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L'ultimo evocatore - director's cut [SPOILER!]

SPOILER ALERT: se avete letto solo l'Ultimo Desiderio o avete appena iniziato l'Ultimo Evocatore, NON proseguite! Qui sotto ci sono due tagli dai capitoli 27 e 28 de L'Ultimo Evocatore. 

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Nelle millemila stesure e riletture de L'Ultimo Evocatore, ho tagliato due pezzi abbastanza sostanziosi incentrati su Tiziano dagli ultimi due capitoli pubblicati. Il primo cut è tratto dal capitolo sulla telefonata, seguiva i ricordi  d'infanzia su Simone: mi sembravano considerazioni superflue, troppo "dette" e poco mostrate, e sin troppo autoconsapevoli. Uno "spiegone", insomma: l'ho tagliato via senza pietà. Il secondo cut è tratto dal capitolo sul matrimonio: quando Claudio ricordava il sogno, lo collegava a un episodio "hot" vissuto con Tiziano: l'ho eliminato perché mi sembrava ripetitivo, un po' stucchevole, e la conclusione non mi piaceva (Tiziano non è uno che ha paura di ciò che è, le motivazioni di Tiziano per il suo mancato coming out sono diverse). La cosa più importante, però, è che era veramente troppo troppo troppo inverosimile (leggete e capirete).

Però siccome bramate tutti disperatamente Tiziano... be', chi sono per non farveli leggere? Eccoli qua, spero siano un intermezzo gradito :)

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Cut 1

Una tenerezza simile a quella che gli aveva suscitato Simone da bambino, l'aveva provata poi, molti anni dopo, per un'altra persona: Tiziano.

Quella volta che era scoppiato istericamente a piangere, da solo davanti a lui, il primo giorno di ritiro, poco dopo aver fatto l'ennesima figuraccia palla al piede davanti a tutti, Claudio aveva percepito la sua frustrazione come non gli era mai successo, e si era reso conto dell'universo di sentimenti che si nascondevano dietro la sua scorza da maestrino rompiscatole. Aveva visto sotto una nuova luce l'impegno testardo che ci metteva sempre per cercare di superare i suoi limiti (se solo avesse saputo da subito che non erano limiti fisici o psicologici, ma magici...). Rendersi conto di tutto ciò gli aveva fatto per la prima volta provare un misto di ammirazione e compassione per quel ragazzo che aveva sempre trattato come un fastidio.

Ma c'era una differenza, tra l'impegno di Simone e Tiziano, una differenza enorme: Simone si impegnava per cercare di conquistare qualcuno. Tiziano si impegnava per se stesso. Per orgoglio personale, per migliorarsi, per passione. Era stata quella differenza fondamentale che aveva fatto scattare nel cervello di Claudio qualcosa: l'infatuazione infantile per Simone, che aveva ormai da tempo perso le connotazioni romantiche e passionali che aveva avuto durante i primi anni dell'adolescenza, si era definitivamente spenta. Tiziano gli era entrato nella testa, aveva preso un posto importante, il più importante di tutti. E Claudio aveva la sensazione che in quel posto ci fosse rimasto, anche adesso che si erano lasciati.

O se ne fosse andato, e avesse lasciato un buco gigantesco.

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Cut 2

Quel sogno gli aveva fatto venire in mente un episodio, uno degli ultimi bei ricordi della sua storia con Tiziano. 

Risaliva all'ultimo anno, quando la situazione era ormai già quasi arrivata al punto di non ritorno. Quel pomeriggio, però, era stato una specie di spicchio della passata spensieratezza.

Durante una delle sue giornate di pausa dagli allenamenti con la Lazio, a metà marzo, una bella giornata calda e soleggiata, Tiziano e Claudio erano andati a fare una passeggiata senza meta nel parco di Villa Ada. Avevano scelto quel parco grande e dispersivo sperando di riuscire a imboccare qualche sentiero poco battuto e starsene un po' in pace: c'era sempre in agguato qualche tifoso della Lazio a caccia di selfie o autografi, e ormai girare liberamente in pubblico a Roma o dintorni era diventato quasi impossibile. Tiziano si era persino premunito indossando un cappellino da baseball per cercare di nascondere un po' il viso: tutto ciò che avrebbero voluto fare era una passeggiata rilassante, ma ogni precauzione presa era stata inutile. All'ingresso del parco erano stati fermati da un gruppetto di ragazzi che avevano riconosciuto Tiziano. Erano stati piuttosto molesti e insistenti con le loro richieste di foto, e dopo che Tiziano li aveva accontentati e salutati, avevano persino cominciato a seguirli. 

Da lontano, come se volessero spiarli.

Claudio e Tiziano se n'erano accorti, ma lungi dall'irritarsi avevano preso la cosa a ridere: e si erano buttati in mezzo a una delle tante zone boschive per seminarli. Claudio ricordava ancora il divertimento della fuga, la leggera ansia all'idea che fossero ancora alle loro calcagna e lo spirito ludico con cui si erano addentrati nel bosco sempre più fitto. 

A un certo punto Tiziano aveva cominciato a fare lo stesso gioco con Claudio, un po' come nel sogno: si era messo a correre tra gli alberi e a provocarlo: «Prendimi, se ci riesci!»

M'ha trovato lui, alla fine. M'ha sorpreso, m'ha spinto contro un albero e mi ha baciato.

«Non hai paura che arrivino?» gli aveva detto Claudio.

«Non me ne frega niente» aveva risposto lui, con lo sguardo sognante. Aveva tirato Claudio a sé e ricominciato a baciarlo, a toccarlo. Si erano slacciati i pantaloni, li avevano fatti cadere ai loro piedi e Claudio si era fatto prendere da Tiziano contro quell'albero, scorticandosi un po' le braccia sulla corteccia.

In quel momento, Claudio ne era sicuro, se il mondo intero si fosse messo a guardare, Tiziano sarebbe stato perfettamente indifferente. Era stato sincero: in quel momento, per qualche minuto i problemi non erano esistiti. Per qualche minuto non aveva avuto paura di ciò che era.

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