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Capitolo 5

Avevamo provato a dissuaderla, ma non c'era stato verso.
Avevo una brutta sensazione riguardo quel loro piano.
Teresa era troppo ostinata, e non me la sentivo nemmeno di farla andare da sola. Volevo accompagnarla, ma alla fine, lasciai che andasse Thomas. Non voleva perderla una seconda volta, e voleva stare il più possibile vicino a lei, nonostante sapesse benissimo che era in grado di cavarsela da sola.
Poco prima che Teresa uscisse assieme a Thomas, Minho aveva cominciato ad agitarsi in modo eccessivo, ripetendo in modo continuo che doveva stare attenta. Sembrava un vecchio disco rotto.
E per dire: Minho non era poi così tanto attaccato a Teresa.
Non stava fermo sulla poltroncina sulla quale era seduto, muoveva di continuo le gambe e le mani, osservando la ragazza mentre ripassava attentamente la strada per raggiungere l'archivio.
Borbottava su quanto Thomas gli stesse dando sui nervi con quel comportamento iper-protettivo nei confronti della ragazza, quando in tutta onestà non stava facendo nulla di male, se non osservare la cartina da sopra la spalla di Teresa.
Huan non si esprimeva al riguardo, troppo impegnato a smanettare il pc, e sembravo l'unica a curarsi di quei strani modi di fare del mio amico.
Persino Newt non diceva niente, e si limitava a guardarlo di tanto in tanto. Da quando avevano preso quella decisione di uscire per andare all'archivio, Newt non aveva detto niente.
Non aveva obbiettato, o concordato. Aveva giusto corrugato la fronte, trasalendo appena, quando Thomas disse "vado io con lei".
Non era normale. Tutta quella situazione sembrava totalmente surreale.

Nonostante fosse tarda notte, decidemmo di uscire io, Minho e Newt per fare quattro passi, nella speranza lui, Minho, si calmasse.
Aveva cominciato ad agitarsi molto più di prima quando i nostri due amici erano usciti per andare verso l'archivio.
Ed il fatto che Jorge non fosse ancora tornato lo agitava anche di più. Preoccupava anche noi, ma cercavamo di pensare positivo. Ci fidavamo di Jorge.
Prendere un po' d'aria fresca e stare in mezzo alle persone ci avrebbe distratto e fatto bene.
D'altronde avevamo notato che le strade erano piene di vita anche di notte, e sarebbe stata una buona distrazione. E poi, ero seriamente curiosa di vedere com'era quel posto.
Le persone erano tutte cordiali, salutavano appena incrociavi il loro sguardo. Sorridevano, sembravano essere privi di pensieri negativi, e tutti amici di tutti.
Non c'era un angolo buio, se non per brevi tratti, e Minho cercava di evitarli come se avesse paura di essere risucchiato da quella breve oscurità.
Camminava molto più avanti di noi, ma nonostante tutto si girava per controllare che non l'avessimo lasciato solo. Restava in silenzio, le mani, nonostante la distanza, si vedeva chiaramente che tremavano. E tutto questo mi dava parecchio da pensare.
‹‹ Non mi piace ›› disse di punto in bianco Newt. Lo guardai con la coda dell'occhio. Aveva il naso per aria e le mani in tasca.
‹‹ Che cosa? ››
‹‹ Minho ›› rispose, abbassando lo sguardo per incrociare il mio. Sussurrava, così che l'amico non potesse sentirlo
‹‹ Neanche a me, sarò sincera ››
‹‹ Ed io lo sarò con te ››
Corrugai la fronte. Cosa sapeva che io non sapevo?
Fortunatamente, non ci fu bisogno di porgergli la domanda. Il mio sguardo interrogativo gli bastò per spronarlo a continuare quella frase.
‹‹ Minho è immune, questo sì... ›› cominciò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli ‹‹ ma tra i pochi ricordi che riaffiorano, ricordo qualcosa riguardo ad una sorta di auto-condizionamento dell'immunità, o qualcosa del genere. Non so dirti bene di cosa si tratta, o su cosa si basa, come puoi immaginare da sola lo ricordo in modo piuttosto approssimativo ››
‹‹ Spiegati meglio che puoi ›› lo spronai, già immaginando che non fosse nulla di positivo. Rabbrividivo al solo pensiero di ciò che stava per dirmi.
‹‹ Nulla di troppo allarmante, diciamo. È una cosa piuttosto normale, una sorta di auto-condizionamento della persona. Si sta ammalando con le sue stesse mani perché si sente – ››
‹‹ Solo ›› conclusi la frase per lui, ma scosse la testa, sollevando l'indice per correggermi
‹‹ Abbandonato ››
‹‹ Abbandonato? Ma nessuno l'ha abbandonato! ››
‹‹ Questo è ciò che sai tu, ma lui si sente così ›› rispose, sollevando appena le spalle ‹‹ Evangeline è scomparsa, Thomas è quasi sempre e solo con Teresa, Io sono sempre con te, e lui, invece... ›› lasciò la frase sospesa, sapendo che non c'era bisogno di concluderla.
‹‹ Quindi, in pratica, è tutto nella sua testa. Ma come può ammalarsi? Non è possibile! Voglio dire... lui è immune al cento per cento! ››
Annuì ‹‹ anche se è un mune, come noi, come sai l'eruzione colpisce prevalentemente a livello celebrale. Che lo stress renda più fragile sotto ogni punto di vista una persona, è una cosa risaputa.
Considera che poi Minho, come noi, è rimasto esposto al virus per parecchio tempo... non mi sorprenderei se la sua immunità cominciasse ad andare a farsi friggere ››
abbassai lo sguardo, grattandomi la testa in modo confuso ‹‹ pensi che sia possibile? ››
‹‹ Non ci metterei la mano sul fuoco... ma date le cose che sono successe, non mi stupisco più di niente Liz ››
Sapevo che aveva ragione, e di certo la cosa non mi riempiva il cuore di gioia.
‹‹ Da quanto lo pensi? ›› domandai, abbassando lo sguardo sulla strada.
‹‹ Da quando ha cominciato a comportarsi in modo insolito. L'ho notato, ma ho aspettato a trarre conclusioni ›› spiegò, prendendo la mia mano nella sua, in modo delicato e quasi insicuro, notando quel mio cambiamento d'umore radicale. Lo lasciai fare ed incrociai le dita con le sue, ma continuai a tenere la testa bassa. Temevo per il mio amico.
Non volevo perdere una singola persona in più. Non volevo perdere il mio migliore amico.
Non c'era Jillian, o nessun altro capace di salvare qualcuno.
‹‹ Ehi... ›› mi richiamò Newt, ma non si fermò per far fermare anche me.
Non volevamo attirare l'attenzione di Minho, o avremo dovuto dargli spiegazioni che sicuramente era meglio evitare di dargli.
‹‹ È tutto okay ›› dissi rapidamente, guardando il ragazzo con la coda dell'occhio ‹‹ sono solo preoccupata ››
‹‹ Vedrai che non gli succederà niente. Pensiamo a sbrigarci a trovare Eva, sicuramente saprà come sistemare la situazione ›› detto questo, alzò lo sguardo rapidamente e si guardò attorno.
Cercava qualcosa – qualsiasi cosa – che potesse farci cambiare argomento.
‹‹ Questo posto. Ha un'aria strana. Hai notato che sorridono tutti? ›› chiese di punto in bianco.
‹‹ Beh, perché non dovrebbero? È tutto tranquillo, i controlli funzionano... wecondo me vedi il male dove non c'è ›› gli feci notare, poi sorrisi.
Sapevo che stava semplicemente cercando di cambiare discorso, per farmi distrarre.
Il solito Newt.
Non c'era nulla di cui preoccuparsi, e lo sapevamo bene entrambi.
I controlli erano ferrei, e questo c'era stato dimostrato. Quel posto era sicuro.
‹‹ Bene così ›› rispose, e sorrise, ma non in modo del tutto naturale.
Aveva ancora la preoccupazione del bambino, il pensiero problema con Nathan... e altre cose, troppe cose, tutte insieme. Si stava fasciando la testa prima di sbatterla al muro.
Inoltre, anche se cercava di rassicurare me, aveva un'aria parecchio assorta, e questo mi lasciava pensare che c'era dell'altro, ma non voleva parlarne.
All'improvviso Minho si fermò, e davanti a lui passò un piccolo robottino bianco dalla forma quadrata, che si muoveva grazie a due piccole ruote nere. Produceva un suono simile ad un fischio, ed aveva un piccolo faretto sopra la superficie superiore che emetteva una luce blu e si spostava a destra e a sinistra, come se stesse scannerizzando il terreno.
Ma Minho non si fermò per quello. Non lo fece per guardarlo, o per paura di quella luce.
Lo fece per via di una bambina, che era rimasta ferma ed immobile sotto uno dei lampioni. Uno dei pochi che non funzionava.
La sua faccia era illuminata solo per metà, grazie alla debole luce del lampione accanto a sé – ed anche questo si stava spegnendo –. Aveva una faccia spaventata. La prima faccia spaventata che avevamo incontravamo fino a quel momento. Si distingueva alle altre proprio per quel motivo.
I suoi capelli erano corti, a caschetto, e sebbene quella luce fosse veramente poca per vedere qualsiasi altro dettaglio, si capiva bene che stesse piangendo.
Quando notò che la stavamo fissando, cominciò a tremare, ma sembrava essere paralizzata dalla paura.
‹‹ La vedete anche voi? ›› chiese Minho, non appena lo affiancammo.
‹‹ Sì ›› rispose Newt, praticamente sussurrando come per paura che quella bambina, al primo suono sospetto, potesse aggredirci.
Ma non aveva l'aria di essere pericolosa. Solo spaventata dalla nostra vista.
Ci guardammo in faccia, interdetti su cosa fare. Proseguire per la nostra strada, ignorandola come se nemmeno esistesse, o fermarci e chiederle cosa c'era che non andava?
La seconda opzione era apparentemente la migliore.
Tuttavia la mia coscienza cominciava a punzecchiarmi il cuore. Era una bambina, insomma... era davvero necessario abbandonarla lì?
E come se Newt mi avesse letto nella mente, avanzò di un passo, prendendo un grosso respiro.
La bambina arretrò di poco, per quanto possibile.
‹‹ Ehi, no, no, non scappare! ›› disse.
Storsi il naso, schiudendo le labbra, pronta a dirgli che probabilmente la bambina non capiva la nostra lingua, ma mi anticipò ‹‹ capisci ciò che dico? ››
Ma lei non rispose. Semplicemente, annuì debolmente, muovendo la mano destra in un movimento che significava "così così".
Era ancora spaventata, e sicuramente non voleva dare confidenza agli sconosciuti.
Eppure Newt non sembrava curarsi della cosa, ed anzi, avanzò ancora un pochino ‹‹ non ti faccio nulla, te lo prometto ›› sussurrò, mentre si avvicinava ancora.
Poi, però, si fermò, quando ormai era piuttosto vicino alla bambina.
Sembrò pietrificarsi, e poi si chinò sulle ginocchia, sollevando il volto per guardare quello della piccola. Tremava ancora, ma non scappava.
‹‹ Io mi chiamo Newt ›› disse lui, poggiando un braccio sul ginocchio sinistro ‹‹ e tu come ti chiami, fagiolina? ››
Quel termine mi fece sorridere. Non lo sentivo uscire dalle sue labbra da un po'.
Stava usando un tono di voce tenero, calmo. Mi ricordava vagamente quando ci siamo visti per la prima volta.
La bambina, tuttavia, era piuttosto confusa, ma sembrava essersi calmata.
‹‹ Non me lo vuoi dire? ›› chiese ancora Newt, sempre gentilmente ‹‹ dove sono i tuoi genitori? ››
Ma sembrò ancora più confusa.
Poi, nel momento in cui passò quella sorta di robottino con la luce, lei, improvvisamente, si fiondò su Newt, inginocchiandosi e stringendosi a lui il più possibile.
Aveva paura di quella macchina? Perché? La risposta arrivò piuttosto velocemente, perché la macchina si arrestò esattamente alle spalle di Newt.
Uscirono due ganci dai lati del robottino, che afferrarono le spalle di Newt e lo lanciarono lontano dalla bambina.
Questa, ritrovandosi priva di "scudo", cominciò a gridare. I due ganci l'afferrarono e la sollevarono da terra fino a quando i suoi piedi non furono abbastanza lontani dal suono da non poterli nemmeno poggiare.
Poi, la superficie della macchina di allungò con un suono stridulo, che ricordava vagamente il rumore delle mura che si chiudevano. Si aprì come una scatola, e di colpo, buttò la bambina al suo interno, per poi richiudersi.
Non potevo credere ai miei occhi: sostanzialmente aveva appena divorato una bambina.
Newt aveva gli occhi sgranati, ma era interdetto tra l'aggredire il robot e il non fare niente.
Era quasi shoccato da quella visione.
E sebbene Newt ci stesse riflettendo un po', Minho, invece, impulsivo come al solito non ci pensò due volte.
Si lanciò contro il robot prima che questo potesse andare via e lo scaraventò a terra col proprio peso.
Uscirono altri due ganci dal corpo del robot, che cominciarono a ruotare e a farsi più appuntiti, mirando al corpo del mio amico, mentre questo colpiva la superficie e cercava il modo per aprirlo.
‹‹ Minho! ›› gridai, correndo verso di lui, e la stessa cosa fece Newt.
Riuscì ad afferrarlo per la gamba appena in tempo, prima che i ganci si scontrassero contro la sua schiena, e lo tirò praticamente sopra di sé, stringendolo saldamente con le braccia per non farlo muovere. Io, invece, frenai poco prima di cadere sopra il robot.
Questo, avendo mancato il mio amico, aveva perforato la sua stessa superficie. Non sapevo se questo era un bene o meno, ma sentivo ancora le urla della bambina.
I ganci si staccarono, ruotando ancora minacciosamente nella direzione di Minho.
La luce, che prima era blu, improvvisamente divenne rossa e si puntò su Minho, poi su Newt, ed infine su di me.
‹‹ Lasciami! ›› gridò Minho, dimenandosi. Il robot aveva cominciato ad allontanarsi.
No, non provai a fermarlo. Non era una buona idea.
‹‹ Ma sei rincaspiato nel cervello? Quell'affare ti farà a fettine! ›› lo riprese Newt, stringendo più saldamente le braccia attorno all'amico.
‹‹ Newt, caspio, lasciami andare! Devo prenderlo! Dev – ››
‹‹ Se provi ad aggredirlo un'altra volta ci condannerai tutti a morte! ››
Newt non li vedeva, perché era di spalle a Minho, che continuava a dimenarsi... ma aveva gli occhi iniettati di odio puro. Era privo di controllo, e le vene del suo collo erano ingrossate in modo mostruoso.
Mi portai una mano alla bocca, ma non dissi nulla. Lo guardai e basta.
Lui, poi, si calmò di botto. Come se avesse spento l'interruttore che aveva acceso quel momento. Si calmò. Incrociò il mio sguardo, ed il suo, divenne carico di pentimento, sensi di colpa e confusione.
Era stato tutto così veloce che nemmeno lui si rese conto a pieno di ciò che era appena successo.
‹‹ Scusate... ›› sussurrò, abbassando poi lo sguardo ‹‹ non... non volevo. Perdonatemi. Sto bene adesso ›› e diede un ultimo scrollo di spalle.
Newt però non lo lasciò subito. Voleva essere certo che lui si fosse calmato.
‹‹ Quella bambina aveva qualcosa di strano ›› disse Minho, cercando di sviare il discorso ‹‹ e che caspio era quell'affare? Perché l'ha presa? ››
Mi grattai la testa. Avevo le stesse ed identiche domande, ed il fatto di non riuscire a rispondere rendeva tutto decisamente più frustante di quanto doveva essere quella situazione.
Newt lasciò la presa su Minho, permettendo a quest'ultimo di rialzarsi.
‹‹ Newt? ›› richiamai l'attenzione del ragazzo, che si stava sistemando i vestiti, mentre guardava i robot – ancora visibile – mentre andava via indisturbato.
Fece un cenno col capo per farmi capire di avere la sua attenzione ‹‹ cosa hai visto in quella bambina? ›› chiesi, riferendomi al fatto che fosse trasalito un po' quando si era avvicinato a lei.
Lui colse il motivo di quella domanda, e si morse nervosamente il labbro.
Non sapeva se dirlo o meno, e questo probabilmente era dovuto alla presenza di Minho.
Non voleva che questo rincorresse di nuovo il robot.
La faccia del mio amico, tuttavia, si fece seria di fronte a quella domanda. Voleva saperlo anche lui.
‹‹ Beh... ›› cominciò Newt, passandosi nervosamente una mano tra i capelli ‹‹ era... molto spaventata e confusa, e questo mi ha fatto arretrare. ››
‹‹ Non dire sploffate, caspio! A chi cerchi di prendere per il culo? ›› sbraitò Minho.
Era palesemente una bugia, e lui era totalmente stanco di essere preso in giro dai suoi amici.
Lo capivo: era una cosa che odiavo anche io.
‹‹ Ti sto dicendo la verità. Non ho visto niente di male in lei. Era molto piccola, e questa cosa mi ha colpito. Mi ha ricordato Chuck, okay? ›› e sta volta era sincero.
Non voleva toccare l'argomento.
Minho tirò indietro la testa, sbuffando. Annuì, nonostante non fosse convinto delle parole del suo amico.

Rimanemmo poco in giro, dopo ciò che era successo.
Nel tragitto di casa notammo che la città sembrava essersi addormentata.
Improvvisamente non c'era più nessuna bella faccia allegra.
Sì, c'era ancora gente, ma erano tutti strani, quasi tristi. Le facce erano serie, con lo sguardo rivolto verso il basso. Nessun sorriso, nessun comportamento schematizzato.
Raggiungemmo la nostra "casina".
Le luci erano spente, ma la luce bluastra riprodotta dal portatile di Huan bastava per illuminare l'ingresso.
Il pc era lì, sul tavolo, ma lui era seduto sul divano con le mani congiunte ed una lattina verde dal quale sporgeva una cannuccia, poggiata sul proprio fianco.
‹‹ Siamo tornati ›› disse Minho con un tono spento.
Newt accese la luce e si tolse il giubbotto, poggiandolo sulla sedia di fronte al portatile.
Allora, notai che Huan aveva gli occhi lucidi.
Ed era totalmente da solo.
Non mi aspettavo di certo di vedere Thomas e Teresa, che sicuramente erano ancora nell'archivio – ci avevano avvertiti che probabilmente ci avrebbero impiegato ore –.
‹‹ Dov'è Jorge? ›› chiesi, temendo la risposta.
Huan sollevò appena il mento, indicando il pc con un cenno della testa.
Quel gesto non presagiva niente di positivo, ne ero certa.
Mi avvicinai, così, lentamente.
Sullo schermo tutto blu, c'era una finestrella aperta con un triangolo giallo, con al centro un punto esclamativo. Era una scritta in coreano.
‹‹ Cosa significa? ›› chiesi.
‹‹ È l'Hae che lo manda. Ho cercato la traduzione poco fa, e dice, in poche parole, che hanno arrestato Jorge per attività sospette ››
‹‹ Devono averlo visto mentre andava alla Berga ›› dedusse Newt
‹‹ E devono aver capito che è un veicolo della C.A.T.T.I.V.O. ›› aggiunsi.
‹‹ E questo non è niente di positivo. Se prima eravamo tenuti sotto controllo, ora – ››
‹‹ Ora lo saremo ancora di più ›› conclusi.
Ora sudavo freddo per i miei amici.

Mentre Minho e Huan finalmente avevano chiuso occhio, approfittai della cosa per poter provare a parlare con Newt.
Lui non si era ancora addormentato. Come me, voleva aspettare il ritorno dei nostri amici. Li aveva intravvisti dall'enorme finestra ed aveva tirato un sospiro di sollievo.
Non aveva toccato l'argomento della bambina, ma sapevo che c'era dell'altro, riguardo a questo.
Aveva visto molto di più del "ricordo di Chuck".
Era poggiato con un braccio al muro, mentre guardava fuori dalla finestra con aria assorta.
Mi avvicina, e depositai un bacio sulla sua spalla – approfittando del fatto che fosse scoperta, dato che indossava una canottiera grigia –. Lui accennò un sorriso, ed abbassò lo sguardo su di me ‹‹ a cosa devo questo gesto? ››
‹‹ Al fatto che sei un buon amico ››
sibilò, come se qualcosa lo avesse ferito ‹‹ Friendzone inaspettata! È per quel modo in cui guardo Thomas, vero? ››
‹‹ No ›› borbottai, pensando tra me e me che in effetti potevo cominciare ad essere gelosa del loro rapporto ‹‹ mi riferivo al fatto che non hai detto la verità, riguardo ciò che hai visto con la bambina, per non ferire Minho. Ora però puoi dirmelo, il "piccolino" dorme ›› legai le bracci attorno alla sua vita, tenendo lo sguardo sui suoi occhi.
La sua espressione, da dolce, mutò in seria.
‹‹ Aveva qualcosa di strano. I suoi polsi erano insanguinati, aveva dei tagli ed erano violacei, come se fossero rimasti stretti per molto tempo ›› distolse lo sguardo, spostando una mano tra i miei capelli, cominciando ad accarezzarli ‹‹ ed aveva lo stesso sguardo sguardo che avevano tutti i nuovi arrivati nella radura. ››

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