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Capitolo 16

Fermata dai Medicali. Controlli generali. Niente di troppo grave, da quello che avevo capito, e questo mi rendeva in qualche modo tranquilla. Non ci mettemmo molto tempo a riprendere la strada per tornare di là, senza nemmeno fiatare per la stanchezza.
Indubbiamente, avremmo preferito che i nostri amici riposassero almeno un po'... ma c'era l'urgenza di scoprire qualcosa di cui nemmeno noi sapevamo l'esistenza.
Non sapevamo effettivamente cosa aspettarci da quella ricerca, ma eravamo affamati di verità.
Ormai eravamo abbastanza motivati dal voler arrivare fino in fondo alla storia. Volevamo scoprire tutto ciò che potevamo, e sentivo in me quella voglia matta di vedere la luce in fondo a quel tunnel di misteri. Una parte di me, si sentiva vicina a quel passato che avevo dimenticato.
L'altra, però... beh, l'altra, in un certo senso, voleva rimanere all'oscuro. Troppo spaventata da ciò che non potevo conoscere, o da ciò che potevo aver fatto o commesso.
Però... volevo capire.
Alla fine, la cosa che mi premeva di più, era capire le cose del mio passato. O meglio, gli affetti che avevo.
Il perché Newt, Teresa, Thomas, Minho ed Eva erano così vicini al mio cuore. Cosa ci legava... e cose così.
Mentre camminavamo verso le facce morte, mi venne naturale guardare gli occhi dei miei amici.
Teresa camminava accanto a Thomas, senza però sfiorarlo, ma teneva su di lui uno sguardo vigile, come se fosse pronta ad intervenire al primo accenno di dolore.
Eva, invece, camminava con un passo sicuro e svelto, affiancata da Minho, che si guardava attorno in maniera attenta, girando la testa non appena sentiva un minimo rumore "sospetto".
Newt... beh, Newt aveva uno sguardo deciso. E lo vedevo: ogni tanto, il suo sguardo cadeva su di me. Così come il mio cadeva su di lui, come se ci stessimo guardando le spalle a vicenda.
E sapevo, in un certo senso, che quella non era la prima volta.
Solo al pensiero di quelle sensazioni provate poco fa, sentivo il mio petto scaldarsi, e venivo attanagliata dalla sensazione strana di nostalgia. E, oltretutto, la voglia ancora più intensa di ricordare ciò che avevo rimosso.
Ma perché.... perché continuavo ad avere la sensazione che quello era sbagliato?
‹‹ Da che parte? ›› chiese Minho, girandosi alle nostre spalle. Poi, di colpo, sul suo volto comparve un sorriso.
‹‹ A destra ›› rispose Newt ‹‹ che c'è? Che hai da sorridere? ›› sembrò terribilmente scocciato.
Forse... la cosa non era così per entrambi.
Sbuffò ed incrociò le braccia al petto.
‹‹ Oh, niente ›› rispose rapidamente Minho, totalmente indifferente alla reazione dell'amico.
Poi afferrò il fianco di Eva, e si chinò per sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Lei, poi, si voltò nella nostra direzione, per poi girarsi un'altra volta.
Erano veramente poco discreti: era abbastanza ovvio che stessero parlando di noi.
"Noi". Ma quale noi?

Camminammo per chissà quanto, ancora, ed avevo la netta sensazione che stessimo camminando a vuoto. Ed invece, sorprendentemente, Newt riuscì a ritrovare quell'albero.
Teresa aveva quasi totalmente ragione: era stato nuovamente ricoperto, ma effettivamente l'albero aveva cambiato locazione. Era possibile? D'altronde "gli alberi non camminano".
Io ed Eva, intanto, controllavamo che negli altri alberi non ci fosse niente del genere, mentre Minho e Newt, con l'aiuto di un pugnale che Minho aveva con sé – non volevo sapere il motivo –, cominciarono a grattare via il muschio dalla placca metallica-
‹‹ La terra è lievemente smussata attorno al tronco ›› mormorò Teresa, inginocchiata accanto alle radici ‹‹ è come se qualcuno avesse scavato e piantato l'albero. Guarda le radici.... sono strane. Lo vedi? Attorno ad esse la terra è un po' sollevata ››
‹‹ È impossibile ›› mormorò Thomas, poggiandosi una mano attorno alle labbra ‹‹ anche se fosse, non possono aver ripiantato quest'albero. Ci vorrebbero diverse persone per fare una cosa del genere. È logica! Chi può avere una tale forza d– ››
‹‹ Nessuno, ovviamente ›› anticipò Newt, mentre, assieme a Minho, cominciarono a forzarla.
‹‹ Questa caspio di cosa...! ›› Minho imprecò un paio di volte, e Newt alla fine, per quanto ostinato, mollò la presa. Tirare era inutile.
Fu allora che Minho guardò il suo coltello, e fece la cosa più logica, in effetti: sulle prime, fu tentato di forzare la placca con il coltello... ma era logico che si sarebbe spezzato. Per cui, cominciò ad intagliare tutto interno alla placca.
Indubbiamente questo richiedette fin troppo tempo, ma scoprimmo che fortunatamente questa era solo superficiale, e non totalmente saldata. Bastò levare qualche strato di legno per rimuoverla poi con più facilità del previsto.
Quando la tolse, tutti ci affrettammo a guardare ciò che ci si presentò davanti: fili su fili, tutti intrecciati e di tutti i colori, ed uno spazio enorme e vuoto al centro.
Troppe cose che, però, il mio cervello riusciva a riconoscere. Sapevo dare i nomi corretti e collegare la loro funzione a quasi tutti i fili che vedevo. Ma non era questo l'importante.
‹‹ Che diavolo...? ›› mormorò Eva, corrugando la fronte ‹‹ sembra una specie di motore... vero? ››
‹‹ Non saprei ›› commentò Thomas ‹‹ forse... che sia un motore o no, mi chiedo perché abbia questi fili... ›› la sua mano si fece strada oltre Minho, fino a toccare i cavi. Minho si spostò, così da permettergli di arrivare meglio a qualsiasi cosa fosse quell'affare.
Teresa assunse una strana espressione, e corrucciò le labbra, mentre Thomas toccava i fili. Solo dopo qualche minuto si decise a spostarli per leggere ciò che c'era inciso sul metallo, ed in quel momento, si rese conto che dietro ad un'intera fascia di fili, conficcata dentro il metallo, c'era una leva.
Thomas abbassò la leva, ed un coro di "NO!" si alzò da parte mia, di Newt, Teresa, Eva e Minho.
Il ragazzo schiuse le labbra ed arrossii, dandosi una manata in piena faccia per quel gesto.
‹‹ Scus- ›› un rettangolo si aprì al centro della placca. Là, dove c'era lo spazio tra i cavi.
Un piccolo braccio metallico uscì, mostrando un piccolo schermo nero.
Poco dopo si udì un suono particolare. Era sordo, ed era come se qualcuno stesse trascinando un mobile pesante. Era lo stesso ed identico suono prodotto dalle mura quando si apriva, ma questo non era successo.
Proveniva da esattamente dietro le nostre spalle, nella stessa direzione di una delle mura che circondavano la radura. Quindi... quella leva indicava veramente l'apertura del muro che avevano scoperto Minho e Thomas?
‹‹ Presto. ›› sbottò di colpo Minho, cominciando a camminare a grandi falcate verso la radura ‹‹ non c'è ulteriore tempo da perdere ›› ed era strano vederlo con quel tono autoritario.
‹‹ Che cosa? Che vuoi fare? ›› Eva corrugò la fronte. Fui sorpresa di vedere che Minho ci stava lasciando lì da soli, ma per fortuna si fermò. Ma non tornò indietro. Semplicemente, aspettò che anche noi lo raggiungessimo. Cosa che facemmo senza troppe obbiezioni.
‹‹ Ordinerò ai velocisti migliori di andare nel labirinto ›› cominciò Minho, una volta raggiunto, e riprese a camminare ‹‹ devono assolutamente trovare lo stesso ed identico muro. Non dovrebbe essere difficile. Se è aperto, loro dovranno tornare indietro per comunicarcelo ››
‹‹ E sei sicuro che ce la faranno in due ore? Quanto tempo ci avete messo voi a trovarlo? ›› domandai. Minho sembrò irrigidirsi a quella domanda.
‹‹ Troppo tempo ›› lo anticipò Thomas ‹‹ molto più di due ore ››
‹‹ Ma loro devono trovarlo in meno tempo. Se necessario, qualcuno rimarrà di vedetta ed abbasserà la leva ogni due ore, in modo che i velocisti abbiano il tempo per trovare il muro e tornare indietro. Devono farlo. È probabilmente la nostra unica speranza per uscire da questo caspio di posto! ››
‹‹ Ma i velocisti non possono passare la notte nel labirinto, Minho. Sarebbe come chiedere loro di suicidarsi! ›› Eva aveva ragione. Non lo stava dicendo per fermarlo, perché anche lei, come gli altri, aveva intenzione di uscire da lì.
‹‹ Non chiederò loro niente del genere... ecco perché dirò loro di farlo in due ore ››
‹‹ Minho ha ragione. Qualcuno deve pur farlo ›› Teresa cominciò a torturarsi i capelli in maniera nervosa.
‹‹ È probabile che rispondano "perché non vanno Minho e Thomas, visto che ci sono già stati? ›› Eva gonfiò la voce, per fare l'imitazione dei suoi compagni. Un modo per ironizzarci su, che fece comparire sul suo viso un sorriso un po' più rilassato ‹‹ riesco già a sentirli ››
‹‹ In quel caso, dirò loro che devono smetterla di fare le teste puzzone e butterò uno di loro lì dentro. Il primo che mi capita sotto il naso ››

Ma, fortunatamente, niente di tutto quello sembrò essere necessario.
La mini "squadra di ricerca" selezionata da Minho, partì dentro il labirinto senza troppe storie, dopo le indicazioni date da lui per poterle raggiungere.
Io, Newt e Minho rimanemmo di guarda a quel mini schermo, mentre scorreva il tempo. Dovevamo essere pronti a farlo ripartire. Quello era stato un avanti e indietro quasi inutile, a pensarci bene.
Eva e Teresa, assieme a Thomas, per qualche strana ragione, insistettero per andare a ricontrollare le mappe.
"È una sensazione, okay?" insistette Teresa, e Thomas l'assecondò. Thomas l'avrebbe sempre assecondata, a quanto pare
‹‹ È così strano, non trovate? ›› commentò di punto in bianco Minho, mentre teneva la testa ed un piede poggiato contro il tronco dell'albero, con la testa sollevata verso la chioma.
‹‹ Cosa? Questo meccanismo? ››
‹‹ No... o meglio, anche... ›› sospirò, passandosi una mano tra i capelli ‹‹ in un certo senso, sono combattuto. Ora che so che siamo così vicini a scoprire la verità, in un certo senso... sento di dover fare qualche passo indietro. Non è così anche per voi? ››
‹‹ Per me no ›› rispose in modo secco Newt ‹‹ ho bisogno di risposte ››
‹‹ Riguardo quella persona? ›› quindi Minho lo sapeva. Il suo sguardo, poi, si posò su di me. Sorrise in un modo che, certamente, avevo già visto. Non l'aveva mai fatto in quel modo, però.
Il mio cuore fece un balzo, e la mia mente si eclissò per qualche attimo. Aveva già sorriso in quel modo in passato. Tornai con i piedi per terra solo perché sapevo che non era il momento adatto per deconcentrarsi. Avevamo da controllare quella leva, ed il timer scorreva ad una velocità paurosa. Scossi la testa. Non potevo permettermi una sola distrazione.
‹‹ Riguardo ogni cosa ›› rispose Newt, dopo qualche attimo per pensare.
‹‹ Sì... ma, la mia domanda ora è un'altra ››
‹‹ Oh, ti prego, Minho ›› Newt si girò lentamente verso il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo, come se avesse già capito che domanda volesse fargli ‹‹ non ora ››
eppure, l'espressione di Minho era giocosa. Aveva la faccia da "io ho già capito", ed io invece mi sentivo una specie di terzo incomodo.
‹‹ Volete che me ne vada? ›› domandai, titubante.
‹‹ No ›› sbuffò Newt ‹‹ non ti spostare da qui ››
‹‹ Sì, così possiamo parlare ›› controbatté Minho ‹‹ Newttino mi deve raccontare una cosa. A quanto pare ›› dondolò, camminando verso il biondino ‹‹ c'è qualche nuova fiamma nel tuo cuore, che sostituisce il fantasma del tuo passato? ›› poggiò le mani sulle sue spalle.
Mi sentii, per un attimo colpita ed affondata.
Come se mi fossi in qualche modo illusa, e come se mi sentissi ampiamente toccata.
Newt, con un colpo secco, allontanò le mani di Minho e schioccò rumorosamente la lingua ‹‹ ti sembra il momento di discutere di queste tue sploffaggini? Ma, dico, ti si è rincaspiato il cervello tutto d'un colpo? Minho... sul serio. ›› sbuffò.
S'innervosì di colpo, ma non si allontanò di troppo. Il tanto che bastava per prendersi un po' di spazio per sé. Qualche passo distante, insomma, ed ora io e Minho eravamo in un certo senso "soli".
‹‹ Tanto so che ho ragione io ›› disse, con un tono fiero. Poggiò le mani sui fianchi, e girò il volto verso di me ‹‹ che bello essere tornati tutti insieme ››
‹‹ Cosa? ››
‹‹ Te lo spiegherò quando saremo fuori di qui ›› e mi fece l'occhiolino.
Corrugai la fronte. Stava cercando di dirmi qualcosa in particolare?
‹‹ Stai recuperando la memoria? ›› azzardai.
Lui scosse la testa ‹‹ no... magari. Però ho un buon intuito ›› si picchiettò la fronte con l'indice ‹‹ e, per quanto, in realtà, abbia la netta sensazione che il mondo esterno a queste mura non sarà esattamente rose e fiori, sono sicuro che lì avremo delle risposte anche sul nostro passato.
Ne sono certo. ››
‹‹ Ehi, Pive ›› Newt fece "retromarcia" verso di noi. Non era solo. Con lui, c'era uno dei velocisti che erano andati in spedizione.
A dire il vero, non era messo così bene: il suo labbro inferiore era spaccato, ma non sembrava provare dolore. Aveva gli occhi spenti, ed era pallido come un cadavere.
‹‹ Che succede? Perché sei già tornato? Avete trovato la parete? ›› domandò Minho, avvicinandosi rapidamente al ragazzo.
‹‹ Sì ›› disse. Il suo sguardo era totalmente perso chissà dove, come se stesse guardando delle immagini lontane ‹‹ abbiamo seguito le indicazioni che ci hai dato ››
‹‹ Quindi? ››
‹‹ Non abbiamo trovato solo la parete. Abbiamo trovato i Goemul, affamati come non mai. La metà di noi sono morti, l'altra metà sono stati punti dai dolenti in maniera quasi involontaria e solo due non si sono fatti niente. Io e un altro, che però è troppo shockato anche solo per pensare di camminare.
Quella cazzo di parete che ci avete fatto cercare, sicuramente è la fottuta tana di quei cosi, capisci, intendente? ›› il ragazzo sembrò riprendersi di punto in bianco da quello stato di trans nella quale era apparentemente caduto, ed indicò Minho in maniera accusatoria.
Minho indietreggiò con la testa ‹‹ Morti? ››
‹‹ Morti. Mangiati. Punti. Punti dai dolenti, capisci? ››
‹‹ Cosa significa che li hanno punti in maniera involontaria? ›› domandai, confusa ancora da quell'affermazione.
‹‹ Era come se le due creature stessero lottando per il territorio ›› tagliò corto, poi scosse la mano, facendo intendere che quelli erano dettagli superflui ‹‹ il fatto è che la spedizione non ha dato dei frutti interessanti, se non a confermare che uscire nel labirinto è impossibile ››
Minho rimase in silenzio. Riuscivo a leggere i sensi di colpa nei suoi occhi.
‹‹ Siete tutti nella radura, ora? ››
‹‹ I sopravvissuti sì ›› rispose, parecchio alterato ‹‹ e, apparentemente, i Goemul e i dolenti non sono intenzionati a venire qui. ››
‹‹ Quando c'è quella parete aperta, quindi... si liberano i mostri ›› sussurrò tra sé e sé Newt, ma dalla sua espressione, capii che qualcosa non gli tornava.
Non aveva senso, in effetti. Seguii Newt con lo sguardo, mentre si avvicinava all'albero con il palmare. Ci stava sfuggendo qualcosa. Lo raggiunsi, e per un attimo mi sentii una stalker.
I suoi occhi scrutavano ogni singolo dettaglio di quella sorta di motore che aveva davanti, e sembrava di vedere ogni collegamento che faceva, come se si potesse leggere il suo ragionamento.
L'espressione seria e concentrata, di chi si sforzava di scoprire le cose, di chi aveva fame di conoscenza e di verità. Lo ammiravo da morire, ed amavo quel modo di fare. O forse...
‹‹ Qualcosa... c'è qualcosa che non abbiamo visto ›› mormorò, notando che il mio sguardo era fisso su di lui. Certo... ovvio che se n'era accorto, ma faceva finta di niente.
‹‹ Dici? ››
‹‹ Dico ›› guardò la leva e la sfiorò con le dita senza abbassarla ‹‹ se i dolenti hanno attacco i Goemul perché li vedono come esseri che invadono il territorio, allora questo fa crollare tutto ciò che abbiamo creduto fino ad ora. Ossia che quei mostri hanno convissuto fino ad ora ›› inspirò, spostando la mano ‹‹ però questo significa anche che qualcuno li liberava.
Attraverso quest'albero... per farlo senza correre rischi, devi assicurarti che questo non venga scoperto.
Se ci pensi, ha senso. Altrimenti com'è che non ci siamo mai accorti di quest'albero? È l'unico con del muschio, in mezzo ad altri mille che invece ce l'hanno... non esiste che qualcuno non ci abbia mai fatto caso. Qualcuno sapeva di questo... per forza. Magari quel qualcuno veniva qui tutti i giorni e lo copriva in qualche modo per camuffarlo... in modo che rimanesse un segreto ››
‹‹ Sì... okay, ma dove vuoi andare a parare? ››
‹‹ Che c'è una talpa nella radura, ossia qualcuno che lavora per i creatori e libera quei cosi ››
una talpa? Un doppiogiochista? Mi veniva complicato crederlo ‹‹ ma, se ci pensi, per fare il doppiogiochista devi avere un modo per poter parlare con loro, no? ›› odo, ma dati gli ultimi avvenimenti, non ha avuto il tempo per farlo... non so. O magari è morto. ››
capii subito a cosa volesse andare a parare. Secondo Newt, c'era un ulteriore modo per poter uscire nel labirinto, senza liberare quei mostri. Ma quale?
Quindi, in due, cominciammo a studiare meglio quel piccolo motore. Altre leve, magari. Controllammo dietro i cavi, sotto la leva, un po' ovunque. Uno spazio così ridotto non poteva avere centro leve. Tastammo e picchiettammo contro il tronco più e più volte, e in tutto questo tempo, Minho continuava a discutere con quel velocista. Quindi non avevamo altri occhi sui cui contare.
Controllammo anche gli altri alberi, ma niente: di altre leve per eventuali ulteriori passaggi, non ce n'era nemmeno l'ombra. Poi, non so... l'istinto, forse, mi disse di ricontrollare nell'albero.
Osservai attentamente il palmare, e mi ricordai, come un eco lontano e confuso, una frase simile ad un "non fidarti delle apparenze". Il mio cervello, per qualche attimo, andò di nuovo in blackout.
Osservai ancora quello schermo del palmare, e...
‹‹ Minho... mi dai il coltello? ›› domandai, girandomi verso il mio amico. Lui scosse la testa, prendendolo per passarmelo. Lo afferrai e fissai lo schermo.
‹‹ Ehi, novellina, non vorrai spaccare quel coso, vero?! ›› quasi mi sbraitò contro, e quando sollevai la mano col coltello, cominciò a corrermi incontro, schivando ampiamente Minho. Ma non mi toccò. Newt lo spinse via prima.
Altro piccolo blackout, e mi venne da pensare "come era successo con George". Strinsi la mano attorno al coltello.
Perché il mio cervello, solo in quel momento, cominciò a ricordare cose a caso.
Frammenti di memorie che non sentivo nemmeno mie.
‹‹ Allora?! Mi rispondi?! ›› sbraitò il ragazzo. Aveva parlato fino a quel momento, ma non gli avevo dato peso.
‹‹ Non voglio romperlo ›› dissi rapidamente, cercando di accantonare quel nome che ora mi rimbombava in testa.
Chi era George?
‹‹ E allora cosa vuoi fare con quell'affare? ›› ridacchiò ‹‹ tagliare un pezzo di corteccia per mangiarlo? ››
‹‹ Minho, posso sbattere il tuo sottoposto nella gattabuia? ›› domandò Newt, girandosi poi verso di me, ma guardando il ragazzo con la coda dell'occhio. Ricordava vagamente un predatore che minaccia la sua preda.
‹‹ Fa' di lui ciò che meglio credi ›› rispose Minho, con un tono di voce piatto. Doveva essere ancora avvilito dall'errore commesso. Ma non poteva sapere come se sarebbe andata, no? Non era colpa sua. Incidenti del genere, nella radura, erano abbastanza frequenti e normali.
‹‹ Voglio svitare questo ›› dissi, indicando una vite che sporgeva appena sotto lo schermo.
Non ci avevo badato prima, ma il mio istinto mi diceva che quella era una piccola risposta... oppure, in caso contrario, era solo una mia illusione data dalla disperazione.
Ma ormai tanto valeva tentarsele tutte, no?
‹‹ E se lo rompi? Non ci pensi? Magari, rompendolo rischi di lasciare la porta aperta in eterno e permetterai a quei cosi di girovagare nel labirinto, impedendoci di andare in – ››
‹‹ Non può rompere il meccanismo della porta. Quello è dato dalla leva, non dal palmare ›› spiegò Newt, che mi prese le mani con la quale tenevo il coltello per aiutarmi a sistemare meglio la punta di questo nell'incavo della vite.
Sapevo farlo anche da sola, ma apprezzai il fatto che stesse cercando di darmi una mano, in modo da non fallire e subire ulteriori parole velenose da parte del velocista.
Gli ringraziai con un cenno della testa, poi cominciai a far ruotare la vite per svitarla.
‹‹ Sì, ma – ››
‹‹ Senti, coso, chiudi la bocca ›› sbuffò Newt ‹‹ e temo che i dolenti ti abbiano punto eccome, data questa tua improvvisa isteria. Guarda le tue vene! Si stanno gonfiando ››
Minho lo guardò con la coda dell'occhio ‹‹ mi ricorda uno spaccato, a dire il vero ››
‹‹ Un che? ›› Newt corrugò la fronte, e a me cominciò a battere il cuore a quelle parole.
‹‹ Uno spaccato... non so cosa sia, ma... mi è venuto naturale ››
Uno spaccato... cos'era uno spaccato? Perché quelle parole mi terrorizzavano?
Il fatto che il mio cervello non ricordasse l'immagine, il significato o qualsiasi cosa ci fosse dietro, ma sapesse che non era niente di buono... era ancora più terrorizzante.
Mi affrettai a far girare la vite, poi la tolsi e mi girai per riconsegnare il coltello a Minho.
Guardai Newt. Anche lui aveva la stessa espressione stranita.
Forse anche a lui ricordava qualcosa, ma non voleva dirlo.
Poi, mentre lo guardavo, vidi un foto da sparo al centro della sua fronte, e le sue vene gonfiarsi di colpo. I suoi occhi iniettati di sangue, e la pelle imperlata di sudore.
Non riuscii a muovermi, ma trattenni il respiro. Chiusi gli occhi. Li strinsi, poi li riaprì.
Newt era ancora lì, con la fronte corrugata dalla preoccupazione.
‹‹ Tutto okay? ››
Era un'allucinazione ovviamente. Ma perché?
‹‹ Sì ››
‹‹ Bene così ›› si passò una mano tra i capelli, poi, entrambi, portammo l'attenzione su quello schermino. Sporsi la mano per levare lo schermo svitato... e niente. Non si levò, ma si aprì a "sportello", ed al suo interno era presente una piccola tastiera, composta da lettere e numeri.
‹‹ Numeri e lettere... ›› Newt sorrise. Il sorriso trionfante di chi aveva ragione ‹‹ quindi, dobbiamo trovare un codice d'accesso. Se ciò che penso io è vero, allora – ››
‹‹ Abbassare la manopola così è sbagliato ›› lo anticipai, poi mi girai verso di lui ‹‹ bisogna inserire prima il codice, poi la manopola. In quel modo, magari – ››
‹‹ I mostri non usciranno ›› mi anticipò a sua volta ‹‹ magari si apre un'altra via ››

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