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Capitolo XVI - Non si può cancellare

Capitolo XVI - Non si può cancellare

Tra le tante cose che Eddie Munson non si aspettava di certo, in quel 1986 rivelatosi imprevedibile, c'era l'idea di ritrovarsi, inaspettatamente, a vendere droga a Chrissy Cunningham e scatenare, dopo quel fatto, una serie di eventi a catena, per lo più terribili, dalle quali non ha fatto altro che fuggire e nascondersi.

«È umano avere paura. Ci siamo passati, sappiamo come ti senti e... so che non è bello, ma ti abituerai e passerà», gli ha detto Dustin, quando hanno parlato, poco fa, prima che Steve li raggiungesse in sala da pranzo dopo essersi addormentato, probabilmente troppo stanco per riuscire a rimanere sveglio abbastanza da aspettare la notte.

Lui ha sorriso, e per quanto la sua ultima impresa lo abbia visto tirare fuori del coraggio che nemmeno credeva di avere, continua a credere di essere un codardo; ad Hawkins lo danno per morto, e chi pensa che sia vivo lo accusa di essere un mostro, un assassino, la feccia. Non che le cose siano molto cambiate dal solito, dopotutto nemmeno prima aveva chissà quale nomina, ma con degli omicidi di mezzo non diventi solo uno strambo da insultare, ma un vero e proprio mostro a cui dare la caccia.

Eppure, tra i tanti eventi che si sono susseguiti dopo la morte di Chrissy, non può fare a meno di pensare che, paradossalmente, anche se il mondo lo odia, si sente molto più compreso e amato rispetto a prima – oltretutto da persone inaspettate e, tra queste, c'è sicuramente Steve Harrington.

Non lo nasconde a sé stesso, non è così orgoglioso, ma lo ammette con una certa sicurezza, ora più che mai, che Steve in fin dei conti, forse, gli è sempre interessato. Magari non romanticamente, ma ha sempre nutrito una certa curiosità nei suoi riguardi, e lo ha sempre osservato. E non solo durante le lezioni di educazione fisica, ma anche al di fuori. Anche quando giocava le sue partite di basket che lui, Garreth e Jeff hanno guardato ogni volta solo ed esclusivamente per noia - anche se Eddie pensa che, forse, ci andavano per tentare in qualche modo di integrarsi, sebbene non volessero ammetterlo - e Steve c'era sempre, il Re della Hawkins, il più bravo di tutti, in qualsiasi cosa, a tentare di portare alla vittoria la sua squadra. Così dannatamente e fastidiosamente perfetto in tutto, amato da tutti, eppure sempre così distaccato, in qualche modo da un'altra parte.

Sì, è così che lo ha sempre visto: distaccato. Come se la fama che gli si scaraventava addosso come un vento di foglie dorate non lo scalfisse minimamente. Come se, quelle cose, le facesse solo ed esclusivamente per assicurarsi un posto nel mondo, sentirsi utile, sentire che c'era. Che qualcuno poteva vederlo.

Forse per questo lo ha sempre colpito, forse per questo lo ha sempre osservato da lontano, e Steve non l'ha mai notato ma, la cosa che più lo conforta, è che non lo abbia mai preso di mira o sbeffeggiato. Si è solo limitato a fingere che non esistesse e, per come è fatto Eddie, è la cosa più carina che qualcuno possa fare per lui.

Sono seduti sul letto di Steve, e non hanno smesso di baciarsi nemmeno per un attimo. Continuano a dividersi, a guardarsi, e poi a ricominciare, come se non vi fosse altra missione che quella, nella vita, da portare a termine. Consapevolizzare quello che è successo, capirsi attraverso i silenzi e trasmettere, l'uno all'altro, dei sentimenti difficili da esprimere a parole, soprattutto in tempi come quelli. Ma non possono tacere per sempre, e non possono sperare che quei baci possano dar loro ogni risposta, o evitare domande scomode. Perché non è semplice scendere a patti col fatto che, alla fine, sia nata un'attrazione reciproca e che questa sia tra due uomini in un mondo che non è in grado di accettare una cosa così.

«Steve», cerca di chiamarlo, ma l'altro è troppo impegnato a stringergli le guance tra le mani e appropriarsi di baci che sanno di calore e di impazienza, e sono tutto ciò di cui Eddie ha bisogno, in questo momento, ma ha anche una paura dannata che tutto questo gli svanisca dalle mani in una nuvola di fumo nero. «Steve!», esclama, e lo blocca, allontanandosi delicatamente da lui.

Si fermano, e si guardano. E tutto l'imbarazzo del mondo cala giù dal cielo come un velo trasparente, e li copre.

«Scusa», mugugna Steve, con il fiato un po' corto. «Mi sono lasciato un po' prendere.»

«Me ne sono accorto!», ride Eddie, poi sospira. «Non credi che dovremmo, non so, parlare di questo

Steve alza un sopracciglio e si passa una mano tra i capelli. «Non lo so, dovremmo?»

Eddie sospira, ma non riesce a trattenere un sorriso. Gli fa piacere che, anche se forse è pieno di dubbi, Steve non si sia scomposto poi così tanto e che, bene o male, non abbia intenzione di fermare quell'intimità che si è creata tra loro. «Penso di sì. Insomma», sospira di nuovo e alza le spalle. «Io lo so che cosa sta succedendo e immagino anche tu lo sappia ma... non vorrei che ce ne pentissimo in futuro o che, boh, fosse tutto influenzato da quello che è successo negli ultimi giorni.»

«Non ti seguo», risponde Steve e dà prova, come sempre, di essere decisamente meno perspicace della media, sebbene Eddie pensi che sia una persona intelligente, solo... un po' lenta, a volte.

«Ho solo pensato che magari fosse stato un momento di debolezza, tutto qui.»

Steve si muove nervoso. «Non sei sicuro? Pensi che non sia reale?»

«Penso che sia reale adesso», ammette, e non ha il coraggio di dirgli che non è delle proprie consapevolezze che nutre dei dubbi, ma delle sue.

Steve Harrington, il playboy per eccellenza, che conta un numero di fidanzate durate mai più di qualche settimana. L'uomo che tutte voglio, che tutte desiderano, ma che poi alla fine vengono scartate via, o dimenticate, o forse solo usate.

Non vuole pensare questo, di Steve. Ha avuto modo di conoscerlo meglio, non gli sembra il tipo, ma le voci girano, e arrivano anche a lui, sebbene si tenga sempre saldamente lontano dai gossip.

«Eddie, per te... per te non è reale?», ripete.

«No, no. Assolutamente! Cristo, Steve, da quando ci siamo conosciuto non ho fatto altro che cercare di scendere a patti con l'idea che mi stessi prendendo una cotta colossale per te e non cambio idea, anzi, ora potrei dire di essere la persona più felice del mondo ma...»

«Non ti fidi di me», finisce Steve, al posto suo, e quando Eddie alza gli occhi sui suoi, pensando di trovarli delusi e in collera, si stupisce che invece siano quasi... abituati a quelle accuse.

«Non è questo», cerca di aggiustare il tiro, ma non può mentire e non vuole farlo. Abbassa lo sguardo e si guarda le ginocchia, «È complicato.»

«Hai detto che dovremmo parlarne, no? Perciò forza, parliamone! È per quello che dicono di me?»

«Non è esattamente questo», inizia Eddie, ma lo sa che sta già mentendo, anche se si è ripromesso di non farlo. «Forse sì. Non lo so, è difficile! Ti ho visto con tante di quelle ragazze, durate meno di un soffio, che...»

«Immaginavo fosse per quello», risponde Steve e poi si copre la faccia con le mani, come se volesse prendere tempo per riflettere su cosa dire, ma soprattutto su come dirlo. «Insomma, ho fatto il coglione con mezza scuola, con tutte le ragazze che mi sono capitate a tiro, per anni. Poi è arrivata Nancy e le cose sono cambiate radicalmente, solo che nessuno se n'è accorto. E quando ti fai una nomina di un certo tipo, difficilmente te la togli di dosso e... so che ne sai qualcosa.» Sorride Steve, e poi gli prende la mano. Gli accarezza il palmo con il pollice e il cuore di Eddie salta due battiti, perché quel gesto è un po' una prova di quello che sta dicendo, come lo è stata la premura di prima, quando gli ha curato le ferite, o quando gli ha offerto quella sigaretta.

«Lo so che sono un coglione se ho dubitato di te, davvero, ma tendo a scappare, lo sai, e non solo dai mostri del sottosopra. Mi prendo a parole con i più stronzi, a scuola. Cerco la rissa, provoco le persone, combatto per l'anticonformismo come posso, ma la verità è che non so gestire le cose, quando cominciano ad andare bene, sono più bravo quando le cose vanno di merda», ammette, e ride di sé stesso, amaramente.

«Abbiamo più cose in comune di quanto tu possa credere, sai?», risponde Steve, divertito, poi gli lascia un bacio delicato al lato delle labbra, forse un po' per rassicurarlo, un po' perché forse ha davvero bisogno di quel calore. «Non ne è andata bene una da quando è iniziata questa storia del sottosopra. Dopo Nancy ci ho riprovato ad avere una relazione seria, ma è stato impossibile. Tutte mi vedono come quello che se le porta a letto e poi le scarica via, e quindi mi lasciano prima che possa farlo io ma... ad essere onesti, non ho trovato mai nessuna che mi facesse sentire che ne stava valendo la pena.»

Eddie alza un sopracciglio, incerto. «E io invece...»

Steve non risponde immediatamente. Lo guarda e basta e Eddie non sa che pensare; non sa se è davvero in grado di capirlo con un'occhiata o se Steve Harrington è ancora qualcuno di cui sa poco e niente. Poi però annuisce e sembra quasi che quel gesto gli abbia tolto un peso dalle spalle. «Ne vali la pena. Almeno per me e... non lo so, il fatto che non mi disturbi affatto l'idea che tu sia un uomo lo vedo come un motivo in più per credere che sia importante. »

Eddie ride, reclinando la testa all'indietro. «E io che pensavo che questo potesse essere un ostacolo, per king Steve.» Si avvicina al suo viso e sbatacchia gli occhi, nella pantomima metal di una ragazza innamorata.

Steve lo scansa via, schioccando la lingua e fingendosi irritato da quella provocazione. «Se superi l'ostacolo vuol dire che ne vale la pena, non credi?», gli risponde, con un sorrisetto, ammettendo che sì, per lui è stato traumatico capire che gli piacesse un uomo, che probabilmente ci ha pensato abbastanza, e alla fine è sceso a patti con quel fatto anche lui.

A Eddie non è mai interessato chi gli piace, che sia maschio o femmina non fa alcuna differenza. Ha avuto qualche storia, ogni tanto, finita sempre male. Sempre. Un po' come Steve e, per quanto pensasse che per lui fosse più semplice trovare qualcuno adatto a lui, ha appena scoperto che hanno entrambi cercato, forse, sempre nei posti sbagliati, sempre nelle loro cerchie – lui nei pub da anticonformisti e Steve con le ragazze un po' più semplici, come quelle della scuola.

C'è voluta una coincidenza terribile, per farli incontrare davvero. C'è voluto un temporale devastante per rimettere a posto le cose. Non del tutto, ma almeno un po'.

«Ho parlato con Robin, qualche giorno fa, dopo che siamo andati al negozio delle armi. Abbiamo parlato di lei, e delle sue delusioni amorose e poi, come sempre, ha voluto spostare l'attenzione sulle mie. Le ho detto che forse stavo capendo delle cose, e che mi sentivo strano, e diverso. Mi ha spiegato che è normale sentirsi spaesati, all'inizio, ma che se si prova qualcosa, non bisogna mai ignorarla. E, ovviamente, io ho fatto tutto il contrario. Quando mi sono reso conto che iniziavi ad interessarmi, ho cercato di buttare più a fondo possibile quello che sentivo e, alla fine, quando abbiamo creduto che fossi morto, ho reagito come uno stronzo. Ho fatto finta che non fossi mai esistito, quando in realtà dentro mi sentivo uno schifo. Forse è per questo che non ho avuto paura, stavolta, a buttarmi.»

«Avrai trovato un po' di coraggio, sotto a quella scorza granitica!», cerca di ironizzare Eddie, e Steve gli dà una gomitata sul braccio, poi sorride.

«No, è che una seconda occasione non te la dà mai nessuno. Tu sei tornato, e questa volta non potevo sprecarla, no?»

Eddie lo guarda negli occhi, e non sa esattamente cosa dire. Nessuno gli ha mai detto una cosa del genere. Nessuno gli ha mai detto che è importante, o che vale qualcosa, o che è l'occasione di qualcuno o che ne vale la pena. Trattiene il respiro per un attimo, e scorda per un secondo cosa significa pensare.

Si avvicina a lui, e gli carezza il naso con il suo.

«Immagino di no», risponde solo e, quando Steve gli prende il viso tra una mano, si lascia baciare e basta, sebbene senta ancora addosso la paura dell'abbandono e di deluderlo, quando scoprirà com'è fatto davvero.

Eppure non dovrebbe dubitare di chi ha rischiato la vita per salvare la sua, di chi è sceso all'inferno pur di riprenderselo. Non dovrebbe dubitare di chi ha ammesso di essere vulnerabile, di fronte a lui, quando al di fuori sembra tutt'altro.

Non dovrebbe dubitare di chi gli regala la sua sincerità.

Steve approfondisce quel contatto, e può sentire la sua lingua caldissima toccare la sua. Lo stomaco sembra una gabbia di ferro da cui farfalle e pipistrelli cercano di fuggire, sbattendo contro le sbarre e sparandogli al cervello e sotto la pancia martellate che fanno quasi bene. Si lascia togliere la maglietta gialla, quella che Steve gli ha prestato e, subito dopo, è lui che sfila la t-shirt all'altro, buttandola a terra e tornando a baciarlo immediatamente.

Quando si staccano, si guardano e gli occhi di Eddie cadono sul petto di Steve e vede le sue cicatrici. Quelle che i demo-bats gli hanno causato e che lo hanno segnato per sempre. Proprio come è successo a lui.

Alza le dita e sfiora quella al fianco destro, la più visibile, ma Steve non si ritrae, segno che non gli fa più male. Si è quasi completamente cicatrizzata.

«È bella profonda», dice, con un filo di voce.

«Ci hanno dato dentro, ma mai come con te. Mi sa che tu sei più appetitoso», risponde Steve, con un tono malizioso decisamente mal riuscito, che lo fa ridere. «Ti fanno male?», chiede poi, più premuroso.

«Sai quando hai un livido e continui a sbatterlo ovunque? Ecco, la sensazione è quella», dice, e le mani di Steve gli carezzano i vari cerotti che coprono il suo petto e, anche se fa un po' male, Eddie sente più i brividi lungo la schiena, che altro.

«Guariranno», come tutte le ferite.

«Sì, guariranno», risponde, ma non sta più ascoltando, perché tutto ciò che può vedere sono gli occhi di Steve puntati sulle sue labbra e, poco dopo, sono di nuovo attaccati l'uno all'altro, ma stavolta con una sensazione ardente dentro, incapace di essere domata. Si sdraia lentamente sul letto, di schiena, e l'altro lo sovrasta, infilandosi tra le sue gambe.

Poi diventa tutta una questione di sospiri e profumi, di pelle e ossa, di occhi dentro occhi.

Di labbra dentro labbra.

E fa così bene che si sente morire.

•••

Restano sdraiati sul letto, spalla contro spalla, a guardare il soffitto e ad ascoltare i propri respiri che si regolarizzano; ogni tanto si scambiano un'occhiata, sorridono, si baciano e tornano a guardare su, come se al posto del tetto ci fosse un cielo stellato che li sta osservando.

«Steve?», lo chiama Eddie, ad un tratto, e lui sussultano entrambi nel sentire la sua voce dopo tanto tempo passato in silenzio.

«Dimmi.»

«C'è una cosa che vorrei fare, domani, approfittando del caos che si è creato in città.»

«Fuori di qui?», chiede, un po' incerto. «Non credo che sia una buona idea farti vedere in giro.»

«No, lo so, ma vorrei farlo.»

Steve sospira, e Eddie sa che vuole dirgli di no, che non se ne parla, che è troppo pericoloso ma, a pensarci bene, quanto tempo hanno ancora da spendere insieme? Quanta vita resta da vivere, prima che Vecna torni a prenderli, uno per uno, e interrompere la loro giovinezza, lasciandola tale per sempre?

«Di che si tratta?», domanda, e Eddie si gira su un fianco per guardarlo. Lui fa lo stesso e lo fronteggia, spostandogli poi una ciocca di capelli da davanti agli occhi. Un gesto che gli mozza il respiro per un attimo.

«Vorrei andare a trovare Chrissy al cimitero, se per te va bene.»

Steve non risponde subito. Sembra ponderare quella risposta attentamente, perché non è una richiesta scontata: è pericolosa, è azzardata, ma Eddie lo sa che può capirlo, che quella necessità l'avrà avuta anche lui, in passato, con Barb e si domanda se sia mai andato a trovarla, da solo, per cercare di espiare i suoi peccati parlando a una lastra di granito che, come prova dell'esistenza di qualcuno, recita un nome e mostra una foto che dice qui sotto ci sono io, non dimenticatevi di me.

E Steve non ha dimenticato, lo sa.

«Va bene, ti porto da lei», risponde poi, e sospira, e dentro quel gesto c'è un mondo di preoccupazioni ma anche di comprensione, dove dire di non può essere crudele, se si comprende cosa vuol dire sentirsi in colpa anche se di colpe non se ne hanno.

Eddie gli bacia le labbra, grato e Steve ricambia, quasi disperatamente. Sa che lui vorrebbe solo trovare il modo di salvargli la vita, a ogni costo, e che non vuole essere il prossimo che andrà in un cimitero a trovare qualcuno che gli è caro. Non un'altra volta.

Fine Capitolo XVI

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