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Qualcosa di buono - prima versione del dialogo finale

Buongiorno a tutti! Come piccolo treat di attesa, ho pensato di farvi leggere la prima stesura del dialogo finale del capitolo 37. Come potete vedere era molto più lungo, ma anche molto più confusionario, e non mi piaceva. Ci rileggiamo più sotto per qualche ulteriore commento. 

Buona lettura!

***

[...]

Tiziano si prese del tempo per rilassarsi un po', in bagno e sotto la doccia. Quando tornò finalmente in camera per dormire, Simone se n'era andato e Claudio aveva già spento la luce. Tiziano non la riaccese e si sistemò a letto al buio, ma mentre apriva il sacco a pelo Claudio parlò.

«Pijate 'na tuta più pesante, che fa freddo. Fidate. La poi accende, la luce.»

Tiziano esitò qualche istante e infine fece quello che gli aveva consigliato Claudio. Lasciò la luce accesa solo per il tempo strettamente necessario a trovare la tuta nell'armadio, si vestì e s'infilò nel sacco a pelo al buio.

Passarono circa cinque minuti di silenzio, in cui però i pensieri nella testa di Tiziano, gli stessi pensieri che l'avevano perseguitato tutto il giorno, crearono un chiasso assordante. Talmente assordante che dovette parlare. Dovette dire qualcosa, per quietarlo.

«Io non sono un presuntuoso.»

Claudio forse già dormiva. L'aveva svegliato?

«Presuntuosa è una persona che crede di essere più di ciò che è» continuò Tiziano. «Io... io sono semplicemente consapevole di ciò che valgo.»

«Una giornata intera pe' i cazzi tua e questo è il pensiero più intelligente che sei riuscito a produrre? 'A pubblicità da'a L'oreal?»

Tiziano strinse la stoffa del sacco a pelo. La strinse tanto forte che sentì i tendini della mano tirare. Perché doveva sempre essere così stronzo? Perché non poteva concedergli due minuti di serietà?

«Io non sopporto la cialtroneria.» continuò Tiziano «Non sopporto l'approssimazione. Mi dà fastidio vedere che non vi impegnate al massimo. E mi dà fastidio anche perché io non ci riesco più. Se avessi la metà della tua bravura a calcio... e tu non sei neanche un granché, ma se riuscissi a fare la metà di quello che tu riesci a fare, mi impegnerei il doppio per riuscire a raggiungere il tuo livello.»

«Grazie per il "non sei un granché"»

«È la verità. Sei bravino ma mediocre. Non riusciresti mai a diventare un professionista. Non offenderti, è così.»

«Non mi offendo. Anche perché non mi interessa, di diventare un professionista.»

Tiziano non rispose.

«Io gioco a calcio pe' divertimme. Pe' sfogamme un paio d'ore a settimana. Sì, me piace vince, so' contento se imparo quarcosa e divento un po' più bravo, ma nun me interessa de giocà in serie A, me bastano i campionati provinciali, fà un po' de fatica, du' rotolate sur fango. E come me uguale tutti gli altri. Ma mica solo i nostri compagni. Tipo... che senso ha che ti metti a fare le pulci alle tattiche di Valerio?»

«Usa moduli e schemi che erano vecchi già dieci anni fa.»

«Ma non è Guardiola, cazzo! È Valerio Rostagno pensionato de Ariccia che allena da dieci anni la primavera dell'AC Castrum e l'allenerà fino alla morte. Nun se po' manco sognà de allenà la prima squadra, e je va bene così, nun ci ha pretese de diventà quarcos'artro. Lo voi capì o no?»

Tiziano rifletté qualche secondo. «Quindi siete tutti dei mediocri contenti di rimanere dei mediocri.»

Claudio sbuffò sonoramente. «Io non voglio essere un mediocre. Solo che non è il calcio, la cosa che mi interessa di più al mondo. Devi capire le priorità delle persone. La differenza tra... ok, usiamo i tuoi termini: tra passione e passatempo. Per te è una passione, per noi un passatempo. Non puoi imporci la tua visione delle cose. E se non ti sta bene, cambia squadra. Vai a fare un provino per la Roma. O per la Lanzie. Visto che noi non siamo alla tua altezza.»

I due ragazzi rimasero in silenzio, per diversi minuti. Claudio lasciò cadere un braccio giù dal suo letto. Tiziano, che si era ormai abituato all'oscurità, ne intravedeva la sagoma nera, alla debolissima luce notturna che filtrava dalla finestra. Mentre guardava il braccio penzolare, rifletté su quello che gli aveva detto l'altro. Rifletté su come si era sempre comportato. Rifletté sul fatto che, ormai, non aveva più la possibilità di rimediare ai suoi errori, se ne aveva fatti.

«Cazzo, ma ti rendi conto quanto sei irritante quando fai così? Gnegnegne, mediocre sei e mediocre resterai!» Claudio fece il verso a Tiziano.

«È quello che penso. Senza il gne gne.»

«Alla gente non piace sentirsi dire cose simili. Anche se sono vere. Anzi, soprattutto quando sono vere.» Passò qualche secondo di silenzio. «Cioè, l'ho capito il tuo punto. Sei un uomo di principio, tu, l'ho capito. Ma non ti farai mai degli amici, se continui ad avere sempre questo atteggiamento da cacacazzi.»

«Quindi il segreto per farsi degli amici è mentire e leccare il culo. Ero convinto che l'amicizia fosse fondata sulla sincerità.»

«C'è modo e modo di dire la verità. E dipende anche dal grado di confidenza che hai con quella persona... porca puttana, ma perché ti sto dicendo queste cose? Me pare de parlà co' 'n autistico, no, aspe', uno de quelli che nun ja'a fanno a legge le emozioni umane basilari... come se chiamano? Un sociopatico? Ecco, sei un sociopatico, sei.» Claudio ridacchiò. «Che, me devo preoccupà? Mo' sali di sopra e me apri er cervello pe' vede come funziona?»

Rimasero in silenzio. La mano di Claudio continuava a ciondolare giù dal letto. Ogni tanto la muoveva, ruotava il polso, strofinava le dita tra loro. Tiziano ne era quasi ipnotizzato.

«Sembra quasi che sei contento, di stare lì chiuso nella tua torre, a guardarci tutti dall'alto in basso, con la tua faccia seria, la tua schiena dritta e la tua... la tua passione del cazzo!»

«Non sono contento di stare chiuso nella torre» ribatté Tiziano. «E non sono chiuso in nessuna torre... detta così sembra che sono Raperonzolo.»

Claudio ridacchiò.

«Pensi che non vorrei averceli, degli amici? Sai... ho passato tutta la giornata a pensare a quello che mi hai detto. Ho passato tutta la giornata a pensare che avevi ragione, sto sul cazzo a tutti. E il motivo è perché mi invidiate. Cioè... questo è quello che mi sono detto per tutta la giornata. Ma la verità è...»

Tiziano lasciò la frase in sospeso. Si aspettò che Claudio dicesse qualcosa, lo prendesse in giro, lo incalzasse a continuare. Ma rimase in silenzio. Tiziano guardò il suo braccio penzolante per diversi secondi, prima di riprendere a parlare. «La verità è... di che cazzo dovete invidiarmi? Sono scarso, discretamente cesso, e non ho amici. E la cosa che vorrei di più al mondo...»

Il mio desiderio, l'unico che avrei dovuto esprimere e non ho espresso...

«...essere bravo a calcio, diventare un professionista... La cosa che desidero di più quasi certamente, ormai, non la potrò più ottenere. Mi devo arrendere. Non supererò i miei blocchi. Non potrò più tornare come quando ero bambino. La verità è che sono io a invidiare voi. Perché avete sogni realizzabili. Avete successo. E soprattuto avete amici.»

Che discorso pesante, pensò Tiziano.

Claudio non disse nulla per un po'. Rimase in silenzio tanto a lungo che Tiziano pensò si fosse addormentato.

«Be'... hm...» furono i primi suoni che emise. «In verità non so che dirti. E sappi che non accade molto spesso.»

«Neanche una presa per il culo? Mi prenderei per il culo da solo, per la pesantezza del discorso che ho appena fatto.»

«Ah... prenderti per il culo lo faccio sempre volentieri!»

Tiziano scosse la testa, ma sorrise.

«No, sono serio, Tizia'. Se hai bisogno di una presa per il culo, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo del mondo in cui ti trovi, puoi contare su di me. Sempre.» Fece una pausa, strinse il pugno. «Sempre.»

Tiziano allungò la sua mano verso quella di Claudio, ma si fermò a pochi centimetri. Cosa voleva fare? Stringergliela? Toccarla? Non lo sapeva nemmeno lui.

Rimase lì, con la mano a mezz'aria per qualche secondo, quando Claudio tirò su il braccio. Lo sentì girarsi, sentì il letto scuotersi. Poi quiete. Silenzio.

Non si dissero altro. 

***

E rieccomi. Perché l'ho cambiato? Penso sia evidente, c'erano molte cose che non andavano: il tono era a tratti troppo leggero, Tiziano troppo "cacacazzi", Claudio troppo paternalista, la reazione psicologica di Tiziano troppo da debole in cerca di attenzioni, e solo dopo averla scritta mi sono resa conto di quanto fosse Valerio Scanu e out of character la frase in tutti i luoghi in tutti i laghi.

Quindi ho deciso di mettere in bocca a Karen le osservazioni sul carattere di Tiziano, mi sembrava molto più appropriato: lei è una tipa intelligente, perspicace e anche dolce, erano tutte cose che aveva più senso far dire a lei, non a Claudio.

La parte in cui Claudio dice a Tiziano "non lo dovevi fare" era ovviamente presente in questa prima stesura del capitolo, ma all'inizio: non era solo Karen a raggiungere Tiziano in cucina, dopo un po' spuntava pure Claudio. Anche questo non mi convinceva, mi sembrava assurdo che Claudio, pochi minuti dopo aver detto quelle cose pesantissime a Tiziano, volesse parlargli di nuovo.

La scena della mano non mi dispiaceva, volevo mostrare quanto Tiziano avesse bisogno di un contatto umano con qualcuno, ma un giorno dopo averla scritta mi è capitato di vedere in binge la serie Netflix The end of the f**king world (consigliata! mi è piaciuta molto), e c'era una scena praticamente IDENTICA in una delle puntate iniziali. Talmente simile che mi è persino venuto il dubbio di aver visto qualche screenshot di quella scena su Facebook o su Tumblr, averla registrata mentalmente, dimenticata, e poi aver scritto inconsapevolmente la mia scena rifacendomi a quell'immagine residuale presente nel mio cervello. Ho deciso quindi di toglierla (anche perché, ripeto, mi sembrava poco sensato che Tiziano avesse quel tipo di reazione: è vero che è un ragazzo solo che ha bisogno di contatto umano, ma scrivendolo così l'avrei mostrato più debole di quanto sia).

Però, insomma, qualche battuta carina c'è, e c'è anche qualche spiegazione in più sul carattere perfettino di Tiziano. Quindi ho pensato che non avrei fatto male a nessuno a farvelo leggere ;)

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