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Capitolo 17

Minho decise che portare il velocista psicopatico nella gattabuia non era poi una cattiva idea.
Mentre eravamo lì, sembrava peggiorare ad ogni minuto che passava.
Ad un certo punto aveva cominciato a prendere a testate un albero... dal nulla. Parlava in coreano e chissà cosa diceva. L'unica persona a capirlo, tra di noi, era proprio Minho... e data la sua faccia, di certo non erano complimenti.
Io e Newt, invece, tornammo indietro. Non c'era silenzio tra di noi, ma c'era un confronto d'idee che mi faceva sentire, in un certo senso, nostalgica. Sempre la solita nostalgia di qualcosa che nemmeno ricordavo. C'era già capitato, in passato, di collaborare in quel modo?
‹‹ Il problema maggiore, alla fine, è "dove possiamo trovare questo codice"? Ormai è scontato che l'uscita da questo caspio di posto si trovi nel labirinto ››
‹‹ Forse in qualcosa di abituale. Forse stiamo solo sbagliando il modo di guardare le cose ››
Newt si fermò di colpo, e mi guardò con gli occhi sgranati.
‹‹ Newt? ››
‹‹ Torno all'albero. Devo tornare di là ››
‹‹ Perché? ››
‹‹ Ricordi? Quando siamo andati via, l'albero non era più nella stessa posizione. Io torno di là, tu vai dagli altri ›› improvvisamente fui colta da una sorta si senso di nausea e terrore. Fece qualche passo nella mia direzione, fino a ritrovarsi esattamente di fronte a me, e poggiò le mani attorno al mio viso, chinando il volto all'altezza del mio ‹‹ vai, poi torna da me. Okay? ››
‹‹ Non ti voglio lasciare da solo ›› mormorai
‹‹ Non mi stai lasciando da solo, stai facendo ciò che ti sto chiedendo. Ascoltami, per una volta. Ho la sensazione che è una cosa che hai fatto molto poco spesso ››
io, invece, avevo la sensazione che fosse una cosa che più di una volta ha comportato enormi ed orribili rischi.
Poggiai una mano sulla sua, annuendo lentamente ‹‹ ti prego... fa attenzione, okay? ›› non avrei sopportato perderlo... un'altra volta. Lui annuì, poi cominciò ad allontanarsi, senza nemmeno girarsi indietro. Sentii il mio cuore sprofondare in un abisso, al sol pensiero di averlo perso già una volta. Non sapevo come, ma ero certa che fosse successo.
Ed ancora una volta mi ritrovai a chiedermi cosa avessimo attraversato insieme, e perché guardarlo andare via mi recava uno squarcio al petto?

Corsi come una dannata, a per di fiato, fino alla radura. La puzza era incredibile, ed uno sciame si mosche girava allegramente per tutta la radura. Dava il voltastomaco in una maniera pazzesca.
‹‹ Eli! ›› gridò Teresa. Mi girai nella direzione della sua voce, e la vidi: teneva in mano una sorta di piccolo forziere, ed un sorriso a trentadue denti le segnava il volto.
‹‹ benissimo, ci servirebbero proprio un altro paio di occhi! ››
‹‹ Perché? ›› cominciai a seguirla, mentre lei camminava spedita verso la solita stanza occupata dai mappatori.
‹‹ Prima abbiamo incrociato Minho ›› ah, quindi era arrivato nella radura prima di me... con quale diavolo di passo stava correndo? ‹‹ e ci ha spiegato alla bene e meglio del codice che vi serve. Ricordi le mappe che abbiamo analizzato? Ecco... diciamo che la cosa non era del tutto inutile.
Io e Thomas abbiamo ricordato una cosa. Non so spiegartelo bene, ma... è stata come una specie di visione del passato, ed era abbastanza chiara ››
‹‹ Taglia corto, per favore ›› ne avevo già abbastanza di ricordi mischiati e cose non perfettamente chiare.
‹‹ Sono certa che tra le mappe c'è il codice che ci servirà ad aprire il passaggio ›› aprii la porta, per aiutarla a passare indisturbata, e mi guardai attorno.
I miei amici erano radunati attorno al tavolo rotondo, ed al centro di queste c'erano già altre matte accatastate. Minho ed Eva le spostavano come meglio credevano, in cerca di sistemarle in modo da avere una parola completa, ma dati i loro volti, non sembravano avere chissà quali risultati.
Eppure questa volta nel loro sguardo c'era una scintilla differente. C'era qualcosa in più: il presentimento di essere ad un passo netto dalla fuga da quella prigione.
‹‹ Ecco... queste dovrebbero essere le ultime mappe trovate ››
‹‹ Dove le hai trovate? ›› chiese Thomas, corrugando la fronte
‹‹ Gliele ho indicate io ›› rispose Minho, distratto ancora dalle mappe sul tavolo ‹‹ quando non c'è spazio qui, le portiamo nel casolare ››
‹‹ Pessima idea, ribadisco oggi come allora ›› aggiunse Eva, poi batté un pugno sul tavolo ‹‹ non è possibile, maledizione! Non se ne cava piede! ››
‹‹ La calma è la virtù dei forti! ›› provò a calmarla Teresa, tirando fuori tutti i fogli ed unendoli a quelli già presenti sul tavolo.
‹‹ Dov'è Newt? ›› chiese Minho, rendendosi conto solo in quel momento della mancanza dell'amico.
‹‹ È voluto tornare all'albero per paura che questo sparisca di nuovo. Ho provato a dirgli di venire, ma – ››
‹‹ È testardo, lo sappiamo ›› terminò Thomas, poggiandosi una mano sulle labbra, e lasciò intendere che c'era qualcosa in più, oltre quelle parole, ma di cui comunque non voleva parlare. E quindi, optammo per concentrarci su quei fogli.
E passarono ore, prima di riuscire ad avere una mezza idea di come fare.
Se non riuscivamo ad avere delle parole dalle forme singole dei disegni, allora, forse, sovrapponendoli nella giusta posizione, allora avremmo ottenuto delle lettere... o, almeno, qualcosa che minimamente somigliasse ad una lettera.
‹‹ Forse ci stiamo troppo fissando su una singola cosa ›› mormorò Thomas, che cominciava ad essere sconsolato quanto Eva, che annuii ‹‹ eppure io... ricordo questa cosa. Anche Teresa la ricorda... non è possibile ››
‹‹ Pive, lasciati dire che è abbastanza sospetto il fatto che tu e Teresa stiate cominciando a ricordare qualcosa ››
‹‹ Tutti ricordiamo più o meno qualcosa ›› gli fece notare Thomas ‹‹ e questo, secondo me, significa solo che c'è qualche falla nel metodo dei creatori ››
‹‹ O forse è volontario ›› Eva picchiettò l'indice sulle labbra ‹‹ vedendoci in difficoltà, hanno deciso di lasciarci alcuni "suggerimenti" tramite le nostre vecchie memorie ››
‹‹ Sì, ma perché proprio a loro due? ››
‹‹ Perché... ›› cominciai, e parlai senza nemmeno pensarci, stupendo persino me stessa ‹‹ loro erano la chiave di qualcosa di molto importante, prima ››
‹‹ Ossia? ››
‹‹ Io... non lo so ›› il vuoto totale.
Mi venne in mente cianografia, zona bruciata, cose così, ma senza un apparente motivo.
Minho sospirò, allora, grattandosi la nuca ‹‹ fatto sta che questa roba per ora non sta portando a niente di buono ››
Teresa annuì, storcendo le labbra. Poi, di colpo, si immobilizzò.
Come un gatto che fissa la sua preda, vedendola muoversi.
Allungò all'improvviso le mani verso i fogli, cominciando a spostarli altrove e sparpagliarli sul tavolo.
‹‹ Ragazzi, come diavolo abbiamo fatto a non pensarci prima?! ›› sorrise in maniera soddisfatta, e sollevando gli occhi poco dopo.
E riecco quella scintilla di speranza, che fece brillare i suoi occhi azzurri, rendendoli improvvisamente quasi blu zaffiro.
‹‹ Sapete perché non abbiamo trovato niente fino ad ora? Perché stavamo cercando la parola in inglese! Sbagliamo! ›› spinse i fogli verso Eva e Minho ‹‹ dobbiamo cercare una parola in Coreano! Doveva essere molto palese come ragionamento, dal momento che presumibilmente ci troviamo in Corea! ››
Non chiesi nemmeno il motivo di quel "ci troviamo in Corea", perché, in effetti, anche io a pensarci bene avevo quella sensazione: la maggior parte delle persone nella radura aveva tracci asiatici, e bene o male parlavano tutti in coreano.
Il ragionamento di Teresa non sembrava così tanto sbagliato, e le uniche persone che, comunque, potevano accertare quella sua intuizione, erano Eva e Minho.
Per lasciarli lavorare in pace, io, Teresa e Thomas decidemmo di uscire dalla stanza, ma tuttavia non ci allontanammo da lì.
Eravamo seduti per terra, praticamente a non fare niente, se non pensare e chiacchierare ogni tanto.
Guardarsi attorno metteva un'ansia assurda, e non si capiva bene il motivo. C'era aria di tensione, devastazione e cose simili. Niente di positivo, comunque.
Teresa era sdraiata a terra, con la testa poggiata sulle gambe di Thomas, mentre questo giocava con i suoi capelli.
La mia testa, invece, era letteralmente occupata da pensieri a cui non riuscivo a dare un senso. Non riuscivo a capire il motivo dei miei ricordi bloccati, e invidiavo parecchio quelli di Thomas e Teresa, che adesso cominciavano a sbloccarsi.
E poi....
‹‹ Thomas... prima, volevi dire qualcosa riguardo Newt, vero? ››
‹‹ Quando? ››
‹‹ Sul fatto che sia testardo ›› inclinai la testa. Thomas non voleva parlarne, e lo capii dall'espressione che assunse di fronte a quella domanda.
Diede un finto colpo di tosse, e cominciò a grattarsi nervosamente dietro la nuda ‹‹ ho paura a parlarne, sinceramente... non so come prendere questo ricordo. Se fraintenderlo o no ››
Teresa alzò lo sguardo, poi scosse la testa ‹‹ se è quello che penso io, non credo sia il caso di parlarne finché non avremmo certezze ››
‹‹ No... adesso lo voglio sapere. ››
‹‹ È una cosa molto delicata, Elizabeth ››
‹‹ Centro anche io? ››
si creò un attimo di silenzio, composto da sguardi tra i due. Sguardi confusi ed impauriti.
‹‹ Non direttamente ›› disse infine lui ‹‹ senti... io te lo dico, ma giurami che non comincerai a sbraitare... okay? Non piace nemmeno a me ››
annuii, anche se non ero più così sicura di volerlo sapere.
‹‹ Ricordo... più o meno, un posto. Era completamente devastato, e non è per niente un ricordo nitido, okay? Però... sono certo che Newt una volta mi ha chiesto di spararlo. E non era tranquillo. So che non volevo farlo, e poi... ricordo la tua voce. Tu non volevi che lo sparassi, ma io l'ho fatto. Un colpo in piena testa ›› un foro sulla fronte ‹‹ E poi il vuoto più totale. Non so dirti altro... ››
‹‹ Ma ora sta bene, no? Questo è l'importante. Magari è solo un sogno! ›› provò a salvarlo Teresa.
Io ero senza parole. Non sapevo cosa dire.
Sentendo quelle parole, quasi si sbloccò un pezzo della mia memoria. Ricordavo il sangue.
Ricordavo il dolore. Ricordavo quasi la sensazione di reggere quel corpo morto tra le braccia, e lo strazio del momento. La rabbia, l'odore della morte, la voglia di piangere in maniera incontrollata, ma la coscienza dell'inutilità nel farlo. Eppure... perché tutte quelle sensazioni?
‹‹ Mi dispiace... ›› disse infine Thomas, allungando poi la mano per toccare la mia spalla ‹‹ non volevo parlartene perché non ho idea di che situazione fosse... mi fa paura pensare di aver compiuto un gesto tanto critico. Io... non so cos'eravamo prima ››
‹‹ Non lo so nemmeno io... e vorrei saperlo. ›› dissi, scrollando le spalle con un gesto secco ‹‹ vorrei sapere perché ho questa sensazione orribile. È come se in passato, ovunque mi girassi, ci fosse solo uno scenario tetro ››
‹‹ La morte alle calcagna... ››
‹‹ E distruzione... ››
‹‹ E mi viene spontaneo chiedermi quante persone abbiamo perso in passato, di cui ora nemmeno ricordiamo il volto ››
‹‹ Forse è meglio non saperlo... ›› mormorò Teresa
‹‹ Non è meglio! Anche se sono morti, si tratta comunque di un pezzo importante della nostra vita, no? Perdere qualcuno non significa perderlo per sempre. Rimarrà sempre qualcosa di lui, o lei, con noi. Che si tratti di ricordi o insegnamenti... qualcosa che comunque ci ha cambiati in qualche modo... pensaci. Preferisci rimanere nel dubbio, o portare almeno un ricordo di quella persona? ››
ed in quel momento, lo sguardo di Thomas si spense.
Abbassò lo sguardo verso una sua mano, e deglutì a forza.
‹‹ Ricordo a mala pena la voce di un bambino ›› disse, sorridendo in maniera un po' triste e amara, causato probabilmente dal ricordo svanito ‹‹ non so chi sia, ma sono certo che fosse un mio amico... un bambino ››
Teresa abbassò lo sguardo, poi si mise seduta, lisciandosi i capelli con una mano ‹‹ capisco il vostro punto vista, e lo accetto, ma... sinceramente, mi fa paura il pensiero di ricordare queste persone. Vorrei farlo, ma allo stesso tempo, qualcosa mi frena ››
‹‹ Forse la paura di soffrire... direi che è normale ››
‹‹ O magari io non ho nessuno da ricordare ›› mormorò in maniera così bassa da aver fatto persino fatica a sentirla.
‹‹ Ragazze... ma vi ricordate per caso dov'era situata la catasta di corpi? ››
‹‹ Segui la puzza, Tom ›› rispose in maniera disinteressata Teresa, quasi scocciata dall'improvviso cambio di discorso.
Thomas corrugò la fronte, indicando un punto impreciso della radura ‹‹ era lì, no? ››
seguii con lo sguardo la direzione che aveva indicato e sì, era lì.
Era, appunto. Non c'era più.
No... non poteva essere sparita.
Mi alzai di scatto, così come gli altri due, e ci guardammo attorno in cerca di quell'enorme catasta. Possibile che, oltretutto, non avesse fatto rumore? Non c'era nemmeno la traccia di questi. L'odore era ancora lì, ma non c'era nemmeno l'ombra di un corpo.
‹‹ Non può essersi volatilizzata così! ›› dissi ‹‹ quando è successo?! ››
‹‹ Non... non ne ho idea! ››
benissimo. Se prima eravamo confusi, dopo quello era anche peggio.
‹‹ Ragazzi, trovato! Caratteri Hangul! ›› Eva e Minho uscirono dalla stanza, reggendo in mano alcuni fogli, ed Eva sembrava particolarmente soddisfatta del loro operato.
‹‹ Caratteri cosa? ››
‹‹ L'alfabeto Coreano. La parola è Raggio, e – ... dov'è la catasta di cadaveri? ››
‹‹ Ce lo stiamo chiedendo anche noi... ›› Thomas corrugò la fronte ‹‹ qui non sta succedendo niente di buono ››
‹‹ Pensi? ›› ironizzò Eva, guardandolo, poi si portò i capelli sulla spalla ‹‹ comunque, ora che abbiamo il codice, non ci resta altro ch – ››
‹‹ Moriremo! Moriremo tutti quanti! Il sole ci brucerà! Le braccia di deturperanno, le dita di apriranno, e ci usciranno altre teste dalla bocca! ›› cominciò a gridare qualcuno al centro della radura. Ci venne istintivo girarci in quella direzione, e sfortunatamente assistemmo alla scena in cui questo raduraio cominciò a colpirsi ripetutamente lo stomaco con un machete, gridando di non voler morire "là fuori".
Non era l'unico ad agire in modo strano. Cominciammo a guardarci attorno, ed ovunque posavamo lo sguardo, c'era qualcuno che si comportava in maniera a dir poco anormale.
Certo, non tutti si affettavano qualcosa, ma per lo più sbattevano la testa o si picchiavano da soli.
‹‹ F-forza... andiamo... ›› disse Eva, cominciando a tirare il braccio di Minho, per metterci in cammino.
Teresa non riusciva a chiudere la bocca, ma camminava affiancata a Thomas... io, invece, avevo la netta sensazione di aver già visto una scena simile, e camminavo assieme a loro, sentendomi quasi fuori posto.
Due radurai si erano gettati contro uno secchio della mondezza e stavano litigando per un pezzo di pane ammuffito... perché, poi?
Tra di loro, alcuni radurai rimanevano normali ed esterrefatti da quella visione.
Per esempio, riuscii ad intravvedere Frypan, che l'unica cosa che colpiva erano i radurai quando si avvicinavano troppo a lui, gridando qualcosa come "statemi lontani, psicopive!".
‹‹ Che strano... ›› Minho corrucciò le labbra ‹‹ si sono tutti rimbambini quando – ››
‹‹ abbiamo parlato del codice ›› concluse Eva ‹‹ sì, l'ho notato anche io ››
‹‹ Non è detto che le due cose siano collegate... la catasta di corpi è sparita prima. Penso che sia più probabile che sia collegato a quello ›› ragionò Thomas ‹‹ ma c'è un tassello che mi manca ››
‹‹ Per il momento, pensiamo a raggiungere Newt. Ora sono più preoccupata per lui, che per i radurai. È solo ›› dissi, aumentando il passo. Era un pensiero forse egoista, il mio, ma sentivo che qualcosa non andava. Non volevo lasciarlo solo, dopo quello che avevo visto nella radura.
Quasi cominciai a correre, divorando tutta la strada che avevo davanti, seguita dai miei amici che tenevano la mia stessa velocità. Ed io, di norma, non correvo, ed infatti il mio fiato era corto ed affannato. Andai lievemente nel panico quando mi resi conto di far fatica a trovare la strada per andare all'albero, ma poi, poco dopo, intravvidi il mio amico poggiato all'albero.
Reggeva in mano un coltello, se lo rigirava tra le mani come se fosse acqua.
‹‹ Ehi, piccolo angelo biondo! Abbiamo il codice! ›› esordì Minho, ricevendo un'occhiataccia da Newt.
‹‹ Sai che odio quando usi questi nomignoli del caspio ›› brontolò, poi si spostò di qualche centimetro ‹‹ e, comunque, non siamo soli ››
‹‹ Cosa intendi? ››
‹‹ Questo ›› fece cenno con la testa dietro di sé, poi si spostò.
C'era un bambino.
Avrà avuto, ad occhio e croce, circa 6 o 7 anni. Era trasandato, denutrito, malconcio, come se qualcuno lo avesse picchiato prima di arrivare. Il suo naso sanguinava, ed il suo occhio destro era gonfio e violaceo, pieno di sangue.
I vestiti erano stracciati, logori e decisamente più grandi del normale.
‹‹ E questo...? ›› Eva lo indicò stupita – come gli altri – da quella vista, ma questo non la fermò dal camminare verso l'albero e controllare il pannello.
Newt la raggiunse, mostrandole il pannello, così che potesse inserire il codice.
‹‹ Non lo so, è sbucato fuori all'improvviso ››
‹‹ Vi prego, non abbassate la leva! ›› sbraitò il bambino, vedendo che Eva era pronta a digitare le lettere ‹‹ se lo fate, il passaggio si chiuderà! Moriremo tutti quanti! ››
‹‹ Ehi, calmati piccino.. ›› provò a calmarlo Teresa ‹‹ e dicci da dove vieni ›› Eva rimase parecchio interdetta su cosa fare, cercando il sostegno nello sguardo di qualcuno di noi. Nessuno fece un solo cenno con la testa, e quindi abbassò la mano.
‹‹ Mi chiamo... Jinho, e vengo dal labirinto... sono riuscito a venire qui attraverso il portale, per dirvi di non digitare niente lì! ›› indicò il palmare ‹‹ la vostra unica via di fuga si chiuderà... ››
‹‹ No, piccolo ›› cominciò Eva, poco convinta dalle parole del bambino ‹‹ quella è la nostra unica via di uscita, e non si chiuderà ››
‹‹ Dovete solo abbassare la leva! ››
‹‹ Faremo uscire i mostri... non siamo scemi. ›› si abbassò, e Minho fece un passo in avanti, verso Eva, che guardava la creatura con uno sguardo predatorio ‹‹ qui non stiamo giocando, scricciolo ››
‹‹ Vi sto dicendo la verità, signorina... ››
‹‹ Eva... lo stai spaventando... ›› sussurrò Minho, poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
Lei non era convinta... ed in tutta onestà, non lo ero nemmeno io.
Il bambino cominciò improvvisamente a piangere, sfregandosi i pugni contro gli occhi ‹‹ io... non sono qui con cattive intenzioni. Sono dovuto scappare dai creatori per raggiungere questo posto.
Io voglio aiutarvi, perché non voglio vedere altre persone morire come sono morti i miei amici e i miei genitori! Quindi... mi sono dovuto fare forza, come Minho! ››
Minho tirò indietro la testa e si indicò, corrugando la fronte ‹‹ come me...? ››
‹‹ Sì, signore! I nostri nomi si somigliano! Tra noi bambini sei molto famoso! ››
‹‹ Tra noi bambini...? intendi dire che ci sono altri bambini come te? ››
‹‹ Tantissimi! Centinaia! ››
‹‹ Che diavolo di storia è mai questa? ›› corrugò la fronte Teresa
‹‹ E comunque, sono dovuto fuggire dai mostri, e... beh... uno di loro mi ha punti qui ›› si indicò l'occhio pestato ‹‹ e non vedo più ›› però non sanguinava. Non più almeno.
‹‹ Non fido di questo bambino, sinceramente ›› decretò senza problemi Newt, avvicinandosi poco dopo a me ‹‹ quindi... io propongo di mettere comunque il codice ››
‹‹ Io non dico le bugie! ›› gridò il bambino, puntando i piedi a terra ‹‹ perché avrei dovuto fare tutto questo, altrimenti?! ›› calò il silenzio per un attimo. Nessuno sapeva cosa fare, e nessuno osò dire una sola parola.
‹‹ Per favore... credetemi... dovete solo abbassare la leva ››
Newt chiuse li occhi, inspirando profondamente ‹‹ No. ››
‹‹ Cosa avete da perdere, tanto? I vostri compagni a breve moriranno tutti! ›› disse ancora il bambino, grattandosi il braccio e perdendo – letteralmente – pezzi di pelle facendolo ‹‹ il gas da loro alla testa, come al solito. Se abbassate la leva, allora avete ancora possibilità che si salvino! ››
‹‹ Che cosa? ›› Newt sgranò gli occhi ‹‹ cosa sta dicendo? ››
‹‹ Non si stanno mangiando a vicenda... non ancora almeno ››
‹‹ Di che diavolo state parlando?! ››
‹‹ Al campo... i radurai hanno cominciato a comportarsi in maniera strana... ›› spiegai ‹‹ ma non capisco il collegamento con il gas ››
‹‹ È per i creatori. Stanno facendo esperimenti con voi. Il gas reagisce solo con alcune persone! Voi... voi forse siete immuni! ›› il bambino si scagliò contro di me, per qualche strana ragione. Mi afferrò le mani e cominciò a saltellare, poi fermò e cominciò a scuotermi, mostrando un sorriso fin troppo innocente alla mia vista. Newt poggiò una mano sulla sua testa, spingendo verso il basso, così che il bambino smettesse di saltellare come una molla, poi lo spinse via.
‹‹ Staccati. ›› disse con un tono secco e parecchio irritato. Forse un po' troppo brusco.
‹‹ Io... voglio veramente aiutarvi. Perché siete cattivi con me?! Io posso condurvi fuori di qui attraverso il labirinto, se solo voi abbasserete quella leva! ››
mi sfregai le mani sulle gambe, guardando Newt in maniera piuttosto grata, ma lui non ci fece nemmeno caso. Era troppo intento a squadrare quel bambino dalla testa ai piedi, veramente troppo poco convinto di quel suo modo di fare.
Qualcosa continuava a dirgli che non c'era da fidarsi... e quel qualcosa, evidentemente, lo stava dicendo a tutti noi.
‹‹ Da dove hai detto che sei passato? ›› domandò Eva
‹‹ Dal labirinto ››
‹‹ Okay, va bene, facciamo così ›› si frugò nelle tasche, e tirò fuori un coltello. Lo spunto dritto alla gola del bambino, assumendo un espressione fredda e glaciale ‹‹ noi abbassiamo la leva e racattiamo i radurai. Tu ci condurrai al tu famoso passaggio attraverso il labirinto. Ma, se stai mentendo.... pagherai con la tua stessa vita. È chiaro, bamboccio? ››
Lui sorrise, ancora in quel modo innocente. Era irritante.
‹‹ Chiarissimo ››

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