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5. Pampulu Pimpulu Parimpampù ✓

Gli occhi grigi di Simone erano bellissimi, visti da pochi centimetri di distanza. C'era il sole e scintillavano allegri. Un ciuffo di capelli rossi gli cadde sulla fronte e lui lo spinse indietro con un gesto rapido della mano. Tiziano voleva baciarlo, ma ogni volta che allungava il collo Simone si allontanava ridendo.

«La parola magica. Devi dirmi la parola magica» sussurrava.

«E poi posso baciarti?»

«Se mi dici la parola magica puoi fare quello che vuoi.»

Tiziano ebbe un tuffo al cuore. «La parola magica...» disse. «Non riesco a ricordarla!»

«Pensaci. Concentrati.» Simone avvicinò il suo naso a quello di Tiziano.

Poteva sentire il suo respiro. Il calore della sua pelle, i suoi capelli stoppacciosi,...

I suoi capelli stoppacciosi?

«Concentrati, giovine virgulto!» disse una voce gracchiante.

Tiziano si ritrasse orripilato. «Di nuovo lei!»

La fattucchiera rise e lo fissò con uno sguardo spiritato. E quegli assurdi occhialini rosso fuoco.

«Sparisci!» gridò Tiziano.

«Esprimi il desiderio! Esprimilo e sparirò.»

«Pampulu Pimpulu Parimpampù!»

Tiziano si svegliò ansimando.

Che razza di sogno...

Si stropicciò gli occhi. Lame sottili di luce filtravano dalle tapparelle non del tutto chiuse. Sbadigliando allungò il braccio per cercare il cellulare sul comodino e guardare l'ora... solo per ricordarsi che non funzionava più e l'aveva lasciato sulla scrivania.

La sera prima gli aveva dato una passata di phon a bassa temperatura, per vedere se fosse possibile riaccenderlo, ma la procedura non aveva avuto successo. Non era riuscito nemmeno ad aprire il vano batteria, sembrava incastrato, e persino i tasti sui bordi erano come incollati: Tiziano aveva cercato di premerli con tutta la forza delle sue dita, ma quelli erano rimasti immobili. Sua madre, dopo aver visto cosa era successo (ed essersi arrabbiata con lui anziché compatirlo), gli aveva promesso che avrebbe comprato un telefono nuovo, ma non subito, solo quando suo padre fosse tornato dalla missione universitaria in Cina. Quindi per un paio di settimane avrebbe dovuto arrangiarsi con un vecchissimo Motorola Razr, l'unico cellulare di riserva ancora funzionante che avevano in casa.

Con quel cellulare da coatto di inizio millennio, in ritiro l'avrebbero demolito di prese in giro e «via la sfiga». Come se non ne subisse già abbastanza.

Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di assaporare per qualche istante l'ultima eco del sogno: gli occhi scintillanti di Simone, il suo sorriso allegro, ma tutto quello che riuscì a visualizzare fu la faccia da pazza esaltata della fattucchiera.

Si mise seduto sul bordo del letto e diede un'occhiata alla gamba malconcia per l'incidente del giorno prima: sua madre l'aveva aiutato a disinfettarsi e gli aveva bendato la gamba con una garza, ma la sbucciatura non era profonda né particolarmente estesa. Tiziano meditava di togliersi la benda quella mattina stessa, per lasciare respirare le ferite.

Prima di andare a prepararsi la colazione, Tiziano fece quello che faceva ogni mattina appena sveglio, cioè una rapida navigata sui suoi siti preferiti di informazione sportiva: Undici, Ultimo Uomo, Four Four Two, persino il subreddit dedicato al calcio. Quest'ultimo pullulava di meme e notizie di calciomercato (cioè l'ultima cosa che gli interessava dello sport), ma ogni tanto gli capitava di trovarvi qualche interessante articolo di approfondimento tattico o bei video di highlight. 

L'approccio di Tiziano al calcio era diverso da quello della maggior parte dei suoi coetanei. A lui piacevano gli aspetti tecnici e tattici dello sport, e amava ammirare i grandi gesti atletici dei suoi calciatori preferiti. Non gli interessava il gossip, non giocava al fantacalcio, non tifava per una squadra particolare.

Non sono il classico coatto grezzone che urla e rutta davanti alla tv, pensava spesso, non senza una punta di intima soddisfazione.

Prima di chiudere il laptop, diede un'occhiata anche all'email e a Facebook. Qualche notifica o messaggio dai compagni di classe la riceveva sempre.

Trovò, inaspettato, un messaggio di Gianluca.

Oi, Tizio! Scusa per ieri eh... stavo un pelo incazzato per quella cagata che mi aveva detto Valerio... Poi Simone mi ha detto che tornava indietro per tirarti fuori e non mi sono più preoccupato... Tutto ok, sì??? Ci vediamo lunedì!

Tipico di Gianluca. Era un ragazzo a posto, forse uno dei meno trogloditi dello spogliatoio, persino simpatico a volte, ma aveva un difetto: era estremamente permaloso, e gli bastava un nonnulla per prendersela a morte con chiunque. Tiziano lo capiva: era di origine africana, adottato da genitori italiani, e chissà quanti insulti e prese in giro razziste si era sentito rivolgere da quando era piccolo, non c'era da stupirsi che fosse piuttosto sensibile nei confronti di qualsiasi accenno di offesa. Le sue arrabbiature, per fortuna, se ne andavano con la stessa rapidità con cui arrivavano, e non era la prima volta che dimostrava timidi cenni di simpatia verso lo sfigato della squadra.

Tiziano rispose rapidamente al messaggio di Gianluca con un "tutto ok, don't worry", quando un brontolio alla pancia gli fece capire che era arrivato il momento di mettere qualcosa sotto i denti. Si alzò e si diresse alla cucina. Arrivato in soggiorno, accese lo stereo e fece partire l'ultima playlist caricata. Le nozze di Figaro, Mozart. Amava molto la musica classica.

Mentre alle sue spalle cominciava l'overture, Tiziano notò che sul tavolo della cucina la madre gli aveva lasciato un biglietto. Accanto c'era il Razr completo di caricabatterie.

Buongiorno fiorellino!

Lo faceva apposta. Tiziano le aveva detto almeno un centinaio di volte che detestava quel nomignolo idiota, ma lei continuava a chiamarlo così. Imperterrita.

Sono andata a prendere un caffè con Samantha fai colazione cambiati la fasciatura disinfettala! Ho trovato il motorola prima ho provato ad accenderlo funge!!!

Sua madre non conosceva altri segni di interpunzione all'infuori del punto esclamativo.

Quando lo accendi scrivimi su wattsapp per dirmi che va tutto bene torno per pranzo!!

Sì, perché secondo lei si poteva installare Whatsapp su quel Motorola? Non avrebbe nemmeno provato a spiegarle la differenza tra smartphone e cellulare di vecchia generazione.

E non mi venire a dirmi che va tutto male!!! LOL!

Lollone.

Bacino 😘
Mam

Bacino. Faccina. Mam (maccheronizzazione di mum). Aveva disegnato a penna l'emoticon che manda il bacio col cuoricino. Doveva rassegnarsi all'idea di avere una madre bimbominkia. Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che suo padre, un uomo al contrario molto colto e dai gusti raffinati, si fosse innamorato di lei.

PS: se ti pigliano per il c*** (non si dicono le parolacce!) perchè hai il cell vecchio tu digli che è VINTEGE! Ha ha ha!!!

Quest'ultima non era una cattiva idea, ma il cellulare non era abbastanza vecchio da sembrare vintage. Sembrava semplicemente un orrido cellulare vecchiotto. Scrostato, per giunta.

Tiziano si rigirò fra le mani il reperto e fece scattare lo sportello con un colpo di pollice. Aperto, era nero e molto sottile. Con due minuscoli schermi, uno all'interno e uno all'esterno, tutti graffiati. E c'era persino una fotocamera! Con una risoluzione di due pixel, probabilmente. 

Utilissima.

Si preparò una rapida colazione a base di latte freddo e corn flakes. Gustandosi la prima cucchiaiata, tornò in camera a recuperare il suo cellulare morto, per estrarre la SIM. Posò la ciotola sulla scrivania, accanto al laptop, e prese il telefono in mano: stringendolo, aveva ancora l'impressione che fosse caldo, come il giorno prima, subito dopo che la fattucchiera aveva lanciato i suoi "incantesimi", ma era certo che fosse semplice suggestione.

Tiziano prese un secondo boccone di cereali, per darsi energia. Posato il cucchiaio nella tazza, spinse forte con entrambi i pollici per far scorrere il coperchio sul retro e aprire il vano batteria.

Incastrato. Come la sera prima.

Masticando rumorosamente i cereali ancora croccanti, aprì il cassetto in cerca di qualcosa con cui far leva sul coperchio. Trovò quello che cercava: il suo vecchio coltellino svizzero. Estrasse la lama più appuntita e la infilò nella fessura del pannelletto.

A costo di romperlo. Tanto ormai è andato.

Si udì un secco ting! e Tiziano vide volare via un pezzetto del suo ormai ex cellulare.

Poi guardò il coltellino e rimase a bocca aperta. Il rimasuglio di un corn flake masticato gli cadde sulla coscia. Tiziano era talmente sconvolto che nemmeno si pulì: non era il suo cellulare a essersi rotto, ma la lama. Era un coltellino svizzero originale, di acciaio inox, non uno stupido cutter da cartoleria. Come aveva fatto a spezzarsi?

Tiziano osservò il cellulare.

«Sei posseduto?»

Bussò con le nocche sullo schermo.

«Ehi, lì dentro? C'è mica un genio che non vuole essere disturbato?»

Il genio del cellulare che esaudirà tre desideri. Che idea ridicola.

«Apriti sesamo!» disse agitando una mano davanti al cellulare. Ridacchio. Si sentì sciocco.

Sbatté un paio di volte il telefono sullo spigolo del tavolo. Doveva recuperare quella SIM. L'indomani sarebbe dovuto partire per il ritiro in montagna e non aveva intenzione di perdere tempo in un negozio di telefonia per farsene fare un duplicato.

Era il secondo anno che Valerio organizzava un ritiro estivo sul Gran Sasso. L'anno precedente c'erano andati insieme alle ragazze della squadra locale di pallavolo, quest'anno ci andavano da soli. Ma girava voce che nel villaggio scout in cui avrebbero alloggiato li aspettasse una squadra di calcio femminile di Roma.

Non era un vero ritiro sportivo come quello delle squadre professionistiche, ma una specie di campo estivo condito di sport. La mattina ci si allenava, ed erano previste una o due doppie sedute pomeridiane, ma per la maggior parte dei pomeriggi venivano organizzate attività ludiche di vario genere (cacce al tesoro, alce rossa e altri giochi tipici dei campi estivi per ragazzi) che nonostante venissero derise dai beta come «roba da poppanti» finivano sempre per essere la parte più divertente del ritiro, per tutti. Anche per i beta, che si esaltavano come scolaretti a ricreazione. Il dopo cena era dedicato al "cazzeggio" e a tentativi (per lo più falliti) di rimorchio da parte dei ragazzi, fino al coprifuoco e oltre.

L'anno prima Claudio e i beta erano stati talmente distratti dalla presenza delle pallavoliste che avevano finito per non considerare Tiziano per tutti i sei giorni, dandogli la possibilità di avere interazioni amichevoli con gli altri della squadra. E lui, tutto sommato, si era divertito.

Tiziano si chiese con chi sarebbe finito in stanza, stavolta. L'anno scorso era toccato a Gennaro, per il semplice motivo che era l'unico della squadra a non avere un amico che volesse dormire con lui. 

L'estate di Tiziano era stata, ovviamente, densa di sogni erotici ambientati in una doppia con Simone, ma figuriamoci, Simone probabilmente avrebbe dormito con Claudio, se Claudio non decideva di mettersi in stanza coi beta come l'anno prima.

Smettila di farti i film mentali yaoi, si disse, e guardò di nuovo il cellulare rotto, sconsolato. Come poteva aprirlo? Doveva lanciarlo dal terzo piano e disintegrarlo sul marciapiede?

Forse San Google mi può aiutare.

Digitò sul laptop, lì accanto: sportello batteria smartphone incastrato. Trovò pagine di istruzione per cretini, che spiegavano come aprire il vano batteria di vari modelli (compreso il suo), ma apparentemente a nessuno era mai capitato che lo sportello si incollasse al cellulare.

Smartphone posseduto da genio della lampada.

Rise. Si sentì stupido.

Pampulu pimpulu parimpampù.

Non riusciva a ricordare dove aveva già sentito quella frase. Era una filastrocca o un cartone animato? La prima pagina di Google mostrava dei video Youtube: L'incantevole Creamy.

Uh, ma certo! 

Come aveva fatto a dimenticarlo? Era un vecchissimo anime che piaceva molto a Karen, la sua vicina di pianerottolo e amichetta d'infanzia. 

Tiziano non era mai stato un grande amante dei cartoni animati seriali, nemmeno da bambino, in particolare quelli "per femminucce". Sin da piccolo adorava il calcio e passava buona parte delle sue giornate, d'estate e d'inverno, fuori casa, a tirare il pallone contro il muro del suo palazzo, con Karen che spesso faceva da sparring partner imbranata. Gli unici cartoni per cui Tiziano faceva eccezione erano Holly e Benji e Imazuma Eleven. Durante un'estate, tipico periodo di repliche, su Mediaset avevano messo in trasmissione proprio Creamy, per coincidenza subito dopo Holly e Benji. Karen teneva volentieri compagnia a Tiziano durante il cartone "da maschi" e ogni volta lo implorava di guardare insieme a lei quello "da femmine". Inizialmente Tiziano accettava, ma poi, invariabilmente, tradiva la promessa e scappava in cortile non appena partiva la sigla di Creamy. Dopo qualche minuto, Karen appariva in cortile tutta imbronciata e lo guardava in silenzio tirare calci alla palla, o gli chiedeva di poter giocare anche lei. Probabilmente aveva una cottarella per Tiziano.

Quanto ero stronzo, pensò.

Le rare volte che Karen riusciva convincerlo a guardare la maghetta (promettendogli che poi lo avrebbe aiutato ad allenarsi), Tiziano subiva quei venti minuti di puntata come uno strazio. Una volta in cui si stava annoiando particolarmente, aveva annunciato: «Non mi sposerò mai con una femmina, poi mi fa guardare i cartoni da femmine.» La bambina si era messa a ridere e aveva ribattuto prontamente: «E allora che fai, ti sposi con un maschio?» «E perché no? Almeno è capace di giocare a calcio. Mica come te che sei imbranata come tutte le femmine.» Karen si era offesa a morte e si era messa a piangere. La madre di Tiziano, che era presente e aveva assistito allo scambio di battute, l'aveva consolata con il solito: «Vedrai come cambierà idea quando cresce...» e Tiziano aveva approfittato delle lacrime di Karen per scappare in cortile a giocare a calcio. Da vero bambino stronzo e ingenuamente gay quale era.

Risvegliatosi dai suoi ricordi d'infanzia, fece partire il video con la sigla. La voce di Cristina D'Avena si sovrappose alle arie liriche di Mozart, in sottofondo. Non riuscì a evitare di canticchiarla, odiandosi perché ricordava ancora la melodia dopo tutti quegli anni.

«Parimpampù, eccomi qua...»

Afferrò il cellulare, lo guardò, ripensò alla fattucchiera e gli venne da ridere. Una formula magica presa da un cartone per bambine anni '80. Ripensò alle parole della donna: tre desideri. Non puoi uccidere, non puoi redivivere, non puoi innamorare. E improvvisamente ricordò che anche quelle regole non erano un'idea originale della fattucchiera: erano le regole del genio di Aladdin! Rise di nuovo. Doveva essere una vera patita di cartoni animati. Se fosse riuscito a ricordare le formule magiche che aveva pronunciato durante l'incantesimo probabilmente avrebbe scoperto che anche quelle venivano fuori da qualche altro prodotto per bambini. Forse Harry Potter?

Improvvisamente gli venne un'illuminazione: ecco a chi somigliava quella donna: «A Sibilla Cooman!» disse ridendo. La prof più allucinata di Hogwarts. La risata aumentò di volume mentre ricordava gli assurdi maneggiamenti e l'aria iperdrammatica della fattucchiera. Guardò il cellulare, lo strinse nella sinistra, sollevò il braccio al cielo e con aria solenne, ma ancora scosso dalle risa, pronunciò: «Pampulu pimpulu parimpampù!»

E il cellulare si illuminò.

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