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Finché morte non ci separi

I miei compleanni li passavo con Chiara senza soffiare su nessuna candelina con la cera che cola a picco mentre cerchi di capire cosa desideri e la gente intorno ti canta "tanti auguri brutta merda" illuminando la scena con flash di macchinette che puntualmente ti faranno le pupille rosse. Nessun cuginetto che vorrà sputacchiare sulla torta cercando in vano di soffiare mentre lo sorreggo ed i parenti sfoggiano risate fragorose. Neanche un regalo di quelli che appena li scarti in mente esclami "ma perchè?" e nella realtà issando un sorriso a mo di bandiera dici "grazie, che bello" con la medesima convinzione di chi vende fazzoletti ad un semaforo. Non fraintendetemi, tutto questo in parte mi sarebbe piaciuto. Il principio del divorzio dei miei vide il natale con la mia torta di compleanno tra le mani di mio padre. Inutile ed innegabile dirvi che ho un rifiuto totale contro le torte. Glassate, piene di panna, con ricotta o crema chantilly. Io le odio tutte senza salvarne alcuna. Odio festeggiare un giorno che mi incute tristezza e che tra le altre cose mi ricorda che sono un anno più vecchio. In passato mi sbronzavo o peggio ancora abusavo di droga puntualmente cercando di farmi fuori, ma il mio corpo sembrava essere più esperto e pronto anno dopo anno. Molti compleanni iniziavano con me che prendevo a pugni qualcuno o qualcosa e finivano nel mio appartamento con la faccia sul pavimento, il vomito e le bottiglie da 33 sparse in giro. Il pavimento restava appiccicoso da sentire il "ciaf" ogni volta che la scarpa si staccava del suolo. Di certo non è un bello spettacolo da immaginare. Tornando a Chiara, lei non organizzava nulla di particolare, anzi faceva in modo che quel giorno fosse uguale agli altri. Il sole doveva sorgere e tramontare senza che io mi accorgessi di alcunché. Era solita regalarmi qualcosa un mesetto prima senza un motivo preciso per non farmi pesare quel giorno. In effetti i regali più belli sono quelli senza un motivo. Durante le feste, gli anniversari, i compleanni ecc, ci aspettiamo qualcosa come se fosse un obbligo regalare e ricevere. Nessuno stupore, nessuna sorpresa. Un nulla di fatto che anno dopo anno si ripete e ripete finché non passiamo a miglior vita. Conosco un tale che pur di non ricevere il solito cofanetto regalo preso in profumeria si è suicidato. Come? In una vasca piena di profumi indesiderati accumulati negli anni. Ovviamente scherzo, ma gira voce che alcuni di quei cofanetti vengano riciclati di anno in anno e siano giunti fino a fuori i confini della penisola. Poi ci sono i geni che ti regalano qualcosa che sarà difficile da gestire. Un esempio? Semi di avocado da coltivare in casa o pianta esotica che va innaffiata durante una fascia oraria precisa ed esposta non alla luce diretta in un posto non troppo caldo e neanche troppo freddo con le foglie indirizzate verso est. Ora, non so cosa possiate pensare voi, ma per fare un regalo del genere devi essere proprio incazzato. So di usare un linguaggio un pò casual/urban però concedetemelo visto la situazione. Chiara mi regalava qualcosa in un giorno qualsiasi per rendere una giornata negativa in positiva ed una positiva in super positiva. Le cose programmate, ordinarie e scontate non hanno mai trovato casa nel nostro rapporto. Tutto ciò che è inaspettato è una manna dal cielo. Non rimarrete male se qualcuno dal nulla vi porta un cornetto caldo ed un cappuccino. Sempre che voi non siate intolleranti al lattosio. 

Davide nel periodo in cui stavo con Chiara diede una svolta alla sua vita. Prima divenne socio dello studio legale per cui lavorava e poi lo comprò interamente portandolo a diventare uno dei più grossi nel paese. Vinceva cause su cause e vedeva la sua fama crescere a tal punto da venir chiamato per difendere politici e gente altolocata. Di questo non ne parlavamo nelle poche uscite che riuscivamo fare. Il suo studio prevedeva un attico lussuoso in centro città. Uno di quei posti con poltrone di pelle nera, tappeti persiani, tende di lino, un camino in sala d'attesa e persino un minibar con bicchieri di cristallo. La targhetta sul portone riportava la dicitura "Studio legale avv. David ed affini". David? Davide al seguito di un viaggio a Firenze aveva sviluppato una vera e propria ossessione verso il David Michelangelo. Le forme perfette di un capolavoro alto 4,86 metri dal peso di 5,57 tonnellate nato dalle mani di un genio maniaco della perfezione come Michelangelo da un blocco di marmo di Carrara lo fecero restare di tutto e crearono in lui un insieme di emozioni tali da farlo innamorare. Quel pezzo di marmo simboleggiava la sua vita. David che riuscì a sconfiggere il gigante con la fede simboleggiava la forza di un uomo che può osare contro qualcosa più grande di lui credendo fortemente in ciò che fa. In casa sua aveva una mini riproduzione alta due metri di puro marmo. Gli fu regalata da un ex parlamentare come ringraziamento per averlo salvato dall'accusa di appropriazione indebita di denaro pubblico. Di certo non andava fiero di alcune sue cause vinte, però il fine giustifica i mezzi no? Conviveva con Vanessa e la riempiva di regali. Si immagino starete dicendo "e di corna". Il concetto è molto più complesso di così. Toglierò le mie scarpe per entrare in punta di piedi su questo toccante punto della mia, loro, vita. Per toccare certi argomenti bisogna diventare seri e e riporre la caratura comica. So di essere un giullare e di voler far ridere chi o cosa mi stia ascoltando adesso. Quindi ripongo le mie battute, modestamente ad alto livello d'ignoranza, per lasciare posto al mio essere più coscienzioso. 

La pittura rappresentava per Vanessa un mondo a sè. Si rifugiava in quelle linee dettate dal pennello che impugnava con la sua mano per mostrare agli altri la sua visione delle cose. Aveva nei suoi occhi dei filtri che le permettevano di vedere cose che noi non vedevamo. Un pittore ci mostra il suo punto di vista, la sua logica. In quei colori ci vedeva la libertà. Si rifugiava nei suoi quadri e nascondeva un pezzo di lei in ognuno di essi. Vi assicuro che la mia non è esagerazione o uno strano farfugliare figlio di sostanze psicotrope. Un artista può essere ammirato o contemplato, ma mai compreso appieno. C'è un fenomeno naturale che dà vita ad un arcobaleno completamente bianco. Per qualche strana ragione si forma grazie alla nebbia che filtra la luce e la lascia passare mantenendo il proprio colore, bianco, a differenza di un arcobaleno formato dalla pioggia dove le gocce fingono da prisma e la dividono. Vanessa mostrava al mondo "la sua luce" come un vero artista sa fare. Con gli anni divenne apprezzata a tal punto da far girare i suoi quadri in varie mostre e vederne alcuni esposti in musei di arte contemporanea. Qualcuno mi disse che un suo quadro fu addirittura esposto al museo d'arte moderna de la Ville de Paris. Un traguardo niente male per una ragazza che alternava i suoi studiosi silenzi a straboccanti giudizi. Il silenzio che per me significava assenza ed ora più che prima posso confermare questa sentenza per lei assumeva un senso diverso. Il suo silenzio era una pausa dal mondo esterno alla sua mente. Lo capivi da come in quei pochi secondi i suoi occhi fissavano un punto nel vuoto le sopracciglia si inarcavano e con la punta della lingua bagnava il labbro superiore per poi mordicchiarlo. Era una sequenza di gesti incondizionati che probabilmente lei non ha mai visto. In quel lasso di tempo immagino che i suoi sensi si attivassero al massimo delle proprie possibilità. Era capace di studiare una situazione nei minimi dettagli e con la medesima precisione dare una soluzione, un parere od una sentenza. Aveva un super potere se così lo si può definire. Molte persone là fuori non capiscono chi hanno difronte nemmeno dopo anni di frequentazione. Lei impiegava quei pochi secondi per conoscere a fondo le persone. Starete pensando che con me c'ha messo un pò di più. Avete ragione, però con me era tutto diverso. Non l'ho mai vista innescare "la sequenza", forse perché in mezzo c'erano Davide e Chiara ad attivare i sentimenti e limitare le sue doti. Con i sentimenti in mezzo anche il mondo cambia il suo moto di rotazione. La natura ci ha creati così, ci vuole così.

Vanessa era una fumatrice occasionale che accendeva "la cicca" solo quando la sua arte stava per venire fuori, quando la musa ispiratrice chiamava. Indossava le cuffiette, selezionava la playlist di Schubert, prendeva la tavolozza tempestandola di chiazze di colore, impugnava il pennello, fissava il vuoto inspirando, intingeva il pennello e lo faceva danzare sopra una tela bianca. 

Vorrei soffermarmi ancora un pò su questa narrazione descrittiva, ma il tempo stringe e non so se ne avrò abbastanza per concludere il racconto. Vanessa mi lasciò di stucco innumerevoli volte sia in senso positivo che in negativo. La vita per lei era fatta di silenzi. Le poche pause che concedeva il silenzio erano rumori neri. Un giorno arrivò davanti il mio lavoro durante l'orario d'uscita.

- Ciao, hai un minuto?

Con un punto di domanda enorme sulla mia testa irrigidito come uno stoccafisso la guardai.

- Cia... Ciao, cosa è successo?

Pose la sua mano sinistra sulla mia spalla destra e tese il braccio destro verso di me sfoggiando una rosa gialla con le spine ed il gambo tagliato in malo modo.

- Nulla! Stavo tornando verso casa dopo un corso di aggiornamento e passando per una strada di campagna ho visto delle rose uscire da una recinzione e mi sono ricordata di quanto tu ami le rose. Davide mi ha fatto una testa enorme con questa storia delle rose e niente. Eccola qui! 

Presi in mano la rosa prestando attenzione a non incappare nelle tante spine che proteggevano il gambo. Le sorrisi come un pesce lesso.

- Che cosa gentile da parte tua e soprattutto inaspettata. Grazie mille!

Abbassando la testa vidi nella sua mano destra un taglio sicuramente provocato da una spina. Sollevando il mio sguardo con il capo chino cercai di capire se si fosse fatta male.

- Quel taglio è dovuto dalle spine della rosa? Spero non ti sia fatta male. Brucia?

Abbassò lo sguardo verso la sua mano.

- Questo dici? Non è altro che un taglietto di poco conto, il dolore dopo qualche istante è scemato. 

Alzò la mano ad altezza occhi davanti le nostre facce e continuò a fare roteare il polso.

- Non esiste nulla di bello senza un sacrificio. Ogni rosa ha le sue spine e fanno parte del suo essere. Se non superi il dolore provocato dalle spine non avrai la rosa. 

Si ricompose velocemente sfregando i palmi delle mani sopra il pantalone nero.

- Bene, adesso vado che devo fare qualcosa. Buona giornata caro.

La salutai anche se fu tanto veloce nel girarsi che rivolsi quel saluto alle sue spalle.

Ecco, esattamente questa scena qui. Vanessa era imprevedibile e sentenziosa. Nella vita di ogni persona ci sono momenti no e momenti si. La fetta più grande se la prendono sempre i momenti no e forse è anche per questo motivo che i momenti si sono più apprezzati. Tutto iniziò con un formicolio nella parte sinistra del suo viso. Per essere minuziosi tra lo zigomo, l'orecchio ed il labbro superiore, una specie di triangolo. Ad un formicolio siamo tutti abituati e non ci diamo il giusto peso. Lasciò scorrere il tutto immaginando che fosse una conseguenza della circolazione. Qualche settimana dopo le mani parvero irrigidirsi e perse la sensibilità. Questo campanello d'allarme non bastò a farle saltare i grilli per la testa. Vi fu un episodio chiave che smosse le acque come un'alta marea sa fare. Un giorno mentre camminava con sua cugina per le vie del centro perse l'uso della gamba destra cascando in maniera goffa contro una fontanella. Per sua fortuna ebbe la lucidità di aggrapparsi a quella fontanella evitando di batterci la tempia contro. Vani furono i tentativi di rimettersi in piedi. La gamba non funzionava più. Ci vollero due mesi di esami complessi, di prove, sperimentazioni, terapie, diete e ricoveri vari per emettere una sentenza che cambiò il significato del "silenzio". Le fu diagnosticata la sclerosi a placche. Conoscete? La sclerosi a placche, sclerosi disseminata o volgarmente chiamata sclerosi multipla è la bastarda per eccellenza. Arriva senza un motivo apparente e non se ne va finché non sarai tu a farlo. Il tipo di malattia che ti debilita fino a mandare fuori uso ogni muscolo. 

Non sono un dottore, quindi non voglio entrare nello specifico o fare da saputello esperto della malattia. Posso limitarmi a raccontarvi cosa fa o non fa Vanessa. Posso rassicuravi sul fatto che grazie a delle terapie sperimentali il processo di avanzamento della malattia ha subito un brusco rallentamento. Riesce a muovere il braccio sinistro e seppur non possa fumare non rinuncia a disegnare. Il silenzio artistico torna a trovarla di tanto in tanto alternando con il silenzio riflessivo. Adora indossare le cuffiette ed ascoltare musica classica. La sua arma migliore è il sorriso che sfoggia ogni volta che ne trova occasione. Per via della chemio a cui è stata sottoposta prima delle cure sperimentali per un periodo ha perso i capelli. Niente paura, le sono ricresciuti più folti e belli che mai. E Davide? Lui ha affrontato tutto come il David ha affrontato Golia. Dopo lo studio torna a casa per coccolare la donna dei silenzi. Non serve un anello per attuare la frase "finché morte non vi separi". Non esistono limiti se due si amano.

Io in tutto questo non oso espormi. Posso rimettermi le scarpe e smettere di camminare in punta di piedi. Vi svelo un segreto? Dopo aver saputo della diagnosi mi recai in casa di Vanessa e le chiesi di disegnare la rosa che quel giorno mi portò fuori dal mio lavoro. La morale della favola è che mi ritrovo con quella rosa tatuata sulla spalla destra. "Finché morte non ci separi" non vale solo per due amanti. Un giorno anche io lascerò il mio corpo e pensando bene forse l'ho già lasciato. Chi lo sa? Si ritroveranno davanti una marea di rose tatuate sopra una pelle fredda. Vi prego di non immaginarmi come un amico perfetto od una pecorella smarrita in cerca di redenzione. Sono solo un sinistro che ogni tanto fa cose da destro.


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