54. Il culo più bello dello spogliatoio ✓
«Rega', ma siete seri?» chiese Gianluca guardandosi intorno.
Nessuno rispose.
«Ma che problemi avete?» insisté.
«Tu non ci hai problemi a cambiarti davanti a lui?» chiese Stefano. «Cos'è, sei frocio anche tu?»
«No, mi basta negro, come sfiga. Grazie.»
Andrea fu l'unico a ridere alla battuta. Gianluca alzò gli occhi al cielo e scosse la testa in un'espressione che Tiziano trovò buffa. «Non sono gay, ma non capisco perché dovrebbe essere un problema, per noi, che lui lo sia» disse indicando Tiziano. «Siamo nel 2016? O improvvisamente abbiamo fatto un viaggio nel tempo nel 1800?»
Così dicendo finì di sfilarsi i pantaloni e rimase in mutande. «E cambiatevi veloce, cazzo, che dobbiamo andare a scaldarci. O no?»
Alcuni compagni cominciarono timidamente a slacciarsi i jeans o togliersi le scarpe. Non tutti.
«Scusa Tizio» disse Gennaro. Si schiarì la voce. «Senza offesa, io non ce l'ho con te, giuro. Per me puoi fare quello che vuoi con chi vuoi, ok? Ma sinceramente mi mette un po' a disagio cambiarmi davanti a te, ecco.»
Borbottii generici.
«Non mi offendo, ti capisco...» cominciò Tiziano.
«Ma capisci cosa?» disse Gianluca. «Ma guarda se mi tocca fare il paladino dei gay mo'...» disse quasi tra sé e sé. Poi, rivolgendosi a Gennaro. «Ti mette a disagio perché? Hai paura che venga di nascosto a ficcartelo in culo mentre sei girato di spalle?»
«Ma no...» disse Gennaro alzando le mani.
«Scusa, tu ti spoglieresti davanti a una ragazza?» fu Marco, a intromettersi nel discorso.
«No» rispose Gianluca. «Perché potrebbe denunciarmi per molestie sessuali. Sai, esibizionismo, quelle cagate lì... e l'ultima volta che ho controllato mi pare che Tiziano non sia una ragazza.»
«Eddai, hai capito cosa intendo...» continuò Marco.
Tiziano notò che Claudio stava ascoltando la conversazione scuotendo impercettibilmente la testa. E continuando, silenziosamente, a cambiarsi.
«Hai paura che Tiziano si faccia le pippe pensando a te?» disse Andrea, che fino a quel momento era rimasto in silenzio. «Fidati, non c'è pericolo.»
Alcuni compagni di squadra risero.
«Magari se butti giù un po' de panza...» disse qualcuno. Marco era il ragazzo più sovrappeso della squadra.
«Madonna, che schifo!» si intromise Federico. «Sapete chi è che fa le battute da froci? I froci!»
«A me sinceramente delle pippe che si fa Tizio non me ne può fregare di meno» disse Gianluca. Poi portò l'indice al mento. «Anzi, ti dirò, Tizio. Ora che ci penso, mi sentirei molto offeso se mi dicessi che non ti sei fatto almeno una pippa pensando al mio bellissimo culo.» Mezza stanza scoppiò a ridere, Tiziano compreso. Poi Gianluca si diede una pacca sul sedere e guardò Federico: «Questa com'era come battuta da frocio? Ho passato il test?»
Federico scosse la testa facendo una smorfia disgustata.
Tiziano rimase ancora qualche istante fermo in mezzo alla stanza col borsone in mano.
«Ahò» disse Claudio emergendo dal suo silenzio e battendo con forza le mani. «Ma che cazzo ve siete impalati tutti? Cambiarsi veloce e annamo a scaldarci.»
Il comando del capitano sembrò scuotere i ragazzi. Tutti, compresi Marco, Gennaro e i più titubanti, cominciarono a svestirsi, alcuni lanciando occhiate corrucciate in direzione di Tiziano.
Tiziano decise di riprendere posto sul suo angolo di panchina e cominciò a svestirsi anche lui.
Resisti, Tiziano. È l'ultima volta. L'umiliazione più grande è stata il video. Questo non è niente, a confronto, si disse.
Dopo essersi slacciato le scarpe alzò lo sguardo e incontrò quello di Gianluca.
«Grazie» sillabò Tiziano senza emettere suoni.
Gianluca alzò le spalle e sedette vicino a lui.
«Ma non mi ringraziare, coglione, tra minoranze dobbiamo supportarci, no?» sussurrò.
Tiziano sorrise.
«Tra parentesi, ringraziami per la cazzata del reato di coercizione pornografica che me lo so' inventato lì per lì. Non ho idea se esista davvero.»
Tiziano rise. Quindi era stata tutta una messinscena per salvarlo. Perché sapeva che così il video sarebbe stato cancellato.
Grazie, grazie, grazie.
«E comunque lo sapevo, cazzo! Lo sapevo che eri gay!» Poi, rivolto ad Andrea: «Non te l'avevo detto?»
«E nemmeno tu hai problemi, quindi?» La conversazione tra Tiziano e Gianluca venne interrotta dalla voce squillante di Stefano. Ma non stava parlando con loro, si stava rivolgendo a Claudio, dall'altra parte della stanza.
Claudio infilò la maglietta con il numero nove. «Che problemi dovrei avere?» chiese con tranquillità.
«Ci devi dire qualcosa?» Stefano puntò le mani ai fianchi.
«No» rispose laconico Claudio. Poi gli diede le spalle e tirò fuori parastinchi e scarpini dal borsone.
«Lo lasci in pace? Ancora quella storia?» Paolo sbuffò seccato.
Stefano non ci crede. Nonostante la messinscena con Teresa. Continua a non crederci. L'ha riconosciuto. Ci ha visti dal vivo e ha riconosciuto le gambe di Claudio.
Stefano si guardò intorno, un'espressione frustrata in volto. Niente stava andando come voleva lui. Incrociò lo sguardo di Tizio e qualcosa si illuminò sul suo viso.
«Be', Fiorelli'. Visto che abbiamo deciso che siamo tutti amici dei froci raccontaci delle tue prodezze sessuali, allora. Chi è questo scout? Che tipo è?»
Tiziano abbassò lo sguardo e si sfilò i pantaloni.
«Ah, già, è vero. Ma chi è 'sto tipo?» chiese qualcuno.
«Ma vi conoscevate prima o l'hai conosciuto qui?»
«È ovvio che l'ha conosciuto qui, no? 'Sti scout so' molisani...»
«Non è possibile che so' molisani, il Molise non esiste.»
Tiziano ignorò il chiacchiericcio e le domande. Prese la divisa dal borsone. Vedeva le gambe di Stefano davanti a sé, a pochi centimetri, ma tenne lo sguardo ostinatamente basso.
«Dì un po', ma ci aveva il cazzo grosso? Ti ha fatto male?»
«E chi ti ha detto che non ho fatto io male a lui, invece?» sbottò Tiziano esasperato.
Perché non sto zitto, pensò immediatamente.
«Oh, oh! Non ci credo!» Paolo si avvicinò. «Fiorellino che fa l'omo!»
«Nah, ce sta a raccontà una palla. È ovvio che lo pija.»
«E lasciatelo in pace!» disse Andrea. Ma chiuse la bocca e inclinò il busto all'indietro con aria intimorita a una semplice occhiata minacciosa dei beta.
«Controlliamo!» esclamò Stefano.
Tiziano non fece in tempo a capire il significato di quella frase. I tre beta lo tirarono su di peso dalla panchina, lo sollevarono e trasportarono in centro alla stanza. Tiziano gridò, ma non servì a niente, in pochi secondi l'avevano steso a novanta gradi sul tavolo. Uno dei tre gli tirò giù le mutande con un gesto brusco. Tiziano si sentì mancare il fiato dalla paura. Strinse le gambe, gridò di nuovo, e in un attimo tutto fu finito, non ci fu più nessuno sopra di lui, alle sue spalle. Si tirò su, si voltò a guardare la scena, mise una mano in mezzo alle gambe per coprirsi, allungò un braccio a raccogliere le mutande che gli erano calate alle caviglie e davanti a sé vide Claudio tirare un pugno sul naso di Stefano. Contemporaneamente Gianluca e Andrea, insieme, strattonarono Paolo per la maglietta e lo fecero cadere a terra. Federico si avventò su Gianluca per aiutare l'amico beta, e fu in quel momento che Tiziano decise di intervenire: si lanciò verso Federico, lo agganciò al collo da dietro, con il gomito, sbilanciandolo e facendoselo rovinare addosso. Poi lo ribaltò e lo spinse a terra.
«Che schifo! Smettila di toccarmi, frocio di merda!» gridò Federico girando la testa e chiudendo gli occhi come se non sopportasse nemmeno la sua vista.
Stefano, intanto, stava mugolando di dolore con una mano al viso. Un rivolo di sangue scuro prese a gocciolargli giù dal naso.
«Cazzo fai? Difendi il tuo fidanzato?» gridò a Claudio, che lo teneva per la maglietta sovrastandolo con la sua altezza, le mascelle serrate, gli occhi sbarrati e il pugno chiuso pronto a colpire di nuovo.
«Tu provace solo! Provace a fallo de novo e te corco tarmente forte che quanno ho finito poi te vie' a raccoje er camioncino dell'Ama, quello co' 'e spazzole rotanti che tira su i coriandoli a carnevale.»
«Daje rega', calmi tutti» disse qualcuno.
Gianluca, Andrea, Tiziano e Claudio mollarono la presa, i tre beta si allontanarono massaggiandosi in varie parti del corpo.
«Sei geloso?» lo incalzò Stefano indicando Tiziano. «Glielo puoi toccare solo tu il suo culo?»
Claudio prese dei grossi respiri. Rilassò i pugni. Infilò una mano in tasca e tirò fuori la sua fascia di capitano. La infilò al braccio.
«Ciucciacazzi» grugnì Stefano disgustato.
«Finiscila!» gridò Paolo rivolto a Stefano. «Claudio stava con Teresa, stanotte.» Poi guardò Claudio, incerto. «Non è vero?»
Claudio non rispose. «Tiziano!» disse con voce tonante, come se lo stesse convocando per fargli una ramanzina o qualcosa del genere.
Tiziano finì di sistemarsi le mutande, che erano ancora mezze storte. «Che c'è?» disse. Si avvicinò a lui di un passo.
Tutti li guardavano. Tutta la squadra guardava Claudio e Tiziano.
Claudio chiuse gli occhi, prese un respiro profondo, allargò le gambe in una posa statuaria e appoggiò le mani ai fianchi. «Ci hai da fà domani sera?»
Tiziano rimase per qualche istante interdetto dalla domanda. «Eh... uh... domani... cioè...» si guardò intorno: i ragazzi, come fossero arbitri di tennis, giravano la testa alternativamente tra lui e Claudio con facce perplesse. Tiziano guardò di nuovo Claudio. «Credo... di no, sono libero? Perché?»
Claudio annuì con aria soddisfatta. «Bene» disse. A Tiziano parve di notare un leggero tremore del mento. Ma durò meno di un secondo. «Casa mia alle ventuno. Mia madre sta fori coll'amiche sua.» Si schiarì la voce. «Perché er cazzo che m'hai ficcato 'n bocca stammatina te lo devo restituì. Con l'interessi!» disse agitando le dita chiuse a cerchio davanti alla sua zona pelvica.
Tiziano vide, alle spalle di Claudio, un'ola di mandibole che si abbassavano.
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