Capitolo 9
Apparentemente il braccio di Newt era okay.
O almeno, così sembrava, insomma. Non si lamentava quasi mai per evitare di farmi preoccupare, ma ero comunque attenta come non mai. Il pezzo di pantalone che aveva legato attorno all'avambraccio aveva una grossa macchia di sangue alquanto preoccupante, ma nonostante tutto continuava a dire di stare bene.
Lavare la ferita con l'acqua di quel posto era totalmente fuori discussione. Non ci fidavamo, ed in ogni caso non avevamo tempo per fermarci a lavarci, ed anche avendocelo le fonti di acqua erano troppo esposte per poterci permettere di farlo.
Mentre camminavamo ancora una volta verso l'ignoto, i Goemul avevano fatto la loro apparizione settimanale e mangiato un paio di persone. La cosa ormai non ci faceva nemmeno più effetto, e non ci eravamo scomposti poi così tanto.
Non la vedevo poi come una cosa così negativa, il fatto che fossimo relativamente indifferenti di fronte a quella situazione. Alla fine, dopo tutto quello a cui avevamo assistito, quello era niente.
Eravamo diventato abbastanza apatici di fronte a quel genere di strage.
In ogni caso, eravamo contro la parete e nascosti già da prima della loro apparizione, e tali eravamo rimasti.
L'unica cosa in cui pregavo, era la speranza che non sentissero l'odore del sangue di Newt.
Ma il fatto che fossero strisciati affianco a noi, ignorandoci totalmente, probabilmente era segno che il loro pasto era sufficiente.
Per cui, una volta che i Goemul furono abbastanza lontani, ci alzammo dalla parete e cominciammo, di nuovo, a camminare per l'ignoto.
‹‹ Cos'hai scoperto grazie a me? ›› domandai, ma lui non rispose.
Il suo viso era contratto, ed il suo respiro abbastanza pesante.
Era dolore? O stava riflettendo sul dirmelo o meno?
C'era veramente motivo di tenere tutto quel mistero?
Di colpo, il suo viso divenne più rilassato e rassegnato. Capì, probabilmente, che tanto tenere dei segreti in una situazione come la nostra, dove ormai esistevamo praticamente solo noi, non serviva a molto.
‹‹ La bambina ›› si decise a dire, infine. Si fermò, si piegò sulle ginocchia e diede un colpo di tosse.
Corrugai la fronte, guardandomi le spalle.
‹‹ Tutto bene? ›› mormorai, dandomi poco dopo dell'idiota.
Era OVVIO che non andava tutto bene.
‹‹ Sì ›› io ero un'idiota e lui un bugiardo.
Prima che potessi controbattere, si rimise in piedi. Si appiattì un po' di più contro il muro, e riprese a camminare.
Ad ogni passo sembrava che la sua pelle s'imperlasse di sudore. Era attribuibile tutto al caldo, ma sentivo che c'era molto di più.
‹‹ Dicevo, la bambina. Il posto. Le persone. Siamo tutti chiaramente controllati... ›› mormorò, dandosi uno sguardo attorno ‹‹ e questa era una cosa abbastanza ovvia, giusto? ››
‹‹ Sì ››
‹‹ E tutti quei camion neri... quella bambina... il rapimento del robottino... ›› sembrava un elenco di cose sconnesse. Sembrava delirante.
‹‹ Non sto capendo. Dove vuoi arrivare ››
‹‹ Manie di controllo ››
‹‹ Manie di controllo? ››
‹‹ Sì, mani di controllo. Pensaci bene: tutti sorridono durante la giornata, ma la notte sono "liberi" di essere loro stessi e non sorridono più. I camion... potrebbero trasportare delle persone, no? E la bambina con gli scatti strani? E se fosse una fuggitiva? Tutte quelle guardie, poi, a cosa servono in un posto dove, in teoria, nessuno è malato? A controllare cosa? E perché nell'area 3 ci sono più controlli che mai? Okay, è una base... però... ››
‹‹ Newt, calmati. ›› corrugai la fronte. Le sue vene del collo si stavano gonfiando in modo sorprendentemente veloce.
Che stesse cominciando a cedere alla pressione?
‹‹ Sono calmo ›› disse in un sussurro, continuando a camminare senza nemmeno guardarmi.
Aveva lo sguardo fisso di fronte a sé, ed aveva tutta l'aria di chi era totalmente assorto nei propri pensieri.
‹‹ Okay... allora spiega tutto con calma, perché non ho capito nulla.
O meglio, ho capito l'elenco, ma non ho capito a cosa vuoi arrivare ››
Sbuffò in modo frustrato, e si portò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli appena ‹‹ Non sei tu che non capisci, è che la teoria che ho in testa è così criptica che non riesco nemmeno ad esporla. Tutti i tasselli sembrano raccontare una cosa diversa ››
‹‹ Prova a spiegarmeli uno ad uno, no? ››
Scosse la testa ‹‹ No. Ci vorrebbe troppo tempo, e non ne abbiamo così tanto a disposizione ››
corrugai la fronte.
‹‹ Non abbiamo tempo? ››
Scosse la mano, facendomi capire che quella discussione era terminata ed ora doveva passare a qualcosa di decisamente più importante ‹‹ tutto ciò che abbiamo visto fino ad ora... penso che questa città, in realtà, non si altro che un mini-test per qualcosa di più grande. Se ci pensi attentamente, tutto torna. Qui sono tutti controllati, evidentemente dalla mattina alla sera, no? Non so come, non so perché e non so com'è effettivamente il test più grande. Non è molto su cui lavorare, lo so... ma... ›› sospirò ‹‹ non lo so, magari non è nemmeno così e sono io che sto diventando paranoico ››
serrai le labbra, guardandolo attentamente.
La sua teoria poteva essere esatta, ma sembrava priva di fondamenta e filo logico.
‹‹ Intendi, per caso, che la città sia una sorta di fase? Un po' come – ››
‹‹ La zona bruciata ›› mi anticipò, annuendo ‹‹ esattamente ››
‹‹ Questo farebbe di noi dei topi da laboratorio ››
‹‹ E se ci pensi, spiegherebbe anche il perché ci hanno tenuti, nonostante siamo della C.A.T.T.I.V.O.. Vogliono arrivare a dove loro non sono arrivati, con noi, tenendoci anche se sanno che siamo Muni ››
Si portò rapidamente la mano alla bocca e diede un colpo di tosse apparentemente così forte da farlo piegare in due. Si poggiò al muro, inspirando profondamente più e più volte, per poi tossire di nuovo. Quando spostò la mano, cominciò a tremare alla vista del sangue.
Stava sputando sangue ad ogni colpo di tosse.
Aveva gli occhi lucidi, e la pelle sorprendentemente pallida. Sudava.
In quel preciso momento, sentii come se qualcuno mi avesse improvvisamente gettato addosso un secchio pieno di ghiaccio
Feci per aprire bocca, ma lui solleva la mano per impormi il silenzio, mentre con l'altra si pulì la bocca dal resto del sangue.
‹‹ Sto bene, non allarmarti inutilmente. ››
‹‹ Newt... ››
‹‹ Ti ho detto che sto bene. ››
Non stava bene per niente, e non mi andava di essere presa per il culo in quel modo.
Abbassai lo sguardo, guardando la mano sporca di sangue mentre cercava di pulirla sui vestiti.
Come poteva dire di stare bene, quando era abbastanza palese che non era vero? Perché si stava comportando in quel modo?
Cercai di appellarmi al buon senso, e di capire che, probabilmente, se stava nascondendo veramente qualcosa, era semplicemente per non farmi preoccupare.
Magari non era veramente nulla...
Sospirai.
No, non poteva non essere nulla.
Sputare sangue non era una cosa normale come lo era respirare o dare dei semplici colpettini di tosse, magari dovuti alla polvere.
‹‹ Cosa mi stai nascondendo? ››
chiedi di punto in bianco. Lui si girò, poggiandosi al muro e guardandomi con aria quasi di sufficienza.
‹‹ Niente. ››
Non sapevo perché, ma ebbi la sensazione di cadere giù da un precipizio.
Perché mi stava nascondendo qualcosa? Perché continuava a dirmi delle bugie così palesi?
Avevo degli occhi anche io, e fortunatamente funzionavano abbastanza bene da vedere da sola che qualcosa non andava per il verso giusto.
Non era normale sputare sangue. Non era normale la sua pelle così pallida.
Che avesse un infezione in corso, per colpa del proiettile? O c'era ancora qualcosa che non mi aveva detto, riguardo l'Hae
Quella, in ogni caso, fu l'ultima conversazione lunga tra di noi.
Non pensavo che potesse essere possibile mantenere il silenzio quasi totale tra due persone, per una settimana buona. Sopratutto considerando che eravamo soli, e di certo non potevamo chiacchierare con i sassi.
Sentivo crescere tra di noi un muro invisibile, che tagliava i fili che ci legavano, ed io non me la sentivo più di arrampicarmi sulla parete per raggiungerlo. Sopratutto vedendo che lui non sembrava impegnarsi come me.
Non sapevo come o quando fosse successo, cosa di preciso ci stava facendo allontanare.
Ne avevamo affrontate tante, ed anche ben più gravi di quelle... insomma... forse più gravi no, però potevamo dire con certezza che il nostro rapporto era stato messo alla prova più e più volte.
Forse era il segreto che si stava portando dentro ad averci fatto allontanare, o il fatto che lui si stesse comportando come una persona che, ormai, non aveva più sentimenti. Non che non mi controllasse, perché ero certa che se mi fosse successo qualcosa, comunque, si sarebbe fiondato ad aiutarmi... ma a volte avevo la netta sensazione che mi stesse tenendo accanto per non rimanere totalmente solo.
Si era spento totalmente. Era come se il Newt che conoscevo io, ormai, fosse morto assieme agli altri. Non credevo fosse possibile, perché neanche quando aveva l'eruzione era così tanto spento.
Facevamo ancora i turni per dormire, e le poche volte in cui ci rivolgevamo più di un ciao, era proprio per decidere a chi toccava passare la notte in bianco.
Ma io, quando toccava a me, osservavo i suoi cambiamenti.
La sua pelle diventava sempre più pallida, le labbra sempre più violacee ed i suoi occhi erano contornati dalle occhiaie. A momenti sembrava addirittura zoppicare.
Caratterialmente, sembrava stesse subendo una regressione al vecchio Newt insensibile.
Quella notte il turno di guardia spettava a me.
Per quanto fossi terribilmente tentata di toccargli il volto, o i capelli, o qualsiasi altra parte del suo corpo, mi trattenni. Non volevo infastidirlo, anche se mi mancava un sacco la sensazione del suo tocco sulla mia pelle, e le varie piccole attenzioni giornaliere. Non ci sfioravamo nemmeno più le mani. Nemmeno per errore. Era come se lui stesso calcolasse la distanza dal mio corpo e la mantenesse in modo rigido e costante. Sembravamo due semplici conoscenti, ed io mi sentivo un'idiota a preoccuparmi ancora per lui e per quel suo stato da zombie apparente.
Perché, sì, sembrava uno zombie con quelle occhiaie e quel colorito.
Ma era più forte di me: lo amavo, anche se ormai la cosa sembrava essere abbastanza platonica.
Avevamo buttato via il pezzo di pantalone intriso di sangue, ma la ferita era ancora evidente e faticava a rimarginarsi. Anche perché mangiavamo poco e male.
Come mangiavamo? Beh... semplicemente rubavamo dai negozi, o dai ristoranti – gli avanzi – ... certo, non era il massimo della vita, ma dovevamo pur sopravvivere. Il problema era bere. Perché rubare del cibo era più semplice di rubare dell'acqua.
Immersa in quel pensieri, sobbalzai al rumore di passi fin troppo vicini al vicolo nella quale eravamo nascosti.
Mi girai di scatto in direzione del suono, sgranando gli occhi alla vista della luce di una torcia non troppo lontana.
Dovevamo spostarci da lì.
‹‹ Newt... ›› sibilai vicino al suo orecchio. Sapevo che era in un perenne stato di dormiveglia, per cui chiamarlo in quel modo era più che sufficiente per attirare la sua attenzione.
Aprì gli occhi, ancora assonnato, e sollevò lo sguardo.
‹‹ Dimmi, che c'è? ›› mormorò.
Sotto solo la luce lunare, i suoi occhi erano strani. Sperai che fosse, appunto, semplicemente causato dalla fin troppa poca luce della luna e da quella debole del lampione lontano da noi.
‹‹ Ci sono delle guardie. Dobbiamo andare via di qui ››
‹‹ Guardie? ›› mugugnò, poi si sforzò di mettersi in piedi ‹‹ guardie di cosa? ››
‹‹ Ma come di cosa? ›› domandai, corrugando la fronte, alzandomi a mia volta.
Si sfregò una mano tra i capelli, poi si guardò attorno. Sembrava totalmente spaesato, e tremava sulle gambe.
‹‹ Ti senti bene? ››
‹‹ S-sì ›› non stava bene per niente. Come sempre.
Si poggiò al muro ed inspirò.
Sebbene, come detto prima, c'era veramente poca luce, era fin troppo visibile la sua pelle perlata dal sudore.
Ma quello non era il momento per soffermarsi su quei dettagli.
‹‹ Dobbiamo andare via di qui ›› dissi rapidamente. Ma lo vedevo fin troppo mogio contro quel muro, che mi guardava quasi rassegnato.
‹‹ Newt! ›› lo richiamai, e vedendo che continuava a starsene fermo, istintivamente, gli presi la mano e cominciai a tirarlo con me. A quel punto fu letteralmente costretto a seguirmi, senza fare troppe storie.
Cominciammo a correre il più lontani possibile, attaccati ancora alle pareti. Feci ben attenzione a non fare troppo rumore e – apparentemente – lui stava facendo la stessa cosa.
Quando fui abbastanza sicura di averci portati in salvo, lasciai la sua mano.
Era l'ennesimo vicolo buio.
‹‹ Avresti dovuto lasciarmi lì ›› sbuffò lui, poggiandosi contro il muro e lasciandosi scivolare.
‹‹ Ti sei bevuto il cervello? ››
‹‹ No ›› rispose, raggomitolandosi su sé stesso. Tremava ancora, ed aveva una mano poggiata sulla fronte.
Corrugai la fronte, ed a quel punto mi sorse un dubbio spontaneo. Fanculo se stavo distruggendo di nuovo la sua barriera da "non tocco Liz", dovevo assicurarmi di una cosa.
Mi sporsi, spostai la mano e poggiai la mia sulla sua fronte.
‹‹ Che caspio, Newt! Scotti! Perché caspio non me l'hai detto prima?! ››
‹‹ Che importanza ha? Non abbiamo delle medicine dietro! ›› spostò con un colpo secco la mia mano, poi sbuffò.
Ritrassi la mano contro il mio petto, guardandolo con aria preoccupata.
Capivo, comunque, che avendo la febbre da chissà quanto, ormai aveva il limite di sopportazione sotto le scarpe.
Forse, nella penombra, vide la mia faccia ed un po' si ammorbidì.
Sospirò, poggiando la testa contro la parete, mentre chiudeva gli occhi ‹‹ scusa, okay? Non volevo farti preoccupare inutilmente ››
‹‹ Non fa niente ›› ed io, invece, non volevo portare avanti una discussione che probabilmente sarebbe giunta ad un punto morto. Quindi, semplicemente, lasciai cadere il discorso.
‹‹ Sono una testa di caspio ›› o almeno, ci provai ‹‹ non sono stato capace di proteggere nessuno. Né me stesso, né gli altri, ed ora non sto proteggendo nemmeno te. Mi sento spesso così – ››
‹‹ Solo. Lo so. Il problema di tutto questo è che tu non sei solo, Newt, ficcatelo in quella caspio di testa, maledizione. ›› Sbottai. E non era il caso, ne ero consapevole ‹‹ stiamo fuggendo da chissà quanto tempo, quando siamo dei dannati topi in trappola! Siamo solo io e te, eppure continui a tenere dei segreti con me! Ti rendi conto, maledizione, che ci stiamo allontanando? ››
‹‹ Lo so. ››
‹‹ E allora perché continui a fare così?! ›› involontariamente stavo alzando il tono della voce, ma sembrava che in quel momento non era importante
‹‹ Vuoi sentirti dire la verità? Okay ›› prese un grosso respiro, e si sporse in avanti, in modo da avere una visione migliore del mio viso ‹‹ Penso che il proiettile fosse avvelenato, o qualche sploffata simile. Ma il problema non è neanche tanto quello, perché, come avrai notato, ho cominciato ad allontanarmi già da prima. Il fatto è, Liz, che comincio seriamente a pensare che tutto ciò che è successo tra noi, i miei sentimenti per te, fossero semplicemente... il niente. Forse era qualcosa dettato dal mio sentirmi inconsciamente solo in mezzo a tutte quelle persone, o forse era tutto un piano della C.A.T.T.I.V.O. per capire come funzionava il mio cervello, o qualcosa del genere. Fatto sta che sono confuso, non so quasi più cos'è vero e cosa no ›› trattenni il respiro. Fu come una pugnalata al petto ed un pugno nello stomaco.
Lui si prese un attimo di pausa, poi riprese a parlare ‹‹ il fatto è che non provo più niente per te. O meglio... non so più cosa provo ››
‹‹ Mi stai lasciando? ››
Si prese un attimo di tempo per pensarci. Mi girava la testa. L'attesa dell'inevitabile era snervante.
Perché? Perché ora? ‹‹ praticamente sì ›› si accasciò di nuovo contro il muro, prendendo un altro respiro ‹‹ in un'altra vita, probabilmente, avrei fatto in modo che tutto questo non succedesse. Avrei fatto in modo che vivessimo tranquillamente all'interno della base. Avrei evitato la rivolta e sarei rimasto chiuso in quelle mura. Ti avrei incontrata e tutto, magari, sarebbe andato meglio.
Avrei capito, sinceramente, se i miei sentimenti erano reali o meno ››
ero troppo confusa per capire cosa stesse succedendo attorno a noi. Nemmeno le sue parole riuscirono a distruggere l'improvvisa barriera immaginaria che mi si era creata attorno.
Lui era confuso, e non sapeva più se ciò che provava per me era reale o meno, ma io ero certa di ciò che provavo per lui. O forse no? Forse non lo ero nemmeno io?
Soffocai una risatina isterica, poi lo guardai. Mi tremavano le mani dall'improvvisa isteria che mi prese.
‹‹ M-magari è solo lo stress, no? Magari è per quello che – ›› provai a dire, ma lui scosse la testa
‹‹ Non lo so, Liz. ››
e da lì in poi, ogni singola parola, ogni singolo rumore divenne il nulla.
Mi spensi, come se qualcuno avesse staccato la spina del mio cervello.
Non mi resi nemmeno conto dei passi delle persone che si stavano avvicinando, o quando effettivamente ci trovarono. Non mi resi conto di quanto tempo passò.
Mi resi conto solo del momento in cui, una delle guardie, gridò qualcosa. Sentii uno spintone, ed ebbi un déjà vu.
Newt sopra di me, come scudo umano, ed un colpo di pistola.
Sgranai gli occhi, ritornando improvvisamente alla realtà.
‹‹ Newt! ››
dalle sue labbra colò del sangue, ed accennò un sorriso amaro.
‹‹ Va via di qui ›› disse, con un rantolo che mi fece accapponare la pelle.
Sentii le mie guance umide.
‹‹ Non vado via senza di te ›› mormorai. E lui lo sapeva che non me ne sarei mai andata.
Così si sforzò di mettersi in piedi.
Le guardie non erano così vicine come sembrò al mio udito, ma non erano nemmeno tanto lontane.
Mi misi in piedi a mia volta, cominciando a correre assieme a lui, ed ecco un altro colpo di pistola, che lo colpì di nuovo.
Ma le guardie non avanzarono di un solo passo. Erano pistole ad alta precisione?
Mi girai appena sentii il tonfo, vedendo che Newt si era lasciato cadere sulle ginocchia.
‹‹ Ma che fai? Alzati! Ti prego, alzati! ›› mi chinai a mia volta, cercando di aiutarlo ad alzarsi.
Lui poggiò le mani sulle mie spalle, poi mi guardò. Ora il lampione, lo illuminava un po' di più.
Le sue labbra erano intrise di sangue. Mi sembrava di assistere ad un film horror.
‹‹ Corri. Va via almeno tu ››
‹‹ Non ti lascio qui. Preferisco morire, piuttosto che andare via senza di te! ›› accennò un sorriso, e sentii la sua stretta alleggerirsi sempre di più.
Spostò una mano sulla mia guancia, accarezzandola lentamente ‹‹ se potessi tornare indietro, rifarei tutto da capo, con te ›› un altro colpo di pistola, che fece sussultare il suo corpo ed alleggerire, ancora di più, la sua presa.
Si sforzò di non tossire, per evitare di sputarmi il sangue in faccia. Rapidamente, afferrai il suo viso tra le mani, pregandolo silenziosamente di non abbandonarmi ancora
‹‹ Ed io perderei la memoria anche mille volte, se necessario, solo per re-innamorarmi di te ›› sussurrai. Lo vidi sorridere ancora, poi la sua mano scivolò lentamente
‹‹ Va via ›› sussurrò, mentre le sue palpebre si chiusero lentamente, ed il suo corpo si accasciò contro il mio.
Non ci riuscivo. Non riuscivo ad abbandonarlo un'altra volta.
Sentii le guardie gridare qualcosa.
Le luci si moltiplicarono, e solo in quel momento notai che le guardie di fronte a noi erano ben tre, ed ora altri tre li stavano raggiungendo.
Non avevo molta scelta.
A malincuore, mi spostai dal corpo di Newt, presa da una morsa al petto che quasi m'impediva di respirare.
Cominciai a correre, e non avevo idea di dove stavo andando.
Ormai ero come un coniglio in trappola.
Sembrò, all'improvviso, che l'intera città avesse cominciato a girare, e la strada sotto i miei piedi fosse diventata un tapis roulant.
Da quanto tempo correvo? Non lo sapevo nemmeno io, ma sentivo comunque i passi dietro di me.
Le guardie mi inseguivano, ed io non ero poi così tanto certa di reggere ancora.
Ne fui certa, però, quando inciampai come un'idiota tra i marciapiede e la strada, cadendo di faccia e colpendo l'asfalto col mento. Sentii il sapore del sangue prendere possesso della mia bocca, e da lì, capii che per me era finita.
‹‹ Ferma lì! ›› gridò una delle guardie, con un forte accento coreano.
Mi girai sul fianco, con la mano sulla bocca per non gridare dal dolore.
Avevo il fiatone, e ad ogni respiro mi sembrava di respirare fuoco.
In poco tempo mi ritrovai circondata da più guardie di quelle che avevo calcolato. Da quanto tempo mi, anzi, ci seguivano?
Formarono un cerchio attorno a me, poi, al centro, si fece strada un uomo di mezza età, che indossava un cappotto nero ed una maschera, armato di una pistola argentata.
‹‹ Che noia, questi ragazzini ›› disse, caricando la pistola ‹‹ non poteva pensarci Seok? No, ci devo pensare direttamente io. E dato che voi siete degli incapaci, visto come avete ridotto l'altro.... a lei ci penso io. ›› detto questo, si avvicinò di più, puntando la pistola contro il mio petto, poi sparò.
{Angolo della scrittrice}
PENSAVATE CHE MI FOSSI DIMENTICATA, VERO?
e invece no!
Perdonatemi per l'assenza, ma come ho già detto precedentemente, ho dovuto prendermi assolutamente una paura per riprendermi
da un brutto periodo e per riorganizzare le idee con questa storia.
Comunque, sono tornata!
Non uccidetemi. So che mi amate ancora.... credo.
A presto, pive!
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