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𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝐗

La notte passò troppo velocemente per il giovane signore, che era rimasto talmente schiacciato dal peso della propria scelta e da tutti gli avvenimenti che si erano susseguiti in un giorno solo, da essersi risvegliato più stanco di prima.

Le luci dell'alba gli ferivano gli occhi. Il canto degli uccelli suonava come una tromba di guerra. Non avrebbe mai immaginato di vivere il suo primo giorno di libertà in quelle condizioni, e gliene dispiacque. Ciò che lo tormentava, in realtà, era il timore di non sopravvivere alla sua prima avventura, tutto a causa di una fitta rete di bugie che lo aveva soltanto costretto a un destino peggiore di quello che immaginava se fosse rimasto prigioniero nella Torre di Loran.

Per fortuna poteva almeno contare sulla compagnia del bel bardo, che lo raggiunse ai cancelli occidentali dopo aver intravisto la sua figura e quella del cavaliere a cavallo. Quel giorno i suoi lunghi capelli biondi erano stati legati in una treccia elegante, che Elker non poté fare a meno di notare.

«Dunque sarai dei nostri? Questa sì che è una novità» esclamò con chiara ironia nel suo tono di voce.

«Mi hai già vista impugnare una spada in passato», rispose lei, accettando il passaggio a cavallo che l'uomo le offrì. Tese la mano, stringendo quella altrui, e la donna fu subito in groppa, alle sue spalle.

Tharanir si fermò ad osservare la scena dalla sua montatura, notando quanta poca formalità esistesse tra i due. Per un istante, rivide in loro l'immagine di Fendir e di Firin il giorno della loro partenza. Immobilizzato da quel ricordo che non sapeva ancora come processare, fu richiamato alla realtà dal cavaliere che già iniziava a far strada.

Il rumore degli zoccoli riecheggiò per l'ultima volta tra le mura della città. Lasciatosi riluttante il paese alle spalle, Tharanir si voltò un'ultima volta indietro prima di varcare i cancelli che parevano enormi fauci di pietra spalancate.

La sensazione di calore e protezione svanì piano come il rumore della cavalcata cambiò a contatto con il terreno erboso al di là della cittadella fortificata.

Il paesaggio iniziava a trasformarsi davanti ai suoi occhi, l'aria che si respirava era sempre più fresca e umida. Persino gli alberi assumevano una forma diversa: le folte chiome che soleva osservare dall'alto della torre, nascondevano dei tronchi alti e snelli che conferivano loro una forma più elegante. Adesso poteva finalmente vedere ciascun albero nella sua individualità, più che grosse chiazze di chiome confuse.

Il cielo appariva come un'enorme coperta sopra di essi, e quel caldo e consolante pensiero bastò a scacciare via ogni preoccupazione del momento.

Trottando sempre dritti, imboccarono silenziosi un sentiero che li avrebbe portati a Sud, superando alla propria destra la Foresta Bianca e la Torre di Loran, che da quella prospettiva assumeva un profilo minaccioso, come se continuasse a vegliare su di loro anche da quella distanza.

In effetti, man mano che i tre viaggiatori si allontanavano per raggiungere il complesso dei villaggi contadini di Kalkmar, Tharanir non poté fare a meno di notare come, anche dopo aver disceso una ripida collina oltre la quale la granitica Kalkmar spariva, la torre fosse ancora ben visibile all'orizzonte. Il ragazzo sentì una sensazione sinistra nel realizzare tutto questo, come se avesse ancora gli occhi gelidi e severi del padre puntati addosso.

Raggiunti i campi coltivati, enormi distese nude di terra a manifestare la tremenda e inaspettata carestia, i tre viaggiatori galopparono dritti sino al primo gruppetto di casupole che gli si palesò dinanzi: bassi edifici in pietra dal tetto di paglia intrecciata. Il trotto divenne più rilassato e fluido sotto il terreno battuto del villaggio. Le prime persone iniziarono a fare capolino dalle proprie case, incuriosite dall'arrivo dei nuovi ospiti, man mano che questi si addentravano verso il cuore del villaggio.

L'armatura del cavaliere diede pochi dubbi a chi si avvicinava scettico a loro. In poco tempo, i tre avventurieri vennero circondati da una folla di gente.

Al momento vi erano soltanto donne e bambini al villaggio. La maggior parte degli uomini erano rimasti nei campi a discutere intorno al raccolto magro, gli anziani invece se ne stavano seduti ad aspettare il loro arrivo al centro della piazzetta. Quando Elker si diresse verso quel luogo, gli abitanti del villaggio gli si avvicinarono accogliendolo come un eroe.

Tharanir era a conoscenza del fatto che l'Ordo si occupasse di molte cose, ma non immaginava quanto entusiasmo potesse suscitare nella gente.

Eppure il precettore gli aveva spesso accennato del potenziale pericolo che l'Ordine rappresentasse per i loro piani.

Il re, ormai, possedeva poco potere tra le mani. I Renol'Anon avevano assunto una certa importanza a corte grazie all'operato dell'Oscuro Signore, che teneva lo stesso sovrano sotto scacco, ma la chiesa di Laodeo era ben diversa. Sebbene non si presentasse come forza politica, aveva un peso non indifferente, in grado di scatenare delle vere e proprie rivolte popolari con un semplice schiocco di dita.

A Tharanir era stato detto che vi fosse un modo per contrastare facilmente quel potere, e tutto ciò che sarebbe servito sarebbe stato semplicemente permettergli di salire al trono. Suo padre e la famiglia avrebbero pensato al resto. Eppure, qualcosa dentro di lui gli suggeriva che non sarebbe stato poi così facile come l'Oscuro Signore e il precettore volessero fargli credere.

Sceso da cavallo, il cavaliere fu seguito dall'elfa che saltò con agile balzo a terra. Seguì il giovane signore, che ebbe come l'impulso di togliersi il cappuccio per mostrarsi in volto. Dopotutto non vi era più motivo per nascondersi: per quanto minacciosa potesse apparire la magione oscura da laggiù, quel villaggio restava un luogo lontano dal giogo del Gran Consigliere. Nessuno l'avrebbe mai riconosciuto.

Allora, timidamente, scoprì il proprio aspetto al cospetto degli anziani del Villaggio. Nonostante la loro iniziale esitazione nei confronti altrui, non sembrarono farci molto caso: la loro attenzione era ancora tutta concentrata sul cavaliere dall'armatura scintillante. Inoltre, sembravano già stranamente abituati alla presenza di creature elfiche, dato l'atteggiamento così neutrale nei suoi confronti e in quelli del bardo.

Forse, pensò tra sé, finché non si trattasse di un drow, qualsiasi creatura era la benvenuta a varcare le soglie di quella piccola borgata.

Ma questo pensiero non fece altro che alimentare le sue insicurezze. Albino o mezzuomo che fosse, Tharanir restava sempre uno di loro. E sarebbe sempre stato dalla loro parte, nel bene o nel male.

Mentre il giovane veniva assalito da questi pensieri, un anziano dal volto ricoperto di rughe e dalla chioma canuta, si alzò dal ciocco di legno sopra il quale era seduto, aiutandosi con un vecchio bastone. Poi, fu seguito a ruota da tutti gli altri anziani che gli sedevano accanto, come se quel solo gesto stesse dando inizio a qualche sorta di rituale di benvenuto.

Tutti gli anziani, notò bene il ragazzo, indossavano una cappa ricamata, che copriva interamente la loro figura. Sotto di essa, era difficile immaginare quanto magri o robusti potessero essere; era la prima volta che Tharanir vedeva un simile abbigliamento, e pensare che fossero tutti abitanti di Kalkmar!

Riconobbe, sul lungo colletto che pendeva a coprire le loro spalle come un cappuccio, i simboli del regno: tre foglie di Feeria intrecciate tra loro.

A quanto pare, dovevano essersi tutti vestiti per l'occasione. Un altro punto da tenere bene a mente, pensò il giovane signore che cominciava a realizzare l'impatto dell'Ordo sulla gente comune.

Il più anziano, finalmente, prese parola, mostrando i pochi denti al cavaliere in un gran sorriso.

«Benvenuto, nobile capitano. Siete arrivato anche prima del previsto»

Elker ricambiò il sorriso, rivolgendogli un cenno col capo, incitandolo silenziosamente a continuare.

A quanto pare, nessuno dei due sembrava interessato a perdersi in formalità: la situazione era grave, e nessuno di loro voleva perdere ulteriore tempo. Dopotutto, l'Ordo era già stato notificato a dovere dell'accaduto e non servivano ulteriori spiegazioni.

«La carestia di quest'anno è arrivata inaspettatamente. Il sistema di drenaggio è stato avvelenato da quel drago che si è insediato nella palude», spiegò, allungando la mano, oltre il tessuto della rigida cappa, in direzione di una grossa chiazza di alberi non molto lontana da lì.

«Attingete tutta la vostra acqua da lì?»

Chiese il cavaliere, le cui iridi cerulee adesso si concentravano sul punto indicato.

«Non tutta. Ma la sua sola presenza è stata abbastanza per scatenare una serie di catastrofici eventi»

Elker non sembrò esattamente convinto dalle sue parole. Storse il labbro in un'espressione pensierosa, poi si rivolse a Tharanir, come a voler cercare un qualche tipo di appoggio da colui che, tecnicamente, doveva essere l'esperto.

Il ragazzo, un po' intimorito dal dover dire la sua davanti a così tanta gente, fu fortunatamente interrotto dall'intervento di una donna che si avvicinò ai tre avventurieri con dell'erba bruciata tra le mani.

«Questo è ciò che rimane del nostro raccolto, Capitano».

«Dunque il drago non ha soltanto avvelenato la fonte d'acqua, ma ha anche bruciato il vostro raccolto, dico bene?»

«È strano», si lasciò sfuggire il giovane signore che, accortosi di aver attirato le attenzioni di tutti, rimase immobile per l'imbarazzo.

Elker, notata la sua timidezza , si permise ancora una volta di supportarlo, prendendo prontamente la parola al suo posto.

«Il ragazzo è un esperto di draghi. L'ho portato con me affinché possa aiutarci a neutralizzare questa minaccia»

Dal canto loro, gli anziani del villaggio lo guardavano con un certo sospetto. Non era di certo una loro conoscenza, ma soprattutto, non aveva alcuno stemma dell'Ordine indosso che potesse provare la sua affidabilità.

«E si dia il caso sia anche un bravo alchimista», continuò Adhara, poggiando le mani delicate sulle sue spalle. Adesso le attenzioni degli anziani erano tutte su di lui, e lì Tharanir poteva decisamente dire di sentirsi a disagio. Si sentiva in dovere di dover dire qualcosa, giusto per risultare credibile. Così si fece coraggio, deglutì e annuì.

«Sto lavorando per ottenere la licenza».

Detto ciò, gli anziani sembrarono abbastanza soddisfatti dalla sua spiegazione. O almeno, quanto bastava per ignorarlo e tornare a parlare con la persona di cui si fidavano ciecamente.

Anche se qualcuno continuava a fissarlo insistentemente, la presa dell'elfa sulle proprie spalle ebbe un effetto incoraggiante su di lui, che stava pian piano sciogliendosi.

Come prima "apparizione pubblica" non doveva essere andata poi così male, pensò. Doveva solo farci l'abitudine.

«Capitano», continuò l'anziano, «Siamo nelle vostre mani. Qualsiasi cosa riteniate giusta, noi ci fideremo del vostro giudizio»

Elker annuì, voltandosi nuovamente verso i due compagni di avventura per fargli cenno di seguirlo.

«Anziano capovillaggio, permetteteci di osservare meglio i danni e organizzare il lavoro. Procederemo al più presto possibile».

Con quelle parole, l'assemblea si sciolse ufficialmente, ma la folla continuò a seguirli incuriositi verso i campi. Volevano capire in che modo un forestiero estraneo anche all'Ordo potesse essere loro d'aiuto.

Domanda che, ovviamente, non tardò ad arrivare alle orecchie del cavaliere, che rispose con una risata genuina.

«Capitano, il danno, come potete constatare voi stesso, è irreparabile. Pensavo avreste portato un Alchimista dell'Ordine»

«Non dovete preoccuparvi. Questa, infatti, non è che una prova a cui sto sottoponendo il giovane Ceyl. Superata la sfida, potrà accedere all'esame ed entrare nella nostra schiera».

Una bugia ben inscenata, quella, che suonò così bene da aver sorpreso persino il ragazzo. Tharanir volette crederci per un istante. Voleva immaginare quella possibilità e lasciar battere il suo cuore con entusiasmo al solo pensiero.

«Non credo di aver mai sentito il suo nome prima d'ora», incalzò il capo villaggio, giustamente preoccupato.

«Posso garantire io per lui», rispose l'elfa, che continuava a camminare al fianco del ragazzo, in un tacito accordo di continuare ad infondergli coraggio con la propria vicinanza.

«Mi ha già salvata la vita una volta. Sono certa che apporterà grande aiuto all'Ordo».

Ancora una volta, i due compagni di viaggio stavano alzando la posta in gioco, smorzando nuovamente lo spirito del giovane signore. Sarebbe davvero riuscito a dimostrare di essere all'altezza di tutte quelle voci?

All'improvviso, il volto del precettore gli tornò in mente.

Lednar era un uomo severo e incredibilmente rigido. Non si accontentava della mediocrità, pretendeva grandi risultati, ed impeccabili anche.

Fallire una tale missione sarebbe significato non essere all'altezza di tutti gli anni di studio ed impegno sulle proprie spalle. Ma soprattutto di non essere degno dei suoi insegnamenti e delle aspettative del padre.

Il problema era sostanzialmente uno: a parte i suoi piccoli esperimenti alchemici, e gli studi sulla lingua e la cultura draconica, il ragazzo non aveva mai messo le mani in pasta. Aveva esercitato l'alchimia per scopi personali, e non aveva mai messo in pratica tutte le conoscenze a riguardo di tali creature. Sarebbe davvero bastata la sola conoscenza a salvarlo da una tale situazione?

Istintivamente, portò la mano a cercare il monile incantato sotto il mantello, stringendolo tra le dita.

Lui non era un drow qualsiasi. Era figlio di Ethanil Renol'Anon, Gran Consigliere della Corona e Oscuro Signore della Torre di Loran, e non poteva non essere all'altezza di suo padre. Doveva tenere alto il suo onore, in qualsiasi circostanza.

Una volta arrivati ai campi, Tharanir si destò completamente da quei pensieri, chinandosi a toccare con mano ciò che era rimasto del raccolto mentre il capo villaggio forniva altre informazioni sull'accaduto.

«Molti di noi hanno paura ad allontanarsi dal villaggio, sapendo che il drago si aggiri da queste parti», continuò l'anziano, osservando attentamente il ragazzo, «Non era mai capitato finora, e se le voci dovessero continuare circolare sarebbe la fine per noi, che viviamo per questa terra»

Tharanir ascoltò i lamenti dell'uomo dapprima passivamente, poi finì per ignorarli completamente come iniziò a concentrarsi.

Mentre Elker rassicurava gli anziani, Tharanir utilizzò un incantesimo per captare un qualsiasi tipo di altra presenza magica nei dintorni, ma non trovò nulla.

Pian piano, seguì con lo sguardo, e poi a piccoli passi, l'intricato sistema di irrigazione per vedere se non riuscisse a trovarvi una qualche sorta di indizio.

Affondò dunque le dita nel terreno, poi ne prese un pezzo ed iniziò ad analizzarlo.

«Hai scoperto qualcosa?», gli domandò all'improvviso l'elfa, che non si era accorto avesse iniziato a seguirlo.

Tharanir annuì, poi si voltò in direzione del cavaliere, cercando insistentemente il suo sguardo, come se l'altro potesse sentirne il silenzioso richiamo.

Dopo qualche istante, vi fu un rapido scambio di sguardi tra loro, e il cavaliere sembrò intuire. Gli fece un cenno col capo, poi iniziò ad allontanarsi da lì.

«Ho il sospetto che non si tratti dell'operato di un solo drago»

Confessò a bassa voce il ragazzo, sorprendendo l'elfa.

La situazione stava iniziando a prendere una piega ancora più complicata, ma stavolta Tharanir sentì di poterla affrontare con più sicurezza.





- 𝕰𝖓𝖉 𝖔𝖋 𝖙𝖍𝖊 𝖈𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 -

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