Epilogo
Glielo ripetettero tutti, allibiti dal suo silenzio, dal suo non preparare le proprie cose. Aveva sempre detto che sarebbe morto su Acathe, rifiutando l'idea di trasferirsi altrove, ma ora era diverso. Ora non aveva scelta!
Ma B.J. si nascose.
Inutilmente lo cercarono, freneticamente, ovunque. Conosceva Acathe come nessuno, sentiva le persone avvicinarsi in un modo che non potevano sospettare, si rese introvabile.
Inutilmente il comandante tentò di fermare la partenza farneticando, da pazzo, la presenza sulla luna di qualcuno che non aveva documenti, che non era mai stato registrato, che per l'umanità non esisteva. Dovettero sedarlo e infine partirono.
B.J. si dispose ad ammirare l'astronave allontanarsi.
Dai documenti del protocollo di attracco aveva appreso il suo nome.
Avrebbe potuto, quello solo, suonargli come un presagio, ma avendo ignorato quel particolare circa le sue origini, non lo colse.
Aveva preparato una bevanda per dormire, quel sonno tranquillo da cui non dovesse risvegliarsi. La bevve godendosi nel silenzio lo spettacolo della galassia, tra gli alberi del parco. I motori della nave in allontanamento entrarono nel suo campo visivo. Brindò a un suo viaggio sereno e l'ammirò, finché la luce della Skyrunner non si confuse tra quella di infinite stelle.
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