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Capitolo 19

Ero inginocchiata, col cuore che batteva così forte da darmi la sensazione di capogiro ed il fiato corto. L'adrenalina era così tanta da darmi un senso di nausea, ormai. Ero confusa, e non sapevo nemmeno più dove rivolgere il mio sguardo.
I radurai mi guardavano con un senso di sollievo dipinto negli occhi, ed i miei amici, invece, respiravano a pieni polmoni. Erano i primi ad essersi uniti a quella catena umana, a quanto pare, mentre altre due persone tenevano ben saldo quel bambino, che aveva ancora un'aria persa e confusa. Era pallido in una maniera paurosa, ma onestamente una buona parte di me desiderava ardentemente buttarlo in mezzo alle spine.
La causa principale di quel martirio era lui... ed ero certa che, invece, Eva non si sarebbe data pace per l'accaduto.
‹‹ Scusa... ›› mormorai, guardando Minho. Lui inspirò, porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Mi sistemai la maglietta, ma era più che altro un gesto per non incrociare lo sguardo degli altri. Le mie gambe non avevano voglia di collaborare. Non sapevo dove andare, cosa guardare, a cosa appellarmi. Mi sentivo completamente disorientata.
‹‹ Forza, andiamo ›› disse Eva, andando a recuperare il bambino assieme a Minho ‹‹ prima abbandoniamo questa trappola mortale, meglio è. Non so voi, ragazzi, ma non mi fido a stare troppo vicino a quei ragni metallici ›› detto ciò, afferrò il bambino assieme a Minho e cominciarono a camminare.
Il punto è che nessuno si mosse ulteriormente. C'erano diversi sussurri tra le persone... le poche rimaste.
Anche senza cercare di capire le loro parole fu piuttosto chiaro e palese che nessuno di loro volesse camminare per rischiare la vita come prima.
Ciò che sperai io stessa che loro riuscissero a capire, era che non erta colpa di Eva. No. La colpa era di quel bambino.
Ma la domanda sorse spontanea anche a me...
‹‹ Dove? Dove vuoi che andiamo? ›› domandai, corrugando la fronte. Improvvisamente, gli sguardi di tutti i radurai caddero su di me ‹‹ tornare indietro, Eva... sul serio? Non ricordi com'era quel posto? I Goemul sono sicuramente ancora lì ad aspettarci! Torniamo lì senza un piano? Praticamente è come chiederci di andare al patibolo! ››
‹‹ Hai un'idea migliore? Perché rimanere qui aspettando che l'oscurità piombi totalmente su di noi è più o meno la stessa cosa! ››
Altri sussurri alle nostre spalle.
‹‹ Però... ›› cominciò Teresa ‹‹ la cosa più saggia da fare, è effettivamente tornare indietro ››
‹‹ Morirete ›› disse il bambino ‹‹ per certo ››
‹‹ Sta zitto. Questo casino è solo colpa tua! ›› sbottò Eva, ringhiando, praticamente, contro il bambino. Era pallido... pallidissimo. Quel suo occhio violaceo era ancora più acceso in tutto quel pallore.
Solo in quel momento cominciai effettivamente a pormi delle domande su di lui.
Era stato tradito dai "creatori", quindi...
Quelle parole mi sembravano così familiari, ed allo stesso tempo diverse. Tradito da qualcuno di cui si fidava.
‹‹ Sentite... l'unica soluzione, comunque, è continuare ad avanzare. Eva ha ragione. Tornare alla radura è l'unica soluzione fattibile. Da lì, semplicemente, faremo ciò che era giusto fare sin dall'inizio ›› continuò Teresa ‹‹ ovviamente, come ha detto Elizabeth, andare lì senza un piano è un suicidio. Per cui cammineremo e penseremo tutti assieme. Siamo abbastanza cervelli da poter elaborare un piano decente... dobbiamo solo collaborare tutti assieme. Nessuno dei qui presenti vuole morire. So che sembra una missione impossibile, ma.... possiamo farcela. Ne sono sicura ››
Le parole di Teresa sembrarono smuovere, in effetti, qualcosa.
I borbottii chiaramente erano contrastanti.... ma almeno, ora, cominciammo a camminare.

Il labirinto, in ogni caso, era sempre più tetro e pieno di suoni tutto meno che rassicuranti.
Minho, Thomas ed Eva rimasero davanti a noi per guidarci.
Ovviamente, cercammo di fare ciò che aveva suggerito Teresa, ma... in tutta onestà, non ricavammo molto. Una zuppa di cose confuse.
Qualcuno doveva correre dentro, andare nell'albero, mettere la password, tirare la leva e poi tornare indietro per poi andare chissà dove... o una cosa così.
Ma avevamo trovato almeno dieci cose che non andavano bene in quel piano, tra cui il "nessuno vuole fare la persona suicida" e "sì, ma poi dove andiamo?".
E si continuava a discutere abbastanza accesamente, e spesso partivano insulti persino abbastanza pesanti.
Nel frattempo, la mia attenzione era sempre concentrata su quel bambino. Sembravo una predatrice.
Lo guardavo con quel suo corpo minuto, e notavo che c'era qualcosa di troppo spento in lui.
Troppo. Camminava strisciando i piedi, totalmente rassegnato alla fine preannunciata da Eva.
‹‹ Sembra una scena già vista ›› disse di punto in bianco Newt, inspirando.
Alzai lo sguardo verso di lui. Mi girava attorno come un cane da guardia, controllando che stessi bene. Non lo diceva, faceva finta di niente, ma per me era una cosa piuttosto palese.
‹‹ Che cosa? ›› chiesi, riportando lo sguardo sul bambino
‹‹ Il modo in cui Jinho viene trascinato verso la sua fine. Sono certo di aver già visto, in passato, una scena simile ››
‹‹ Già... anche io ››
‹‹ Mi chiedo ormai quanto siano oscuri tutti i miei ricordi ›› fu quasi un mormorare tra sé e sé. Una riflessione a voce alta. Ma era quello che effettivamente ci domandavamo tutti quanti.
‹‹ Io, invece, ora come ora mi chiedo quale sia la vera natura di quelle cicatrici. Perché è così malconcio? E se, uscendo da questo inferno, ci fosse un inferno ben peggiore? Insomma... pensaci un attimo. Quell'uomo era come un morto vivente! ›› poggiai le mani attorno al volto ‹‹ quell'immagine è quasi riuscita a farmi passare la voglia di abbandonare questo posto ››
‹‹ Penso che sia quello che vogliono i creatori ››
‹‹ Ehi, voi due, la smettete di brontolare qui dietro? Mi state facendo venire i complessi! ›› sbuffò Minho ‹‹ cervelloni ››
‹‹ Ehi, sentite, io propongo di mandare il bambino a mettere la password e fare tutti quei cosi strani di cui stavate parlando prima ›› disse qualcuno alle nostre spalle
‹‹ Il bambino? ›› chiesi, corrugando la fronte ‹‹ no! Insomma... ci ha traditi una volta. Nessuno ci assicura che non lo farà una seconda ››
‹‹ Questo schifo farà da esca per i Goemul ›› disse freddamente Eva ‹‹ deve andare una persona veloce e dai riflessi pronti. Uno dei mappatori, insomma ››
‹‹ Potrei andare io ›› disse Thomas ‹‹ sono in grado di farlo, insomma... ››
‹‹ Se dovessimo perdere te, certamente perderemo un grosso punto d'appoggio. Non credo che sia una buona idea, Thomas ››
Ma continuare a parlare di questo, ormai, era inutile. Fare la conta su cui mandare era una perdita di tempo.
Questo perché, una volta giunti di fronte a quella che un tempo era l'entrata, ci rendemmo conto che questa era ancora chiusa. Nessuno mosse un dito. Ci fu il gelo totale in ognuno di noi.
Poi, qualcuno rise in modo isterico.
Eravamo fregati... un'altra volta. Un buco nell'acqua.
‹‹ Moriremo... nel labirinto. Moriremo come dei topi ›› disse la stessa persona che rideva.
Nessuno disse niente... perché non c'era niente da dire.
‹‹ Ehi... ci sono altre uscite, giusto? ›› disse Eva, guardando Minho con la coda dell'occhio.
Lui annuì, ma sospirò ‹‹ sono troppo lontane da questo punto, ed anche raggiungendole, l'albero è altrove. C'è il rischio troppo grosso che anche mettendoci in marcia, o moriamo nell'andata o morirebbe Thomas nel tentativo di raggiungere l'albero. È un rischio troppo grande... ››
‹‹ È... è vero, ma, se non proviamo, noi – ››
‹‹ Eva, ascoltami. Ipotizza che riusciamo ad arrivare all'altra uscita sani e salvi, okay? Mandiamo Thomas all'albero, e muore divorato. Come possiamo sapere che è morto, e provare a mandare qualcun altro? E se morisse qualcun altro? ›› sul volto di Eva si dipinse la totale consapevolezza dell'errore che rischiava di commettere.
Il labbro inferiore cominciò a tremare. Avevamo fallito, ed ora eravamo in trappola.
Newt scosse la testa, battendosi rumorosamente le mani sui fianchi ‹‹ grandioso. Abbiamo qualche idea, allora? ››
‹‹ Beh... potremmo provare a tornare indietro e passare dal buco ›› azzardò lo stesso raduraio che suggerì l'utilizzo del bambino
‹‹ Intendo, un'idea che non ci faccia ammazzare in un nanosecondo ›› ribatté Newt ‹‹ non ci tengo ad essere spappolato da uno di quei ragni ››
‹‹ Personalmente mi sento completamente priva di idee... mi dispiace, ragazzi... è colpa mia ›› non poteva prendersi la colpa di tutto. In effetti quella situazione era tragica.
Eva lasciò il braccio del bambino, portandosi le mani tra i capelli. Aveva gli occhi lucidi, e riuscivo a capire il suo senso di fallimento. Ero certa di averlo provato anche io.
Forse, tutti lì in mezzo avevamo provato quello che lei stava provando in quel momento... ma, allo stesso tempo, non potevamo capirla. Sulle spalle aveva la vita di tutti noi. Ma non era colpa sua.
‹‹ Eva... ›› mormorò Teresa.
Thomas afferrò la spalla di lei, prima che potesse andare verso Eva. Non c'erano parole in grado di consolarla, in quel momento.
‹‹ Che casino... ›› mormorai
‹‹ In qualche modo ne verremo fuori ›› rispose Newt ‹‹ siamo tutti stanchi e scossi. In teoria dovremmo semplicemente dormirci su ››
‹‹ Dormire? Per avere gli incubi? Oh, beh... ›› sbuffai ‹‹ io sognerò di morire, dopo quello che ho passato ››
Newt mi guardò con la coda dell'occhio, assottigliando lo sguardo ‹‹ sogno allegro ››
‹‹ Meglio di altri, questo è certo. Ah... che caspio di situazione ›› sospirai.
Newt accennò un sorriso ‹‹ non sei credibile col linguaggio della radura, Pive ››
‹‹ Ho già sentito questa frase ›› brontolai, sollevando la testa ‹‹ ma chi se ne frega, mi viene naturale. ››
‹‹ Ma che caspio fai, sei impazzito?! Fermati subito, razza di rincaspiato! ›› gridò Minho.
Ci girammo verso Minho, cercando di capire il motivo della sua improvvisa reazione abbastanza nervosa.
Pensammo immediatamente che qualcuno dei radurai fosse impazzito di colpo e avesse cominciato a mangiarsi una gamba o cose così, dato il suicidio di massa avvenuto poco fa.
Ma, invece, si trattava del bambino.
Non gridava, ma si mordeva le labbra in maniera furiosa, mentre prendeva a testate il muro.
Lo avevamo mollato qualche attimo, sia Eva che Minho, ed ora prendeva a craniate il muro come un matto. Che fosse il trauma o cose così, non lo sapevamo.
Minho, così, cercò di fermarlo afferrandolo per le braccia e tirandolo, ma niente. Non si muoveva di un solo centimetro.
‹‹ Ehi, marmocchio, ti ho detto di ferm– ›› a quel punto, il bambino si allontanò, cominciando a gridare come un pazzo.
Il suo occhio, prima così violaceo, improvvisamente si aprì. Da esso fuoriuscì quella che sembrava essere una biscia completamente fatta di metallo, che si lanciò contro il muro di fronte al bambino.
Cominciò a percorrere il muro in direzione verticale, scalandolo con una velocità paurosa.
La striscia invisibile tracciata dal verme cominciò ad illuminarsi, ed il suono di una sirena risuonò in maniera assordante, portandoci a coprirci le orecchie.
Era fastidiosa, e sentivo le orecchie fischiare terribilmente. Per un attimo temetti di perdere l'udito a causa di questo.
Le mura cominciarono ad aprirsi, ed una luce bianca, calda... troppo calda, quasi scottante ed accecante si fece strada. Dovetti coprirmi gli occhi. O, almeno, così credevo.
Non mi resi conto di quello che stava

Quando aprii gli occhi, era tutto piuttosto confuso.
Quel posto... il rumore di una rampa che si sollevava... e Newt. Lui era lì, seduto su una poltroncina, che leggeva qualcosa.
‹‹ Se ne sono andati? ›› disse.
Cos'era quel posto. Perché eravamo lì?
‹‹ Sì ››
‹‹ E tu no... ›› sospirò. Dove dovevo andare? Da quel "Hans"? Chi era Hans? ‹‹ speravo che avessi cambiato idea, mentre li guardavi andare via ››
‹‹ Ti prego, non cominciare ›› sollevai gli occhi al soffitto ‹‹ non voglio discutere ulteriormente per questa storia ›› che storia? Di che stavamo parlando?
‹‹ Non capisci... ››
‹‹ Cosa c'è da capire? ›› allargai le braccia ‹‹ illuminami a questo punto! ››
alzò lo sguardo dal foglio, ma non disse una parola. Perché, quello sguardo, era così... sofferente?
Cosa diavolo stava succedendo? Nessuna risposta. Niente. Senon un sospirò pesantemente
‹‹ Lascia stare ›› disse, infine.
‹‹ Hai intenzione di ignorarmi per tutto il tempo in cui staremo chiusi qui dentro? ›› sbottai infastidita.
‹‹ vuoi che appenda dei festoni per tutta la berga con scritto "Elizabeth rimane con me qui su, che bello!"? ››
‹‹ No, ma.. ››
‹‹ Perfetto, allora basta. Ti ho già detto come la penso, non voglio più parlare di questo. ›› contrasse la mascella, riabbassando lo sguardo sul foglio per l'ennesima volta.
Non sapevo... non ricordavo.
Quello era un sogno, o un ricordo? Non potevo guardarmi attorno, ogni azione, ogni parola era già stata detta. Quindi... sì, il frammento di un ricordo.
Perché lo sentivo così carico di sofferenza? Cosa stava succedendo? Chi erano quelle due persone....?
Guardai Newt, seduto su quella poltrona.
Sapevo, dentro di me, che non era lui a parlare. Sapevo che c'era qualcosa di brutto, dietro quel dialogo.
Mi spezzava il cuore. Cosa avevamo passato io e lui? Cosa ci legava al punto dal portarmi a rinunciare a qualcosa?
Pochi istanti dopo, lui abbassò il foglio, corrugando la fronte e spostandosi una mano sugli occhi, prendendo un grosso respiro.
Stava per... piangere?
Mi sedetti sul bracciolo della poltroncina in maniera molto cauta, e mi poggiai al suo braccio, col mento sulla sua spalla.
Lo sentii prendere un grosso respiro, poi cominciò a sfregare le dita contro gli occhi.
Depositai un bacio sulla sua spalla.
Mi sentii il petto pesante, come se fossi improvvisamente carica di ogni sorta di preoccupazione. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma sapevo che... lui, era importante, ed io dovevo fare qualcosa per proteggerlo da... qualcosa di troppo grande per entrambi.
Poi si fece tutto sfocato, e fu come se qualcuno avesse accelerato il tempo.
Non riuscii a seguire il filo del discorso.
Si indicò il cranio. Il paragone con un'altalena difettosa.
Era preoccupato. Ma poi dissi qualcosa di carino, a quanto pare, e lo feci sorridere.
Si girò nella mia direzione. Aveva accennato un sorrisetto. Qualche altra parola, poi
‹‹ "Newt è un buon amico" ›› disse lui, che cercò di imitare il mio tono di voce
‹‹ Ehi, è vero, lo eri! ›› feci finta di imbronciarmi. Allora arricciò il naso, guardandomi dalla testai ai piedi.
‹‹ Mi stai dicendo che non lo sono più? ›› sollevò un sopracciglio.
‹‹ Forse ›› scrollai le spalle.
‹‹ Già, non sono più il tuo buon amico. ›› si alzò dalla poltroncina, porgendomi la mano poco dopo.
La presi e mi alzai. Mi tirò verso di sé. Ora era calmo. L'atmosfera era più leggera.
‹‹ Esatto, ora sei il mio migliore amico ››
‹‹ Sei rimasta sulla berga con me, perché sono il tuo migliore amico? ››
‹‹ I veri amici si vedono nel momento del bisogno, no? ›› gli feci l'occhiolino.
‹‹ Giusto ›› fece le spallucce, e legò le braccia attorno alla mia vita. L'ennesimo respiro profondo, poi poggiò il mento sulla mia nuca, ed io, invece, lo strinsi di più a me.
‹‹ Sai perché non ho insistito ulteriormente? ›› riprese Newt, sciogliendo l'abbraccio
‹‹ Perché tanto era come parlare con un muro? ›› risposi
‹‹ Anche. ma anche perché so' bene che tanto troveresti il modo di tornare qui. Sarebbe stato inutile. È ciò che avrei fatto io. ››Mi sfregai una mano contro il volto, inspirando.

I ricordi ora erano confusi... ma la puzza che sentivo... no, quella non lo era per niente.
‹‹ Dove...? ›› mormorai, confusa, prima di aprire gli occhi.
Un sogno... o un ricordo? Era confuso, ora. Però mi aveva lasciato l'amaro in bocca, ed una sensazione di vuoto.
Ero su una superficie fredda che... beh, vibrava. Aprii gli occhi. Apparentemente, ed abbastanza imbarazzata, notai di essere poggiata sulle gambe di Newt con la testa, e la schiena su quello che doveva essere il "pavimento" di un... furgone, credo.
Newt dormiva, ed una mano, invece, era stretta nella mia. Okay, ora ero ancora più confusa.
Tutti dormivano, in tutta onestà. Non c'era molta luce, se non un piccolo spiraglio che veniva dal soffitto.
Quanto tempo era passato? Dove eravamo diretti, ora? Eravamo salvi? Cos'era successo? C'era anche la metà di noi... ancora. Eravamo ancora di meno.
Mi sollevai lentamente, mettendomi seduta. Sperai di non svegliare il ragazzo, ma... a quanto pare non ero capace di una cosa del genere.
‹‹ Scusa ›› bofonchiai. Lui scosse la testa, sbadigliando. Il furgoncino si fermò.
‹‹ Dove siamo? ››
‹‹ Non chiedermelo, non so risponderti ›› disse, poggiando la nuca alla parete ‹‹ siamo svenuti tutti quanti e molti di noi – tra cui io – si sono svegliati già fuori dal labirinto. ››
‹‹ Quindi... avete visto l'esterno? ››
‹‹ No. Abbiamo visto una sorta di anticamera luminosa, ma poi ci siamo riaddormentati ››
‹‹ Quindi... non sai dove siamo diretti, giusto? ››
‹‹ Per quanto mi sia svegliato un paio di volte, no... non ho sentito niente, se non te che mi chiamavi, per cui mi sono avvicinato ›› non entrò nei dettagli... e non sono molto sicura di volerlo sapere. Diedi un colpo di tosse piuttosto finto e mi diedi una rapida occhiata attorno.
‹‹ dove sono gli altri? ››
‹‹ Credo che in fondo a destra ci sia Minho. Non mi sono guardato molto attorno, sinceramente ››.
Non avrebbe comportato a niente continuare a chiedere a Newt... non sembrava sapere niente.
Le porte del furgoncino si aprirono di colpo, ed ecco una luce fortissima che entrava. Ma sta volta era diversa. Era bianca, sì, ma... non bruciava.
Fuori dal furgoncino c'erano diversi uomini, tutti armati di maschera, tranne uno. Un signore parecchio.... formoso, diciamo così, che sorrideva in maniera fin troppo cordiale. Mi faceva venire i nervi.
Tutte le persone all'interno del furgoncino, in quel momento, colpiti da quella luce, si svegliarono. Erano tutti intontiti, e le domande non erano assenti. Borbottii, domande, dubbi, confusione... era tutto dentro quelle mura. Cose lecite e normali.
‹‹ Calmi, calmi. Siete al sicuro ora. Vi do il benvenuto, miei amati raggi di sole ›› disse. Sorrideva. Alzò le braccia, come se volesse quasi autoproclamarsi qualcosa ‹‹ voi... voi siete il futuro! Voi siete sopravvissuti. Il sole vi ha scelti. Siete speciali... tutti voi! Chi più, chi meno, ma siete il nostro futuro. Appartenete, tutti voi, ad un progetto più grande, che porterà la razza umana a sopravvivere e rinascere sotto la grande luce guidatrice dell'Hae.
Io sono Jung Seok, il capo di questo posto, ed il vostro salvatore e guidatore verso un mondo fatto di luce benevola. ››
Quel nome non mi era nuovo. Per niente.
‹‹ Forza, amici. Scendete pure, raggiungete i vostri compagni ››.
Tutto troppo cortese.
Ci fecero scendere, raggiungere i nostri compagni... c'erano tutti. Ci guidarono lungo un lunghissimo corridoio tutto illuminato ed arredato in maniera impeccabile, fino a giungere in una enorme stanza con delle tavolate cariche di cibo.
Ci fecero, quindi, mangiare, bene, rilassare... eppure, a me, quel posto non piaceva. Mi sentivo terribilmente a disagio, e nella mia testa non faceva altro che rimbombare il pensiero di "voglio andare a casa". Ma quale casa?
‹‹ Allora, vi state godendo questo momento? ›› era la domanda che ripeteva di continuo il signor Seok, mentre passava di tavolo in tavolo.
Era veramente troppo cordiale.
Sì, mi stavo godendo il cibo (era indubbiamente migliore della sbobba servita da Frypan), però c'era quel non so che di strano. Newt, che era accanto a me, sembrava avere lo stesso pensiero.
Mi guardai attorno, intanto, mentre mangiavo quella coscia di pollo che tenevo tra le mani come se fosse qualcosa di buonissimo – ed in tutta onestà, non era niente di che. Era piuttosto molliccio e sembrava gomma da masticare –. Le luci a led bianche rendevano i muri di un colore azzurrino particolare, ed era pieno di schermi di televisori ovunque che indicavano statistiche.
L'unico suono nella stanza, erano i chiacchiericci dei radurai.
Giravano diverse persone per quella stanza, tutti con indosso camici bianchi e cartelle, ed ogni tanto annotavano qualcosa.
‹‹ Non mi piace. Non mi piace... ›› dissi tra me e me, poggiando la coscia di pollo sul tavolo.
‹‹ Davvero? Allora dalla a me! Viziatella! ›› disse il ragazzo accanto a me, che mi diede nemmeno il tempo di ribattere sul fatto che non intendessi il "cibo".
Lo guardai molto contrariata, ed allora sbuffai ‹‹ non intendevo quello, eh... schifoso ingordo ››
‹‹ Tieni ›› disse Newt, sospirando, prendendo l'altra coscia di pollo che aveva nel piatto e passandomela.
Quasi mi vennero gli occhi a cuoricino, ma tutto quel momento magico scemò e subentrarono i sensi di colpa.
‹‹ Non sei obbligato ›› dissi, spingendo via, dolcemente, la sua mano, per non sembrare troppo scortese ‹‹ d'altronde non avevo nemmeno così tanta fame... ››
‹‹ Ho fatto un sogno strano ed ora non ho fame. Quindi, sinceramente, mi stai solo facendo un favore. E poi, il viaggio in macchina mi ha nauseato. Penso di non essere abituato ai mezzi di trasporto o qualche caspiata simile ››
‹‹ Anche tu hai avuto un ricordo in macchina, uhm? ››
‹‹ Non me lo ricordo. Cioè, più o meno. Voglio sperare che fosse solo un sogno. L'unica cosa che mi ha lasciato e tristezza e vuoto ››
‹‹ Vuoi raccont– ››
‹‹ No. E sopratutto, non qui ›› tagliò corto. Mi guardò con la coda dell'occhio ‹‹ non sono arrabbiato con te, tranquilla. Scusa, sono un po' nervoso ora... è che questo posto mi mette a disagio. Mi sa tanto di... ospedale, o qualcosa così. Mi sembra quasi di sentire l'odore dell'alcool con cui hanno pulito questi tavoli ››.
No, non ero l'unica a provare disagio. Decisamente non lo ero.
‹‹ A me piace l'alcool. Tanto! Mi piace sbronzarmi ››
‹‹ Senti, Rantolo, collega il cervello. Non stiamo parlando di quello da bere, ma di quello con cui disinfetti le cose ››
‹‹ Non sono a stessa cosa? ›› chiese il ragazzo, con la bocca piena di quella che un tempo era la mia coscia di pollo.
‹‹ No, rincaspiato ››
‹‹ .... Rantolo? ›› domandai, confusa.
‹‹ Sì. È il suo soprannome. La notte rantola come un dannato e tiene sveglio chiunque si trovi vicino a lu – ››
‹‹ Siete Newt ed Elizabeth, giusto? ›› la voce di Seok arrivò direttamente alle nostre spalle. Subito dopo, la mano dell'uomo si poggiò sulla mia spalla, facendomi accapponare la pelle ‹‹ venite con me, prego. ››


{Angolo della scrittrice}

Salve pive! sono qui solo per dirvi una cosina veloce veloce: vi prego di guardare la bio del mio profilo, perché troverete delle informazioni utili ed interessanti anche per quanto riguarda questa storia, così che possa chiarire i vostri dubbi senza dovervi rispondere sempre uno ad uno e velocizzare la cosa! have a good day <3

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