come quello macchiasse il bell'abito della bambola, per poi cadere addosso a lei.
«No, ti prego.» si ritrovò a gemere accarezzando i capelli dell'oggetto ormai rotto irreparabilmente.
La porcellana cominciò a cadere a terra in schegge sempre più grandi, il tutto fra le urla della vecchia che cercava di chiudere il piccolo buco sulla guancia della bambola, ma senza risultato perché quello che in effetti era sangue si stava riversando nella stanza come una diga a cui si erano rotti gli argini.
La donna gridava mentre si stringeva al petto la bambola, la stanza ormai intrisa di sangue che gli arrivava alle caviglie, mentre un ultimo barlume di raziocinio le passò per la mente.
Non poteva essere reale, nulla di quello che le stava capitando era reale e se se ne fosse andata da quella stanza, forse tutto sarebbe scomparso da davanti ai suoi occhi.
Tutto sarebbe tornato normale se solo avesse voltato lo sguardo fuori da quella stanza.
Si voltò per correre fuori da quella stanza, cercando di varcare la stessa porta da cui era entrata. Le mani si schiantarono sul bel legno bianco lasciando macchie rosse che la nausearono, ma la porta non si aprì, rimase chiusa nonostante cercasse di aprirla con tutte le sue forze.
Solo che quella non era la sua unica via di uscita.
La finestra dall'altra parte della stanza era aperta ed era molto grande, certo era al secondo piano di quella casa, ma sempre meglio di nulla, sempre meglio che annegare in quel mare di sangue che la bambola ancora stretta al suo petto continuava a far fuoriuscire.
Voleva gettarla via, voleva farla affondare in quella specie di illusione che stava vivendo, ma qualcosa in quel gesto le risultava alieno, come se nel farlo stesse abbandonando la sua stessa figlia alla morte.
Le mani si serrarono ancora di più sul corpicino spezzato, tanto che il vestito ormai color rosso si strappò e la ceramica le ferì la pelle.
Si mosse con vigore verso la finestra, ormai il sangue le arrivava alle ginocchia, ma il tappeto continuava ad arricciarsi tra i suoi piedi facendola inciampare di continuo e cadere a terra mentre il liquido le entrava in bocca nell'urlo appena accennato che voleva lasciare le sua labbra, ma che veniva smorzato dal sangue che le entrava in bocca.
Ad ogni caduta si rialzava come meno forze e la finestra sembrava allontanarsi sempre di più fino a essere quasi irraggiungibile, ma non mancava molto, aveva ancora un paio di passi quando il sangue cominciò ad arrivargli alla vita.
Le bastava solo allungare la mano e avrebbe afferrato la maniglia della finestra e con quella avrebbe potuto darsi una mano per saltare fuori ed essere al sicuro.
Le dita si protesero e sentì il freddo contatto con il metallo della maniglia, ma quando fece per chiudere la mano attorno ad essa, quella sfuggì dal suo tocco e la finestra si chiuse con uno scatto.
La vecchia gridò dando fondo a quel che gli rimaneva per avvicinarsi e fare forza su di essa come aveva fatto con la porta, ma a nulla valsero i suoi sforzi e ormai il sangue le arrivava al petto , poco sotto il volto della bambola che aveva cominciato a voltare il piccolo capo verso di lei.
La paura che aveva preso ad annidarsi nel suo animo da quando era entrata in quella stanza, si trasformò in vero e proprio orrore, così forte che alla fine lasciò cadere la bambola in mezzo al sangue.
«Mamma.» sussurrò la bambola quando il suo piccolo corpo toccò quel mare di sangue che continuava a sgorgare dalla sua guancia, «Mamma non mi abbandonare.»
La vecchia urlò cercando di scacciarla, ma più ci provava più la bambola le si avvicinava, fino a quando non le ghermì una mano, le piccole mani fredde le affondarono nella pelle spaccandole la pelle e le ossa sottostanti.
Era un dolore terribile che le svuotò i polmoni ormai compressi nella sua gabbia toraci dalla paura che la stava uccidendo.
«Mamma, mamma.» continuava a ripetere la bambola che ormai le aveva raggiunto con la forza la spalla in cui aveva piantato il suo esile braccio fino al gomito.
«No, lasciami. Ti odio...ti odio.» gridò con il sangue che ad ogni parola le entrava in bocca.
Quando il sangue le coprì completamente il volto, la bambola era arrivata davanti al volto della vecchia a cui vennero aperti gli occhi a forza dalla piccola con le sue manine rigide.
«Amami mamma.» sussurrò un'ultima volta mentre la donna esalava il suo ultimo respiro.
«È sicura di voler comprare l'intera collezione? Vale parecchi soldi.» disse un uomo intorno ai trent'anni alla vecchia signora che aveva visto l'annuncio sul giornale in cui si vendeva quella splendida collezione di bambole di porcellana.
«Naturalmente, sono sempre stata un'amante di queste meraviglie.» rispose la vecchia avvicinandosi alla finestra e scostando la tenda leggera per vedere una piccola bambola in particolare.
I suoi occhi dello stesso colore del ghiaccio l'attirarono come se fossero una calamita e lei un pezzo di ferro, i morbidi capelli color biondo cenere incorniciavano un volto grazioso e senza imperfezioni, ma quello che attirò veramente la donna fu una piccola miniatura che la bambola teneva in braccio. Una seconda bambola dai capelli color grano legati in una treccia.
«Questa è veramente splendida.» disse lei all'uomo che le si avvicinò per vedere l'oggetto del suo interesse.
«Era la favorita di mia madre prima che morisse, ma non aveva mai avuto la bambina come accessorio.» rispose lui stupito facendo un passo indietro riconoscendo il volto che quella seconda bambola possedeva.
La paura prese a formarsi nel suo petto quando gli sembrò di vedere la mano della bambola più grande accarezzare i capelli di quella più piccola con un sorriso impercettibile sulle labbra rosse.
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