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Analisi

Diciamo che ero un bimbo iperattivo, al contempo dislessico e che l'ignoranza generale non spingeva nessuno a sottopormi a controlli, indagare. Se non sapevi leggere eri semplicemente senza voglia di fare. Se una signora anziana non ricordava le cose o mostrava palesemente segni di Alzheimer il tutto veniva sistemato con una badante. Spesso quelle badanti non sapevano neanche parlare.

L'ignoranza è il male più diffuso al mondo, causa di guerre e di mura alte mille miglia che ci dividono e rinchiudono nella gabbia della follia. Una volta non si optava per una mancanza in termini di apprendimento, bensì il tutto veniva spiegato con una ricerca ossessiva di attenzione. 

Dunque io sarei stato solo un bimbo, un ragazzo e in seguito un uomo capace di tutto pur di stare al centro dell'universo? Povera umanità. Vi era un alone di superficialità che rendeva priva di qualsivoglia meticolosità verso la conoscenza. Ciò che il telegiornale, i social o la massa proponevano assumeva valore logico inoppugnabile. Tutto aveva una spiegazione pressappochista. Indagare era una pratica troppo impegnativa. La finta verità che proponeva la massa era più appetibile di una ricerca. Perché analizzare le fonti se tutti condividono l'idea? Tutti dicono che quel tizio fa le corna alla moglie? Dovrà essere per forza vero. Questo concetto è spaventoso. 

Non ho mai conosciuto i miei nonni, neanche in foto, neanche in sogno. Non esiste pena più severa per un bambino di non conoscere i propri nonni, i propri supereroi. Un nonno è quel professore severo che ti insegna a stare al tuo posto nella vita. Una nonna è quella bidella che adori perché ti copre se arrivi in ritardo, per difenderti dai bulli o per passarti i dolci durante la pausa pranzo. Sono i pilastri della tua vita, le fondamenta della tua esistenza.

Chissà dove sono i miei? Chissà in quale parte del cielo stiano splendendo o in quale angolo della terra stiano pensando a me? Immagino lui sbarbato, senza capelli, occhi marroni scuri e sopracciglia grigie con occhiali da vista nel suo garage mentre ripara la presa dell'antenna mangiucchiata dal cane. Immagino lei in carne, bassina con capelli grigi lunghi legati da un elastico viola con una farfalla sopra e le guanciotte rosse mentre indaffarata prepara la cena alle cinque di pomeriggio. Immaginare non mi costa nulla, o almeno credo. Forse la loro assenza è causa principale della mancanza di disciplina nella mia vita. Forse tutto sarebbe andato in maniera diversa con loro al mio fianco. Forse loro sono quel valore che ha reso il mio cuore anemico a livello affettivo.

Passavo le mie giornate tra i castighi, le botte e gli infiniti rimproveri da parte di qualsiasi adulto mi capitasse davanti. Niente di costruttivo, nulla di utile per me. Classificato come una causa persa.

La gente ama riprenderti, ammonirti, distruggerti, piuttosto che cercare di capire l'origine del tuo disagio. Mi sentivo incompreso, messo da parte, non conforme all'omologazione decretata dai canoni di una società assai lontana da me. Pensate alla storica frase da maestra:"è bravo ma non si applica". Tutti almeno una volta nella vita l'abbiamo sentita dire nei nostri confronti, eppure nessuna di quelle maestre si sono mai chieste il perché di tutto ciò. Quelle poche anime pie che se lo chiedono vengono bloccate da un regime burocratico che non ti autorizza a indagare oltre ciò che riguarda l'istruzione. 

Quante falle in un sistema scolastico lacunoso e retrivo che non ti lascia uscire dai suoi schemi. Un ottimo valorizza davvero un bimbo o sa di contentino per aver ripetuto qualcosa che dimenticherà prima di poter andare in vacanza al mare?

La superficie di un diamante è ciò che luccica e ci ammalia, ma è il legame interno che lo rende così indistruttibile e prezioso. Bisogna andare oltre le apparenze dritti fino alle sommità della sussistenza. 

Presi più note che carezze, più schiaffi che abbracci.

Da piccolo pensavo di non essere mai abbastanza in tutto. Non ero mai abbastanza attento, pronto, preparato, felice, triste ecc. Pensavo di non essere abbastanza anche nello sport. Vedevo gli altri più scattanti di me. Arrivai a odiare l'agonismo per paura di deluderei miei genitori, per paura di deludere me. Un bimbo non può pensare di non essere mai abbastanza per qualcosa. 

Un bimbo dovrebbe dover pensare a fare qualsiasi cosa con la semplicità e l'ingenuità che lo contraddistingue.

Mio padre nel mio passato fu il classico uomo d'affari sempre fuori di casa con l'attitudine al comando e la dipendenza dal sesso opposto. 

Amava le donne più di quanto un magnate possa amare il proprio denaro. Tutta quella vita frenetica andava vissuta a pieno carico, sempre reattivo e dunque iniziò a fare uso di sostanze stupefacenti, prima solo per appuntamenti importanti, poi come stile di vita. Uno stile che ricadde su di me, su di un bambino, sul mio futuro.

Mi sentivo sempre incompreso e sottovalutato. La scuola imponeva a tutti di saper fare e imparare le stesse cose. Le maestre avrebbero dovuto coltivare le nostre doti invece di giudicare tutti allo stesso modo. Le persone avrebbero dovuto conoscere i miei traumi anziché etichettarmi. Mi mancava l'appiglio in quella scalata faticosa. Mi mancavano le braccia dei miei nonni. Con loro forse non sarei mai finito qui a parlare con il nulla.

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