1 - L'uomo che non sapeva fermarsi
Aveva davvero bisogno di bere stasera, non avrebbe retto un'altra notte accanto a quel corpo che giaceva nel suo letto. Era freddo ormai, rigido, inespressivo. Un whisky era quello che ci voleva, magari due o anche l'intera bottiglia se quel benedetto uomo tatuato avesse accettato di cedergliela.
Il Bar di Tony era ancora aperto, a qualunque ora lui era sempre disponibile. L'aspetto era sciatto e trasandato ma non rovinava il piacere che provava a sedersi su quegli scomodi sgabelli sgangherati, mentre il suo riflesso lo guardava e lo giudicava da dietro l'espositore dei liquori.
La lampadina centrale di quella benedetta insegna era sempre fulminata, e il resto della scritta aveva visto giorni migliori, ma lui sentiva una familiarità con quello sfarfallio, come quello che sentiva dentro. Un contatto inceppato mandava corrente a singhiozzo, proprio come la sua vita. A quel bancone oltre al "solito" senza ghiaccio, trovava sempre il "dottore" che lo lasciava sfogare accettando pagamenti in alcol e distillati da non meno di 40gradi.
Entrò trascinando i piedi e lentamente si posizionò alla sua destra, sullo sgabello in pelle rossa appena più vicino alla fine del lungo e sudicio bancone. Tony non lo degnò di uno sguardo avendolo già squadrato al di fuori della vetrina che non si decideva a pulire da anni.
"il solito, Tony!" disse al barista, che passava continuamente uno straccio di dubbia provenienza dentro alcuni bicchieri e li riponeva poi nella rastrelliera alle sue spalle.
Continuando a tenere la testa bassa cominciò a parlare al dottore senza troppi convenevoli.
"Stasera non ce l'ho fatta a restare con lei...è stato più forte di me"
L'uomo di medicina lo guardò con la coda dell'occhio facendogli un cenno che significava che voleva continuasse a raccontare, ma prima il pagamento anticipato.
"Tony versa da bere al mio amico dottore" esclamò.
Il barista prese una bottiglia di Bourbon e la posò di fronte ai due uomini. Dopo i primi due bicchieri, l'uomo riprese a parlare.
"Ieri sera è stata la più brutta dell'ultimo mese, sa ... l'avevo incontrata al supermercato e ho attaccato bottone perché era davvero uguale a lei"
Il dottore si girò a guardarlo con gli occhi piccoli che non giudicavano, ma lo lasciavano sfogare.
"mi deve credere, era la sua sosia stavolta ..." fece una pausa ".... è successo che ha chiesto il mio aiuto e dopo averle sistemato la spesa in auto, tra una parola e l'altra l'ho invitata a bere qualcosa. Sa com'è, un bicchiere di troppo e l'ho portata a casa mia. Le giuro però che non era mia intenzione arrivare a tanto ... è stata lei che non smetteva di gridare e dirmi di smetterla. Tutte le altre volte stavano zitte o mi guardavano con le lacrime agli occhi, lei invece voleva anche parlare, cercava di capire come potesse aiutarmi ... ma si rende conto dottore? Voleva aiutare me, io che, se non bevo almeno due bicchieri, non riesco neanche a capire se ho davvero un problema o no"
Tony si avvicinò per posare una ciotola di arachidi perché quell'alcol che stava scendendo nei loro corpi si potesse, almeno in parte, assorbire. Ma questo solo per farli continuare ad ordinare da bere e non certo per spirito caritatevole verso i loro fegati.
Il dottore spinse via la ciotola e con la mano fece segno di abbassare la voce. Squadrandolo con i suoi occhi a fessura fece un cenno per indicargli di continuare a raccontare. Sembrava interessato al racconto, in realtà teneva di più a non essere implicato in un prossimo caso per la polizia locale.
L'uomo incoraggiato dall'atteggiamento del doc si avvicinò per continuare a raccontargli i fatti.
"Tenga conto che non potevo neanche farla uscire in quelle condizioni e quindi l'ho lasciata lì, ma domani farò in modo di farla tornare a casa sua o magari la seminerò nel campo dietro casa ... un po' qui e un po' lì ..." tacque qualche secondo e sussurrò "... con le altre ragazze ha funzionato!"
Si era ormai rassegnato a dover trascorrere la notte al bar per non dover tornare a casa e rivivere quella angosciante situazione. La testa del suo ascoltatore annuiva piano per assecondarlo, ma aveva decisamente afferrato con chi aveva a che fare. Stava ancora decidendo come fare perché l'uomo finisse di sfogarsi soddisfatto e lo lasciasse in pace una volta per tutte.
L'uomo, a quel quel punto, si tradì. Cercando una sigaretta tirò fuori dalla tasca posteriore un coltello ancora sporco di un liquido vischioso quasi nero e lo appoggiò con noncuranza sul bancone. Tony che seguiva ogni movimento nel suo locale, si accorse quell'oggetto che aveva dovuto sequestrare tante volte nel suo bar per evitare risse tra alcolizzati.
Con un movimento degli occhi colse lo sguardo del dottore e in con quel loro muto dialogo si accordarono di tenere d'occhio l'avventore. Lui, ancora preso dai fumi dell'alcol, non si era neanche accorto di aver esposto in pubblico la lama insudiciata e, rovistando ancora nella giacca, trovò finalmente le sigarette.
Alzò gli occhi e non si accorse dell'intesa tra il dottore e Tony e proseguì il suo racconto liberatorio. Senza farsi accorgere il barman prese il cellulare e si infilò nel magazzino.
"Sa dottore, ora che ci penso non era così simile a lei, forse un po' la ricordava ma la verità è che nessuna è come lei per me" disse accendendo la sigaretta e alzandosi barcollando.
"Sa che le dico, che le chiacchierate con lei mi lasciano sempre più leggero, lei è davvero un grande...solo che...ops" e inciampando nei suoi stessi piedi, tirò giù il coltello dal piano del bancone.
Subitofuori dalla vetrina si intravide un lampeggiante blu avvicinarsi al bar efermarsi davanti l'ingresso bloccandolo. Solo allora si accorse dell'oggettoche gli era caduto e girandosi di scatto verso Tony che usciva dal retro, videil suo sguardo e capì tutto ... aveva parlato troppo, bevuto decisamente troppoe amato ancora di più.
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