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Capitolo 22

‹‹ No, tranquillo. Non è niente di permanente ››
‹‹ Senti, pive... non sono ancora così tanto sicuro di potermi fidare di te ››
‹‹ Beh, allora, facciamo che credi bene a ciò che ti pare. Mi piace come il tuo essere diffidente non sia cambiato poi granché in questo schifo di buco. Dovresti comunque perdere questo vizio di metterti immediatamente sulla difensiva con tutti ››
Era tutto piuttosto ovattato, tutto piuttosto confuso e distorto, ma... bene o male riuscivo a seguire i discorsi. Non avevo ancora la forza di aprire gli occhi, mi sentivo ancora molto stanca e debole, ma... ero viva, e questo era importante.
Sentivo la voce di Newt, senza che fosse nella mia testa e... questo era una cosa buona.
O ero morta, ed ora ero uno spirito, o qualcosa aveva funzionato.
‹‹ quanto tempo, quindi? ›› la voce di Newt proveniva da sopra la mia testa. Ero poggiata su qualcosa. Non avevo il senso del tatto, ma sentivo la mia guancia schiacciata contro qualcosa.
‹‹ un'ora o due ›› non sapevo di chi fosse l'altra voce, ma aveva un qualcosa di confortante.
Non riuscivo nemmeno a parlare. Ero come dentro una bolla di sapone.
‹‹ Per entrambe? ›› questo era Thomas. Più distante da me.
‹‹ Teresa è più grave ››
‹‹ Teresa ha fatto colazione... Elizabeth non ha fatto in tempo a fermarla. Il cibo di quel posto era contaminato, come hai detto tu ››
‹‹ Hanno fatto questa cosa da quando siete andati via voi. Per un bel po' di tempo hanno mangiato piccole dosi di veleno, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I sintomi, però, su di loro sono stati differenti ›› un sospiro, poi dei passi nella mia direzione ‹‹ quindi questo significa che ogni soggetto reagisce in maniera differente ››
‹‹ Ehi, non la toccare. ›› disse Newt con un tono fermo e freddo ‹‹ giuro che ti taglio quella mano se solo ci riprovi ››
‹‹ Newt, ragiona, è grazie a lui se siamo qui ›› intervenne Thomas ‹‹ non è contro di noi ››
‹‹ Non significa che sia con noi ››
‹‹ Credi davvero che se fossi un vostro nemico vi avrei aiutato? Se avessi voluto farvi fuori, o fare del male alle ragazze, non vi avrei aiutato. Deficiente ››
‹‹ Idiota ››
‹‹ La volete smettere? Non sarebbe meglio concentrarci ora sulla seconda fase? ››
‹‹ Il problema è trovare la zona bruciata di questa zona. E voi senza ricordi non siete granché utili. Oh, sì, intendo, con i vostri pochi ricordi. ›› quest'ultima frase pesava una dose massiccia di sarcasmo. Chi sa da quanto tempo discutevano ‹‹ Inoltre il mostro esterno alle mura è piuttosto vasto per essere sondato così rapidamente. Il passo di un velocista è rapido, ma anche inesperto da queste parti. È completamente diverso da ciò che conoscevano tra le mura. Più ampio, con più scelte e, oltretutto, nettamente più pericoloso. Onestamente non so nemmeno come abbiate fatto la prima volta ad affrontare la zona bruciata...››
Piccolo attimo di silenzio.
‹‹ Minho se la sa cavare. Ed anche Eva ››
‹‹ Sì, ma amico, lì fuori ci sono gli spaccati ed esseri che nemmeno vorreste mai incontrare nella vostra vita. Esseri mostruosi mutati. Il virus qui è lievemente diverso dalla zona di Denver e compagnia allegra... qui la gente è matta. Ma matta sul serio. Avete visto ciò che vi ho mandato, no? ›› c'è stato un altro attimo di silenzio. Qualche click.
Per quel poco che sentivo col tatto, ero certa che il sangue mi si fosse gelato nelle vene.
Non sapevo dov'ero. Non sapevo cosa stesse succedendo.
Ma... Minho ed Eva, quindi, non erano al sicuro. Sapevo solo questo.
Quella "zona bruciata" mi fece tornare in mente la sabbia soffice, il caldo... la puzza, sangue, paura.. sensazioni negative.
Qualcuno mi passò accanto e si allontanò. Altri click, presumibilmente quelli erano rumori di una tastiera. Riuscii a capirlo ora, tanto che i miei sensi erano confusi.
‹‹ Vedi? ››
‹‹ Avrei preferito di no ›› rispose Thomas, con un tono di voce disgustato ‹‹ seriamente. Ma grazie per avermelo amichevolmente ricordato ››
‹‹ Quindi cosa possiamo fare? ›› intervenne Newt ‹‹ aspettiamo che i nostri amici vengano trucidati ed usati per degli esperimenti? ››
‹‹ Comincia a calmarti, Newt ››
Newt inspirò rumorosamente, mi sembrò quasi di sentirlo ringhiare ‹‹ Pive, mettiamo le cose in chiaro. Io non prendo ordini da te. Solo perché il muro si è spostato quando sei arrivato non fa di te il mio salvatore e Dio. Non mi va di affidarmi ad un tizio che compare dal nulla vestito da guardia che afferma di essere un mio vecchio amico. Uno con la faccia da caspio come la tua riuscirei a ricordarlo piuttosto bene ›› rise in modo sarcastico, inspirò, poi riprese ‹‹ ma, nonostante tutto quello che è successo, io sono seduto con il culo in salvo in un fottuto camion mentre i miei amici sono lì fuori, persi chi sa dove, e tu vieni a dirmi di calmarmi? ››
‹‹ Non possiamo fare altro che aspettare ››
‹‹ Cosa? Che muoiano? Che il virus mi divori il cervello? ››

chiunque stesse parlando con Newt emise una sorta di grugnito, poi un sospiro.

‹‹ Cielo, quanto sei testardo e pessimista. Guarda ch- ›› poi fu come fosse saltata improvvisamente la corrente. Nessun suono. Un attimo che sembrava un tempo infinito.

Di nuovo, ero sola.

Sentii come se il mio corpo vorticò su sé stesso. Poi diedi una botta improvvisa a terra.

Ero inginocchiata contro il terreno, e sentii chiaramente la mia faccia bruciare per via della botta.

Mi alzai dal pavimento pieno di polvere sulla quale mi trovavo.

Un vento fortissimo mi scompigliava i capelli, ed il caldo era tremendamente afoso. C'erano edifici, persone con qualcosa di strano. Somigliavano a zombie... si comportavano da zombie.

Il cartellone di fronte a me recitava le parole "centro di contenimento", e nemmeno io sapevo perché riuscissi a leggere quei segni che sembravano tutto meno che lettere.

Il caldo era terribile. Mi resi conto sono in quel momento di star correndo. Verso dove? Perché?

‹‹ C.A.T.T.I.V.O. è buono ›› una voce nella mia testa, e pochi attimi dopo mi sentii investire dall'acqua alle spalle. Affogavo.

Una donna che mi guardava attraverso un vetro come se fossi in una sorta di teca.

Schemi. Schermi. Era tutto così soffocante. Le luci di un posto così strano, come se fosse tutto così estremamente tecnologico. Affascinante.

Molto affascinante, ma allo stesso tempo tremendamente soffocante e triste.

C'erano in ballo delle vite, sapevo solo quello. Perché, poi... ormai non mi chiedevo più niente. Non avevo motivo di farlo.

Ero lì solo per assolvere un mio compito, no?

Mi girai alle mie spalle in seguito ad una folata di vento talmente forte da scompigliarmi completamente i capelli.

‹‹ Per favore, Tommy... ›› la voce di Newt che pregava Thomas, e poi uno sparo.

Il calore così intenso da bruciarmi la pelle. Le mani impegnate di sangue.

Le mie mani.

L'odore inconfondibile di qualcosa che sta andando lentamente in decomposizione, ed infine abbassai lo sguardo verso le braccia.

Il volto di Newt, gli occhi spenti.

Era andata così? Aveva quell'espressione serena?

No, forse ricordavo male. Caddi all'indietro.

Acqua.

Galleggiavo. Il volto alto, a pelo dell'acqua, mentre fissavo il soffitto.

Ero in una piscina, e l'acqua era così profonda e nera da ricordare il vuoto.

I miei occhi fissavano quel soffitto buio che regnava sopra di me. Aguzzai la vista. Chiusi gli occhi per qualche secondo, riaprendoli poco dopo.

Il soffitto diventò una sorta di cielo stellato. Era ancora nero come il petrolio, ma ora sembrava essere più rassicurante. Mossi lievemente le gambe dentro quell'acqua nera e profonda.

Non avevo paura di quello che poteva esserci al suo interno.

‹‹ Non c'è niente di cui aver paura. Persino la morte è migliore di questo posto infernale ›› il mio cuore fece un piccolo sussulto nel sentire quella voce. Inspirai, chiusi gli occhi e girai il volto in quella direzione. Li riaprì, osservando la figura che galleggiava accanto a me ‹‹ meno caotica, comunque. Tutta una questione di un battito di ciglia. Poi silenzio. Poi non c'è niente. Solo riposo eterno ed una strana sensazione ›› poi sorrise in modo amaro. Gli occhi erano pieni di lacrime, la pelle pallida come il latte, ma le guance circondate di un dolce rossore ‹‹ nessuno si merita un destino così miserabile, non è vero, Eli? ››

‹‹ Nessuno meritava questo, Chuck ›› sussurrai.

‹‹ Ti ricordi di me? ››

Rimasi in silenzio. Guardai quel sorriso. La mia mente giocava brutti scherzi.

Ricordavo di Chuck? sì... poco, e solo in quel momento.

Nella mia memoria più remota il volto del bambino era ancora limpido.

Allungai la mano, sfiorando la sua guancia. Era fredda... proprio come quella di un morto.

I suoi ricci scendevano dolci lungo quel suo viso paffuto.

‹‹ Sì ›› risposi.

Lui sorrise ancora una volta, poi alzò il volto.

Era così bello e pacifico lì.

‹‹ Il mondo esterno non è così bello come tutti speravamo, vero? ››

‹‹ Per niente. Davvero. È una delusione ››

‹‹ Eppure io ci speravo ›› tutti ci speravamo.

Le nostre speranze, però, erano sotto la visione infantile di un bambino che non ricordava niente e non conosceva altro che le quattro mura. Eravamo come dei cuccioli in cattività.

Conoscevamo solo quel mondo.

Chiusi gli occhi. Quanto avrei voluto rimanere ferma così? In un posto pacifico... ma impossibile da mantenere? Forse, se avessi ceduto... forse, se mi fossi lasciata andare, sarei potuta restare in quel limbo eterno.

Forse... ma la realtà era diversa.

Cosa c'era sotto quell'acqua nera che avvolgeva il mio corpo?

Altro non poteva esserci, se non la vastità di morti che aveva seminato la C.A.T.T.I.V.O.

‹‹ Nemmeno questo... ›› mormorai e portai indietro il mio corpo, immergendomi completamente, decidendo di abbandonarmi a quelle acque. Non potevano farmi alcun male. Non più di quanto non avessero già fatto ‹‹ nemmeno questo, che altro non è che il mio cervello, è un posto pieno di pace. Sono solo ricordi confusi, no? Solo questo. Non ricordo niente di troppo preciso... e forse è meglio così. È una maledizione? Una punizione? ›› aprii gli occhi. Pezzi di vetro galleggiavano attorno a me. Il volto delle persone che conoscevo era perfettamente impresso in quei cocci.

‹‹ Forse sono morta ed ancora non lo so ›› pensai, ancora. Respiravo sotto quell'acqua così pesante ‹‹ no... non sono morta ›› Perché io non avevo il diritto di vivere una vita normale? O era questa la nostra realtà? Tutto questo.... aveva un senso?

Quando la luce colpii il mio viso, non sapevo nemmeno dove fossi. La spirale di ricordi sembrava essere svanita. Sembrava. Non mi sarei stupita di trovarmi di nuovo intrappolata dentro uno di questi.

In ogni caso, il fantasma di questi era ancora Re all'interno della mia testa.

Più lontani e meno nitidi rispetto a prima. Ormai non sapevo più nemmeno come sentirmi al riguardo.

La mia mente era veramente un posto così buio da farmi terrore da sola... non volevo ricordare, ma allo stesso tempo qualcosa mi teneva con le spalle al muro. Non avevo modo di sfuggire a questi. Dovevo ricordare. Dovevo sapere cosa c'era alle mie spalle. Chi avevo lasciato indietro e perché.

Ero certa che ci fossero un sacco cose e persone... un sacco di morti. Non avevano modo di continuare a vivere se non attraverso la nostra memoria.

Non era corretto nei loro confronti lasciarli indietro, cancellarli definitivamente.

Oltre al chiasso nella mia testa, fuori da questa, c'era silenzio.

Volevo perdermi in questo anche solo per qualche minuto.

Una mano mi accarezzava i capelli, e la superficie sulla quale il mio corpo ero poggiato si muoveva di continuo.

Fredda, dura... traballante. Eravamo chiaramente all'interno di una vettura.

‹‹ Un camion ›› pensai. La mia testa, però, era poggiato su qualcosa di lievemente più comodo.

Capii praticamente subito di essere poggiata su delle gambe. Il tessuto era caldo e lievemente ruvido, ma non fastidioso.

Aprii gli occhi lentamente, riconoscendo praticamente subito i pantaloni di Newt.

Aveva la testa poggiata contro la parete alle sue spalle. Gli occhi chiusi, ma chiaramente non dormiva, dato che la sua mano continuava ad accarezzarmi i capelli.

Inspirava profondamente, proprio come se fosse in procinto di addormentarsi.

I suoi occhi erano circondati da delle profonde occhiaie, e mi sorse spontanea la domanda di quanto tempo fosse passato.

Mi mossi appena, giusto il tanto da sistemarmi un po', e lui aprì gli occhi di scatto.

Spostò le mani, sfregandosele poi sul volto.

Mi sollevai e mi guardai attorno.

Thomas era dall'altra parte, sdraiato vicino a Teresa. Il volto della ragazza era ricco di venature bluastre e le labbra del medesimo colore... non ero poi così impaziente di scoprire il mio aspetto, allora.

Era tutto buio, se non per una torcia poggiata su una scatola e rivolta verso l'alto. Era abbastanza forte da illuminare quantomeno noi.

‹‹ Come ti senti? ›› sussurrò Newt, lasciando cadere pesantemente le mani contro le sue gambe.

Sentivo la lingua pesante.

‹‹ Bene ›› sì, stavo bene, ma ero tutta ancora intorpidita.

‹‹ Bene così ›› mormorò, poi sbadigliò

‹‹ Sei rimasto sveglio fino ad ora? ››

‹‹ Non importa, l'importante è che tu stia bene ››

Mi sentivo in colpa, dato che doveva riposare. Storsi le labbra, consapevole che tanto cominciare a dirglielo era solo uno spreco di fiato. Era testardo, e quella era una sua decisione ‹‹ dove siamo? ››

‹‹ Fuori dall'Hae per puro miracolo. Dei pive hanno fatto irruzione ed hanno disattivato il sistema del muro, poi l'hanno buttato giù appena in tempo ›› inspirò ‹‹ e ci hanno fatto fuggire da lì e caricati in questo... coso su quattro ruote. ››

‹‹ dove fiamo viretti? ›› okay, la mia lingua ogni tanto s'incantava mentre parlavo, ma poteva andare decisamente peggio.

‹‹ Non sono di molte parole. Solo uno di loro parla con noi, ma è fuori già da qualche ora. Hanno dato degli antidoti a te e Teresa, ma lei non sta reagendo molto bene... personalmente, sono molto preoccupato... ›› abbassai lo sguardo, scuotendo la testa. Non volevo che finisse nemmeno la frase.

‹‹ Doveva succedere anche a me ›› mormorai ‹‹ dovevo finire come lei ››

‹‹ Non dire così. Non è colpa tua... è stato solo un caso ››

Sì... forse era vero.

‹‹ Pensi che ce la farà? ›› domandai, nonostante in realtà non fossi così sicura di voler sapere la risposta. Lui scosse le spalle.

Quel silenzio bastava.

Passò quasi un giorno, ad occhio e croce. Non avevo contato il tempo, e nemmeno potevo farlo.

Ma tra una dormita e l'altra, il tempo era certamente passato. Silenzio.

Solo il rumore delle ruote che solcavano chi sa quale strada diroccata. Ogni tanto qualche sasso colpiva l'auto, qualche dosso, qualche urto. Ma oltre questo, niente.

Newt finalmente aveva preso sonno, ed io ero più sveglia che mai mentre fissavo il vuoto.

Non sapevamo niente.

Né dove fossimo diretti, né quanto tempo ci avremmo impiegato a raggiungere quel posto – qualunque fosse –.

Per tutto il tempo non ho fatto altro che rimanere seduta a fissare quel soffitto dall'aria veramente poco rassicurante. Il mio respiro ogni tanto diventava pesante, a momento faticavo ad inspirare, ma non volevo far preoccupare ulteriormente il povero Newt, che finalmente si era concesso quell'attimo di riposo. Si era raggomitolato in sé stesso. Sembrava un gattino.

A parte il mio respiro, per il resto non potevo lamentarmi.

Rispetto a Teresa ero certamente messa meglio: non avevo venature evidenti in volto... quantomeno, non rialzate come le sue, a detta di Newt.

Respiravo molto meglio, non mi lamentavo dei dolori – se non per un lieve mal di testa – e non rantolavo nel sonno.

Un tonfo da sopra le nostre teste mi fece sobbalzare. Alzai il volto. Sembravo essere l'unica ad averlo sentito.

Thomas, Teresa e Newt non fecero una sola piega.

Qualche passo, poi una sorta di portellone dal "soffitto" si abbassò, facendo entrare i raggi solari.

Una scala si calò fino a toccare il pavimento, e qualcuno entrò.

Indossava una sorta di maschera scura.

Tirò fuori dalla tasca un telecomando, premette un tasto e la scala tornò su, chiudendo anche lo sportellone.

La tolse e si chinò fino a raggiungere la mia altezza.

‹‹ Ben svegliata, Aurora ››

‹‹ Aurora? ›› domandai, corrugando la fronte ‹‹ Temo che tu mi stia confondendo ››

‹‹ Aurora è la bella addormentata nel bosco. È una favola, parla di una principessa che – ... ah, niente, lasciamo stare ›› scosse la mano, poi mi sorrise in maniera così naturale da farmi quasi venire un senso di nostalgia. Aveva due occhi azzurri come il cielo della radura. Il volto era sporco di nero, terribilmente abbronzato. Sotto quell'elmo verde militare, s'intravvedevano i capelli scuri.

‹‹ Sono contento che tu sia viva, Elizabeth ›› disse, allungando la mano verso i miei capelli e scompigliandoli ‹‹ molto, molto felice. Sopratutto del fatto che siamo riusciti ad arrivare in tempo. E poi... ›› fece un cenno con la testa in direzione di Newt ‹‹ almeno il biondino qui si da una rilassata. Era un cane rabbioso ››

Abbassai lo sguardo in direzione di Newt. Non ero stupita dalle parole del ragazzo, in tutta onestà. Conoscevo Newt abbastanza bene da capire che quella situazione, indubbiamente, lo avesse reso nervoso ‹‹ come ti senti, comunque? ››

‹‹ Bene ›› tagliai corto ‹‹ ma... tu, chi sei? Parli come se ci conoscessimo ››

‹‹ Noi ci conosciamo, infatti ›› si lasciò cadere all'indietro col sedere, sedendosi di fronte a me ed incrociando le gambe. Sorrise in modo quasi malinconico, ma cancellò quasi immediatamente sorriso e si grattò la nuca ‹‹ Mi chiamo Huan. Da quando l'Hae ci ha separato è andato tutto a puttane. Non ti ricordi di me... lo so. Stiamo lavorando per ottenere una formula abbastanza potente da eliminare il siero ›› diede un piccolo colpo di tosse, poi inspirò.

‹‹ Okay, Huan ›› ero confusa da quel nome così strano. Sembrava... coreano, insomma, asiatico. Ma lui aveva i tratti che ricordavano tutto meno che un asiatico.

‹‹ Ci stiamo mobilitando, inoltre, per ritrovare Minho ed Eva. Io e gli altri eravamo fuori fino a poco fa. Un elicottero sta monitorando la zona ››

corrugai la fronte ‹‹ E l'hae? ››

‹‹ Quel mucchio di idioti non sono un problema per noi. Io sono più fico di loro ›› sollevai un sopracciglio. Quel tizio era strano.

‹‹ Okay...? ››

‹‹ La mia mente è chiaramente più intelligente della loro ›› cominciò ‹‹ posso nascondere la presenza dell'elicottero ai loro fottuti monitor da quattro soldi. Abbiamo anche qualche aiutino in più che loro non hanno previsto ››

‹‹ Del tipo? ››

‹‹ Non preoccuparti, lo scoprirai a breve ›› alzò il volto in direzione del soffitto.

‹‹ Puoi dirmi dove siamo diretti? ››

‹‹ Al salto nel cielo ›› corrugai la fronte. Huan si alzò, passandosi le mani sui pantaloni. Notando la mia evidente confusione, scosse lievemente la mano, schiarendosi poi la voce ‹‹ è il posto dove si nascondono i fuggiaschi dell'Hae ››

‹‹ Non ha un nome rassicurante ››

‹‹ Non è il nome che deve rassicurare, ma le persone al suo interno ›› il veicolo si fermò quasi di colpo.

La testa di Newt scivolò giù dal braccio sulla quale era poggiata, sbattendo contro il "pavimento". Imprecò, poi si sollevò lentamente, massaggiandosi la fronte.

Guardò il ragazzo di fronte, grugnì infastidito – probabilmente dalla sua presenza –.

Chiunque ci fosse al volante, seriamente, faceva schifo nelle frenate.

Ma Huan era tranquillo, quindi rimasi tranquilla anche io.

Senza dire nulla, Huan si alzò e si apprestò ad avvicinarsi a Thomas e Teresa.

Era come una sorta di mammina, in quel momento. Teresa aveva il volto gonfio, rantolava, e le sue mani andarono a cercare immediatamente quelle di Thomas.

Nel vedere quella scena, seppure breve, mi sentii quasi mancare l'aria dal pugno di sensi di colpa che colpì il mio stomaco. Avrei dovuto fermarla. Avrei dovuto fare qualcosa di più.

‹‹ Siamo arrivati? ›› chiese Newt con la voce impastata.

‹‹ Credo di sì ››

‹‹ Bene così ›› Newt si mise in piedi, stiracchiandosi. Le sue ossa emisero un suono talmente forte da permettermi di sentirlo nonostante fossi abbastanza distante da lui.

Sentii delle voci arrivare dall'esterno del camion.

Huan camminò verso una delle pareti e, rapidamente, cominciò a girare manopole e cose simili. La mia attenzione, però, venne catturata da Thomas. Mi avvicinai a lui rapidamente, pronto ad aiutarlo a sollevare Teresa, ma Huan mi anticipò.

Non era per niente invogliata a camminare. Non sembrava nemmeno esserne in grado. Le sue vene erano ingrossate all'inverosimile. Sembrava essere fatta di plastica.

‹‹ Ehi, spostati. Ci penso io ›› disse Newt, poggiando una mano sulla spalla di Huan ‹‹ apri quel coso, piuttosto, così possiamo uscire da questo forno ››

La frase era impostata come se fosse un ordine, ma il suo tono di voce era calmo.

Sotto sotto, Newt era evidentemente grato.

Quando Huan aprii quell'enorme portellone e la luce entrò in stanza, la pelle di Teresa sembrò quasi brillare.

Ora la sua pelle pallida era ancora più accesa rispetto a quelle venature.

‹‹ Resisti ›› sussurrò Thomas, poggiando la fronte contro quella della ragazza ‹‹ ora ti cureranno. Tra poco sarà tutto finito ››

Strinsi i pugni. Newt prese Teresa sotto braccio, così come fece Thomas, ed in due cominciarono a scendere dalla rampa poggiata all'uscita del portellone, trascinando la ragazza che, intanto, rantolava senza dire una singola parola.

Ma a me la domanda sorgeva spontanea: dovunque stessimo andando... potevamo seriamente fidarci?

Dubitare era più che normale, date le esperienze passate.

Deglutii, poi inspirai. Tanto ormai non potevo andare da nessun'altra parte, anche se fosse.

Non potevo fare altro che lasciarmi trascinare dagli eventi, da brava marionetta quale mi ero rivelata essere.

Cominciai a camminare anche io all'esterno.

Un passo dietro l'altro, lento e tremante. Sentii una folata di vento caldo. Terribilmente caldo.

Quando arrivai sulla rampa, la prima cosa che vidi fu un enorme cartellone. Distrutto.

Arrugginito. Le lettere sbiadite.

"Benvenuti al salto nel cielo".

Dietro questo c'era un enorme edificio grigio, pieno zeppo di finestre rotte.

Rimasi imbambolata di fronte a quella scritta.

‹‹ Qui sarete al sicuro ›› disse Huan, poggiando una mano sulla mia schiena per spingermi a scendere dalla rampa. Mi voltai alle mie spalle. Altri mille edifici completamente distrutti.

Una sorta di città fantasma, quindi.

Newt e gli altri, intanto, continuavano ad avanzare, accompagnati da altri due ragazzi – apparentemente – che indossavano abiti militari.

Il camion alle mie spalle, dopo un segno da parte di Huan, si mise in movimento per andare altrove, abbandonando la rampa che, nel cadere, emise un suono fastidiosissimo.

‹‹ Che posto è questo? ›› chiesi, cominciando a seguire Huan mentre prese a camminare. Non potevo fare altro che seguirlo, quindi...

‹‹ Un punto d'incontro per berghe e simili. Prendilo come un aeroporto ›› s'infilò le mani nelle tasche, poi sollevò lo sguardo al cielo ‹‹ Come vedi, siamo circondati da palazzi distrutti... apparentemente ›› indicò il palazzo verso la quale stavamo camminando ‹‹ in modo esterno, quel coso sembra reggersi per miracolo. In maniera molto più interna ci sono dei vetri spessi ed oscurati. L'interno è piuttosto sicuro, ma non potevamo permetterci di dare nell'occhio con lavori di manutenzione e simili. La nostra fortuna è che quegli scemi dell'Hae non si preoccupano di fare accertamenti. Vedono un edificio distrutto ed è tutto in regola. Per quello che ne sanno, questo posto potrebbe essere semplicemente abitato da spaccati e simili. Invece, beh... qui passano berghe ed elicotteri ogni volta che ce n'è bisogno, eccetto quando ci sono i giri di ricognizione di quegli idioti. Ovviamente sono monitorati, altrimenti a quest'ora ci avrebbero già scoperti ››

Corrugai la fronte ‹‹ e dove sono diretti? ››

‹‹ Alla nuova base dell'Eden. È l'unica vera associazione che si preoccupa di fare qualcosa di concreto. Voi non ricordate questo posto, ma eravate qui prima ›› scosse la testa ‹‹ o meglio... eravamo. Al momento, comunque, questo punto d'incontro – il salto nel cielo – si preoccupa di prendere i ragazzini da quel posto e portarli in salvo. Mi dispiace essere arrivato tardi da voi, ma avevo bisogno di un occasione precisa per potervi prendere.

Pensa che avrei dovuto aspettare persino più tardi. In teoria eravate tutti destinati alla fase due, insieme a Minho ed Eva, ma qualcosa ha fatto cambiare loro idea ››

‹‹ Il fatto che fossimo coinvolti in qualche modo nella creazione del labirinto, forse ›› mormorai, sperando che lui non mi avesse sentito. Speranza vana, ovviamente.

Corrugò la fronte.

‹‹ Forse ›› rispose ‹‹ qualcosa la ricordi, quindi ››

‹‹ Qualcosa qua e là ››

Un ragazzo con i capelli blu camminava a grandi falcate nella nostra direzione. Sembrò spuntare completamente dal nulla, ma in realtà, sicuramente, proveniva dall'edificio di fronte.

In pochi attimi, arrivò di fronte a noi. Mi sorrise. Anche lui, sicuramente, mi conosceva.

‹‹ Elizabeth. Huan. Sono felice che siate qui. Prego. Seguitemi. Vi sta aspettando ››

Tutto troppo veloce.

Avevo fin troppe domande, ancora. Domande che necessitavano di una risposta.

‹‹ Lui è Nathan ›› disse Huan.

Come se avesse avuto un comando preciso, il ragazzo – Nathan – cominciò a camminare..

‹‹ Sembra una bambola, ma è molto di più ›› aggiunse Huan, guardandomi con la coda dell'occhio, poi lo indicò con un cenno della testa, mentre cominciava a seguirlo (ed io a mia volta).

Quel Nathan, in effetti, sembrava fin troppo perfetto.

La pelle pallida, che quasi brillava a contatto con la luce. Gli occhi blu elettrico, i capelli dello stesso colore... era fin troppo perfetto. Persino il suo passo aveva qualcosa di non umano.

‹‹ È molto teso oggi, da quando ha saputo del vostro arrivo. A detta sua non vi siete lasciati nel migliore dei modi. Ero stupito. Non pensavo che i cybor come potessero ancora provare emozioni simili, tipo la vergogna ››

‹‹ Che diavolo è un Cybor? ›› mi sentivo stupida, ma a me certi vocaboli sembravano completamente essere assenti.

Huan sbuffò ‹‹ è vero, ora siete come dei bambini a cui bisogna insegnare le basi ›› schioccò la lingua ‹‹ alla faccia dei "bambini prodigio" ››

‹‹ Ehi! Vorrei vedere te al posto mio! ››

accennò un sorriso, poi mi guardò. Poco dopo, allungò la mano e prese tra due dita la punta del mio naso, portandomi a scuotere lentamente la testa ‹‹ ti sto prendendo in giro, scema. Comunque, sono degli esseri umani a cui sono stati impiantati circuiti e simili. Ad alcuni di loro – come il caso di Nathan – sono stati sostituiti interi organi. A Nathan, con l'ultimo aggiornamento, per così dire, hanno estratto un pezzo del cervello e sostituito con un pezzo artificiale. È il motivo di base per cui sono riusciti a prendere Chuck. Non ha potuto fare niente per impedirlo. ››

‹‹ Chuck? ›› nella mia mente, per un attimo, si era palesata la faccia del bambino riccioluto.

Strinsi la mano per un attimo.

‹‹ Chuck... ›› ripetei sottovoce ‹‹ conoscevo un bambino con quel nome... ma non so che tipo di rapporto c'era... a stento ricordo la sua faccia. Sono sicura di averlo sognato da poco ››

Huan rimase in silenzio ad ascoltarmi, senza dire una parola.

‹‹ Non ricordo il rapporto precedente con nessuno di voi. Non del tutto. Qualcosa di Newt e gli altri... ma, per esempio, di te no ››

Annuì. Non sembrava triste. Sembrava conoscere bene quella situazione.

‹‹ Ti ho sentita parlare di Chuck solo una volta, insieme a Thomas. Era un bambino conosciuto nella radura. Era grassottello ed ingenuo. Sicuramente troppo giovane per la radura. Thomas ha detto che è morto prima di riuscire ad uscire definitivamente dal labirinto, ma non ha mai parlato del perché.

Sicuramente non era nulla di bello. Pensa che Newt, tanto che non voleva sentire l'argomento, aveva completamente abbandonato la stanza. Povero bambino... la sua morte non doveva essere delle migliori ››

Abbassai lo sguardo. Quindi, Chuck doveva essere uno dei nomi presenti nella mia lista delle persone morte.

Se era vero quello che suggeriva la mia memoria, allora, io facevo parte veramente di coloro che avevano creato quell'inferno di labirinto.

‹‹ So cosa stai pensando ›› continuò ‹‹ ma non puoi colpevolizzarti. Fidati. Vivere nel rimorso non ti aiuterà... in ogni caso, non c'entri con la sua morte. I creatori hanno tutte le colpe di questo mondo... voi siete stati solo degli strumenti nelle loro mani. Non avevate alcuna scelta. E, comunque, tu e Newt non c'entrate con la struttura in sé. Siete i creatori dei dolenti, è una questione diversa ››

‹‹ Abbiamo comunque contribuito a quello schifo... e stavamo continuando. Non ho idea di cosa stessimo esaminando, ma – ››

‹‹ La C.A.T.T.I.V.O. è stato il vero schifo, non voi ›› intervenne Nathan. Quindi aveva sentito tutto ‹‹ ciò che ricordi in maniera sparsa è l'associazione peggiore del mondo. L'Hae era una brutta copia, ma si spacciava per buono. È una cosa buona che la sua vera faccia è uscita allo scoperto. Ciò che stavate esaminando erano i corpi dei velocisti nella zona bruciata. Dati sempre uguali, con poche differenze, no? Le differenze sono gli stress mentali. Quando alti, significa che il virus nel loro corpo sta reagendo al calore e allo stress. Tecnicamente Minho ed Eva sono muni. Praticamente il virus in questa zona è evoluto. I dati che raccoglieva l'Hae erano piuttosto errati. Hanno provato in diversi modi a capire come e dove agisse questo genere di virus, ma si basavano sulla falsa via della C.A.T.T.I.V.O. ›› finalmente giungemmo ai piedi dell'enorme palazzo. Varcammo la soglia diroccata e, sempre con passo rapido, giungemmo all'entrata. Il portone era distrutto, apparentemente.

Una volta aperto, di fronte a noi, trovammo una porta metallica con una tastiera accanto.

Nathan premette una serie di bottoni numerati, poi uno più grande senza numero o lettere, e questo diventò Rosso.

‹‹ Per quanto rude, il metodo di ricerca della C.A.T.T.I.V.O. aveva dato i suoi frutti ›› riprese Nathan, entrando – seguito da noi – in quello che si rivelò essere un ascensore una volta che la porta si aprì ‹‹ ma si tratta, appunto, di un virus più "basilare" rispetto a quello evoluto (per mano loro, perché sono chiaramente idioti). I risultati che ottenevano erano di base. Sottoporre un corpo a quel tipo di stress, utilizzando bene o male gli stessi metodi della cattivo, li portavano di continuo agli stessi ed identici risultati. Sempre uguali. Le differenze dei test erano pochi: altri mostri, creature diverse, diversi labirinti – sì, non eravate gli unici – misti tra maschi e femmine di diverse "etnie", ma... sempre le stesse cose. Sempre la stessa pappardella ›› premette il tasto col piano a cui eravamo destinati, poi inspirò ‹‹ gli altri labirinti avevano solo altri geni all'interno. Ma il vostro era il favorito solo perché c'eravate voi al suo interno. Non a caso era il più numeroso ed il più pericoloso sotto il punto di vista "test". Recuperare addirittura i D2MH è stato, wow, scenico. Erano talmente disperati da tentare di smuovere qualcosa in voi anche attraverso quello. Patetici ››

‹‹ Se non riuscivano ad ottenere dei risultati, allora perché continuare quei test? ››

‹‹ Erano disperati. Non li voglio giustificare, ma l'essere umano è in grado di provare qualsiasi cosa, senza guardare in faccia nessuno, pur di ottenere dei risultati ›› chiuse un attimo gli occhi, poi li riaprì ‹‹ ecco perché erano arrivati ad utilizzare i bambini per i loro test ››

‹‹ Bambini? ›› nella mia mente, immediatamente, si palesò la faccia del bambino all'interno del labirinto. Mal concio, denutrito... e subito realizzai, ancor prima che Nathan spiegasse.

‹‹ Conducevano esperimenti atroci sui bambini ››

‹‹ L'immagine che ho mostrato a Thomas e Newt riguardavano questo, oltre che schemi sulle fasi e su ciò che accadeva nel vostro appartamento ›› la porta dell'ascensore si aprì, e Nathan uscì, facendoci cenno di seguirlo.

‹‹ Preferisco mostrartelo direttamente di persona, però... ti spiego ›› i corridoi che stavamo attraversando erano tutti completamente illuminati. Non c'era segno di finestre o chi sa che. Sembrava di stare in un infinito corridoio d'hotel (per quello che potevo ricordare di un hotel). Tante porte una attaccata all'altra, una moquette rossa sotto i nostri piedi e delle pareti color legno.

‹‹ All'interno dei loro laboratori hanno un sacco di bambini, per lo più legati e mal nutriti. Alcuni vengono dati in pasto ai loro mostri, per vedere se in determinate circostanze il virus si ribella al punto di portarli ad uccidere i mostri, o sviluppare capacità in grado di combattere. Altri vengono sottoposti a cicli giornalieri di punture con il virus, per vedere se il corpo reagisce creando una sorta di immunità, ad alcuni viene prelevato qualcosa, ad alcune bambine (o ragazzine), viene indotta una gravidanza per poi iniettare il virus e vedere se, in quel modo, il bambino nasce immune, perché nato già esposto al virus. 2 bambini su 20 sono nati immuni, altri sono malati sin dalla nascita o nati morti ›› si fermò di fronte ad una porta ‹‹ questi sono solo alcuni esempi. In quelle stanze abbiamo visto lo schifo dello schifo ››

‹‹ Non sono sicura di voler vedere con i miei occhi questo genere di cose ›› avevo la voglia di vomitare solo a sentirlo con le mie orecchie. Non potevo credere a quello schifo. Non volevo.

E dire che ero nello stesso posto in cui accadevano quelle cose. Sotto il mio stesso tetto.

E non ne sapevo niente.

Nathan, che era pronto ad aprire la porta, ritrasse la mano ‹‹ se non vuoi, non ti costringo ››

‹‹ No.. non voglio ›› sarò suonata egoista, forse. Ma non volevo.

Avevo seriamente i brividi lungo tutto il corpo.

‹‹ Va bene ›› guardò Huan, come se stesse cercando un consenso da parte sua. Lui annuii, passandosi una mano tra i capelli, e prese parola.

‹‹ Avete scoperto qualcosa? ››

‹‹ Su chi, in particolare? ››

‹‹ La posizione degli altri. Abbiamo esplorato un pezzo della zona bruciata, mentre venivamo, ma non abbiamo trovato nulla ››

‹‹ Si sono spinti molto oltre la zona che avevamo previsto. L'Hae ha nuovamente spostato il loro punto di ritrovo. Anche in questo si è differenziata dalla C.A.T.T.I.V.O.. Quando loro ›› mi indicò col capo ‹‹ hanno affrontato la zona bruciata, il punto del porto sicuro era già stabilito ››

‹‹ Abbiamo affrontato la zona bruciata? ››

‹‹ Ovviamente sì ›› rispose, scuotendo le spalle per farmi capire che, in quel momento, non era una domanda appropriata ‹‹ qualcosa deve averli spinti ad allungare ulteriormente la prova. In questo momento ci sono delle persone che stanno muovendo dei droni in zona per trovarli. Non penso ci metteranno più di qualche ora, sempre che la tempesta di sabbia non decida di colpirci ››

‹‹ Che abbiano scoperto qualcosa? ››

‹‹ Dubito, nessuno di loro ha fatto un esame del sangue. Si stanno limitando al cervello. Continuando sulla cianografia della C.A.T.T.I.V.O.. Non hanno capito che il virus, qui, attacca anche il sangue ›› ecco, quindi, quella famosa differenza ‹‹ o, se l'hanno capito, escludono anche ph della pelle, organi, muscoli e occhi. Hanno fatto un bel casino col virus, e non lo stanno monitorando per niente. Probabilmente è per questo che hanno allungato il percorso... dobbiamo trovarli prima che decidano di allungarlo ancora, o tutti i soggetti moriranno strada facendo. Questo posto è pieno di mutati e malati ››

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