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42. Sembrare gay ✓

Tiziano decise di andare al campo sportivo.

L'allenamento era saltato, quindi non ci sarebbe stato nessuno. Sarebbe potuto rimanere da solo e salutare per l'ultima volta il rettangolo di gioco.

Non avrebbe più toccato un pallone da calcio. Mai più. Non avrebbe avuto senso. E Tiziano, che era sempre andato fiero del suo approccio intellettuale al calcio, si ritrovò a pensare agli aspetti più fisici e concreti dello sport: l'odore dell'erba calpestata, il fango, l'olio canforato, le magliette bagnate di sudore, il cuoio liscio del pallone. Avrebbe voluto stendersi sul campo e affondare il viso sul terreno. E piangere.

Si rese conto solo in quel momento di non essersi mai veramente arreso. In cuor suo aveva sempre sperato di riuscire a superare quello che credeva essere un blocco psicologico. Ma non lo era. Era un incantesimo, impossibile da spezzare.

I suoi progetti vennero rovinati dalla presenza di due persone sul campo. Da lontano non riuscì a riconoscerle, si stavano allenando.

Il suo primo istinto fu quello di tornare indietro, ma una delle due lo riconobbe. «Ohi Tizio!» gridò.

Era la voce di Andrea. Tiziano capì che l'altra persona era Anna. Andrea si stava allenando a parare calci di rigore con l'aiuto di lei. Strano allenamento: Andrea era terzino.

Il primo impulso di Tiziano fu quello di salutare e tirare dritto, poi ricordò i moniti di Karen e Claudio sul suo essere troppo chiuso, solitario, e decise di combattere la propria indole. Forse un'interazione normale con due persone normali gli avrebbe fatto bene. Sventolò la mano e si avvicinò.

«Che state a fà?» chiese entrando dal cancello. In realtà non gli interessava, ma si stava sforzando di distrarsi.

«Valerio ha detto che domani sarò secondo portiere! Probabilmente non giocherò, ma metti che entro? Non voglio fare brutta figura.»

Tiziano sorrise, e gli sembrò la cosa più difficile del mondo. Fece un cenno di saluto ad Anna, che rispose agitando la mano.

«Com'è che non c'è Gianluca?»

«Mica siamo gemelli siamesi che dobbiamo stare sempre attaccati...» rispose Andrea stizzito.

«Temo che abbiano litigato per colpa mia» disse Anna. «Gianluca è un po' geloso.»

«Invidioso» la corresse Andrea.

«No, no: geloso. Di te, ovviamente.»

Andrea le lanciò un'occhiataccia. «Guarda che Gianluca è etero.»

Anna roteò gli occhi. «Lo so! Guarda che si può essere gelosi anche dei propri amici.»

Andrea fece un'espressione poco convinta.

«Comunque Gianluca può anche starsene con gli altri, perché lei è bravissima. Tira certe bombe!»

«Modestamente ho un ottimo tiro da fuori area» si vantò Anna, fingendo di limarsi le unghie.

«In che ruolo giochi?» chiese pigramente Tiziano.

«Centrocampo offensivo. Il mio idolo è Nainggolan. E sì, so già le battute che fate in spogliatoio...»

Tiziano lanciò un'occhiata ad Andrea che fece un'espressione allarmata.

«Ehm... che battute facciamo in spogliatoio?»

Andrea scosse violentemente la testa, come se Tiziano avesse fatto l'errore più grande del mondo, ponendo quella domanda.

«Nainggolarg! Ma tranqui, non mi offendo, me lo dicono tutti.»

«Ah, sì!» Tiziano scosse la testa ripensandoci. Anche Claudio l'aveva chiamata così, ora lo ricordava. «Non te la prendere, non c'è niente di male ad avere il sedere grosso.»

«Ritira subito quello che hai detto!» esclamò Andrea in tono indignato, mentre Anna scoppiava a ridere.

«Non serve che mi difendi, stupido. Apprezzo la sincerità, so di avere il culo grosso. E si vede che me non me l'ha detto per offendermi. Ne vado fiera, è un bel culo grosso» disse posando le mani sui fianchi. «Ah, comunque, piccolo consiglio: al 99% delle ragazze devi rispondere: "nooo, non è vero che sei grassa!" altrimenti si offendono.»

Tiziano si sentì un cretino. Sorrise, stavolta sinceramente. «Grazie del consiglio. Scusa. È un po' un momentaccio. Stavo parlando senza pensare. E diciamo che oltretutto non ci so molto fare con le ragazze.»

«Ce ne siamo accorti...» commentò Andrea con un'aria che a Tiziano parve vagamente maliziosa.

E questo che significa, adesso? Poi un'illuminazione: Si riferisce al fatto che sono gay?

Claudio l'aveva capito. Karen l'aveva capito. Forse era meno bravo di quel che pensava a nasconderlo.

«Dai, ricominciamo» disse Anna. Posizionò il pallone a terra.

Forse lo sapevano tutti e lo deridevano segretamente da anni.

Anna prese la rincorsa per tirare, Andrea si piegò sulle gambe e allargò le braccia.

«Senti, Andrea, ma io ti sembro gay?»

«Eh?» Andrea si voltò a guardarlo proprio mentre Anna stava tirando e il pallone lo centrò in pieno viso.

«Porc... scusa!» la ragazza gli corse incontro preoccupata.

Andrea si stava tenendo il naso. «Ma ti sembra il cazzo di momento per farmi una domanda del genere?!» gridò a Tiziano.

Cosa mi è saltato in mente? Perché gliel'ho chiesto?

«Eddai, non è niente!» Anna gli guardò il naso. «Questo ce l'avevi già storto prima. E poi, finalmente sei riuscito a pararne una!» Rise e accarezzò dolcemente la guancia di Andrea, che sorrise per le attenzioni della ragazza. Erano carini insieme.

Andrea si rivolse a Tiziano. «Ti... ti ha detto qualcosa Gianluca?»

«No, perché?»

«Per quello che mi hai appena chiesto. Pensavo ti avesse detto qualcosa...»

«Cosa avrebbe dovuto dirmi?» chiese Tiziano, impaziente.

«Che... tipo...» Sbuffò. «Non so perché, ma l'altro giorno quando Claudio ha fatto quella battuta idiota, mentre stavate dietro al cespuglio, si è fissato che siete gay tutti e due. Ma secondo me è scemo. Io non lo penso, sia chiaro. Era solo una battuta.»

«Certo che era solo una battuta» Tiziano si sentì un po' a disagio. «E comunque se lo pensi anche tu non mi offendo. Me lo puoi dire.»

Andrea lo guardò con sospetto. «Ma sei gay?»

«No!» mentì Tiziano. Non era il momento di fare coming out.

«Che paranoie del cavolo che vi fate voi maschi» disse Anna. «E poi che significa "sembro gay"? Cos'è, pensi che abbiamo le insegne al neon sulla testa? Che abbiamo qualche tratto fisico che ci distingue dal resto della popolazione?»

Andrea fissò Anna per qualche secondo, elaborando mentalmente quello che aveva sentito: si poteva leggere lo sforzo di ragionamento nei suoi occhi. «Scusa... che significa... abbiamo

«Che sono gay» disse tranquillamente Anna.

«Oh. È un modo per dirmi che ho il cazzo piccolo?» A questo punto lanciò un'occhiata rapidissima a Tiziano, prima di guardare di nuovo Anna. «Ah, cioè. Tu... non puoi saperlo, ovviamente, se ho il cazzo piccolo.»

Anna roteò gli occhi. «Guarda che glielo puoi dire che ti ho fatto una sega.»

Tiziano trattenne una risata.

«Come se non sapessi che vi raccontate tutto in spogliatoio» proseguì Anna. «So di cosa si parla in spogliatoio, non credere ci siano tutte queste differenze tra femmine e maschi. Io l'ho già detto a tutte e ho descritto il tuo cazzo con dovizia di particolari.» Andrea sbiancò. «E comunque,» proseguì Anna, «è ovvio che intendo dire che sono bisessuale.»

Il viso di Andrea si illuminò. «Ooh. Wow. Sei sicura? Non è che magari è solo una fase?»

«Se fosse solo una fase non sarei stata sei mesi con Teresa.»

«Con Teresa?!» chiesero contemporaneamente Andrea e Tiziano.

«Sì. Teresa è lesbica. Lo sanno tutti, non vi sto dicendo un segreto. Lo sa pure il fidanzato di Tiziano, come si chiama? Ah sì, Claudio. Lei gliene ha parlato qualche sera fa. L'ha preso in simpatia. È raro che Teresa prenda in simpatia un maschio, deve essere un tipo simpatico, questo Claudio. Ma scusa, lui non vi ha detto niente?»

«No» risposero i due ragazzi, ancora all'unisono.

«Claudio non è il mio fidanzato, è etero» specificò Tiziano. «E sono etero anch'io» si ricordò di aggiungere alla fine.

«Era una battuta, scemo» disse Anna. «Non mi permetterei maaai di mettere in dubbio la vostra sacra mascolinità.»

«Ma tipo... saresti interessata a una cosa a tre? Magari con Teresa?» chiese Andrea con lo sguardo sognante.

«Lo sapevo. Tutti uguali, siete!» Anna sospirò. «Sì, sarei interessata a una cosa a tre, ma con un altro maschio.»

«Bleah!»

«Comunque, dicevamo, qualcuno ha osato offendere la tua sacra mascolinità? Perché ti preoccupi di sembrare gay?» chiese Anna.

Tiziano scosse la testa. «No... è... qualcuno l'ha pensato e mi sono stranito, tutto qui.»

Un tuono distante.

«Sta arrivando il temporale» rifletté ad alta voce Anna, guardando il cielo.

«Daje Tizio, non farti 'ste pare idiote» disse Andrea. Poi, rivolto ad Anna: «Facciamo altri due tiri prima che venga giù il delirio?»

«Pronta!»

«Tizio vuoi allenarti un po' anche tu?»

«E che mi alleno a fare? Sono fuori rosa, non hai sentito Valerio?»

Andrea fece un sorrisetto di circostanza. Si schiarì la voce. «Volevo dirtelo anche ieri e poi non ne ho avuto l'occasione... Mi spiace un sacco per quello che è successo. E per le cagate che ti ha detto Claudio. A me non stai sul cazzo, se vuoi saperlo.» Poi abbassò lo sguardo. «E se vuoi sapere perché non ho mai alzato un dito per difenderti, la verità è che ho la scaga all'idea che quei tre se la prendano con me. Già me ne hanno fatte passare di tutti i colori perché sono scout» Alzò di nuovo gli occhi. «So che non è una scusa, ma...»

«Non importa, Andrea, davvero.» Tiziano sorrise. «Ti giuro, non ho mai biasimato nessuno. Mica sono una damigella in pericolo che deve essere salvata.»

Anche Andrea sorrise. «E poi secondo me Valerio cambia idea. Vedrai che tra qualche settimana ti chiama e ti prende in squadra di nuovo.»

Tiziano sollevò un sopracciglio.

«Sai com'è fatto...» insisté Andrea.

Anche se cambiasse idea non servirebbe a niente, pensò Tiziano. Io sarò schiappa per sempre.

Tiziano si sentì improvvisamente schiacciare dal peso dell'incantesimo di Simone. Le interazioni con Anna e Andrea l'avevano momentaneamente distratto, quasi divertito, ma la consapevolezza del suo eterno stato di inetto gli attanagliò lo stomaco.

Avvertì delle piccole gocce di pioggia sul viso.

Fa freddo.

«Io vado. Buon allenamento» disse Tiziano.

Anna e Andrea lo salutarono. Mentre Tiziano si allontanava, ripresero ad allenarsi.

Non avrebbe dovuto fare ad Andrea quelle domande. Andrea non era un pettegolo, ma l'avrebbe certamente detto a Gianluca, che l'avrebbe detto al resto della squadra. E Tiziano sarebbe stato "quello che si fa le pare di essere frocio". E da lì a "quello frocio" il passo era brevissimo.

Ma perché me ne preoccupo? Tanto non li vedrò mai più.

Lanciò un'ultima occhiata ad Anna e Andrea che si allenavano ridendo. Con la consapevolezza schiacciante che non avrebbe mai più messo piede sul prato di un campo da calcio.

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