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L'incontro

Trovare lavoro fu un impresa titanica. Senza un diploma e senza una laurea nessuno mi volle assumere. Quanti laureati finiscono a friggere patatine per un fast food. Nessun offesa per chi campa con quel mestiere, ma anni di sacrifici, rinunce e pile di libri consumati dagli occhi per una fine del genere? Tristezza e simbolo di una società in costante declino. Le scrivanie sommerse da libri, le borse sotto gli occhi, la cute secca, le biro esaurite dimenticate qua e là, il cestello per la spazzatura circondato da palline di carta che non ce l'hanno fatta e la luce di una lampada logora che illumina la scena del crimine. Sacrifici per far parte di un gradino sociale non consono a ciò che abbiamo sudato. Voi siete soddisfatti della vostra vita? E del vostro stato sociale? Del vostro posto nel mondo? A lavoro come va? Già, un altro raccomandato vi è passato davanti al concorso. La vita è dura senza una spintarella. 

Si, so di essere un brontolone. Forse provate antipatia per me. Alzate la mano se mi odiate. Forse qualcuno in fondo sta alzando? Pazzesco, non pensavo di starvi simpatico. 

Non trovando lavoro mi dovetti adeguare al precariato seguendo uno stile di vita debito alla somministrazione di sostanze lenitive con benefici seppur momentanei dello stato psicofisico. Nel gergo di strada viene utilizzato il termine spacciatore. Non me ne vogliate, per vivere mi dovetti inventare qualcosa. Per strada non esistono raccomandati. Per strada esistono i dannati. Quelli come me lottavano con ogni mezzo per conquistare una piccola fetta di zona. Devi creare delle regole.

1 Non fidarti di nessuno.

2 Il fine giustifica i mezzi.

3 Resta sempre lucido e vigile.

Fino a qualche mese prima non ebbi mai pensato a una soluzione così perentoria, ma un giorno un incontro casuale cambiò il mio punto di vista. Suppongo si dica così quando fai un incontro che inclina la tua esistenza. Le persone che incontriamo sono bivi. La scelta però fu una di quelle drastiche. Dovetti scegliere se salire a bordo di uno shuttle e volare su Marte o se restare sul mio pianeta e sguazzare nel degrado dei giorni passati.

Era un pomeriggio di pioggia e dovevo andare a sostenere un colloquio per una delle tante aziende a cui mi rivolgevo senza ricevere una risposta. 

A volte è meglio troncare le speranze anziché nutrirle. Un atteggiamento negativo e pessimista vergo il quesito che vi ponete vi aiuta a digerire meglio la mela marcia.

Entrai in questo edifico credo risalente agli anni sessanta con un portone molto grande in legno, chiesi informazioni al portiere molto garbato con un papillon rosso che spezzava sopra la sua camicia bianca. Mi incamminai verso gli uffici attraverso un corridoio circondato da foto di gente sorridente, scritte motivazionali e menate varie su quanto la loro azienda abbia fatto di grosso.

Sembravano tutti impazziti. Era letteralmente un correre perpetuo. Porte che si aprivano e chiudevano di continuo. La suoneria dei telefoni fissi continuava ad alzarsi ed abbassarsi per via di quelle porte che si chiudevano ed aprivano di continuo. Arrivai nella sala d'attesa con un paio di persone sedute ad aspettare, quattro riviste di business appoggiate sul tavolino in mezzo alla stanza e una pianta da interno in un angolo. Non ero per nulla nervoso, avevo fatto il callo a quelle sensazioni. Gli altri erano nervosi e cercavano di non fare trapelare nulla. Tra chi muoveva la gamba, chi mordeva il labbro, chi sbuffava e chi si lamentava del tempo di attesa la tensione era molta.

In quella sala vi era una ragazza con capelli lunghi un po sfibrati, occhi verdi, naso alla francese e labbra colorate di un rosso acceso sicuramente frutto del fuoco che le ardeva dentro.

Io molto impacciato non le parlai mai, seppur le stavo addosso con gli occhi. Era difficile distogliere lo sguardo da una ragazza così particolare. Qualcosa la differenziava da tutte le altre.

-Vuoi per caso consumarmi?

Risposi di no scusandomi in maniera molto gentile.

- Mi dispiace, non volevo sembrare invadente.

-Cosa ci fa un figlio di papà come te in un posto così borghese? Non ti da la paghetta il papi?

Risposi a tono per non apparire un debole agli occhi di chi come noi aspettava in quella sala. Di colpo il tizio che si mordeva il labbro smise di farlo. Stavamo catturando l'attenzione di tutti.

- E tu cosa ci fai un un posto così? Scommetto che neanche tu lo sappia!

Dopo una decina di secondi si alzò e mi disse:

-Andiamo, ti porto io a fare un giro.

Cosa volete che vi dica? La seguii. Mi trovai a scegliere tra il seguire una sconosciuta intrigante o restare, fare la parte del ragazzo deciso che vuole quel posto per poi uscire da lì e aspettare una chiamata che non sarebbe arrivata. Mi alzai e la seguii da bravo ragazzo rassegnato.

Il suo nome è Virginia, una ragazza cresciuta in una famiglia cattolica molto rigida con l'ossessione di allevare una figlia perfetta. La classica ossatura dei perbenisti, fuori celestiali e dentro ripieni di lava pronta ad esplodere.

Una vita che le stava tanto stretta quanto un paio di scarpe nuove a chiunque e quell'immagine terribilmente precisa la portò a cercare svaghi sempre più stravaganti pur di urlare la sua disapprovazione.

Temeva il buio perché la faceva sentire da sola e lei non riusciva a sopportare la solitudine.

Mi raccontò che da piccola rimase al buio nella sua stanza a causa di un forte temporale che causò un blackout al sistema elettrico. Iniziò a vedere delle ombre particolari che le giravano intorno e dopo vi fu il buio pesto ad avvolgerla. Lei urlò più forte che poté, nessuno la sentì e nessuno si fece vedere per un po.

Da quella volta non volle più restare al buio da sola. Da quella volta dorme con la luce sempre accesa.

Quel giorno mi portò a conoscere un paio di persone e farmi vedere posti della città non molto conosciuti. Passavamo dal fare giri in centro per le zone abitate dai ricconi alle zone poco raccomandate. Mi presentò persone che la sapevano lunga sul business, perlomeno il business illegale. Mi fu offerto un lavoro con soldi facili e veloci. Nessun dieci del mese da aspettare per incassare lo stipendio. Era noi soldi più facili e veloci che potessi ottenere. 

Sapete cosa? Di pentirmi per quanto fatto non ne ho intenzione. I soldi mi servivano per l'affitto, per vivere, per l'indipendenza. L'indipendenza è capacità di respirare a pieni polmoni e rilassare le spalle. Non dipendere da nessuno. La parte economica nel mio caso giocava un ruolo imprescindibile.

Una settimana dopo mi ritrovai ad essere un corriere di poco conto, ma ottimo per passare inosservato.

Due settimane dopo creai il mio giro e divenni molto più sicuro di me stesso e molto più duro contro la gente e la vita. 

Tutto poteva colpirmi, ma nulla poteva mandarmi al tappeto. Mi muovevo a memoria come un pugile esperto. Sapevo esattamente come muovermi tra le pedine per puntare al re e fare scacco matto. 

L'Emiliano timido si fece da parte, si mise in un angolo buio a fissare quello estroverso che iniziava a dominare. 

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