Capitolo 28
ANNA'S POV
Marco mi ha chiamata diverse volte, mi ha mandati diversi messaggi che non hanno ricevuto risposta, però. Non voglio nascondermi dietro la scusa del voler allontanarmi per il suo bene. Io voglio che lui possa dimenticarsi di me; so che mi farà male per un tempo indefinito, ma non c'è futuro per chi vive nel passato e io vivo solo in esso. Non posso continuare a fargli vivere la mia vita. È a causa del passato che sono scappata, no? E io non voglio fargli passare le pene dell'inferno. Io voglio solo che lui possa dimenticarsi di me. Ed ha fatto già un grande passo, lui.
D'ora in poi non mi sentirai,
non ti cercherò
e tu non mi cercherai.
Siam schiavi dello stesso
ricordo.
Siam schiavi
di noi.
Non ho mantenuto la promessa:
dovevo proteggerti,
ma ci sono stato,
finché hai voluto.
Però ci sono,
ti aspetto,
sai?
Qui,
sempre.
Ciao Anna.
È questo il messaggio che ho ricevuto. Mi viene un colpo al cuore a capire che ora, forse, è finita per davvero. Però meglio così. Ho la testa che mi dice che ho fatto la cosa giusta ad ignorarlo, ma il cuore, quel cuore che di fatti suoi non sa farsene, mi dice di prendere il primo aereo e corrergli incontro.
Mi lascio andare sul letto.
Voglio che riesca a dimenticarsi di me, ma speravo che combattesse ancora. Sognavo come le fanciulle nelle favole. Le fanciulle ingenue.
-Senti, tu hai voluto tutto questo ed ora devi accettare che abbia deciso di dare un taglio a tutta questa storia. Siete troppi distanti, troppo giovani per una relazione a distanza. Oltretutto non credo che l'unico modo di vedersi, che è quello di sorvolare il cielo, possa essere sopportabile. Tu gli hai fatto intendere che è finita. È questo quello che devi accettare anche tu. È finita. Arrenditi. Vai avanti. Avete vissuto poco meno di una settimana, okay? Non credo tu debba farne una questione di stato. Vai avanti, ce ne sono tanti altri di ragazzi. Lascia stare. Goditi la vita, vai e divertiti. Insomma, lascia perdere questa storia. Lo so, sarà difficile, per un periodo ti auto ingannerai, crederai di potercela fare, ma se all'inizio sarà falso, ti assicuro che il tempo ti farà abituare alla sua assenza, ne sono più che certo. Non lo dimenticherai, ma dimenticherai di pensare a lui e a ciò che avete vissuto insieme e sarà più facile continuare a sopravvivere. Lascia che il tempo faccia il suo corso, Anna. Dimentica di pensarci.- Mi suggerisce il subconscio, ma io sento di star male, sento di affogare.
A volte capita di non sentirsi capaci di restare in contatto con il resto del mondo.
Capita, a volte, di credere che la gente sia troppo diversa da te, troppo ottusa o semplicemente troppo normale.
Non ce la faccio a sfogarmi, ora come ora, con nessuno. Non darò mai la colpa a mia madre della permanenza a Roma. Sono le scelte che facciamo noi tutti ad avermi portata qui.
A volte mi sento un po' morire dentro, ma stavolta me lo sento incredibilmente diverso.
Con Marco mi sono riscoperta. Ho scoperto che ciò che credevo impossibile e fantastico, è vero.
Mi sento come se mi avessero tolto qualcosa da dentro di me.
Sono in momenti come questi che credo davvero di odiarmi, momenti in cui mi crogiolo nell'auto disprezzo più totale, nella follia di voler fare qualcosa di irrazionale e sì, anche a rischio di farmi male, ma a costo di sentire delle emozioni forti ed intense.
Voglio sentirmi scorrere l'adrenalina nelle vene.
Voglio sorridere, voglio farmi accarezzare i capelli dal vento mentre volo col parapendio, col deltaplano.
Voglio volare sull'acqua mentre mi faccio trasportare dall'aquilone del kitsurf in aria e avere l'illusione di poter volare di tanto in tanto, di poter camminare sull'acqua e fare cose impossibili.
Ma spesso devo rimanere coi piedi per terra perché la gravità mi attira al centro di questo stupido pianeta. Capisco, in realtà, che quello che voglio è scappare dalla realtà noiosa e monotona che mi circonda.
In momenti come questi, però, capisco che quasi sempre ho torto, che sbaglio quasi sempre e tutta la felicità che vedo nelle persone inizia a divenire l'illusione di quella che vorrei io. In fondo volare sarebbe solo un modo per deviare la direzione dei pensieri che mi attanagliano sempre. Ma io con Marco l'ho scoperta, la felicità. Il sentire emozioni uniche. Ho scoperto che la vita non è solo dolore.
Spesso mi sono odiata, spesso ho creduto che le cose mi fossero dovute per qualche strana ed incomprensibile ragione. Spesso ho creduto che ci fosse qualcuno che ha bisogno di me, ma poche volte mi sono chiesta se io avessi mai avuto bisogno di qualcuno. A volte ho creduto di voler morire, ma poi ho capito che era un orrendo sbaglio.
Spesso credevo di essere arrabbiata col mondo perché non mi capiva e questo è vero. Non mi sono sentita capita per vari motivi, per molto tempo e iniziai a scrivere nella speranza di ricevere un "ti capisco" da parte di qualcuno.
Ad un certo punto ho odiato quello che mi circondava, le persone con cui parlavo. Certe volte ho odiato il tempo e il suo scorrere, la regolarità del giorno e della notte come due opposti che insieme formano un giorno, ma che ho odiato per la loro regolarità. Ho odiato tutto quello che avevo. Ho odiato chi non amava il vento, le tempeste e chi guardava il cielo solo la notte di San Lorenzo. Non riuscivo a capacitarmi come qualcosa dovesse essere ammirata solo perché quel giorno era dedicato a quel qualcosa.
Bisogna offrire del bene ogni giorno per arrivare alla fine e poter dire: "Sono soddisfatta."
Ma invece io non ero così, a volte non sono così.
A volte odiavo tutto quello che avevo. Odiavo quello che ero, il mio corpo ed il mio comportamento, odiavo quello che mi era stato concesso.
Spesso avevo avuto la pazza idea di buttarmi da qualche parte e farla finita.
Spesso sono disadattata, asociale, ma non è questo che odio, almeno non tanto.
Mi piace stare sola.
A volte odio i miei pensieri, il mio comportamento, il mio pessimismo e la mia eterna lotta interiore.
A volte mi sono odiata tanto ed ho odiato tanto ciò che ero.
E se c'è qualcosa che penso per davvero, quel qualcosa mi turba parecchio, mi ha sempre turbata.
Questa eterna sofferenza di essere diversa.
Questa eterna necessità di voler essere compresa.
Questo voler rimanere coi piedi per terra, pur sapendo che i piedi per terra non ce li voglio.
E no, non mi sono mai amata particolarmente.
Sono troppo diversa, ho idee troppo strane. Ho odiato tanto cose. Odio troppo, a volte.
L'odio è una brutta cosa: significa non amare, disprezzare, reputare qualcosa inutile e senza un fine.
Non mi piace il dover sempre mentire di essere contenta, sempre rispettosa, sempre così nelle regole.
Un giorno vorrei scappare, fare qualcosa di irrazionale.
Un giorno vorrei essere in grado di chiedere aiuto.
Un giorno vorrei dormire in spiaggia, assistere ad alba e tramonto, vedere un mare in tempesta perché guardarlo il mare in quello stato non è romantico, è dannatamente da solitari, da tristi.
Ad un certo punto della mia vita ho iniziato a rendermi conto che ero davvero una solitaria, sempre triste.
A volte non capivo le battute, ma ridevo perché tutti gli altri lo facevano. Parlavo perché gli altri lo facevano e tutto questo per cercare di sentirmi meno sola, ma è stata solo una bella illusione. Ho dovuto impiegare anni per capire che quella solitudine non si guarisce con qualche risata e qualche chiacchiera piazzata lì per caso, magari anche senza motivo. Credo che questo mio atteggiamento mi abbia portato a non mostrare mai il casino che avevo dentro, a rendermi un'esperta nel nascondere tutto.
A volte mi sentivo davvero male, mi veniva da piangere perché nessuno si accorgeva di ciò di cui avevo bisogno. Nessuno si accorgeva che io dentro morivo sempre di più.
Nessuno si accorgeva che ad ogni loro "ti capisco" in realtà io li mandavo a quel paese e mentalmente io rispondevo loro con "tu non capisci proprio un bel niente".
Nessuno si accorgeva di quegli occhi che piano piano si spegnevano ad ogni mio "sto bene" detto con la voce piatta che bene non era.
A volte vorrei resettare tutta la mia vita, a volte vorrei non essere mai nata, ma siccome ci sono su questo pianeta, vorrei fare tutto ciò che voglio, vivere da sola e magari arrendermi anche all'idea che quando la mattina non ti sveglia nessuno, quando la sera non ti aspetta nessuno, quando puoi fare tutto ciò che vuoi, non sei libera, sei soltanto sola.
Vorrei viaggiare da sola, fare le mie esperienze, scoprire cose nuove.
-È proprio questo che voglio?- Mi chiedo.
È questo ciò che voglio:
un giorno vorrei essere un'anima viva.
Un giorno vorrei essere diversa da me stessa.
Un giorno vorrei avere le risposte alle mie domande.
Ma, fino ad allora, fino a quel giorno sarò un'anima morta, un'inetta, una foglia portata dal vento, magari anche un po' rovinata dalla pioggia e dal vento. Magari mi impiglierò nei piccoli rami appuntiti, sarò anche un po' lacerata.
Fino a quel giorno sarò tutto quello che da piccola ho sempre detestato. Perché sì, è la verità. Tutti noi diventiamo, almeno in minima parte, ciò che odiamo.
Fino a quel giorno sarò un'anima morta, triste, senza uno scopo nella vita, pessimista.
Sarò un'anima eternamente sola.
Dedicata alla solitudine che cerchiamo di confondere confondendoci tra la gente. Sorridiamo quando sorridono, parliamo quando parlano, ma è il nostro silenzio che non riusciamo a far uscire e rimbomba così forte nelle stanze immense e spoglie della nostra ragione da farci impazzire.
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