Capitolo 21
[- 12 ORE]
La casa era totalmente un mortorio senza di loro.
Non c'era più nulla di quello che utilizzavano. Non c'erano più le loro sedie, armadi... niente. Avevano portato via ogni cosa.
Era come se non avessero mai vissuto in quell'appartamento.
Ma la vita andava avanti, no? Ed i giorni passavano. Più lenti, ma passavano.
Era passato un mese ormai. Il computer era pieno zeppo di dati. Tutti uguali. O meglio, c'erano alcune cose che cambiavano, ma sostanzialmente per lo più i dati erano uguali e si ripetevano di continuo.
Non capivamo ormai nemmeno il motivo per cui continuavamo a guardarli e studiarli. Alla fine i risultati cambiavano di rado e mai in modo radicale, o comunque con qualche significato preciso e rilevante.
Era notte, ed era giunto finalmente il motivo di andare a dormire.
Per quanto ci fossero i nostri due letti e le nostre due stanze, Io e Teresa avevamo optato per dormire insieme, unendo i letti nella stanza più grande, così da colmare quell'enorme silenzio e vuoto che già regnava nella casa.
Era dura stare completamente sole, dopo che comunque, ormai, eravamo abituate al casolare... o comunque ad avere qualche persona in più. Dormire sole nelle camere da letto era fin troppo silenzioso.
‹‹ Qualcosa di nuovo? ›› domandai, cambiandomi i vestiti per infilarmi nel pigiama. Teresa era già a letto, e reggeva in mano un libro trovato nella libreria. Qualcosa di leggero, a detta sua, che l'aiutava a riposare la testa dopo tutti quei dati.
‹‹ Niente di troppo sconvolgente. Almeno ora non si tratta più di guardare solo il labirinto. Ma onestamente non capisco cosa stiamo osservando adesso. Anche Thomas è confuso ››
‹‹ Non ve l'hanno detto? ›› corrugai la fronte, camminando verso il letto per poi sedermi sul bordo. Io e Newt sapevamo che ora stavamo guardando i dati raccolti dalle scacertole nella radura. Perché per loro, invece, era rimasto un segreto?
‹‹ No... non ce l'hanno detto. Sappiamo solo che sono file delicati che non possiamo modificare ››
‹‹ Altrimenti? ››
‹‹ Non ci hanno detto le conseguenze, e non vogliamo rischiare ››
‹‹ Non lo trovate... sospetto? ›› sapevo che Teresa non era stupida. Ero certa che sia lei che Thomas stessero cercando di venire a capo della questione.
‹‹ Abbastanza, ma... d'altronde non abbiamo molta scelta, no? Siamo rinchiusi come topi da laboratorio. Cosa possiamo fare se non lavorare ? ››
Non aveva tutti i torti ‹‹ e comunque, anche sapendo cosa stiamo facendo, non abbiamo scelta che continuare a farlo. Se ci rifiutassimo di lavorare chi sa che cosa sarebbero in grado di fare a ... ›› si zittì, ma bastò a farmi capire cosa volesse dire. Non era un rischio disposta a correre.
L'ultima cosa che voleva fare era fare del male a Thomas. Quella distanza era troppo pesante...
Inspirai. La capivo, e lei lo sapeva.
‹‹ Voi avete un piano? ››
‹‹ Che piano? ›› chiese, sollevando appena lo sguardo ‹‹ non c'è nessun piano ››
‹‹ Vorresti dirmi che due cervelloni come voi non hanno minimamente pensato ad un piano su come distruggere la barriera? ››
‹‹ Quella barriera è fatta con una sostanza simile a quella dei dolenti. È morbida, ma quando entra in collisione con qualcosa – qualsiasi cosa – s'indurisce. È fatta per evitare le invasioni ed evasioni ››
‹‹ Quindi... non avete nessun piano, uhm? ›› la guardai attentamente, aspettando una sua qualsiasi reazione.
Sospirò, scuotendo la testa ‹‹ Thomas vorrebbe corrompere una guardia in qualche modo, ma allo stesso tempo sa benissimo che non è possibile farlo. Quindi vuole trovare un modo per uscire dalla stanza ed esplorare il posto ››
Non c'era concesso fare nemmeno quello. Non c'era concesso allontanarci dalla propria stanza.
Non c'era concesso vederci. Non c'era concesso fare niente, se non parlare telepaticamente.
Ora i nostri due appartamenti, che erano già lontani e divisi da corridoi vari, in tutto circa 11 minuti di camminata, erano ulteriormente divisi.
Al centro perfetto del corridoio principale che conduceva all'appartamento l'uno dell'altra, avevano eretto un enorme muro spesso e trasparente. Tutto per assicurarsi che fossimo divisi. Il fatto che fosse trasparente era, per loro, una dolce tortura evidentemente. Anche se fossimo riusciti ad uscire dai nostri rispettivi appartamenti per correrci incontro, potevamo vederci, ma non toccarci.
Potevamo parlare, ma non sentirci, se non telepaticamente.
Tenendoci chiusi in casa eravamo fuori dal contatto visivo... ma era comunque una tortura.
[ -10 ORE ]
‹‹ Liz... sei sveglia? ›› la voce di Newt risuonava nelle mie orecchie proprio come se fosse nella stanza, alle mie spalle.
Capitava ormai abbastanza spesso di finire col concederci qualche attimo di chiacchierata fuori dal lavoro. Piccole pause meritate.
Facevo in modo di assicurarmi che non perdesse la lucidità in quel modo, ed oltretutto la sua voce riusciva a rilassarmi i nervi e farmi smettere di pensare al fatto che non fossimo altro che topi da laboratorio.
‹‹ Sì. Non riesco a dormire. Non riesco a smettere di pensare ››
‹‹ Siamo in due ››
‹‹ Tu dorresti riposare, invece ››
‹‹ Solo perché sto per diventare uno spaccato non significa che debba necessariamente mettere un freno alla mia insonnia ›› scherzava. Si capiva dal suo "modo" di parlare... ma non volevo comunque pensare a quell'immagine. Volevo continuare a vederla come una cosa impossibile e lontana.
‹‹ Non lo diventerai. Ma comunque non è per quello. Hai lavorato più di me ››
‹‹ Sono una macchina da lavoro inarrestabile ›› ironizzò. Lo eravamo tutti.
Inspirai, stringendo il cuscino.
‹‹ Non riesco a smettere di pensare a quello schifo di muro ››
‹‹ Ti piace così tanto? ››
‹‹ Mi fa veramente ribrezzo. Ricordi quando l'ho toccato? Era come... gelatina, ma anche premendo non riuscivo ad oltrepassarla ››
‹‹ Ha comunque una piccola parte solida al suo interno. Io e Thomas l'abbiamo studiata ››
‹‹ Come? Avete trovato i file della costruzione? ››
‹‹ Sì, diciamo così. A Thomas è arrivata una mail con quelli al suo interno, c'era scritto di studiare bene la composizione e migliorarla ››
‹‹ Capisco... pensi che prima o poi ci permetteranno i riunirci tutti e quattro? ››
‹‹ Non lo so... spero di sì. Magari una volta terminata questa storia dell'esperimento del muro ››
‹‹ A voi hanno detto quando finirà? ››
‹‹ No. Comincio a sospettare che non finirà mai. Ho sentito la guardia parlarne, e nemmeno loro sanno a cosa serve di preciso. Forse per testare quanto è potente la telepatia, o forse semplicemente serve seriamente per assicurarsi che noi restiamo separati. O magari è per assicurarsi che una volta impazzito non tenti di ammazzarli ››
‹‹ Sei sempre così pessimista, uhm? ››
‹‹ Prova a darmi torto ›› non potevo nemmeno provarci, perché aveva tutte le ragioni per esserlo.
‹‹ Sono sicura non sia per quest'ultima cosa. Non avrebbe senso, avrebbero separato anche Thomas... ››
‹‹ Vai a capire cosa frulla per la testa di questi rincaspiati... magari hanno preso quest'appartamento come se fosse un'arena e quello che sopravvive diventerà il nuovo inseminatore dell'umanità, così che prosperi e crei tanti altri piccoli muni. O infetti. Dipende da chi sopravvive tra me e Thomas ››
‹‹ Newt, smettila... vedrai, è solo per vedere quanto è forte la nostra telepatia ››
‹‹ Bene... perché non voglio prendermi la responsabilità di condannare i miei figli a questa vita del caspio dove vai a dormire col pensiero che non sai se, una volta sveglio, sarai ancora in te ››
‹‹ Newt.... ››
‹‹ Forse dovrei chiedere agli scienziati di castrarmi o cose così. Non tutti quei laboratori avranno pur qualcosa che fa al caso mio ››
‹‹ Vuoi smetterla con le fesserie? ››
‹‹ Sono serio... io vorrei anche avere una famiglia, magari, un domani... ma se averla significa condannarla, allora meglio di no ››
Non sapevo cosa rispondergli. Anche io, fossi in lui, probabilmente la penserei allo stesso modo.
Ma lui, come Thomas, Teresa, Minho ed Eva per me... erano una famiglia. La mia famiglia.
Strinsi i pugni. Non avevo dimenticato Minho ed Eva, ed il pensiero che non sapessi minimamente dove fossero.... era agghiacciante.
‹‹ Ti capita mai di avere la sensazione che il tempo scorra troppo velocemente? ›› domandò Newt di colpo.
Sì. Avevo spesso quella sensazione, ed ero sicura di averla avuta anche in passato. Quella sensazione di impotenza di fronte al tempo. Come se dovessi essere una semplice vittima del fato... una marionetta.
‹‹ Sì... ›› anche in quel momento era così. Strinsi, un'altra volta, la mano contro il cuscino. Inutile. Mi sentivo inutile.
‹‹ Io ho la sensazione che il tempo stia per scadere... e non so precisamente il perché. Il tempo di cosa, poi? ››
‹‹ Sarà semplicemente lo stress, Newt... te l'ho detto, hai bisogno di riposare ››
‹‹ No, non è semplicemente un problema di stress... questa sensazione è più forte da quando è arrivata una mail a Thomas ››
‹‹ La mail del muro ››
‹‹ No, un'altra. Non ho idea di cosa dicesse. Non me l'ha fatta leggere ››
‹‹ Domani mattina prova a chiederglielo ››
‹‹ Già... sì, lo farò ›› prese una pausa di qualche minuto, e pensai quasi che stesse per addormentarsi ‹‹ sono felice che tu sia qui ››
sgranai gli occhi. Ancora quella sensazione di calore nel cuore. Avrei voluto seriamente essere lì con lui.
‹‹ Anche io ››
‹‹ Quando non avremo più il muro... voglio riuscire a portarti fuori da questo posto ››
‹‹ Mi stai chiedendo un appuntamento, Newt? ››
‹‹ Ti sto dicendo che voglio fuggire da qui con te ›› poi, come, come se la frase gli sembrasse strana, si corresse rapidamente ‹‹ e gli altri, ovvio ›› o meglio, specificò.
‹‹ Ci riusciremo... vedrai... ››
‹‹ Già... ora provo a dormire. Buonanotte Liz ››
‹‹ Buonanotte, Newt... ›› C'erano così tante cose che avrei voluto dirgli, e sentivo che c'era qualcosa in più da dire anche da parte sua. Probabilmente erano solo dei miei stupidi pensieri o desideri.
O paura, forse... ma cosa poteva fare così tanta paura a qualcuno che aveva affrontato la morte faccia a faccia, in quel labirinto? Lasciai che il mio corpo si abbandonasse al sonno, sperando che in quel modo riuscissi a spegnere i miei pensieri.
[ -20 Minuti]
‹‹ Buongiorno ›› mugugnò Teresa. Si era alzata inspiegabilmente tardi, ed il suo aspetto era più trasandato del solito.
Mi ero svegliata per prima, forse per via del mio essere rimasta sveglia fino a tardi.
Il suo viso era scavato da occhiaie, ed il mio passo, quella mattina, era un po' più lento.
Sarà forse il cambio di stagione – che non sapevo che stesse cambiando? –, o forse l'appetito che attanagliava lo stomaco?
Era stata una mattinata più pesante del solito, ed era cominciata fin troppo tardi.
‹‹ Hai sentito i ragazzi, oggi? ›› chiese Teresa. La sua voce era assonnata
‹‹ No, non ho ancora sentito Newt. Perché? ››
‹‹ Thomas non mi ha svegliata e non mi ha dato il buongiorno ›› trascinò i piedi fino al frigorifero, aprendolo pigramente per poi tirare fuori un cartone di latte ‹‹ è strano. In genere è lui a svegliarsi per primo ››
‹‹ Magari non – ››
‹‹ Liz! Uscite! Uscite da quella stanza! ››
‹‹ Eh? ››
‹‹ Che succede? ›› chiese Teresa, corrugando la fronte mentre versava il latte nella tazza di fronte a sé e cominciava a bere.
‹‹ Newt ha detto di uscire ››
‹‹ Mi hai capito benissimo! Uscite! ›› continuò Newt. La sua voce rimbombava nella mia testa. Stava gridando, e riuscivo a percepire tutta la sua preoccupazione. Traboccava limpida come l'acqua di sorgente ‹‹ Muovetevi! ››
‹‹ Teresa sta facendo colazione, perché tutta questa fretta? Non possiamo uscire, oltretutto. Ci sono le guardie, Newt ››
‹‹ Toglile la tazza. Liz, non farla mangiare, non farla bere, uscite e basta, okay? Correte verso la parete, trov – ››
Teresa crollò a terra, rovesciando la tazza che si ridusse in mille pezzi a contatto col pavimento.
‹‹ Teresa! ›› la chiamai, ma lei giaceva con gli occhi chiusi. Le sue labbra cominciarono ad assumere una colorazione violacea. Tutti in pochi attimi.
Mi avvicinai rapidamente a lei, sollevandole di poco il busto. Le occhiaie erano violacee quasi quanto le labbra. Afferrai la tazza e controllai il contenuto. Niente. Era latte. Avvicinai la tazza al naso per provare a sentirne l'odore. Niente di sospetto. Ero tentata di assaggiarlo, ma non ero idiota fino a quel punto ed il mio istinto di sopravvivenza era decisamente più forte della mia curiosità.
‹‹ Teresa è – ››
‹‹ Morta? ››
‹‹ Svenuta... credo. Respira ancora ››
‹‹ Merda. Tu come stai? Capogiri? Riesci a camminare? ››
‹‹ Sì, ci riesco ›› mi sollevai, sollevando con me anche Teresa, facendole passare un braccio attorno al mio collo. Pesava, okay... ma capivo che forse era il caso di seguire le istruzioni di Newt.
‹‹ Liz, ascolta attentamente ciò che ti sto per dire. Sappiamo il perché del muro. Hanno fatto passare, giorno dopo giorno, del gas nei vostri condotti dell'aria. Tra meno di 15 minuti ne libereranno una grossa dose ››
‹‹ Gas? ›› avanzai verso la porta. Il pavimento cominciò ad ondeggiare, ma cercai di tenere l'equilibrio.
‹‹ Gas col virus, sì. Ma questo è diverso, è frutto del laboratorio sperimentale. O ti infetta o ti ammazza, funge anche da potente veleno. Voi siete muni, il virus non può infettarvi, quindi... ››
‹‹ Perché? ›› non riuscivo a girare la maniglia. Scivolava. Non riuscivo a sbloccare la porta con la carta. Non riuscivo a trovare il modo per aprirla.
‹‹ Il test... è questo. Rimani con me. Resta concentrata. Vorrei dirti di non respirare ma è impossibile non farlo per tutta la strada, moriresti ancor prima di raggiungere il muro... quella dose, però, se non esci subito da lì ti farà morire di agonia. Teresa ha mangiato, quindi in lei è già sotto l'effetto soporifero... la seconda fase sono i dolori, la terza il mal di testa, come se ti stessero sciogliendo il cervello, ed il quarto emorragia interna ed infine... ›› Ed io dovresti restare calma? Era più facile a dirsi che a farsi... mi stava prendendo un panico assurdo.
‹‹ Quanto tempo dura la fase soporifera? ››
‹‹ Non lo so, penso vari da individuo ad individuo ››
Bene.
Inspirai, cercando ancora di aprire la porta. Ora cominciava a muoversi anche la maniglia. Era nauseante.
Scossi la testa, cercando di concentrarmi.
‹‹ Perché tutto questo? ›› Forse sapevo già la risposta, ma dovevo trovare un modo per restare concentrata.
‹‹ Vogliono che assistiamo alla vostra morte senza poter fare niente per aiutarvi. Vogliono vedere cosa prova il cervello quando effettivamente sei completamente impotente di fronte agli avvenimenti come questi, sopratutto quando riguarda le persone a cui teniamo ››
Perché? Questo era giocare con la vita delle persone. Questa non era una cosa umana.
Non che fossi seriamente stupita di una cosa simile... bastava pensare a quella trappola mortale che era il labirinto... Inspirai in modo isterico. La mano mi tremava dal nervoso che stavo accumulando
‹‹ Newt... la porta non si apre... ››
‹‹ Non c'è nessuno che la blocca. Hanno completamente sgomberato la vostra area. Deve aprirsi per forza ›› Aveva il tono di voce di chi stava cercando di convincere sé stesso. Cercava di rimanere calmo.
‹‹ Ci sto provando, ma non – ››
Si sentii il "clack" della porta sbloccarsi. Feci un passo indietro, aspettandomi che si aprisse e qualcuno entrasse in stanza.
Ma niente.
La aprii, affacciandomi. Il corridoio era vuoto.
‹‹ Si è aperta ››
‹‹ Mancano 11 minuti... corri ›› Il tempo necessario a raggiungere il muro.
‹‹ Ti prego, Liz ... non morire. ››
[ - 0 minuti ]
Newt aveva ragione. Non c'era nessuno nei corridoi. Era tutto silenzioso, tutto apparentemente normale. Raggiungere quella parete fu troppo semplice. Le gambe mi facevano male. Il corpo di Teresa era pesante, ma feci il possibile per raggiungere in fretta quel muro. Non sapevo quanto mancava.
Newt era lì, con Thomas alle sue spalle che reggeva in mano un fucile a scariche elettriche.
Mi fissava, ma io lo vedevo sfocato.
‹‹ Come ti senti? ››
‹‹ Stanca... e non vedo bene. È tutto sfocato ›› forse avrei dovuto mentire ‹‹ qual è il piano? ››
‹‹ Spareremo contro il muro finché non imploderà per il sovraccarico di corrente. Abbiamo già sparato dei colpi, e ci siamo procurati 4 fucili con cariche elettriche ››
‹‹ E le guardie dove sono? ››
‹‹ Abbiamo aperto la porta con facilità... abbiamo notato che non c'era nessuno nemmeno da noi. Non lo sappiamo, ma abbiamo trovato questi cosi nella stanza delle guardie vicino all'appartamento ›› poggiò la mano sul muro ‹‹ e non m'interessa nemmeno sapere dove siano. Spero siano crepati quei bastardi ››
Poggiai la mano a mia volta, poi, pochi attimi dopo, vidi Thomas mirare contro il muro.
Dal labbiale intuì che stesse dicendo un "allontanatevi" e così feci, reggendo saldamente Teresa.
Poco dopo lo sparo, l'intera parete si colorò di saette gialle e blu. Affascinante, ma i miei occhi ne risentivano sempre di più. Sentivo le forze abbandonarmi lentamente, ma dovevo tenere duro.
Ogni tanto il corpo di Teresa veniva scosso da tremiti.
Thomas continuava a sparare contro la parete.
Un colpo... due colpi... tre colpi....
Teresa di svegliò. Era confusa, e solo in quel momento notai che la sua pelle era imperlata di sudore.
‹‹ Il muro...? ›› era confusa. La voce impastata. Strizzava gli occhi, ma non si lamentava.
‹‹ Che succede? ›› chiese, ancora confusa ‹‹ quello è Thomas? ››
‹‹ Ci vedi? ››
‹‹ Discretamente... ho mal di testa... e mi fanno male le gambe, ma perché siamo nei corridoi? ››
‹‹ L'Hae a quanto pare ci ha avvelenate tramite i condotti dell'aria... ››
‹‹ Ho voglia di vomitare ›› lo disse con una tale calma che sembrava essere morta già a priori. Le sue occhiaie erano ancora ben visibili, le labbra praticamente nere come se si fosse messa del rossetto e la pelle pallida.... più pallida del solito pallore di Teresa ‹‹ sto morendo, quindi? ››
‹‹ No... no! Thomas e Newt stanno cercando di far saltare in aria la parete. Ce la faranno, vedrai! ››
‹‹ Con delle misere scariche elettriche? Patetico anche per loro ›› diede un colpo di tosse ‹‹ un patetico tentativo di liberarci da qui ›› si diede una piccola spinta, sperando che in questo modo potesse rimanere in piedi. Cadde a terra in ginocchio, a peso morto, e sbatté il viso. Un altro colpo di tosse. Il muro continuava ad illuminare la stanza con le saette. Ora anche Newt aveva cominciato a sparare. Teresa diede un colpo di tosse. Uscì del sangue dalla sua bocca.
Si trascinò fino al muro, poi ci poggiò sopra la mano ‹‹ vedi? L'elettricità non ci tocca. Stanno elettrificando solo la loro parte, ma senza fargli nulla. È immune a questo genere di cose. La materia l'assorbe, le particelle si allargano e muovono, ma torneranno tutte al loro posto una volta che avranno smesso di sparare. S'induriranno per qualche tempo, e poi... fine. Punto e a capo. E asciugati il naso, sta sanguinando ›› non me ne ero resa conto, ma... che importanza aveva?
Mi avvicinai al muro a mia volta, poggiandoci la mano una seconda volta.
Il tempo era certamente scaduto, ormai. Gli effetti detti da Newt poco fa non arrivarono. Forse era tutto sbagliato. Forse quel virus era diverso, o forse ci eravamo ammalate.
Sentivo dei dolori, in realtà, ed il sapore di metallo... ma niente di più. Il sangue fuoriusciva dal naso, ma tutto sommato... stavo bene.
Thomas e Newt abbassarono i fucili. Erano palesemente sudati. Forse quei cosi pesavano.
La mia vista era appannata, ma vedevo di fronte a me l'immagine del ragazzo biondo, che si avvicinava al muro.
M'inginocchiai.
Dovevo essere uno spettacolo osceno. Sentivo il sangue gocciolare sul pavimento, seppure con un suono distorto. Non sapevo nemmeno da dove stava uscendo, ma sentivo tutto il volto umidiccio.
Il muro al tatto era freddo, sembrava giaccio. Teresa aveva ragione. Si era indurito, ma non si era scalfito.
Non vedevo più Thomas, vedevo solo Newt, in modo sfocato ed impreciso.
Intravvidi un sorriso amaro. Sentivo in lontananza la sua voce nel mio cervello, insieme ad altri mille suoni simili a dell'acqua che scorre. O meglio, era come fossi all'interno dell'acqua.
‹‹ Ti prego, ti prego, non morire... ›› poggiai la fronte contro il muro. Il sapore del sangue che mi allagava la bocca cominciava persino a nausearmi ‹‹ ti prego... ›› cosa poteva uccidermi veramente, dall'interno, se quel momento? Forse ero morta ed ancora non lo sapevo. No... anzi, non lo ero ancora. Meglio morta, però, che in quel limbo in cui non potevo fare niente, se non guardare – per quel poco che vedevo – e sentire in lontananza la preghiera di Newt.
Chi era inutile in quel momento? Poteva esistere sulla terra qualcuno di più banale ed inutile di me? Dietro una parete. Chiusa in una casa ad 11 minuti di distanza da coloro che ritenevo l'unica famiglia mai avuta, e non ero stata in grado di fare niente per evitare che collassasse al suolo come stava collassando il mio corpo. Girai lo sguardo verso Teresa. Ora eravamo più vicine che mai. Ora toccavo il pavimento con tutto il corpo, ma non ero morta.
Pregavo qualsiasi Dio di portarmi via la vista. Teresa era lì, accasciata in preda a spasmi ininterrotti. Vedevo Thomas dall'altra parte del muro che gridava e tirava pugni. Le sue nocche insanguinate.
Mi sforzai di girarmi un'altra volta. Anche Newt dava pugni con entrambe le mani. Schizzi di sangue contro la parete trasparente.
Mi sentivo stupida. Inutile. Triste per avergli reso la vita un inferno... per fargli vivere quell'inferno.
‹‹ Me lo ricordo ›› pensai tra me e me ‹‹ me lo ricordo, quel giorno ››.
Ma che senso aveva ricordare ora quel giorno?
Quando sentii il mio stesso battito cardiaco accelerare, mentre Newt, chino, mi teneva tra le sue braccia. Aveva gli occhi lucidi anche quel giorno, ma oggi piangeva.
Quel giorno, come oggi, guardarlo negli occhi e non avere abbastanza forze per dire anche una sola parola era la tortura peggiore che un essere umano, o un essere dalle sembianze umane, potesse infliggermi. Cosa era cambiato oggi, rispetto a quel giorno?
Quel giorno la sua voce tremava, cercava di farsi forza, ma ogni suo singolo gesto tradiva il panico che cercava di trattenere.
m'implorava di non abbandonarlo, quel giorno... parole chiare ancora oggi "No, no, no, no... Liz... ascolta la mia voce.".
Ma poteva toccarmi. Potevo provare conforto nel suo tocco, non solo nella sua voce. Ora avevo solo lo spettro di questa, ed un vago ricordo delle sue mani sulle mie guance.
Quante volte mi aveva vista morire? Quanto tempo durerà ancora questa tortura?
Perché questo mondo era così crudele? Cosa avevamo fatto di male?
Poggiai ancora la mano contro il muro. Non lo sentivo. Non sentivo la sensazione di freddo che mi dava prima. Sentivo solo la pressione del tocco. Il buio prendeva lentamente il sopravvento della luce sfocata, poi un altro colpo di tosse. Il buio. Un suono assordante. Non sentivo più niente. Non sentivo calore. Non sentivo pressione. Non sentivo sollievo, dolore, pace, odio, rancore... niente.
Era tutto buio.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro