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24. L'essere umano maschio in età riproduttiva più miserabile della terra ✓

«Spaccami la testa con un'ascia, tirami fuori il cervello e daje foco.»

Claudio concesse a Tiziano una risatina, ma il suo viso si rabbuiò immediatamente. Era appena sceso dal letto e si stava infilando i pantaloncini. Lo sbatacchiare della scaletta aveva svegliato Tiziano, che ora era alle prese col mal di testa più atroce della sua vita.

«Dovrei avere un aspirina nella borsa. Anche se preferirei qualcosa di più forte» disse Tiziano.

«Tipo eroina?»

«Pensavo più cianuro.» Tiziano mise le mani sugli occhi. «Voglio morire.»

Aveva la bocca impastata e le labbra secche.

Cazzo che sete.

«Tiè, finiscila» disse Claudio lanciandogli una bottiglietta d'acqua. «Se non te fa schifo che me ce so' attaccato io ieri.»

«Mi hai letto nel pensiero. Sto morendo di sete.»

«Conosco i sintomi del doposbornia.»

Tiziano ingoiò voracemente la poca acqua rimasta nella bottiglietta. Solo dopo averla finita si ricordò dell'aspirina.

«No, merda! E adesso come la prendo l'aspirina? Ne hai altra?» disse scuotendo la bottiglietta vuota.

«Prima di prendere l'aspirina devi magnà quarcosa.» Claudio si annusò l'ascella e dall'espressione che fece sembrò soddisfatto del proprio odore.

Tiziano roteò gli occhi. «Sei un esperto, eh? Quante volte ti sei trovato in questa situazione?»

Claudio si infilò la propria chiave in tasca. «Ho perso il conto» disse cupo.

Ah, gli piace bere, eh?
Certo, Simone mi aveva avvisato: non dirgli niente altrimenti organizza un festino coi suoi beta.

Improvvisamente Tiziano ebbe una reminescenza della sera prima. Ricordò vagamente che Claudio gli aveva detto qualcosa, sull'ubriacarsi, sul fare cose di cui ci si pente quando si è ubriachi. Ma era un ricordo vago e non riusciva a inserirlo in un contesto.

Cosa è successo ieri?

Aveva fatto sogni strani, durante la notte, sgradevoli. Aveva sognato Simone. Aveva sognato di vederlo baciare Karen. Aveva sognato di spingere Karen giù per un dirupo, dalla cima di una montagna. Aveva sognato di vederla rotolare, si era sentito in colpa, e poi si era accorto che non era lei, che rotolava giù, ma Simone. E si era messo a correre tra le rocce, in discesa, per raggiungerlo, ma i suoi muscoli erano come paralizzati.

Aveva fatto anche dei sogni gradevoli. Aveva sognato Claudio. Che gli toglieva le scarpe. Che lo metteva a letto. Che lo aiutava a lavarsi i denti.

E se fosse successo davvero? si chiese. Era un ricordo che non aveva i contorni sfumati e caotici di un sogno, era un ricordo che sembrava quasi reale.

Ma no, deve essere un sogno per forza. Claudio non è così premuroso.
E ho un saporaccio di topo morto in bocca. Non credo di essermi lavato i denti, ieri sera.

Che schifo.

«Che c'è? Te stai a ricordà le cazzate che hai fatto ieri?» gli chiese Claudio. Lo stava guardando con un'espressione quasi disgustata.

Tiziano gli rimandò uno sguardo preoccupato. «Che cazzate ho fatto ieri?»

«Tanto per cominciare mi hai fatto un pompino.»

Per un secondo, per un solo secondo Tiziano gli credette.

«Vaffanculo, non sparare minchiate. Dimmi cosa ho fatto.»

Claudio accennò un sorrisetto. «Dimmi cosa ti ricordi.»

Le tue mani. Che mi sollevano le braccia, e le gambe, che mi sistemano nel letto, che mi sistemano il cuscino sotto la nuca.

Non posso chiedergli se l'ha fatto davvero. Se l'ha fatto mi vergogno a sentirmelo dire, se non l'ha fatto faccio una figura di merda perché gli sto dicendo di essermelo sognato.

Tiziano mise le gambe giù dal letto. Prese la testa tra le mani. Gli girava ancora.

«Mi ricordo... che ho seguito Andrea al falò.»

«E poi?»

«Il falò...» ...Simone che si infratta con Karen... «...io che cado addosso alla ragazza... tu che mi trascini via dal falò... mmm... ah, sì, poi ho vomitato... poi... mi hai accompagnato in camera? Non ricordo molto altro.»

Tu che mi aiuti a svestirmi. Tu che mi aiuti a lavarmi i denti.
No, questo non è successo. Non può essere successo. Me lo sono sognato.

Claudio annuì. «Io esco. Quanno te sei ripijato me devi dì 'ndo avete trovato er vino, o quer cazzo che ve siete bevuti.»

Neanche morto, te lo dico.

Claudio uscì dalla stanza. Tiziano si alzò lentamente dal letto. Come gli girava la testa... e che bruciore allo stomaco!

Gli sembrava impossibile che si potesse stare così male per un paio di shottini. Ma del resto aveva mangiato poco e non era abituato a bere. 

Chissà Simone cos'ha pensato.
Che sono uno sfigato.

Ricordò che Simone l'aveva accompagnato in camera, subito dopo gli shot. Gli aveva detto qualcosa, ma non riusciva a ricordare cosa.

Sarei dovuto restare in camera. Mi sarei addormentato e Claudio non se ne sarebbe mai accorto.
E non avrei visto Simone che si appartava con Karen.

Nonostante l'ubriachezza quell'immagine era chiarissima nella sua testa: lui che rideva disinvolto, lei che faceva l'imbarazzata, loro che se ne andavano tenendosi stretti.

Si mise una mano sul petto, all'altezza del cuore, e artigliò la maglietta. Qualcosa di quell'immagine lo faceva stare male più del dovuto.

Si guardò. Era in mutande, e scalzo.

Non ricordava di essersi svestito, la sera prima.

E se davvero Claudio mi avesse aiutato? Possibile?

Mentre si infilava i pantaloncini cercò di concentrarsi e ricordare precisamente cosa era successo.

Prese le sue chiavi, frugò nel borsone alla ricerca dell'aspirina, che sua madre gli aveva infilato in borsa insieme a un bel po' di altre cose utili: antidiarroico, supposte e - con grande imbarazzo di Tiziano - un pacchetto di preservativi. Tiziano, fortunatamente, si era accorto subito della presenza di quella confezione nella sua borsa, prima ancora di partire, in stazione, mentre aspettava il treno insieme agli altri (aveva aperto il borsone per recuperare dei fazzoletti e chiuso istantaneamente la lampo non appena aveva visto apparire la scritta Durex davanti ai suoi occhi). Quindi alla prima occasione si era allontanato furtivamente dal gruppo e aveva gettato i preservativi in un cestino della stazione. Se Claudio o i beta se ne fossero accorti sarebbe stata la fine, per lui: lo sfigato che si porta dietro i preservativi. Ma cosa era saltato in mente a sua madre?

Mise l'aspirina in tasca e uscì dalla stanza.

I ragazzi e le ragazze stavano sciamando in tutte le direzioni, chi verso i bagni, chi verso le cucine per la colazione. Anche Tiziano si avviò: non vedeva l'ora di mettere qualcosa sotto i denti.

Dopo qualche passo, fu sorpreso da una pacca alla spalla. «Ohi, Fiorellino! Ma è vero che eri ubriaco ieri?» Era beta Paolo.

Merda. Lo sanno già tutti? Simone mi ammazza.

«Non ero ubriaco. Stavo poco bene. Ho... influenza intestinale, quindi stammi lontano, magari è contagiosa.»

«Bleah!» beta Paolo fece un agile saltello a sinistra.

«Fiorellì, dicce dove tieni la riserva!» disse beta Federico, raggiungendo Paolo.

«Macché riserva, lo sfigato ci ha problemi de stomaco.»

«Ah, ecco. Me pareva...»

Due beta su tre parevano aver creduto alla sua scusa mal raffazzonata, ma i beta non facevano testo, erano troppo stupidi.

Mentre camminava verso la sala mensa, Tiziano decise di non preoccuparsi di quel problema, per il momento, e si concentrò di nuovo sui ricordi della sera prima. C'erano diversi momenti confusi, nella sua mente. Il breve tempo che aveva trascorso con Simone in camera, ad esempio. Ogni volta che cercava di ricordare cosa fosse successo, una sensazione di malessere e disagio gli attanagliava il petto e gli faceva passare la voglia di sforzarsi. 

Ho vomitato appoggiato a una colonnina del porticato. 

Tiziano si guardò alle spalle per osservare il punto in cui ricordava di averlo fatto, ma sembrava tutto pulito, per terra. Tornò qualche passo indietro, per guardare meglio. Nessuna chiazza di vomito sulla ghiaia del cortile.

Forse ricordo male anche quello? Non ho vomitato?

Ma il saporaccio che aveva in bocca e la sensazione corrosiva allo stomaco dicevano diversamente.

Oppure qualcuno ha sciacquato via la chiazza.
Claudio? No, non è possibile.

Tiziano cercò di riorganizzare i pensieri: dopo che aveva vomitato, Claudio l'aveva riaccompagnato in stanza. E poi...? E poi le vaghe immagini di Claudio che lo sistemava a letto, che erano certamente dei sogni.

Probabilmente mi sono svestito da solo, steso e addormentato subito.

Ma qui c'era di nuovo qualcosa che non lo convinceva. Aveva come la sensazione ci fosse un buco, nei suoi ricordi.

Mancava un pezzo. Qualcosa di importante. Importante e - Tiziano ne aveva la netta sensazione - sgradevole.

Se solo non avessi questo mal di testa atroce riuscirei a concentrarmi meglio.

Doveva mangiare qualcosa e prendere quella maledetta aspirina.

Arrivato in sala mensa prese un vassoio e si diresse alla zona buffet; si versò una tazza del solito caffè diluito che beveva ogni mattina e prese un piatto con pane bianco, burro e marmellata: non proprio la sua colazione ideale, ma il ritiro non offriva nulla di più sano. Tiziano si fece un rapido appunto mentale di regalare a Valerio un libro sull'alimentazione sportiva.

Simone non era ancora arrivato, per fortuna. Non voleva vederlo. Non voleva assistere al momento in cui avrebbe incontrato Karen.

Tanto tra poco arriva. Sto solo rimandando il confronto.

Lo schifosissimo caffè solubile di marca discount che Valerio preparava per tutti ogni mattina non gli era mai sembrato tanto buono: Tiziano finì la tazza in poche sorsate. La caffeina gli diede una svegliata e lo fece sentire un po' meglio.

Al centro del tavolo c'erano delle brocche d'acqua. Aveva ancora sete quindi se ne versò un po'.

Lo scorrere dell'acqua gli fece balenare in mente una nuova immagine: Claudio che gli rovesciava dell'acqua sul viso e sulla bocca da una bottiglia mezza accartocciata. 

L'ha presa dal cestino. Sì, ora ricordo! Ha preso una bottiglia vuota dal cestino ed è andato in bagno a riempirla. Per farmi lavare i denti. E poi mi ha aiutato a lavarmi, perché da solo non ci riuscivo.
E alla fine mi ha tamponato il viso con un asciugamani.

Tiziano portò una mano alla guancia: quelle immagini gli fecero salire un inspiegabile groppo in gola.

L'ha fatto davvero!

Con i ricordi che si facevano sempre più chiari, Tiziano prese il panino, lo aprì a metà e cominciò a spalmare una noce di burro sulla mollica.

Ma mentre Claudio era fuori a prendere l'acqua sono rimasto solo, per un po'. E sono caduto dal letto! Perché sono caduto dal letto? Quando lui è tornato mi ha trovato steso a terra e mi ha detto... cos'è che mi ha detto?

In quel momento Simone entrò nella stanza. Era a diversi metri da Tiziano, ma anche da quella distanza si poteva notare che aveva delle occhiaie profonde e violacee. Lo sguardo del ragazzo cercò e trovò Tiziano. Non appena lo vide strinse gli occhi e scosse leggermente la testa, in un'espressione di disapprovazione. 

Lo sa, pensò Tiziano. Sa che sono andato al falò. Che mi  sono fatto sgamare. E che sono gay.

Tiziano spalancò gli occhi, stupito dal suo stesso pensiero. 

Perché mi è venuta in mente questa cosa, adesso?

Una catena di ricordi si ricostruì improvvisamente nel suo cervello. 

Simone che mima un pompino al collo della bottiglia, io che bevo cercando di essere sexy.

Provò un'improvvisa, profondissima vergogna. Non sapeva se Simone lo stesse ancora guardando, ma Tiziano immaginò di avere ancora gli occhi del ragazzo addosso. Ed erano occhi accusatori, derisori, occhi che dicevano: tu sei un frocio, e io sono etero.

E io sono etero. 

Seduti sul letto, Simone gli batteva una mano sulla spalla, e gli diceva: sono etero. Ricordò perfettamente le parole: sono super cento per cento etero.

Me l'ha detto perché l'ha capito. Ha capito che sono gay!

Tiziano avrebbe voluto uscire dalla stanza. Scappare via di lì, scomparire. 

Il suo segreto. Simone l'aveva scoperto. Tiziano aveva fatto il cretino, aveva fatto qualche cazzata e Simone l'aveva capito. 

Sono un coglione.

Tiziano guardò il pane imburrato nella sua mano e gli si ribaltò lo stomaco. Trovò il coraggio di sollevare la testa e cercare Simone: stava facendo la fila al buffet, ora.

E non stava più guardando Tiziano. Che, per un attimo, si sentì sollevato. Sollevato di non essere l'oggetto della sua attenzione. Simone stava guardando il suo smartphone, con aria apatica.

Lo smartphone.

Tiziano ebbe un sussulto.

Una scarica, come una specie di scossa elettrica, portò un'improvvisa chiarezza nella sua mente.

Il pane imburrato gli cadde di mano, finì a terra.

Cazzo ci fai steso sul pavimento? A chi stai a telefonà?

Le parole di Claudio.

Le parole che gli aveva detto appena era rientrato in stanza.

Claudio aveva trovato Tiziano steso a terra e con lo smartphone in mano.

No... non l'ho fatto...

La luce gialla. I ragionamenti. Gay significa allegro, attrazione sessuale, essere umano maschio in età riproduttiva.

Sentì il caffè rimestarsi nel suo stomaco.

Voglio che Simone...

No... no! Non posso averlo fatto! Non posso averlo detto!

«Tizio, stai bene?»

Tiziano non vide chi gli aveva fatto quella domanda.

«Ci ho influenza intestinale. Non mi sento...»

Non riuscì a finire la frase. Un fiotto del caffè che aveva appena inghiottito gli risalì l'esofago e uscì dalla sua bocca.

I ragazzi che erano seduti nelle vicinanze si alzarono di scatto, facendo versi di disgusto.

«Influenza intestinale?»

«Io avevo capito che si era ubriacato...»

«Ma per favore! Tizio non è il tipo da ubriacarsi...»

Tiziano si alzò.

Sentì la voce di Valerio che lo chiamava, ma lo ignorò.

Doveva tornare subito in stanza.

Doveva prendere il cellulare e pronunciare la formula magica.

Doveva scoprire se aveva davvero espresso l'ultimo desiderio.

Se aveva davvero desiderato che Simone diventasse gay.

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