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Capitolo 8

ANNA'S POV

Alle 9:00 mi sveglio, mi lavo, mi vesto e scendo giù.

"'Giorno tesoro! Come va?" Mi saluta mia madre con la sua felicità che mi contagia molto spesso.

"'Giorno mamma! Non mi posso lamentare, tutto bene!"

"Sicura?"

"Certo!"

"Ok.."

Facciamo colazione e mentre mamma decide di fare delle pulizie e cucinare qualcosa di particolare, io vado a fare una passeggiata mattutina.

Esco e vedo quella casa. Mi viene in mente tutto ciò che è successo ieri pomeriggio e sembra che sia passato tantissimo tempo. Ieri sera poi è stata la prima volta in cui io non ho fatto praticamente nulla per due ore circa. E non sembrava neppure passato tanto tempo...

"Anna, aspetta!" Riconosco quella voce. È lui.

Mi giro e noto il suo sguardo intento a osservarmi attentamente, quasi a imprimermisi nella mente.

"Sì?"

"Devo chiederti scusa..." Volge lo sguardo verso gli alberi dietro di me.

"Forse anch'io." Dico, guardandolo negli occhi. Quegli occhi verdi che mi sono rimasti dentro senza via d'uscita e non so perché.

"Io almeno ho un motivo, tu no. Se ti riferisci agli insulti di ieri pomeriggio, puoi stare tranquilla."

"Okay." Lo congedo freddamente. Ormai questa freddezza fa parte di me, qualunque cosa mi si dice, mi è indifferente.
Ho imparato che il dolore ti svuota, ma tu non te ne accorgi; ho capito quanto fa schifo questo mondo: c'è dolore, cattiveria, presunzione, ma se ci fosse un po' di verità, ci sarebbe la felicità, almeno in parte.

Questo mondo purtroppo va di pari passo col dolore quest'oggi. Sembra che la felicità non ci sia, non si sa quasi cosa voglia dire.
Non che la conosca io, per intenderci.
Sono ormai anni che vivo con questo senso di vuoto, che vivo con il nulla.
Questo nulla mi ha portata ad essere l'apatica e fredda ragazza che adesso sono. Certo, ci sono momenti in cui l'apatia va via, come ieri, ma rimane parte di me.
Faccio per andarmene, quando mi richiama nuovamente.

"Cosa c'è?" Chiedo, ormai sono stanca di questo stato penoso in cui mi trovo sempre e, come al solito, fredda.

"Ehm, nulla... Solo che ti chiedo di perdonarmi." Mi ripete con la voce sconcertata, sicuramente a causa del mio sguardo e della mia voce.
Lo guardo, ma poi vado via, senza dargli una risposta e consapevole del suo sguardo su di me.

MARCO'S POV

La freddezza. È con questa che mi ha parlato. È con questa che mi ha guardato. Con freddezza.
Mi ha lasciato con il risentimento di aver fatto una cretinata, non mi ha risposto, mi ha guardato e se ne è andata. Sembra che le piacciono queste uscite da film: guardarmi e andarsene. Però me lo merito, me lo merito pienamente, ma ti fa sentire da schifo. Era da tempo che non mi comportavo da scemo, stavo migliorando.
O almeno ci stavo provando. Ma è arrivata lei è mi ha stravolto.

"Fratello, che ti succede?" Mi chiede Roberto, mio fratello. Il fratello con cui ho fatto tutto, senza escludere nulla. Il fratello che si arrabbiava sempre con me, esortandomi di smetterla di comportarmi in quel modo e di cambiare pagina. Il fratello che mi ha sempre aiutato, ma che ora non saprà nulla di questa storia.

"Si, tutto a posto." Rispondo, senza pensare veramente a quello che dico e andandomene, perché so che se mio fratello saprebbe di quella ragazza, piena di segreti, con uno sguardo vuoto, mi porrebbe domande alle quali non saprei dare delle risposte.

ANNA'S POV

Dopo aver parlato con Marco, cambio idea e decido di andare in una libreria per vedere quali libri ci sono. Non voglio pensarci, o almeno non ad inizio giornata. Ora come ora voglio solo sprofondare nei pensieri di qualche scrittore e lasciarmi andare, senza pensare ad altro, senza pensare a nessuno.

Mentre cammino, sento una voce familiare e mi giro per vedere chi è. Alzo lo sguardo e vedo lei: Rebecca.
Nello stesso momento anche lei alza lo sguardo e mi fissa.

"Cosa?" Mi chiede lei, scioccata.

"Tu?" Dico io, di rimando.

"Oddio sei tu! Oh Anna!" Ci abbracciamo e scoppiamo in lacrime. Lacrime di gioia.

"Ma com'è possibile?" Tu non eri in Sardegna? Come ci sei finita qui?"

"Appunto, ero. Ho deciso di cambiare vita. Andarmene da quel posto, anche se era stupendo e venire qui." Mi dice lei, osservandomi dalla testa ai piedi e io faccio lo stesso.

"Io ancora non ci posso credere... Ma perché non me lo hai detto? Perché non mi hai chiamata?"

Lei mi guarda negli occhi e mi dice:
"Sarebbe dovuta essere una sorpresa. Sai che hai degli occhi stupendi? Troppo tempo è passato. Adesso sono anche più belli!"

"Sì. A causa loro, appena sono arrivata, è successo un casino.. eccome se lo so..." Dico, ricordandomi di ieri e della questione 《Marco》.

"Cosa? Come? Adesso mi racconti tutto. Filo e per segno, ok?"

"Sì, ma dove vivi?"

"Ho un appartamento qui vicino."

"Ma da quanto tempo sei qui?"

"Due giorni. Era solo per organizzarmi che non ti ho chiamata."

"Io ancora non ci posso credere! Sei qui! E ti sto parlando! Questo devo essere un sogno!" Dico e la abbraccio forte.
Non ci posso credere! L'amica di una vita, che non ho visto da troppo tempo, che mi è mancata, che voglio bene più di me stessa e che sa tutto di me, ora è qui e non capisco come sia possibile. È meraviglioso ed è tanto, troppo tempo che non ci vedevamo e mi mancava, mi mancava terribilmente. Mi mancavano i suoi abbracci, le sue parole e le voglio un bene immenso.

"Ok, basta spettacoli adesso. Andiamocene da qui. Ti va un caffè?" Mi chiede.

"Sì!" Accetto volentieri e insieme andiamo nel suo appartamento a bere questo caffè.

Spero che sia uno dei tanti che berrò insieme a lei.

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