Knockout
Unica non brillava più nella mia galassia lasciandomi inghiottire da un buco nero.
Furono giorni in cui mi feci di tutto e tutto non bastò a farmi fuori. Furono giorni in cui il telefono non squillava, la porta non venne aperta, la posta non fu ritirata, la casa non venne messa in ordine e la mia mente staccata dal corpo. Fui come quel sasso che lanciate a filo d'acqua per vederlo rimbalzare. Una volta arrivato al mio terzo e ultimo rimbalzo sprofondai nell'abisso. Continuai con il gestire la mia zona. Pur non avendo il morale adatto non potevo perdere la sola entrata economica che avevo. Uno sfratto avrebbe segnato il mio knockout e fatto suonare la campanella.
Sapevo di non combinare nulla di buono, ma quel qualcosa per la prima voltami fece sentire parte di una famiglia, apprezzato e utile. Non capii mai quanto realmente utile io fui in quel giro di vite sbandate. La parola utile è molto soggettiva, ciò che lo è per qualcuno per altri è inutile.
Non vi nego che tentai il suicidio almeno due volte, pur non essendo neanche buono a far quello. I miei polsi erano la casa di tagli giornalieri mai tanto profondi da svolgere bene il proprio compito. Io che mi spingevo al limite non riuscivo a superare gli strati della mia pelle. Provai anche con farmaci, nulla. Non volevano che me ne andassi. Non volevano che rinunciassi ad arrancare. Chi o cosa non voleva che gettassi la mia occasione in un freddo posto sottoterra. Suicidarsi è un affronto a chi lotta contro un male che non ha chiesto o uno smacco a chi non ha mai messo piede sulla terra figlio di uno sbaglio, vittima di un aborto. Ci sono molti motivi per farla finita e infiniti traguardi che ci aspettano per non farlo. Se ve lo dico io nello stato in cui mi trovo, credetemi.
Ricapitolando fino a lì non ebbi occasione di trascorrere un infanzia felice, un amore sincero, un'amicizia ferrea e tutto il pacchetto di benvenuto che la metà della popolazione su questo pianeta riceve alla nascita. Parlo di metà della popolazione perché l'ottimismo, pur non essendo un mio alleato, spesso rimane l'ultimo appiglio verso un baratro vertiginoso. Gli altri, quelli della metà disgraziata di cui ne sono il portavoce, periscono in quanto non reggono il peso dell'esistenza. Uccelli con le ali spezzate intestarditi nel voler tornare a volare che si lanciano nel vuoto senza capire che se non si può più volare si può comunque camminare. Io camminando pensavo di continuo a come volare. Divenne un ossessione al punto tale da volermi imporre su tutto e tutti. Provai a diventare un boss temuto da tutti. Provai a prendermi con la forza una fetta di torta, la fetta con più glassa. Ero piccolo di età rispetto agli altri, ma il dolore e la fame mi spingevano oltre l'immaginazione.
Un giorno vi fu la svolta, arrivò la soffiata da parte di uno spacciatore e io fui coinvolto. Arrivarono le guardie in casa mia e mi portarono via. Prima in questura e poi in carcere. Un ragazzo confesso e si prese tutte le colpe senza che io capissi mai il perché. Si prese colpe che con lui non centravano nulla. Non conobbi mai il perché di quel gesto così sprovveduto. Dovetti presentarmi in ogni caso dinnanzi un giudice come parte lesa.
Tra le accuse vi erano: spaccio e uso di sostanze stupefacenti, favoreggiamento alla prostituzione e associazione a delinquere. Vi starete chiedendo come mai uno come me sia coinvolto in favoreggiamento alla prostituzione? Inizio con il dirvi che odio pagare qualcuno per soddisfare le mie esigenze di natura sessuale.
Mi ritrovai dentro un uragano incontrollabile. Volevo voltare pagina e pensai che se lo avessi fatto con un'altra donna Virginia fosse sparita per sempre. Decisi di andare da una ragazza suggerita da un fighetto a cui passavo la cocaina. Camicia Lacoste, scarpe Gucci, Rolex al polso, macchina pagata dal papi e fare da filosofo e filantropo. Ne avrete conosciuto almeno uno, ne sono certo.
Arrivai da lei in un appartamento in centro città molto lussuoso. Si presentò molto alla mano e cordiale. Pensai subito che per lei ero un cliente e che come fa una commessa era pronta a offrire un servizio. Il numero dieci? Il numero quindici? Chissà quanti prima e dopo di me. Fa paura il fatto di diventare macchine in alcuni casi. Questo ne era la prova più eclatante.
Una volta finito le lasciai i soldi sul tavolo. Andando via mi accorsi di un portafoto capovolto e senza destare sospetto lo girai e vidi lei abbracciata con un bimbo. Quelle scale furono infinite e faticose nonostante io fossi in discesa.
Vidi un tipo salire e lei nel giro scala ad attenderlo. Lo bloccai e gli chiesi di cedermi il suo posto dicendo di essere molto voglioso quel giorno. Lo convinsi con mille euro e tre grammi di cocaina che avrei dovuto portare quella sera a un maresciallo dal naso fino.
Salì su e spiegai di aver prenotato lei al posto del prossimo cliente. Quel mentecatto aveva prenotato quella donna per tutta la sera. Mi sentì marcio dentro e da marcio ero finito in una discarica di scarti umani. Quella donna pagata e usata come carne da macello. Entrai fingendo di voler usufruire ancora di lei.
Le dissi di vestirsi elegante perché mi arrapava. Si presentò davanti a me ed era bella, bella da far male.
Il suo nome non lo chiesi e non andai oltre con le domande. Quella notte non mi gettai più sul suo corpo. Non lo feci più in tutta la mia esistenza. Non pagai mai più una donna per solo piacere.
La feci vestire elegante perché la portai fuori a cena, a prendere un gelato, a fare una passeggiata.
Prima di riaccompagnarla passai di casa per prendere quattro mila euro e regalarli a lei.
Andai a trovarla quasi tutti i giorni. Divenni suo amico, unico amico. Il suo nome è Luana e dopo un mese dal mio incontrò tornò inJugoslavia dal suo bimbo. Per fortuna Luana non era sotto l'ala protettrice di nessun pappone, magnaccio o come lo si vuole chiamare. Molte donne lo sono e in una situazione tipo non vi sono molte vie di salvezza, spesso non finiscono bene queste orrende vicende. Fui pedinato e fotografato per con lei, definita prostituta. Al giudice non dissi nulla. A nessuno dissi nulla.
Un eroe non lo sono di certo e comunque anche io ho abusato di lei la prima volta. Qualcosa che ancora adesso non riesco e perdonarmi. Cosa vuol dire prostituta? Puttana? Quanto possa fare male vendere il proprio corpo? Lei mi raccontò che la notte rivedeva i volti di tutti quei porci e non riusciva a dormire. Spesso voleva farla finita e dare un taglio a tutto quello scempio. Aveva una sola missione; fare soldi e mandarli al suo piccolo per garantirgli un futuro, una avvenire. Luana era arrivata in Italia con il progetto di diventare un architetto in quanto laureata con il massimo dei voti nel suo paese. Qui non ebbe fortuna come aveva sperato e la via più facile e più distruttiva fu l'unica percorribile. Era come bere un caffè amaro per chi è abituato a berlo soltanto dolce.
Ognuno di noi si trova al centro esatto di un lago ghiacciato e non tutti sono capaci di restare in piedi e raggiungere le sponde. Io le ho solo dato una spinta verso la sponda più vicina guardandola andare via dal centro del lago.
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