Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 18

Doveva seriamente fidarci di un bambino?era una decisione saggia? Non potevamo darci una risposta chiara e precisa. Nessuno di noi ne era fermamente convinto.
Quel bambino camminava dritto davanti a noi, con un passo poco più svelto del nostro, ma Eva, esattamente dietro di lui, non gli permetteva di andare talmente veloce da rischiare di perderlo di vista. Inoltre, anche se ci avesse provato, lei conosceva perfettamente quel luogo, e non perdeva l'occasione di ricordargli che al primo errore gli avrebbe affettato il collo col suo coltello.
‹‹ L'idea di dover passare attraverso il labirinto sinceramente non mi fa impazzire ›› commentò Newt, sottovoce, non appena Thomas gli fu abbastanza vicino da poterlo sentire.
Tuttavia, era chiaro che non volesse farsi sentire dai due velocisti davanti a noi.
‹‹ Che io sappia, quel posto è una trappola mortale ›› aggiunse, poi rivolse lo sguardo a Thomas, che annuì.
‹‹ Non è di certo il posto più felice del mondo ›› rispose lui
‹‹ La tua memoria magica ti suggerisce qualcosa al riguardo? ››
‹‹ Non molto. Ma sono sicuro che in qualche modo effettivamente la risposta a questo casino si trovi esattamente lì dentro ››
‹‹ Bene così ››
‹‹ Io concordo ›› aggiunsi ‹‹ ma non mi fido di questo bambino. Sento che non è una cosa saggia affidarsi completamente alle sue parole... è arrivato dal nulla. Chi ci dice che non ci sta bluffando? Insomma... dati i comportamenti nella radura, niente ci può assicurare che questo bambino non sia del tutto psicopazzo e che in realtà non si sia ficcato da solo un ramo nell'occhio ››
‹‹ Certo è che è sbucato fuori dal nulla. Nemmeno io mi fido di lui ›› Newt incrociò le braccia ‹‹ io lo farei fuori. Anche se è un bambino. Questo mondo è crudele con tutti, nessuna eccezione ››
‹‹ E se, però, ciò che dice fosse vero? ›› Teresa s'intromise, ma le sue parole erano vere ‹‹ ha dato una spiegazione semi-plausibile a ciò che sta accadendo nella radura ››
‹‹ Ma non ci ha dato informazioni fondate sul passaggio nel labirinto ›› fece notare Newt ‹‹ e se andando lì fuori crepassimo come beste? Anche uccidendolo dopo, ormai saremo tutti in trappola ››
‹‹ Alla fine... l'unico modo per scoprire la verità, è seguire le sue indicazioni... ››
‹‹ Non facendolo, saremo comunque spacciati ›› concluse Thomas.
Il discorso era valido da entrambe le parti. Era vero che forse andare così alla cieca era sbagliato, ma anche tornare indietro e, eventualmente, inserire il codice sarebbe stato rischioso, se le parole del bambino fossero state vere.
L'unica cosa da fare, alla fine, era il classico "chi vivrà vedrà".
Lo sguardo di Newt, comunque, non era per niente convinto. Il dubbio era sovrano nei suoi occhi, e non era l'unico.

Raggiunta la radura, lo scenario era ovvio: diversi morti in giro, molti feriti mortalmente agonizzavano per terra in un mare di sangue, ed altri, invece, ancora vivi, rimanevano rannicchiati contro le pareto o nascosti in luoghi improponibili (come nel letame, o nelle pattumiere giganti), con il terrore impresso nel volto.
La cosa che però mi metteva i brividi, era il fatto che nessuno di noi, in realtà, fosse impressionato.
Questo mi fece chiedere, un'altra volta, quanto terrore e quanta morte avevano visto i nostri occhi, per permetterci di rimanere così tanto indifferenti di fronte alla morte?
‹‹ Che schifo... ›› commentò Eva, poi afferrò il braccio del bambino e lo spinse verso Minho ‹‹ tienilo fermo, mentre io cerco di radunare i sopravvissuti a questo scempio ››
‹‹ Faccia presto, signorina ›› disse il bambino ‹‹ non voglio che i creatori si arrabbino ancora di più e liberino i mostri mangia uomini ››
Eva lo guardò con totale diffidenza, poi inspirò ‹‹ per favore, datemi una mano a richiamarli tutti qui.... se è vero ciò che dice, non riuscirei mai a richiamare tutti da sola ›› con un cenno di consenso da parte di tutti, decidemmo di separarci.
I sopravvissuti, in realtà, non erano molti... erano molto meno della metà, e sembrava quasi impossibile riuscire a farli spostare dal punto in cui erano.
Non potevo fare una stima del tempo che ci impiegammo, ma... era troppo.
Quando riuscimmo a riunirci finalmente tutti in un punto, il terreno sotto di noi cominciò a tremare. Fu subito il panico totale. Le grida inondarono la quiete della radura, e le persone cominciarono a disperarsi, colpendosi a vicenda in un tentativo di fuggire chissà dove.
Già... dove volevano andare? Non c'era più un posto sicuro.
Eva, da sopra una scatola rovesciata, cominciò a gridare di mantenere la calma.
Agitarsi era inutile. Ma, per quanto avesse ragione, non poteva pretendere la calma totale.
Il bambino, che aveva le braccia bloccate nella presa di Minho, era la calma fatta a persona. Guardava Evangeline con un'espressione quasi rassegnata.
Avevo perso di vista Thomas e Teresa, in quel casino, ed avevo intravvisto solo Newt, che si faceva strada tra le persone che continuavano a spintonarsi.
Quando arrivò, mi afferrò per un braccio, costringendomi ad uscire dalla mischia.
‹‹ Che fai? Non dobbiamo allontanarci! ››
‹‹ Dobbiamo stare davanti alla mischia, non al centro ›› spiegò ‹‹ non dobbiamo separarci ››
‹‹ Ascoltatemi, per favore! ›› gridò Eva. In pochi la guardarono, e questo cominciò a mandarla nel panico.
Riuscimmo a raggiungerla, ma non potevamo fare granché.
‹‹ I Goemul... i Goemul ci divoreranno! ›› quel bambino cominciò a darmi sui nervi. Le persone erano già agitate di loro, non c'era bisogno che contribuisse a quel panico.
Si buttò a terra, per quanto Minho continuasse a tenere le mani strette alle sue braccia.
Leggevo negli occhi di Minho la voglia intensa di prenderlo a pugni.
‹‹ I Goemul.... i Goemul! ››
‹‹ Eva... ›› la chiamò Newt ‹‹ tu... parla. Dii loro che dobbiamo uscire da qui, prima che quelle bestie sbuchino fuori dalla terra ››
‹‹ Non mi ascoltano... forse dovremmo... ›› non finì la frase, ma capimmo ugualmente.
Andare via dalla radura senza delle altre persone, però, avrebbe comportato una perdita troppo grande, ed un colpo basso nel suo orgoglio. Lei, anche se era molto severa, voleva comunque il bene di ognuno di loro.
‹‹ Parla ugualmente ›› continuò Newt, poggiando le mani sulla scatola sulla quale si trovava Eva. Il suo sguardo era freddo, per quanto la sua fronte fosse imperlata di sudore ‹‹ qualcuno ti ascolterà di certo. La situazione è abbastanza critica. Quando alcuni di loro cominceranno a camminare con noi, gli altri seguiranno ››
‹‹ E se non lo facessero? ››
‹‹ Non possiamo prendere per il colletto tutti uno ad uno per spiegargli la situazione di sploff in cui si trovano. Chi rimarrà qui, diventerà una delle tante facce morte. Per quanto non ti piaccia, è così. È la vita... ››
‹‹ Newt... ›› mormorai. Mi guardò con la coda dell'occhio.
‹‹ Se questa è davvero una prova da parte dei creatori, vuol dire che stanno facendo una sorta di selezione naturale, e vogliono mettere alla prova le qualità di leader di Evangeline ›› era stato forse troppo duro, ma, in qualche modo, sembrò bastare.
Se fosse stata davvero una prova, in quel caso... mi sentivo il peggior topo da laboratorio del secolo.
‹‹ Dobbiamo uscire da qui, prima che i Goemul escano dal terreno. Se ci seguirete troverete la salvezza... abbiamo trovato un modo di abbandonare questo buco di posto. Vi prego... vi prego, seguiteci! ›› gridò. Gridò più forte che potesse fare, poi saltò giù dalla scatola.
Mi sembrava di assistere alla scena di qualche incubo.
Minho sollevò di forza di bambino, costringendolo a stare in piedi. Apparentemente, gli sussurrò nell'orecchio di collaborare pacificamente e di guidarci... ma, in realtà, probabilmente lo minacciò.
Man mano che camminavamo per raggiungere le mura del labirinto, ogni tanto si sentiva il grido da parte di qualche raduraio, che avvisava che ci stavamo muovendo. Qualcuno che diceva di seguire la massa.... e fui grata del fatto che Newt avesse ragione.
La terra continuava a tremare, e per quanto le persone sembrassero spaventate dalla cosa, continuarono a camminare.
Le grida erano ancora alte, ed ogni tanto si udiva un grido più forte.
Avevo i brividi lungo la schiena.
Quando fummo esattamente di fronte alle persone delle mura, mi sentii come libera da un peso.
Feci per parlare, ma le parole sembrarono morirmi in gola.
Il suono di qualcosa che si schiantava contro il muro mi fece accapponare la pelle, e riuscii a provocarmi la nausea. Non ebbi il coraggio di guardare in alto.
Newt, invece, lo aveva fatto, ma non riuscii a parlare.
Le persone trattennero il respiro. Rimanemmo tutti impietriti, e questo mi fece capire che alzare lo sguardo poteva rivelarsi una pessima idea.
Altri schianti. Poi fu come se stesse piovendo. Vedevo chiaramente il terreno macchiarsi di rosso.
Altri schianti.
Poi le grida. Le persone cominciarono a spingere per entrare nel labirinto, come se improvvisamente questo rappresentasse l'unico punto di salvezza.
Capii. I Goemul erano arrivati silenziosamente. Non volevo sapere da dove, come e quando... ma erano arrivati, ed invece di divorare, stavano lanciando i cadaveri... almeno, nel mio subconscio, sperai che quelli che stavano lanciando, fossero effettivamente dei morti, e non dei sopravvissuti.
Eva gridò qualcosa, che probabilmente altro non era che un invito a correre, ma lo stavano già facendo.
Rischiai di cadere così tante volte che cominciai a temere per la mia vita, solo perché ero conscia che se fossi caduta, mi avrebbero schiacciata.
Il labirinto era tetro, freddo e buio, e quei vicoli erano stretti. Troppo stretti. Davano un senso di claustrofobia e di soffocamento. Non sapevo dove stessimo andando, ma decisi di fidarmi di Eva.
Dopo diversi metri, il rumore sordo delle mura che si chiudevano alle nostre spalle, ci fece fermare.
‹‹ Da quanto si stavano chiudendo dietro di noi? ›› chiese Newt.
Solo in quel momento mi resi conto del fatto che Newt avesse preso la mia mano durante la corsa, ed era ancora stretta attorno alla mia.
La sua mano era calda, un po' sudata per la corsa, ma non la lasciai. Mi calmava, e mi sentivo più sicura.
‹‹ Non lo so ›› rispose Eva. Non erano distante da noi ‹‹ però pare che i Goemul non siano più alle nostre calcagna. Questo è ciò che importa di più ››
‹‹ Magari lo sono ancora... non griderei vittoria tanto presto... ›› rispose il bambino. Minho non mollò la presa nemmeno per un attimo. Era ancora il bambino a guidarci ‹‹ ora dovremmo camminare uno ad uno. Oltre quel sentiero ›› indicò un punto preciso ‹‹ la strada diventa estremamente stretta, e sotto di noi ci sarà uno strapiombo. Non possiamo passare in gruppo, per cui siamo costretti ad andare in fila indiana ››
‹‹ Non pensare che ti lascerò andare ›› sbuffò Minho ‹‹ ti terrò per il polso ››
Forse ora era un comportamento esagerato. Dove mai sarebbe potuto andare? Era nella sploff quanto noi.

Come aveva preannunciato il bambino, la strada diventò sempre più stretta, e sotto di noi si presentò uno strapiombo terribile. All'iniziò, alla fine dello strapiombo, si vedevano delle spunte metalliche enormi. Man mano che avanzavamo, cominciò a non vedersi più nemmeno il fondo, e la stradina sulla quale camminavamo, diventava via via più stretta.
La mia mano aveva lasciato quella di Newt da un bel po', ma volevo riprenderla, come se potesse conferirmi stabilità. Ma non ero così cretina. Oltretutto, c'era il rischio che uno dei due cadesse giù... ed io volevo uscire da quel posto. Volevo uscire con tutti loro.
Finalmente quella via stretta finì, e finalmente riecco una strada normale.
Era arrivato tutto il gruppo. Tutti interi.
‹‹ Eccoci. Ora devo toccare il muro per cercare la rientranza ››
‹‹ Cioè? ›› chiese Eva, incrociando le braccia ‹‹ c'è una porta invisibile? ››
‹‹ Perché la cosa non mi stupirebbe? ›› era la voce di Teresa.
Tirai un sospiro di sollievo.
Ero talmente presa dalla situazione che non mi ero nemmeno più messa il problema di dove fossero i miei amici.
‹‹ No ›› il bambino cominciò a camminare verso il muro, attentamente seguito da Minho, pronto ad afferrarlo al primo tentativo di fuggire ‹‹ nella parete c'è un mattone preciso, che se tu premi rientra. In realtà è un tasto che attiva un meccanismo che fa aprire uno spiraglio nel muro. Una volta dentro, ci ritroveremo in un lungo scivolo che conduce all'uscita da questo posto ››
Qualcuno cominciò a ridere in una maniera isterica.
Successivamente, questa si propagò tra i radurai alle nostre spalle.
‹‹ Quindi... è finita? ›› chiese qualcuno da lontano, continuando a ridere. Era lo sfogo dell'adrenalina. Nessuno poteva credere che quell'incubo fosse finalmente giunto al termine.
Il bambino cominciò a tastare il muro, camminando appiccicato ad esso.
Molto, tanto tempo. Tempo in cui Eva, stufa di aspettare, cominciò a fare la stessa cosa. Poi cominciammo ad aiutare anche noi. Il muro era freddo e vischioso, faceva quasi senso.
Ci vollero diversi minuti prima che, finalmente, uno dei radurai premette il mattone giusto.
Ed ecco sparire diversi mattoni, lasciando spazio ad una sorta di stanza priva di luci.
‹‹ Ecco qui! ›› il bambino indicò l'entrata ‹‹ è da qui che sono passato. Ora... se entrerete lì, ci sarà l'uscita ››
‹‹ Ehi... aspetta. Entra tu per primo ›› disse Eva, incrociando le braccia ‹‹ non abbiamo il cervello così squagliato da entrare lì dentro per primi ››
‹‹ Oh, andiamo, chi se ne frega! Io voglio uscire da qui! ›› sbottò un ragazzo alle nostre spalle, spingendomi in avanti per poter passare. Caddi con la faccia a terra. Sentii un forte dolore al naso, dato che diedi una terribile faccia contro il pavimento, fatto di mattonelle sconnesse tra loro e sporgenti... e dato il colpo, potevo assicurare che fossero anche estremamente dure.
Cominciai a tirarmi su a fatica, massaggiandomi il naso con una mano. Non era rotto, ma era particolarmente dolorante.
‹‹ Liz, tutto okay? ›› chiese Newt, ed annuì in sua risposta. Lo sentii sospirare di sollievo.
‹‹ Scusa ›› bofonchiò quel raduraio, non realtà interessato a ciò che aveva fatto. Si piazzò di fronte a quell'uscita indicata dal bambino, che, nel frattempo, era tornato sotto il "controllo" di Minho.
‹‹ Vado io per primo ›› disse il raduraio, indicandosi. Non era asiatico, ed era bello grosso. Non ci avevo fatto caso prima.
‹‹ Sei sicuro? ››
‹‹ Meglio che stare qui a cercare di convincere un marmocchio, no? Tagliamo la testa al toro ››
‹‹ Non vi pare strano? ›› disse improvvisamente Thomas ‹‹ non faccio altro che pensarci da quando abbiamo cominciato ad attraversare la stradina. È stato tutto troppo semplice ››
‹‹ Non fasciarti la testa, Tommy. È tutto calmo perché non è ancora buio ››
‹‹ Sarà... però... ››
Intanto, quel raduraio, si sfregò le mani e poi le poggiò ai lati della fessura, pronto ad entrare.
Si ritrasse immediatamente, cadendo all'indietro.
Una persona con indosso una mascherina nera si affacciò dal buco, rapido come una lepre, ma non uscì.
I suoi occhi sembravano sorridere, e respirava molto rumorosamente.
‹‹ Ciao! ››
‹‹ Una... persona? Non avevi detto che c'era uno scivolo? ››
Il bambino sembrava sorpreso tanto quanto noi.
‹‹ Volete uscire, eh? ›› quella persona poggiò una naso sulla propria guancia, puntando i gomiti sui bordi. Ci guardava con una sorta di aria sognante.
Mi sembrava di conoscerlo, ma non avevo la benché minima idea di chi fosse. Non era qualcuno che avevo incontrato nella radura, anche perché non avrebbe avuto senso incontrarlo proprio in quel buco nel muro.
‹‹ Beh? Non parlate? Ma come siete asociali. Sapete, dalle mie parti non si parla molto.
Il massimo che puoi fare è un castello di sabbia? A voi piace la sabbia? ›› rise, ed inspirò di nuovo. Così forte da ruotare gli occhi al contrario. La sua pelle era giallastra, con diversi tagli sul viso. I capelli.... estremamente corti. In alcuni pezzi, sembravano proprio mancare ‹‹ a mio cugino Tom, una volta, la sabbia finì negli occhi. Ah, sapete, brucia! Brucia tantissimo! Brucia così tanto che ti sembra di perdere la testa! E quindi... quindi, io, gliene buttai ancora di più, dicendo "ehi, amico cugino Tom, se lancio la sabbia sugli occhi dove già hai della sabbia sono sicuro che la sabbia ti caccerà via la sabbia, sai? Come quando la palla ti si incastra nell'albero dove c'è la tua palla incastrata e quindi usi un'altra palla per far cadere la palla dall'albero sulla quale è incastrata la palla! ›› e cominciò ad uscire da quel buco.
Nel farlo, cadde a terra come un corpo morto. Ma lui rideva. Rideva di gusto.
Cominciammo chiaramente tutti ad indietreggiare. A me veniva quasi da vomitare, tanto che sentivo il mio cuore battere all'impazzata. Indossava una camicia a quadri scolorita, tutta spaccata, e dei vecchi e stinti jeans stracciati ai bordi.
‹‹ E poi... gli ho lanciato così tanta sabbia che gli è finita nel naso. Aveva cominciato a respirare sabbia! Da noi fa caldo, sapete? La sabbia ci fa stare freschi! Così l'ho riempito di sabbia! E poi ho cominciato a lanciarmi la sabbia anche io! La sabbia poi mi è finita nel naso! ›› si tirò su, con la testa bassa ‹‹ ora ho anche io un bel naso come quello del cugino Tom! ›› si abbassò lentamente quella mascherina. E scoprì il suo naso... o, almeno, quei due buchi, in cui un tempo c'era un naso... già... era come se glielo avessero staccato a morsi. Alcuni pezzi di carne, o chi sa cosa, erano ancora attaccati ad esso. Dava il voltastomaco. Non aveva nemmeno le labbra normali. Erano tutte tagliuzzate, ed alcuni pezzi di carne viva era ben visibile sulla sua guancia.
Era come vedere uno zombie.
Ora volevo vomitare ancora di più.
‹‹ Era così bello che... che... mi è stato rubato! Da Gervaso! Oh il nostro amico Gervaso! Voi lo conoscete Gervaso? Gervaso! Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso! Era così bello il mio naso! Pieno di sabbia! Ora il caldo mi ha preso! Mi ha dato alla testa! Oh il caso, sarà ora di fare festa? Se vi prendessi uno ad uno! Forse, uno ad uno! Forse uno ad uno potrei prendervi il naso, prendervi il naso! Un naso nuovo! Non avrò più caldo! ›› erano frasi disconnesse. Illogiche.
Gervaso, quel nome... non mi era nuovo.
Mentre quell'uomo, completamente folle, si gettò contro il bambino, da quel buco sul muro cominciarono a saltar fuori quelli che apparentemente erano tanti piccoli ragni metallici, ed un crepaccio si aprì proprio vicino al buco. Crollò letteralmente un pezzo della pavimentazione.
Una trappola, proprio come avevano temuto.
‹‹ Presto, andiamocene! ›› gridò Minho, indicandoci la strada che avevamo appena percorso.
Nessuno si mosse.
Eva spinse via quell'uomo, sperando di farlo cadere nel crepaccio, ma quello... quell'essere, non sembrava umano.
Nessuno si mosse ancora. Forse... il panico?
Eva acchiappò il bambino di peso, ma lui aveva uno sguardo perso nel vuoto. Ci corse incontro, mentre quella persona continuava a ridere. Si buttò a terra, rotolando su sé stesso come una trottola.
‹‹ Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso! Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso! Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso! Gervaso mi ha rubato il naso, non fateci caso! ›› gridò ripetutamente quella persona, ridendo a crepapelle. I ragni, intanto, cominciarono a riempire le mura. Salivano, si appostavano, ma non si mossero.
Entrare nel buco, in ogni caso, era tutto meno che nelle nostre intenzioni.
‹‹ Che fate qui impalati? Muovetevi! ›› gridò Eva. E finalmente cominciarono a camminare. Di nuovo. Uno dietro l'altro.
Ma dovevamo farlo con un certo ordine... e con una certa fretta.
I ragni e l'uomo non si muovevano dalla loro posizione, e nonostante non avessi comunque il tempo di cincischiare, i radurai se la prendevano bella comoda.
Notai solo in un secondo momento le loro facce... assenti,come quella del bambino, che però, ora, diventata quasi bianca. La pelle del bambino, stretto nelle braccia di Eva, s'imperlava di sudore, ed i suoi occhi di un panico che non esprimeva.
Intanto, i radurai avanzavano. La metà era lì su.
Alcuni di loro sembravano recuperare finalmente una sorta di coscienza che prima non esprimevano. Si guardavano attorno confusi. Altri, invece, no.
Alcuni, confusi, si attaccavano al muro, avanzando, improvvisamente consapevoli della situazione.
Continuavano ad avanzare, fino a quando finalmente non cominciammo a farlo tutti. Dovevamo allontanarci da lì... il più in fretta possibile.
‹‹ Dove andremo? che piano abbiamo, ora? ›› domandai
‹‹ Lo avevo detto che era tutto troppo tranquillo ›› disse Thomas ‹‹ sono preoccupato per quei ragni. Sono usciti ma non hanno ancora fatto niente ››
‹‹ Te lo giuro, Thomas ›› cominciò Minho. Ora eravamo tutti vicini ‹‹ con tutti il bene che ti voglio, se uno solo di quei ragni fa una singola mossa in questo preciso istante, giuro che una volta fuori di qui ti tirerò un pugno dritto dritto nelle palle, così forte che un domani non potrai avere marmocchi. Chiaro? Prega che non si muovano! ››
‹‹ torneremo... all'albero ›› mi rispose Eva ‹‹ ed eseguiremo il piano iniziale. Tu, bambino schifoso.... ti appenderò all'albero e ti lascerò mangiare da i Goemul ››
Quel bambino, ora, era tenuto tra Eva e Minho... sollevato. Non camminava. Si lasciava trascinare come un bambolotto inanimato.
‹‹ Mi hanno mentito. I creatori... ››
‹‹ Piantala con queste puttanate! Dovrei accoltellarti! ››
‹‹ Mi hanno mentito... ›› continuò il bambino
‹‹ Dimmi la verità, tanto ormai non ti cambia nulla... è stata la leva a liberare quei mostri? ››
Non rispose. Annuì debolmente.
‹‹ Dovevano prendermi dal buco, liberarmi... ›› disse debolmente.
‹‹ Lode al sole... lode all'Hae! ›› gridò di colpo un raduraio che avanzava. Poi si lanciò nel vuoto.
Altri ripeterono le stesse parole, seguendo il compagno. Alcuni, che ancora non avevano cominciato ad avanzare, si lanciarono.
Alcuni che avevano ripreso conoscenza, vennero attaccati dai ragni, che piovevano su di loro con la stessa violenza di un proiettile.
I ragni si lanciavano rapidamente, colpendo anche non necessariamente le persone. I pezzi di muro cadevano e colpivano ovunque.
Cominciò una corsa verso la salvezza, ma era troppo piccolo.
Rischiai di scivolare diverse volte.
Non potevamo vedere bene per via della nube causata dalla polvere del muro che si disintegrava.
I radurai cadevano nel vuoto, con grida agonizzanti. Quelli che gridavano, non erano quelli che si lanciavano di propria volontà.
Sotto di noi era scivoloso per via del sangue. Tra la polvere e quest'ultimo, diventava una vera e propria corsa per la vita.
Riuscii finalmente ad intravvedere la fine di quel muro.
Eva e Minho erano salvi, ma con loro, di quella quarantina di persone che erano di fronte a noi, ne rimasero ad occhio e croce quindici.
Altri ragni si lanciarono contro il muro. Questo, per un attimo, sembrò vibrare. Altre grida. Altra morte. Quante persone erano rimaste sul muro, a parte noi quattro?
Non dovevo girarmi. Non potevo.
‹‹ Nasi! Nasi, nasi, nasi, nasi, nasi, nasi, nasi! ››
Quell'uomo. Era ancora lì.
‹‹ Sta correndo! Cristo, correte! Vi prego, correte! ›› gridò qualcuno da lontano. Di fronte a me c'erano ancora quattro persone.
Altri ragni. Qualche centimetro ancora eravamo arrivati. Due persone di fronte a me.
Ragni. Grida di persone che cadevano.
‹‹ Nasi, nasi, nasi, nasi! Voglio mettervi la sabbia nel naso! ››
e scivolai.
Nella fretta di correre in avanti, non appena ebbi solo una persona davanti, non mi resi conto di quella pozza scivolosa di sangue e polvere che c'era sotto di me.
Era semplice sangue, poi... sembrava una sostava vischiosa.
Sentii il mio corpo cadere pesante. In quel momento, durante la caduta, mi sembrò di vedere tutto a rallentatore. Non realizzai immediatamente di star cadendo. Il mio istinto di sopravvivenza mi porto ad a slanciarmi appena in tempo per acchiappare la sporgenza sulla quale stavamo camminando, e Newt si fermò appena in tempo prima di schiacciarmi la mano.
‹‹ Fermi! Non spingete! ›› gridò Teresa.
Nessuno sul muro poteva muoversi.
‹‹ Nasi! Nasi! Che bello, state fermi! Arrivo! ››
Sentivo le mani sudare. Il mio corpo era attirato verso il basso. Era troppo pesante.
Non avevo nemmeno abbastanza forza per tirarmi su.
Dovevo forse mollare la presa?
Dovevo farlo per il loro bene?
‹‹ Muovetevi! Ma che cazzo vi prende! Quel mostro umano ci mangerà! ›› gridò un raduraio.
Dovevo mollare.
Non potevano morire per colpa mia.
Newt provò a chinarsi per aiutarmi, ma era troppo, troppo stretto quello spazio.
Anche se fosse riuscito a prendermi, non ci sarebbe stato abbastanza spazio per tirarmi su.
‹‹ Va! ›› dissi, scuotendo la testa. Le mani mi tremavano, e sentivo le braccia doloranti.
‹‹ Non mollare la presa. Non ti azzardare a mollare quella caspio di presa! ›› Newt digrignò i denti, fissandomi dritto negli occhi. Avevo già visto quello sguardo disperato. Lo avevo visto più di una volta.
Dovevo mollare la presa?
‹‹ Non ti azzardare a morire, chiaro? ››
‹‹ Ti prego... non farmi fare promesse che non so se sarò in grado di mantenere ›› pensai.
Ma dovevano avanzare, ed ero certa che non si sarebbe mosso da lì fino a quando non avessi detto di sì.
‹‹ Scavalcate le sue mani! ›› gridò Newt, e lui fu il primo a farlo.
‹‹ Resisti... okay? ›› disse Teresa, cercando di essere il più premurosa possibile.
‹‹ Nasiiiii! ›› non era lontano.
Rimanere appesa cominciava a diventare terribile.
Altre dieci persone mi scavalcarono.
Volevo mollare la presa. Non ce la facevo più. Era un tortura.
Le ultime persone passarono.
Quanti erano? Quanto tempo era passato?
Sentivo i passi di quella persona vicini, ormai.
Mi mordevo il labbro così forte da sentire il mio stesso sangue pulsare per uscire.
‹‹ Eli, cerca di venire verso qui! ›› sentii la voce di Minho
‹‹ Non ci riesco! ›› dissi, a fatica.
‹‹ Prova! Sto venendo verso di te! ›› Minho era forte... forse il più forte tra tutti noi.
Ma non sarebbe bastato. Sarebbe morto anche lui.
Decisi comunque di provare a fare come voleva lui. Provai a mettere tutta la forza nelle braccia, mi aiutai cercando di puntare anche i piedi contro il muro. Ma quella lì sotto era tutta principalmente terra... e scivolavo.
Tuttavia, riuscii a muovermi un po'.
Minho, però, era ancora lontano.
Sentii vibrare quella sorta di pavimento a cui ero appesa. La voce di quella persona era sparita, lasciando spazio a gemiti di piacere emessi da quel tipo. Un suono rivoltante.
Scivolai ancora, e sentii la pressione sulle dita. Non potevo durate. Ero troppo pesante.
‹‹ Andate ›› dissi con un tono spezzato. Scivolai definitivamente.
Per qualche istante, vidi il volto dei miei amici.
Abbassai il volto, abbandonandomi alla gravità che mi spingeva giù. Era tutto buio. Le spine erano veramente grosse. Mi domandai, mentre cadevo, quanto dolore avrei provato, prima di morire.
Quanto tempo ci avrei impiegato. Sarei morta sul colpo, o avrei avuto il tempo di sentire la lama perforarmi completamente?
I cadaveri degli altri radurai erano un po' ovunque, chi perforato completamente, chi invece solo punti vitali.
Nel momento in cui sbattei fortissimo la testa contro il muro in terriccio smisi di pensare a questo genere di cose. Sperai, in qualche modo, che la botta mi facesse svenire.
Sentii una stratta fortissima al polso sinistro. Nella caduta, avevo lasciato le braccia sollevate in alto.
La mia caduta era stata fermata, nonostante fosse durata abbastanza.
L'altro braccio era rivolto verso il basso. Il mio fiato era ormai corto, e le mani erano indolenzite. L'adrenalina cominciò a darmi alla testa, anestetizzando quei dolori.
Sollevai il volto. La stretta di Minho era salda. Il suo corpo era completamente dentro lo strapiombo, ed era tenuto per le gambe da... non so da chi, ma riuscivo a vedere che qualcuno lo teneva.
‹‹ Eli, dammi l'altra mano! ›› disse, porgendomi la sua ‹‹ ehi! Voi, lì su! Cominciate a tirare! ›› afferrai la sua mano. Lentamente, con grossa fatica, risalimmo.
Non avevo idea di quanto tempo passò, ma una volta su, vidi che tutti i radurai si erano fatti forza per spingere. Una catena umana che faceva forza per aiutarsi a vicenda.
Dell'uomo senza il naso era rimasto soltanto il corpo spiaccicato contro il muro, perforato da uno dei ragni metallici.
‹‹ Non... farlo mai più! ›› disse Minho, col fiatone, indicandomi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro