La coscienza
Che cos'è la vita, se non un battito di ciglia? Vi siete mai fermati a riflettere su quante cose possano accadere in quel singolo instante? La chiusura delle ciglia può durare mediamente 0,1 secondo e varia da persona a persona. In quel lasso di tempo vengono inviate circa 4000 mail e solo 0,6 secondi dopo nasce un bambino. La singolarità del tempo è un argomento ingarbugliato ed estremamente affascinante. Potremmo perderci nel dirupo dei millesimi di secondo senza mai più ritrovarci. Parlando di tempo tutto viene messo soqquadro e di colpo l'ordine della nostra esistenza svanisce come una barchetta di carta messa in un torrente.
Il tempo, la cosa più preziosa che un uomo possa avere. Basta un battito di ciglia per venire al mondo, uno per andarsene, uno per innamorarsi e così via. Non ci è dato sapere quando accadranno tutte queste situazioni. La vita è maledettamente affascinante sotto questo punto di vista. Usciamo di casa alla cieca senza alcun programma di giornata. Il non sapere cosa potrà accaderci rende il tempo un incognita stimolante e la vita una donna piena di charme.
Giorno per giorno otteniamo un occasione per vivere. Siamo un cabinato di una sala giochi degli anni ottanta nel quale ogni giorno viene inserita una moneta per una nuova partita. Giochiamola! Game over o no, mettete le vostre mani sopra i comandi, sgranate gli occhi e schiacciate forte sul tasto start. Se giocherete bene avrete alle vostre spalle altri giocatori che faranno il tifo per voi perdendo di vista la loro partita. Se giocherete male non avrete pochi giocatori alle vostre spalle, eppure in entrambi i casi la maggior parte di loro vorrà vedervi fallire. Le persone sono fatte così, godono dei fallimenti altrui e si nutrono della sofferenza sparsa nel globo. Li distrae dai loro impegni e dal loro malo vivere. Non tutti sono così per fortuna.
Sfruttate ogni misero istante che vi venga offerto, nulla torna indietro e nulla può restituire un occasione persa. Se vi capita di osservare il cielo soffermatevi a guardare le nuvole nel dettaglio perché quelle che vedrete l'indomani saranno diverse. Avranno forma, colore e sostanza diversa. Saranno altre nuvole, tutto qui. Avete mai sentito parlare di "Panta Rei"? Tutto scorre, la famosa frase del filosofo greco Eraclito. Tranquilli che non vi farò una lezione di filosofica antica. Se eravate a conoscenza di questa frase vi allungo in maniera simbolica la mia mano, in caso contrario avrete imparato una nuova frase da potervi tatuare. Il solito "Resilienza" è un pò troppo pronosticabile.
Tutto cambia, tutto scorre. Le cose potranno sembrarvi ripetitive, piatte, senza variazioni. Pensate però che per quanto voi possiate passare ogni giorno per la stessa via scendendo le stesse scale e toccando quel passamano, nulla è uguale. Tutto sarà diverso, dalla posizione delle scarpe sull'asfalto alle persone che vedrete. Mi riferisco anche a voi miopi, anche se molte volte siete fortunati voi a non vedere da lontano, perlomeno non dovrete salutare chi non vi va a fagiolo. Lo so, lo so, è un modo di dire abbastanza strano.
Sintetizzando i bambini incontrati al parco, le donne anziane dinnanzi alla chiesa, il signore che aspetta l'autobus alle cinque del mattino e il corriere che vi porterà il pacco che state aspettando. Pare un concetto assai difficile da percepire, seppur in realtà non lo è più di tanto. Osservate, osservate e di nuovo osservate.
Il filosofo greco diceva più o meno che un fiume può scorrere sempre nello stesso verso, ma cambierà la sua acqua. Invece il filosofo della strada tale "Marshall Bruce Mathers III" dichiarava "La verità è che non sai cosa succederà domani. La vita è una corsa folle, e niente è garantito". Ogni giorno è quello giusto per fare qualcosa di diverso, per cambiare la propria vita. Basta capire ciò per vivere. Il sunto del discorso fatto finora è tutto qui "la vita è un agglomerato di occasioni a breve termine".
Non voglio darvi una lezione di vita, non ne ho la possibilità. Prendere lezioni di vita da me equivale ad alimentare un camino con le pagine di un galateo e sorseggiare birra dal santo Graal. Credetemi, non ne sono minimamente la persona adatta. Se la vita fosse un piatto di pasta io sarei sicuramente celiaco. Sicuramente uno di voi si alzerà in piedi e dirà che esiste la pasta senza glutine. Bene, bravo, siediti pure. La mia vita è un negozio che serve solo pasta con farina di grano.
Cosa sto facendo? Parlo anche da solo. Mi sono ridotto così male? Cioè non so bene adesso io con chi stia realmente parlando e non so più come stia scorrendo il mio tempo nel luogo in cui mi trovo adesso. Mi sembra di oziare nel nulla cosmico. Anzi, è uno scorrere lento e soave che non lascia altro che riflessioni su riflessioni, un po come guardare la neve che si posa lentamente sul suolo. Qui, però, la neve non si vede, non vedo nulla. In fondo è una specie di castigo per me che non ho fatto altro che vivere fino a questo momento con il piede in pressione constante sull'acceleratore perdendomi spesso il paesaggio dal finestrino.
Tutto ciò che io possa vedere è un buio disarmante. Non provo ansia, dolore, stress o qualsiasi forma di sentimento. Nero su nero e nient'altro, sospeso nel vuoto assoluto e nel silenzio più dolce che io abbia mai potuto udire.
Una sinfonia di beatitudine echeggia nell'aria e si mischia a note malinconiche e stonate. Non so se mi trovo all'infermo, in qualche sorta di paradiso, limbo o chicchessia. Per certi versi è straziante la maestosità di tutto questo niente che mi angustia.
All'inizio avvertivo la presenza di persone al mio fianco, una crocevia al mio capezzale in cui io non possa fare nulla se non respirare. Respirare, già, la cosa più naturale al mondo, un istinto dettato dal nostro impeccabile cervello.
Eppure, nell'arco dei miei giorni innumerevoli volte avrei voluto smettere di farlo. A volte mi capita di sentire le voci dei medici o dei miei cari, ma tutto inutile, non riesco a tornare. Il treno sul quale sono salito a mia insaputa né ritarda, né effettua fermate.
Penso di essere in coma o almeno credo di essere ancora in quello stato e di non essere trapassato. Sono come in una terra di mezzo, nel dimenticatoio dove in realtà gli altri mi hanno sempre riposto.
Avete impegni? Vi siete messi comodi? O almeno qualche entità mi sta ascoltando? Sto per parlare di me in un monologo degno dei film più stimati. Preparate l'oscar, le lacrime ed i vostri sorrisi. Non comprate lo snack box, non voglio farvi spendere una fortuna. Portatevi qualcosa da casa come ho sempre fatto.
Sono consapevole di stare in una terra di mezzo, tra la vita e la morte, tra l'andata e il ritorno. In mezzo a quanto fatto finora e quanto ancora da fare. Ho molte cose in sospeso. Progetti, obiettivi da raggiungere, baci da dare e abbracci da godere.
Vorrei perfino tornare a litigare, per poi fare la pace e poi ancora litigare e così via. Quanti anni saranno passati? Se fossero giorni? Non mi è stato fornito neanche un timer per osservare il tempo scorrere via. Non so neanche se Albano e Romina sia tornati insieme.
Avrei voluto preparare qualcosa di carino scritto, ma io non sono molto capace con la scrittura. Una presentazione PowerPaint con tanto di effetti sonori. Non posseggo neanche una locandina o un flyer da consegnarmi mentre andate di corsa a lavoro la mattina. Pensando bene delle diapositive mi avrebbero fatto comodo. Come se fossimo ad un corso di primo soccorso a scuola. Tranquilli, non ho con me un manichino da rianimare, mettete a freno le vostre labbra per stavolta, romanticoni.
Odio parlare di me stesso. Non che io sia uno spocchioso che gioca a fare l'alternativo che vive contro mano, ma più perché non sarebbe un discorso allegro, anzi, l'opposto. La mia vita è un apostrofo nero tra le parole odio e solitudine. In questo caso proverò a sforzarmi e aprire quelle porte che tanto amo lasciare chiuse. Penserete per paura o per vergogna, ma ahimè non ho mai provato né una né l'altra. Inconsciamente meschino.
Quindi sarà un discorso o semplicemente un allenamento per me, per non dimenticare, per non svanire. La più grande paura di noi esseri umani non è rappresentata dalla morte in quanto tale, è più paradossale in quanto ci terrorizza il fatto di sparire nel nulla senza essere ricordati. Click! Come se fossimo un icona e qualcuno ci spostasse nel cestino svuotandolo. Durante l'esistenza sviluppiamo l'ossessione di dover lasciare un segno e di non svanire nell'oblio.
Siamo stelle, nane o giganti, destinate ad implodere alla fine del nostro tempo portando con noi tutto ciò che ci riguarda. Non è terrificante, è meraviglioso e naturale. Il decorso dei nostri giorni.
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