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Capitolo 7

Newt ed io prendemmo il resto delle ore di meritato riposo, dopo che Minho ci assicurò che sarebbe rimasto in salotto.
Volevamo stare soli per poterci rilassare e – magari – coccolare un po', dato che Thomas e Teresa non erano intenzionati ad abbandonare il divano.
Ma semplici coccole, niente di più. Giusto un po' di tempo per noi, senza dover necessariamente impegnare la testa a pensare a mille soluzioni per i mille problemi che avevamo al collo.
Il problema era anche quello: i nostri discorsi, ultimamente, erano prettamente legati a tutti quei problemi.
Ma in quel momento non volevamo pensarci.
Solo coccole, gesti, sguardi e silenzi che valevano molto più di mille parole.
La pressione si faceva sentire sempre di più, ed ogni tanto era necessario godere di momenti di calma piatta come quella.
‹‹ Pensi che riusciremo mai ad avere una vita normale? ›› domandai, anche se la risposta era quasi totalmente ovvia.
Newt accennò un sorriso. Era stanco – esausto –, ma si stava sforzando di tenere gli occhi aperti per godere di quel tempo libero.
La sua mano scivolava avanti ed indietro sul mio braccio nudo, accarezzandolo delicatamente come fosse un petalo di una rosa.
‹‹ Penso che forse, in un futuro non troppo lontano, è possibile ›› rispose, lasciando salire la mano lungo la mia spalla, fino a raggiungere la mia guancia ‹‹ ma non ora e non qui. ››
Non era la prima volta che affrontavamo quel discorso, e non c'era una sola volta in cui aveva espresso amore per quel posto.
Non gli piaceva, ma non lo odiava come aveva odiato la C.A.T.T.I.V.O.. Niente batteva quel posto.
‹‹ Chissà come sta il piccolo Chuck... ›› si domandò tra sé e sé, assumendo un'aria assorta mentre fissava il soffitto.
‹‹ Ti manca così tanto? ››
‹‹ Mi manca, e sono preoccupato per lui... Liz, è un bambino... ci pensi? È stato privato della libertà già da così piccolo ›› parlava quasi più per sé che per me, e le sue labbra erano corrucciate in un espressione pensierosa e preoccupata ‹‹ non voglio che diventi come me ››
‹‹ Un genio? ››
‹‹ Un assassino ››
Capii subito a cosa si riferiva.
La creazione dei dolenti, d'altronde, aveva comportato la morte di molti radurai.
Ma non era stata colpa sua: non li aveva inventati con lo scopo di massacrare dei ragazzini innocenti.
‹‹ Ehi... ››
‹‹ So cosa vuoi dire ›› mi anticipò, sospirando ‹‹ me l'hai già detto. Ma se ci pensi, la C.A.T.T.I.V.O. non poteva usarli per i loro scopi del caspio se non li avessi creati ››
‹‹ Non potevi saperlo, Newt ›› provai a rassicurarlo.
Mi guardò con aria poco convinta, poi sospirò, scuotendo la testa ‹‹ beh, non importa...ormai è passato ›› e, detto questo, spostò le braccia attorno alla mia vita , stringendomi a sé.
‹‹ Se c'è una cosa che spero veramente, attualmente, è solo di risolvere in fretta questa situazione e andare via da qui. Questa "Hae" non mi piace granché. Sopratutto dopo che hanno arrestato Jorge ››
‹‹ Non possiamo andare via senza di lui ››
‹‹ Non fa impazzire nemmeno a me, come idea, ma non possiamo nemmeno aspettare che ce lo restituiscano, nemmeno fosse una penna ›› mi doleva ammetterlo, ma aveva ragione.
Non facevo certamente i salti di gioia al pensiero di non rivederlo. Non dopo tutto ciò che aveva fatto per me. Per noi.
‹‹ Comunque rasserenati: ci vorrà ancora del tempo, no? Ogni cosa a suo tempo. ››

L'indomani, però, Huan ci svegliò presto, dicendo che Seok aveva chiamato avvertendo che ci avevano trovato una sistemazione molto più adatta, spaziosa e degna di essere chiamata "casa".
Sarebbero passati verso metà mattinata a prenderci per accompagnarci verso la nuova sistemazione.
Eppure, Minho non era molto contento e convinto di quelle parole, ed aveva cominciato ad insistere sul fatto di voler uscire prima del loro arrivo.
Secondo Newt, quel suo modo di reagire di fronte al trasferimento imminente, era semplicemente dovuto al fatto che tutto quel via vai lo stava scombussolando troppo.
Per cui acconsentimmo all'uscita, esattamente come la notte precedente, sperando che però non prendesse pieghe particolari.
Thomas e Teresa rimasero in casa. A lei faceva troppo male la gamba, e come previsto, lui non la voleva lasciare da sola. Anche se poi non era sola: c'era Huan con lei. Ma non voleva sentire storie.
Una volta fuori, ancora una volta, proprio come la notte prima, tutti gli abitanti sembravano aver recuperato le loro maschere di felicità e cortesia, sorridendo a tutti e salutandoli con aria felice.
Ora che eravamo alla luce del sole, vedevo chiaramente molti più dettagli.
C'erano telecamere ovunque, ed i muri delle case erano strani.
C'erano molte persone, poi, vestite con quella che aveva tutta l'aria di essere una divisa militare, ma non avevano con loro nessun arma – almeno, apparentemente –.
‹‹ Questo posto puzza ›› brontolò Newt. Il suo volto s'incupì.
‹‹ Nel senso che è sospetto, vero? ››
‹‹ Decisamente sì. Alla luce del giorno è molto più inquietante di com'era di notte. È tutto troppo perfetto, come se fosse tutto studiato a tavolino. Tutto troppo sotto controllo... se è davvero tutto così sotto controllo, perché mettere delle guardie in giro? ›› sussurrava.
Minho lo guardò con la coda dell'occhio, annuendo al suo ragionamento ‹‹ perché non è poi così tutto sotto controllo, ovvio ››
‹‹ Okay, sapete qualcosa che io non so e non volete dirmelo? ››
‹‹ Per il momento niente ›› rispose Newt, con uno scrollo di spalle ‹‹ però questa cosa è troppo sospetta. Ragionaci: è una zona troppo estesa, e apparentemente è tutto tranquillo, giusto? Ma ci deve essere una falla nel sistema. Il virus è invisibile. E ricordi la bambina che abbiamo visto ieri notte? ››
‹‹ Sì ››
‹‹ E se fosse stata malata, e quello fosse il motivo per il quale è stata prelevata? È da ieri che ci penso ››
All'improvviso, gli occhi di Minho s'illuminarono. Il ragionamento di Newt non faceva una piega.
Poteva essere possibile una cosa del genere, e non avevo niente da controbattere.
In effetti, c'era una grossa quantità di Muni all'interno di quella città... era possibile che fossero veramente tutti Muni? Una sorta di riserva naturale?
Persino Huan ha detto che il virus in quella zona era diverso, e noi eravamo troppo novellini per sapere come fossero gli stadi precedenti all'andata.
‹‹ Potrebbe essere... ›› sussurrai, poi mi guardai attorno
‹‹ Il nirvana calma le persone... magari l'Hae ha inventato una sorta di sostanza simile, ma meno costosa ed accessibile a tutti, che ti rende iper-attivo invece che mezzo addormentato ›› dedusse Minho, improvvisamente particolarmente interessato alla cosa.
Mi prese una sorta di sollievo nel vedere che stava impiegando la testa in qualcosa di diverso dalla rabbia immotivata.
‹‹ E questo spiegherebbe il perché ieri sembravano tutti molto meno "felici" e attivi ›› rispose Newt, concordando con l'amico. Minho si strofinò le mani, annuendo in modo soddisfatto.
‹‹ Sì, ma allora perché mettere Muni e malati tutti insieme? ››
‹‹ La C.A.T.T.I.V.O. fece la stessa cosa con noi, ricordi? Era come una sorta di – ››
‹‹ Selezione naturale ›› concluse Minho, anticipando Newt.
‹‹ Queste deduzioni stanno prendendo una piega che non mi piace per niente, vi avverto ››
perché, in effetti, erano tutte cose fattibili.
Rabbrividì a quel pensiero. Non mi piaceva 'idea di essere di nuovo una sorta di cavia da laboratorio utilizzata per chissà quale studio, e non mi piaceva nemmeno l'idea di essere esposta a chissà quale contagio.
Nessuno poteva dirmi con certezza che noi, immuni all'eruzione, fossimo immuni anche a quel virus. E a detta di Huan, il virus si contagia tramite morso.
‹‹ Liz, tutto bene? ›› domandò Newt.
Probabilmente ero sbiancata all'idea di essere morsa, o comunque di essere di nuovo in trappola.
‹‹ Sì ›› mi limitai a dire. No, non stavo bene per niente. Mi sentivo morire dentro.
‹‹ Comincio a pensare che fuggire da questo caspio di posto non sia una pessima idea ›› disse Minho, sollevando poi lo sguardo al cielo ‹‹ ma prima dobbiamo trovare Eva ››
Annuimmo sia io che Newt.
Tutti sapevamo benissimo che trovare Eva era una priorità, ma il problema rimaneva sempre che non sapevamo dove cercarla.
A pensarci bene, Jillian stessa aveva confermato che Eva era arrivata a Seul, ma sapevamo anche che Eva aveva detto di voler andare a Taegu, che però, ora, era una sorta città fantasma/palazzo degli spaccati....
Alla luce dei fatti, date tutte le nostre ipotesi, non era poi la cosa migliore a cui pensare.
Se fosse davvero a Taegu, e questa è davvero il nostro "palazzo degli spaccati", ci sarebbe un unico motivo valido per il quale la nostra amica si trova lì. E non volevo pensare una cosa del genere.
Nessuno di noi la prenderebbe bene. Specialmente Minho.
Newt si fermò all'improvviso, di fronte ad un edificio in legno completamente pitturato di rosso.
Aveva tutta l'aria di essere un tempio o qualcosa di simile, ma la sua attenzione non erata stata attirata da quel monumento, ma dalle persone sotto di loro.
Un uomo, una donna, un bambino ed una bambina, che indossavano quelli che sembravano essere degli abiti tipici.
Lei aveva delle decorazioni rosa in testa, delle specie di catene fatte con dei fiori, e lui i capelli raccolti in uno chignon, mentre i due bambini portavano semplicemente due veli bianchi in testa.
Muovevano dei ventagli in modo teatrale, e sotto di loro c'era uno striscione bianco con dei caratteri coreani.
C'era un mucchio di gente radunata attorno a loro, osservandoli con ammirazione mentre queste persone si esibivano.
‹‹ Che c'è scritto? ›› domandai, e Minho strizzò gli occhi.
‹‹ l'Hae è libertà ›› rispose, alzando lo sguardo verso Newt, che emise un verso contrariato, ma non disse niente.
Sapevo cosa stava pensando: ricordava vagamente "C.A.T.T.I.V.O. è buono".
‹‹ Stanno raccontando una storia, questi due ››
‹‹ Riesci a tradurci qualcosa? ››
‹‹ Non che c'interessi ›› commento Newt
‹‹ In sintesi, raccontano una sorta di leggenda per spiegare l'eruzione.
L'uomo rappresenta il sole, la donna la grande madre, la terra. I due erano marito e moglie, ed il sole era innamorato della terra, ma lei col tempo era diventata troppo impegnata a dare attenzione loro figli, ossia noi umani, per dare le giuste attenzioni al sole. Così lui, per vendicarsi, stufo dell'essere ignorato, decise di uccidere i loro figli. Solo i più forti resistettero all'ira del padre, e sono stati scelti da lui stesso. Da loro sarebbe cominciato l'inizio di una nuova era, mandata avanti solo dai più potenti e capaci di riportare l'equilibrio nel mondo. ››
‹‹ Una sorta di mito della creazione, insomma ›› borbottò Newt, incrociando le braccia al petto.
‹‹ Dicono che nell'Hae si trovano solo gli elementi più forti, i degni. Infatti l'Hae è stata fondontata in suo onore ››
‹‹ E come abbiamo già detto, significa sole. Tutto torna, insomma ››
‹‹ Esatto ›› confermò Minho ‹‹ praticamente questo teatrino è una propaganda Pro-Hae ››
‹‹ A me ricorda vagamente ciò che raccontavano prima degli Hunger Games ›› commento Newt, ridacchiando tra sé e sé.
‹‹ Che sono gli Hunger Games? ›› domandò Minho, corrugando la fronte
‹‹ È un libro che racconta di giochi mortali fatti tra fazioni povere, utilizzati per divertite quelli di alto borgo... Oh, dai, non è importante, è roba vecchia ›› scosse la mano ‹‹ onestamente non so nemmeno io come faccio a saperlo. Sono piuttosto sicuro di non aver avuto il tempo di leggere, mentre ero alla C.A.T.T.I.V.O. ››
Doveva aspettarselo che né io né Minho sapevamo di cosa stesse parlando, ma in ogni caso non era importante sul serio.
Alle nostre spalle, all'improvviso, ci fu un gran movimento. Sulle prime non capimmo il motivo, visto che parlavano tutti coreano e gridavano.
Ma era palese che fosse successo qualcosa. Stavano scappando tutti, erano palesemente terrorizzati.
Minho afferrò un ragazzo per il braccio, gli chiese qualcosa, e questo cominciò a parlare velocemente, gesticolando.
Newt, poi, di colpo, mi afferrò la mano e cominciò.
Nemmeno il tempo di chiedergli cosa stesse succedendo che mi gridò di correre.
‹‹ Perché?! ›› gridai a mia volta, ma non ebbi risposta.
Stavo per dirgli di aspettare Minho, ma il ragazzo ci aveva già raggiunti.
Correvamo così velocemente da farmi male la milza, ma non potevo fermarmi. Non volevo rallentarlo. Non sapevo perché stavamo correndo, ma non doveva essere niente di buono.
Ed il forte ruggito che sentii alle mie spalle, in quel preciso momento, ne fu la conferma. Non avevo il coraggio di girarmi a guardarmi cosa ci fosse dietro di noi, ma questo, almeno, mi spronò a correre più velocemente.
‹‹ Di qua! ›› gridò con un accento coreano il ragazzo di fronte a noi, gettandosi poi alla sua sinistra.
Seguimmo alla sua indicazione, gettandosi in quella direzione, ed uno dopo l'altro, atterrammo per terra e strisciammo verso la direzione del ragazzo, che si era appiattito contro il muro di una casa.
Io ero caduta poco più distante, trascinata a da Newt, e lui stesso mi tirò più vicina a sé, facendomi strisciare contro il marmo della strada. Mi strinse contro il suo petto e mi tappò la bocca per evitare di farmi emettere un solo suono, o una sola parola.
Sì, mi ero fatta male e probabilmente mi sarei ritrovata le ginocchia sbucciate, ma la voglia di fare domande mi passò nel momento esatto in cui vidi la creatura che ci stava inseguendo.
Rabbrividii e sbiancai di fronte a quella visione. I dolenti, a confronto di quella cosa, erano dei modelli di pura bellezza usciti da un'agenzia di moda.
Degli esseri rosei, simili a dei vermi obesi, alti almeno una quindicina di metri e con una bocca piena di denti aguzzi. Apparentemente non avevano occhi, ma non potevo esserne certa.
Ero letteralmente pietrificata.
Si muovevano con movimenti convulsi, strisciavano sul marmo come se fossero sul ghiaccio, con una leggerezza innaturale per il loro evidente peso. Dietro di sé lasciavano una striscia nauseante solo alla vista. E quegli esseri erano due, ma l'altra era più piccolo.
Una donna inciampò durante la corsa, e quel coso, il più grande, si mise in piedi e si abbassò spalancando le fauci, schiantandosi poi contro il terreno, nel punto dove c'era la donna, e risollevandosi pochi istanti dopo. Metà della donna era ancora fuori dalla sua bocca, ma l'altra metà dentro. Ed era palesemente viva. Agitava i piedi e si sentivano i suoi lamenti strazianti.
Il vermone si girò verso l'altro e si chinò alla sua altezza, e questo, subito dopo, si avventò su di lui, mordendo l'altro pezzo della donna e staccandosi poco dopo. Divisero il cibo.
Cadde un fiume di sangue sul terreno. Mi venne la nausea a quella vista, ed avrei preferito mille volte non vedere niente del genere.
Qualche attimo dopo, nemmeno fosse magia nera, sembrarono sciogliersi come neve al sole e sparirono, praticamente assorbiti dal terreno.
Il mio respiro era sospeso, probabilmente diventai di circa venti colori diversi. Nessuno di noi tre disse una sola parola. Eccetto il ragazzo coreano, che deglutì e si girò a guardarci con aria preoccupata.
‹‹ State tutti bene? ›› chiese
‹‹ Che caspio erano quei cosi? ››
‹‹ Goemul ›› rispose ‹‹ che nella vostra lingua, significa il mostro.
Compaiono almeno una volta alla settimana. Ma voi state bene? Niente di rotto? ››
Newt fece scivolare una mano sul mio ginocchio, chiedendomi silenziosamente se mi fossi fatta male. Scossi la testa. Non era niente di grave, era sopportabile.
‹‹ Tutti bene ›› rispose Newt, spostando le braccia attorno alla mia vita
Il ragazzo sorrise amichevolmente ‹‹ meno male. Io sono Yongho ››
‹‹ Parli piuttosto bene la nostra lingua ›› disse Newt, guardandolo con la coda dell'occhio.
Come al solito non si fidava.
Il ragazzo sembrò imbarazzato, e sorrise timidamente e si grattò la testa ‹‹ l'ho imparata qualche anno fa. Vi ho sentiti parlare tra di voi. Comunque, è un bene che non vi siete fatti niente. Quei cosi se sentono l'odore del sangue non vi lasciano più in pace. ››
‹‹ Perché non ci hanno fatto niente, quando ci siamo lanciati contro il muro? ››
‹‹ Perché avevano più cibo davanti a sé. Inseguivano il "branco" in corsa. ››
‹‹ Non sono comuni animali... ›› mormorai, ma non era una domanda, era più una riflessione tra me e me.
‹‹ Sono esseri creati in laboratorio ›› rispose Yongho ‹‹ non so da chi ››
E non volevo nemmeno saperlo.
‹‹ Voi siete i ragazzi fuggiti dalla C.A.T.T.I.V.O., vero? ›› domandò di punto in bianco, spiazzandoci totalmente. Nessuno di voi aveva menzionato una cosa simile al di fuori della casa.
‹‹ No ›› rispose Newt, anticipando tutti noi ‹‹ perché, ci sono fuggitivi della C.A.T.T.I.V.O. in questa zona? ›› mentiva spudoratamente. E lo faceva dannatamente bene.
Aveva uno sguardo deciso e serio, e mi ricordava vagamente la stessa espressione che aveva nella radura. Quello sguardo che mi ricordò che lui era il secondo in comando, e di conseguenza, stava facendo il suo ruolo.
‹‹ Sì. Credo. Questo è quello che ho capito, almeno... per sentito dire, intendo. Ogni tanto dall'Hae esce qualche notizia. Di recente è stato detto che alcuni vecchi soggetti fuggiti dalla C.A.T.T.I.V.O. sono stati catturati ›› sorrise, poi, ma poco dopo il suo sguardo divenne serio mentre guardava Minho. Sembrò incantarsi, poi scosse la manica della maglietta e gli porse la mano ‹‹ beh, è stato un piacere incontrarvi ›› disse, mentre Minho gli prendeva la mano. Era stato un momento piuttosto imbarazzante. Si alzò, fece un inchino, poi corse lontano. E corse parecchio velocemente.
‹‹ Che tipo strano... non mi piace ›› brontolò Newt.
‹‹ È capitato troppo al momento giusto, se mai. E parlava la nostra lingua... e guarda strano caso, ha aiutato solo noi. Troppe coincidenze tutte assieme ››
‹‹ Non sono coincidenze ›› replicò Minho, con lo sguardo basso verso le mani.
Reggeva un foglietto tutto stropicciato, con una scritta a caratteri coreani.
‹‹ Cos'è? ›› domandò Newt.
Il viso di Minho s'illuminò ‹‹ Buone notizie. ››

Ci avviammo velocemente verso la nostra "umile" abitazione.
Avevamo buone, anzi, ottime notizie da dare ai nostri amici, e magari finalmente avremo donato loro un pizzico di buon umore.
Lo stesso buon umore che aveva messo a noi.
Il biglietto, in breve, era una sorta di "biglietto da visita" fatto a mano, firmato "Justin".
Un ottimo indizio sul fatto che almeno uno di loro era vivo, ed era lì.
Non sapevo il perché si trovasse in quel posto, ma sotto sotto non m'importava.
Ci avrebbe dato le spiegazioni più tardi sul perché e come.
L'importante, attualmente, era sapere che fosse vivo.
Di conseguenza, era stato lui a mandare quel ragazzo, e quindi ora sapevano che ci trovavamo lì.
C i avrebbero raggiunti, salvati, e finalmente avremo potuto studiare un modo per sopravvivere tutti insieme, ricreare l'Eden, e tornare ad avere una vita quasi normale.
O almeno, quelle erano le nostre speranze.
E si frantumarono in mille pezzi, proprio come le macerie della casa di fronte ai nostri occhi.
Della nostra casa.
C'erano degli uomini in divisa di fronte a noi, ed un mucchio di persone attorno al nastro giallo che li separava dalle macerie.
‹‹ No... no! ›› gridai, ma quando feci per correre verso la casa, Newt mi afferrò la mano, di nuovo.
Mi girai a guardarlo, implorandolo di lasciarmi andare.
Dovevo andare. Dovevo assicurarmi di non aver perso nessun altro.
Potevo giurare di aver sentito la mano di Newt tremare, e la sua espressione era appena accigliata.
‹‹ Lasciami! ›› sbraitai, cercando di liberare la mano.
‹‹ Liz... ››
‹‹ Lasciami! Devo andare a controllare! Devo – ››
‹‹ Liz, calmati! ››
Calmarmi? c'era puzza di fumo, e le materie della casa erano nere.
Era palesemente saltata in aria la casa! Come potevo stare calma?
Minho si lanciò contro uno degli uomini in divisa, e non c'era bisogno di una traduzione corretta per capire che stava chiedendo che diavolo fosse quel casino.
Newt scosse la testa, poggiandosi una mano sulla fronte con fare rassegnato.
‹‹ Come puoi essere così calmo? Eh?! ›› sbottai, quando mi avvicinai di nuovo a lui ‹‹ i nostri amici erano lì dentro, Newt! Teresa, Huan e Thomas! Hai presente? ››
sapevo che prendermela con lui era inutile, ma il fatto che sembrasse così... indolente, di fronte a quella situazione, mi urtava.
Anche se stava tremando a mala pena, ed anche se i suoi occhi erano palesemente lucidi, stava mantenendo una calma che era totalmente innaturale.
‹‹ Non capisci? ›› chiese ‹‹ se diamo di matto, daremo nell'occhio ›› sussurrò, guardando poi la guardia con la coda dell'occhio.
Minho continuava a gridare e sbraitare, mentre l'uomo lo ascoltava pazientemente.
Sgranai gli occhi. Ero confusa.
Sapevo che non era stato un cortocircuito o qualcosa del genere, e che qualcuno avesse provocato l'esplosione, ma... stava sospettando delle forze dell'ordine? Dell'Hae?
‹‹ Pensi che – ››
‹‹ Sì ›› mi anticipò. Probabilmente non voleva farsi sentire, o correre quel rischio ‹‹ ribadisco il fatto che non mi fidi di loro ››
Ed io, tra me e me, gli diedi ragione.
Sentii il rumore di qualcosa cadere di colpo. Così mi girai, osservando la scena di Minho che si passava una mano sulle nocche arrossate e l'uomo in divisa a terra, mentre teneva premuta una mano sul naso e si lamentava.
Minho gli aveva dato un pugno ben assestato sul naso, ed ora sghignazzava come un bambino felice il giorno di Natale.
‹‹ Minho! ma sei completamente impazzito?! ›› sbraitò Newt, e non ebbe nemmeno il tempo di avvicinarsi al nostro amico che questo venne accerchiato da altri due uomini in divisa mentre gli puntavano addosso delle armi veramente poco rassicuranti.
Eppure Minho non sembrò minimamente preoccupante dall'artiglieria pesante.
I suoi occhi erano spenti, iniettati di odio, ed un ghigno malvagio gli solcava le labbra.
No, quello non era Minho. Non poteva essere Minho.
Conoscevo quello sguardo. L'avevo visto nei volti degli spaccati all'ultimo stadio.
Odio, rabbia e rancore regnavano in quello sguardo, coperti da un sorriso tetro che annunciava morte.
‹‹ Andate via ›› disse in modo freddo Minho, guardando nella nostra direzione.
In quel momento, un briciolo di umanità di fece strada nel tono di voce del mio amico.
Solo quando ci rivolse quello sguardo riuscì ad intravvedere che non aveva perso del tutto il controllo.
‹‹ Minho... ›› mormorò Newt, quasi con la voce tremante.
Io scossi rapidamente la testa. L'unico gesto che riuscii a fare, presa da un improvviso senso di panico.
Non volevo lasciarlo indietro. Non volevo perdere anche lui.
Non potevo accettare di aver perso quattro dei miei amici in un solo giorno.
Avevo bisogno di sapere cosa stava succedendo, cos'era successo, cosa si erano detti.
Dovevo sapere perché Minho aveva reagito in quel modo.
Dovevo sapere troppe cose, e cose che solo Minho poteva dirci.
Rivolse un sorriso molto più addolcito verso di Newt, che chiuse gli occhi.
‹‹ Andiamo via. ›› disse in modo deciso Newt, prendendomi la mano ‹‹ o prenderanno anche noi ›› e cominciò a camminare, tirandomi via con sé.
‹‹ Cosa? No! E Minho? Che ne sarà Minho? Non possiamo lascialo qui! ››
‹‹ Quello non è Minho. Non più. ››


{Angolo dell'autrice}

Pive, vi devo chiedere immensamente scusa per non aver aggiornato Sabato/Domenica, ed aver anticipato questo aggiornamento, ma spero di essermi fatta perdonare con la lunghezza del capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate fino ad ora ^^

Per quanto riguarda il ritardo dello scorso capitolo e l'anticipazione, come potrete immaginare questo Sabato non ci saranno aggiornamenti.
Nella mia zona ora cominciano ad accavallarsi gli eventi cosplay ed è un problemino.

Essendo cosplayer, sono lievemente impegnata ^^"
Anzi, ne approfitto per dirvi che se siete di Sassari o Cagliari, sarò presente alle due fiere (Sassari Cosplay e Giocomix). Per cui, se volete fare una chiacchierata dal vivo sono disponibile ad eventuali interrogatori dal vivo (ma non ai linciaggi (?)). Mandatemi pure un messaggio in privato e vi farò sapere tutto!

A presto! ^^

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