Vi presento papà!
Comincio il capitolo con un paio di segnalazioni:
1- Ho vintooo! La mia storia è tra i vincitori dei Wsttys 2018 nella categoria "I rivoluzionari" (wow) e la cosa mi rende molto felice! Grazie a tutti quelli che l'hanno letta e apprezzata :)
2- @Billify ha disegnato una fanart mangosa dedicata a Claudio e Tiziano con tramezzino e Coca Cola (vi ricordate la scena?) e io non posso che ringraziarla di cuore per questo bel regalo. Wattpad non consente i link, ma se volete vederla potete copiaincollare questa url nel browser: https://www.wattpad.com/638083250-i-miei-disegni-fan-art
E ora, un'altra piccola anteprima. Babbo Claudio è un personaggio che avrà una certa rilevanza nella nuova storia. Ve lo presento nella sua prima apparizione. Fatemi sapere che ne pensate!
--
Claudio fissò lo schermo attivo del suo telefono per qualche interminabile istante: Padre, c'era scritto.
Prese un respiro, si fece forza e cliccò sul simbolo della cornetta verde.
Squillò tre volte e la linea si collegò.
«Ok, quanto te serve?»
Claudio rimase in silenzio per una manciata di secondi. Poi scosse la testa, incredulo. «Ma te pare er modo de salutà tu fijo?»
Come cazzo fa a sapere che mi servono soldi?
«Dimme quanto te serve e famola finita. Aoh!» Claudio staccò il ricevitore dall'orecchio perché suo padre si era messo a gridare. «E movi un po' quer culo! Quella la pijava pure mi' nonna zombie uscita dalla tomba!» Si trovava evidentemente nel bel mezzo di una lezione.
«Se sei impegnato ti chiamo dopo» disse Claudio.
«No, no, aspe'...» La voce si fece più distante, come se avesse allontanato il telefono dal viso: «France', Miche', fateme du' minuti de palleggio da fonno campo pe' i cazzi vostra, ce sta quell'ingrato de mi fijo ar telefono ché nun lo sento mai.» Riavvicinò il ricevitore. «Dimmi tutto. Ti servono soldi?»
«Ok» rispose Claudio. «Come cazzo fai a saperlo?»
«Allora, vediamo: vivi da solo per la prima volta in vita tua, co' 'no stipendio da fame, e tu' madre sta a organizzà la crociera nei Caraibi. Quindi deduco che hai chiamato lei, te sei reso conto che nun ce stava trippa e quindi te sei ricordato der tuo caro paparino.»
«Sherlock Holmes te fa 'na pippa, papà. Sei sprecato come maestro di tennis.»
«Quanto te serve?»
Claudio sospirò. «Senti... non volevo chiederti niente. Ma lo stipendio mi arriva tra due settimane. Mi tocca stare in hotel per un paio di giorni, forse una settimana, non riesco a pagarmelo con quello che mi avanza sul conto.»
«Come sarebbe a dì in hotel? Non stavi in convitto? O cazzo... no... te prego, Cla', nun me dì che hai molestato er tu' compagno de stanza e t'hanno cacciato dar convitto...»
Il contrario, casomai...
«Ma per chi cazzo m'hai preso?!» rispose Claudio, indignato.
«E che è successo allora?»
«Sono io, che me ne voglio annà. Subito. Cerco un posto letto in affitto. Ma intanto che lo trovo me tocca dormì in hotel.»
«Nun me lo voi popo dì che è successo? Problemi cor compagno de stanza?»
Claudio pensò al dannato parrucchiere tabagista e a quello che era successo la sera prima.
«Torna a fà lezione, che quei du' poveri pischelli nun te pagano profumatamente pe' ascoltà le tue telefonate...»
«Ma quali pischelli, so' du' vecchi pariolini perdigiorno... Sì sto a parlà de voi due! Che so' ste mozzarelle che state a tirà? A pallettari! Spigni un po' de più!... Sì, bravo... la testa della racchetta... così...» Si schiarì la voce, prima di rivolgersi di nuovo a Claudio. «Allora, me voi dì o no quanto te serve? Mille euri va bene?»
«Ma no, so' troppi! Mi bastano...»
«Nun te preoccupà, nun andrò a vive sotto i ponti pe' corpa tua. Se nun ce so' finito co l'assegno che passavo a tu' madre...»
C'era sempre qualcosa di sgradevole, nel modo in cui suo padre parlava di soldi. Una sorta di ostentazione volgare e annoiata della sua ricchezza, che era precisamente la ragione per cui Claudio detestava chiedergli aiuti finanziari. Lui sapeva che suo padre aveva buoni guadagni, con le lezioni di tennis. Era stato classificato ATP e lavorava in uno dei circoli più importanti di Roma. Inoltre era benestante di famiglia. Un po' più che benestante. Era sicuro che non gli pesasse fargli quel bonifico, ma comunque si sentiva in debito con lui. Glielo disse.
«Te senti in debito de che?» rispose lui. «T'ho mantenuto tutta la vita, te dovresti sentì in debito da'a nascita. Ma dimme un po', parlamo d'artro: come va in squadra?»
«Senti, te li voi cagà o no 'sti du' pariolini?»
«Te sto pe' regalà mille euro, potresti pure ricambià raccontandome quarcosa...»
«Ma sì... intendevo dire, ti chiamo quando hai finito.»
Si salutarono, ripromettendosi di sentirsi all'ora di pranzo
[...]
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro